Una città - anno V - n. 43 - settembre 1995

do ad Alex mi sono ricordato quella sensazione, che all'improvviso ti assale, di non farcela più. Magari una notte che passi in bianco, magari l'ammalato è più nervoso del solito, o se la fa quattro volte addosso, tu dici che non ce la fai più e sarà un caso ma questo diventa una specie di congedo, come se l'altro, all'improvviso, fosse lasciato libero di morire. Una suora mi raccontò che ad una figlia, arrivata a livelli di stanchezza inimmaginabili nell'accudire la madre, disse: "Lasciala morire, allontanati un po' da lei". L'idea del suicidio quindi viene da lontano. Ma c'è una data precisa? Il '92 sembra l'anno in cui nulla va più per il verso giusto. Ad un certo punto della sua vita, a partire dal '92, quando rientra in patria, per presentarsi alle politiche, è costretto a fare i conti con situazioni nuove. Cominciò a stare male fisicamente. Rimase molto colpito dalla descrizione che Petra Kelly fece in Emma della propria malattia: "tachicardia, bagni di sudore, brividi gelati, difficoltà a respirare, sentirsi improvvisamente deboli, mal di pancia e di testa e la paura che nessuno ti aiuti". Ad Alex torna molto forte l'asma. Nello stesso tempo sentiva che non era più solo lui a determinare la sua vita, ma che altri, con insistenza, rompendo quel velo di riservatezza, di giusta distanza, di discrezione di cui si era circondato, recla,mavano una stabilità, un impegno più costante, nei rapporti sia privati che pubblici. Veniva poi sempre più accusato, come Giuseppe, figlio di Giacobbe -e nell'ultimo mese per ben due volte mi aveva invitato a leggerne la storia-, di potersi permettere il lusso del sogno, scaricando su altri il peso della fatica quotidiana. E d'altra parte Alex era ben convinto che qualsiasi equilibrio raggiunto nella vita doveva poter reggere alla prova delle persone vicine. Molti, vedendolo così affaticato, lo consigliavano, lo invitavano a fermarsi, ma, ognuno, "presso di sé". Avendo poco potere da redistribuire era circondato da donne e da uomini con poco potere, soprattutto persone problematiche, anche fragili, e penso che per lui fossero fonte di gioia e di ristoro i momenti di reciproca esplorazione dell'animo, con tutto quel che di affascinante, ma anche rischioso comportano. Analogamente al tipo di rapporti politici che intratteneva, all'Alex privato interessava instaurare rapporti molto personali, caricati di attenzione, con un riconoscimento dell'unicità dell'interlocutore, delle ragioni dello scambio, anche affettivo, di idee, percorsi, memoria. A volte con una vicendevole presenza nella vita e qualche gioia data e ricevuta. Una singolarità e intensità di incontri, anche brevi, brevissimi, che custodiva con assoluta discrezione nella speranza di essere ricambiato con altrettanta discrezione. Mi aveva chiesto di procurargli un libro su "Brecht e le donne", in cui aveva sbirciato una frase della moglie che aveva sentito adatta anche a sé: "Sì, era molto fedele, purtroppo a tutte le sue donne". E a tutti gli uomini, per quanto riguarda Alex. E' un periodo, poi, che viene a coincidere con il suicidio-omicidio di Petra Kelly e Gert Bastian in cui si immedesima scrivendo frasi rivelatrici. Fra l'altro sente con angoscia avvicinarsi il decennale della morte della madre ed il compimento di quei 50 anni che, chissà perché, considera come l'inizio della fine ... Credo che inizi in quel periodo un processo di riordino, di rimozione di pezzi della vita privata, di desiderio di pace, di perdono, di riconci 1iazione ... Forse si è già messo all'opera per lasciare tutto in ordine nell'eventualità di un suo congedo dalla politica o, addirittura, dalla vita. Come ha detto Grazia Francescato, Alex era una persona apparentemente forte, ma molto fragile. Come tutte le persone che hanno una grandissima sensibilità viveva sempre sul filo. Può arrivare il momento in cui l'equilibrio si rompe, le angosce, le difficoltà, le richieste che ti vengono fatte di cambiare vita, alle quali, per un lungo periodo, eri riuscito a dare un equilibrio, da un certo momento in poi provocano una rottura interna incontrollabile, sempre più invadente. Il suicidio fa ormai parte della nostra cultura, non è più un tabù e penso che possa entrare nel novero delle possibilità. E che in certi casi, forse anche in quello di Alex, la possibilità di morire come sei vissuto, affrontando la morte con la stessa determinazione e la stessa consapevolezza con cui hai dominato la vita, possa arrivare a crescere interiormente. E' un'idea che io non posso condividere, che non sento mia, ma che immagino possibile. Ne// ponte sulla Zepa di Ivo Andric ho letto un brano che mi ha colpito molto: "Da qualche parte si insinuò e prese forza in lui un pensiero: ogni opera e ogni parola umana possono provocare il male ... il visir senza accorgersene, entrò in quello stato che è la prima fase della morte, quando si incomincia a osservare con più interesse l'ombra creata dagli oggetti che non gli oggetti stessi ...". Tuttavia continuo a credere che fino all'ultimo Alex abbia preso in considerazione altre forme di congedo: un completo cambiamento di vita, una scelta di povertà, una ripresa di quell'insegnamento che aveva sempre amato, il ritiro in un monastero, l'assunzione di qualche modesta attività, senza pubblicità e con pochi vincoli. Proposte in questo senso gli erano venute da più parti, a partire da Ivan Illich che più volte lo aveva sollecitato a dedicarsi con lui a un periodo di studio. Alla fine le avrà considerate impercorribili. Credo che non abbia trovato la forza per raccogliere tutte le sue energie per imboccare la strada, che pur vedeva, per ricostruire quell'anima unitaria che a lungo gli aveva consentito di lavorare di un sol getto, di essere aperto a molteplici messaggi, di trasformarli in un messaggio univoco. E infatti, ultimamente, si doleva di avere un'anima molteplice, complicata, contradditoria, che determinava la sua azione con impedimenti e inciampi nell'agire. La Bosnia quanto ha influito sulla sua decisione? Il parroco di Telfes, che l'ha seppellito, ha raccontato che recentemente, nel corso di un colloquio che aveva avuto con Alex per una cosa pratica, al termine gli aveva chiesto cosa succedesse in Bosnia e Alex gli aveva dato un quadro tragico della situazione. Tragico al punto che, ripensandoci poi, si era convinto che Alex avesse dentro di sé quell'orrore che vedeva fuori. Credo sia giusto dire che non è morto solo per la Bosnia però sono convinto che la responsabilità che sentiva con la rete di B il5Ti0teèca 1 a t3 ino Bra n CO persone con cui stava lavorando sulla Bosnia e anche la sensazione che lì si stava consumando una tragedia, sicuramente, oltre a rendergli insopportabile, come gli succedeva da alcuni anni, l'idea di andare in vacanza, gli rese moralmente inaccettabile anche quell'idea di dimissioni che comunque aveva coltivato. Nella bilancia fra le due opzioni di dimissioni, credo che la responsabilità che sentiva per la Bosnia abbia spinto per la forma di congedo "traumatica". Solo quel tipo di dimissioni avrebbe autorizzato i suoi amici a leggervi come un urlo disperato, quasi a dire: "muovetevi in tanti, da solo non ce la posso fare". Questo poteva essere per lui accettabile, anche se tragico, mentre interrompere col linguaggio di quella lettera che aveva preparato, pur se per molti amici sarebbe stato quasi un sollievo leggerla, diventa va sempre meno possibile. Temeva che un suo abbandono dall'impegno autorizzasse altri a fare altrettanto. E ora, Edi, cosa succede? Ho ladisperazione di essermelo visto scappare. Non è solo la sensazione di aver perso un amico, ma quella di non aver capito, di essermi fatto fregare da lui perché all'interno di chiacchierate anche lunghe sui suoi e sui nostri problemi, sulle sue e sulle nostre fragilità, dopo un po' che parlavi di questo chiudevi il capitolo fragilità e iniziavi il capitolo lavoro, e nel lavoro era di una produttività e di una forza che andavano a nascondere le cose che aveva dentro. Così in me prevale ancora il senso di colpa: non posso non sentirmi dentro una rabbia, una delusione per non aver potuto interrompere in qualche maniera l'angoscia tremenda che gli stava crescendo dentro. Malgrado ciò, sono d'accordo con Grazia Francescato che ha detto che con la sua morte Alex si è come sciolto in tantissime "I pesi mi sono divenuti davvero insostenibili, non ce la faccio più. Viprego di perdonarmi tutti anche per questa dipartita. Un grazie a coloro che mi hanno aiutato ad andare avanti. Non rimane da parte mia alcuna amarezza nei confronti di coloro che hanno aggravato i miei problemi. 'Venite a me, voi che siete stanchi e oberati'. Anche nell'accettare questo invito mi manca la forza. Cosi me ne vado più disperato che mai. Non siate tristi, continuate in ciò che era giusto". "Perdonatemi tutti e vogliate bene a Valeria" "Valeria, amata più di quanto tu non voglia credere, non ce la faccio più. Perdonami e cerca una nuova spinta di vita. Ti abbraccio proprio forte" altre persone. Stamattina mi è venuto in mente che da quando lui è morto, questo suo sogno del "più lento, più dolce e più profondo" (lentius, profundius, suaviusera la parola d'ordine coniata da Alex per Verde Europa capovolgendo il motto olimpico. Ndr.) che allora mi sembrava lontano a realizzarsi, oggi lo sento come una possibilità di vita. Prima eravamo talmente ingolfati di appuntamenti di lavoro che non riuscivamo più ad aver tempo per tutto il resto e si disperdevano anche incontri e messaggi importanti. Con la sua morte Alex sembra voler dire: "In fondo mi sentivo soffocare perché non volevo o non ero in grado di porre dei paletti, dei limiti, di dire dei no; oggi potete togliere di mezzo la mia parte contingente comprese le difficoltà che vi ho creato e vivere con pienezza nella riscoperta in profondità di quel che assieme abbiamo fatto o detto". Leggendo cose di I0-15-20 anni fa le sento come un nutrimento per me e forse prima o poi quel che lui ha fatto potrà essere visto come un dono. Questa continuità nell'incoraggiare, nel valorizzare le persone che facevano delle cose, anche le più modeste, questo esempio forse potrà essere seguito da molti altri. Credo che l'atto di Alex ci induca a pensare, a vedere altre persone, a strutturare dei rapporti con altre persone in forma delicata e sostanziale. La morte di Alex ha creato sicuramente un vuoto politico ma mi conforta sapere che esiste una rete di rapporti fra persone autonome e responsabili che sono poi il sottostrato necessario a ogni tentativo di rifondazione della politica. Vedo che le persone che vogliono stringere rapporti lo fanno, mentre la disgregazione è nella politica che oggi più di ieri mi sembra povera di significato. Per ora che siamo ancora vicinissimi al fatto, si è come attaccata una linea telefonica che stimola a riflettere in profondità e a vedere le debolezze nostre, non solo individuali. La Bosnia, se vogliamo, ne è un esempio. Da quando è morto Alex, quelli sulla Bosnia sono gli unici articoli che, dolorosamente, riesco a leggere. Recentemente Alex mi aveva confidato: "Ho avuto una vita per molti versi intensa, ricca e faticosa. Allora magari posso invocare una sorta di baby pensione, ritirandomi prima.del termine ordinario e lasciando così a qualcun altro la possibilità di completare in meglio". - Nella foto: Tuzia. UNA CITTA' I I

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