ricordando Alex Langer La cura nel sedimentare il grande indirizzario. Emblematica di quella dei rapporti politici con le persone. Il rifiuto del partito in nome dell'autonomia e responsabilità individuali. La crisi dal '92 e il proposito delle dimissioni. L'angoscia, la disunione interiore, la fatica divenuta insostenibile, il senso del dovere verso la Bosnia. Una morte che, forse, per tanti, potrà trasformarsi anche in un dono. Intervista a Edi Rabini. Edi Rabini, di Bolzano, è stato per molti anni il più stretto collaboratore di Alex Langer. Alex aveva una cura quasi maniacale del suo indirizzario. Ce ne puoi parlare? Al suo indirizzario dedicava tantissimo tempo e l'aveva custodito negli anni come una delle cose più preziose. Aveva con.ti-. nuato ad accrescerlo senza interruzioni. Mentre io aggiorno la mia agenda ogni anno cancellando quegli indirizzi che nòri mi sembrano utili in un certo periodo della vita, Alex aveva deciso di mantenere con grande gelosia, con grande affetto, con una memoria straordinaria, tutti gli indirizzi delle persone che via via aveva incontrato. Per lui erano persone vive che amava ricordare e di cui, spesso, continuava a sapere anche cose personali, il loro modo di pensare, cosa stavano facendo, cosa avevano fatto, quali responsabilità si erano assunte. Gli piaceva pensare di aver fatto un pezzo di strada insieme e che poi si erano prese direzioni diverse. Cercava spesso, non so nemmeno con quante persone, di mantenere vivo il rapporto, anche solo ricordando un Cj)mpleanno, e attraverso quello un episodio di vita in comune. Contemporaneamente continuava a pensare, anche, in quali reti di rapporti avrebbero voluto essere utilmente inserite, ma senza mai alcun progetto di unificazione delle persone in un'organizzazione o un partito. Alex apprezzava molto le persone che pur lavorando in maniera solidale erano capaci di mantenere una propria autonomia individuale, una propria identità personale e proprio per questo era capace di vedere, di riconoscere la bellezza delle strade diverse prese dagli altri. E infatti ciò che lo addolorava, fino a non riuscire a sopportarlo fisicamente, tion era che nei rapporti privati o in quelli pubblici le strade si separassero, ma ché da una differenza di idee nascesse un'incompatibilità, un'incomunicabilità sul piano personale. Questo lo feriva tremendamente. L'indirizzario sembra emblematico anche del suo modo di fare politica ... C'era un'estrema unità tra come lui lavorava con le singole persone e come agiva in politica. Quando incontrava una persona Alex cercava che ci fosse almeno una cosa particolare, molto personale, che gli permettesse poi di mantenere un legame stabile e originale. Alex ha partecipato a moltissimi incontri pubblici come relatore o correlatore, ma non ricordo di avere sentito due volte la stessa argomentazione, anche se magari si trattava dello stesso tema. Nell'attività pubblica, e questo lo si vede negli scritti che ha lasciato, aveva sempre la preoccupazione di rispondere in maniera molto specifica e il più possibile vicina alle aspettative di chi era lì ad ascoltare. Sia che parlasse in una parrocchia o a un gruppo di giovani o a un convegno, cercava di creare almeno un piccolo legame secondo l'aspettativa e l'esigenza concreta di chi aveva di fronte. Proprio per questo ha frequentato molto di più piccoli gruppi che non i grandi convegni che lo infastidivano perché spesso si riducevano a parate di interventi dove le persone, dovendo confrontarsi con una cosa grande, esterna a loro, erano quasi obbligate ad andare in una direzione. Amava molto, invece, incontrare piccoli gruppi che gli ponessero delle domande concrete, e lui si sforzava sempre di intervenire nel merito. Si è sempre rifiutato di dar vita a un'organizzazione stabile. C'è questo suo famoso slogan: solve et coagula ... Infatti. Se da una parte stava attento che la responsabilità individuale non sfociasse nell'individualismo, o nel cinismo, o nell'indifferenza, dall'altra si preoccupava molto che il lavoro collettivo non uccidesse mai la responsabilità individuale. Alex, soprattutto per le esperienze da cui veni va, sia nel mondo cattolico che nella sinistra, era portato a considerare questo come il punto più delicato. Periodicamente, infatti, era spinto ad abbandonare luoghi di lavoro collettivo, o che lui stesso aveva promosso o in cui era inserito, proprio perché avvertiva che un gruppo o una struttura stava diventando autoreferenziale, che non aveva più la freschezza per confrontarsi con i problemi, denunciarli, vederne la drammaticità, sollecitare molti a occuparsene e coltivare l'illusione, se si vuole, di risolverli e cominciava, invece, a coltivare l'idea che la sola adesione al gruppo fosse già la soluzione. Se, come diceva con una delle sue frasi tipiche, la corte diventava più importante del regno, allora lui era portato a scappare. Questa è stata un po' la grande linea di demarcazione anche con il movimento verde, dopo le elezioni dell '87, quando con Manconi, Gad Lerner, e Paissan scrisse la lettera in cui invitava a sciogliere le Liste verdi, e dove c'era, appunto, lo slogan so/ve et coagula. Uno slogan che poi gli sarà sempre rimproverato: "Lui scioglie e ooi siamo qui a sgobbare per coagulare" ... Non c'è qualcosa di vero in questa critica? Non diventa un lavorio estremamente faticoso occuparsi del regno senza garantirsi il sostegno di una corte? Parlando di Alex, Pannella ha detto di essere stato l'unico a non sorprendersi di questo esito tragico. E anche altre persone della sinistra hanno colto l'occasione per ribadire che l'efficacia dipende dall'organizzazione, dal!' essere capaci di fare un lavoro collettivo, di prendere una giusta distanza dal l'obiettivo per vedere i piccoli passi che può fare il gruppo. Credo che la vita di Alex sia lì a dimostrare il contrario. Alex ha dimostrato quante cose può fare una persona, quante iniziative può mettere in moto una persona autonoma, libera, capace di assumersi delle responsabilità. In realtà le molte collaborazioni di Alex con riviste, testate, associazioni, persone, erano tutte tese più che a rafforzare messaggi già strutturati, già organizzati, a collegarsi a luoghi, anche piccoli, dove si mettessero in moto energie nuove. Lui si preoccupava di più che le persone si muovessero, si assumessero responsabilità, che ogni generazione avesse il diritto di rimettersi in gioco nel modo e nella forma che era più naturale in quel momento lì. Anche se poi lui aveva le idee chiare su qual era la direzione da prendere. La mancanza di un partito, penso, implica un di pi,ù di organizzazione, non un di meno. Per esempio, avevamo costruito dal 1988-89 la "campagna Nord-Sud" che era cresciuta arrivando a livelli molto alti di presenza politica tanto da costringere Craxi, allora responsabile dell'Onu per il debito, a rendere conto del suo operato in un pubblico incontro. Se allora fossimo stati appena un po' opportunisti, potevamo aprirci la strada del riconoscimento istituzionale della cooperazione. Ma Alex, raccogliendo i punti di vista delle persone del sud del mondo che avevano preso la parola, fece una critica durissima alla politica italiana di cooperazione e a Craxi su questo tema. Inutile dire che fummo subito attaccati e sorsero ostacoli dal punto di vista finanziario e organizzativo. Ma volevo dire che quello stile di lavoro, l'idea di raccogliere attorno a un tema le persone al di là l'I VOGLIO RICORDARE COME UOMO LEGGERO Carissima Valeria, cari familiari e amici di Alex, carissimo Alex tati, a Strasburgo e a Bruxelles, sempre più difficili e disumani essi lieber, lieber Alexander. Non vogliamo, non possiamo smettere di stessi, anche se tu ci sei andato, lì, per rendere più umani i rapporti dialogare con te, parlarti, sentirti. Edi stamattina come prima cosa tra gli uomini. mi diceva: "Poteva rinascere in tanti modi se voleva". Tu hai voluto Qualche volta qualcuno di noi ha tentato di sottrarti almeno un po' rinascere così, con una morte disperata in un luogo ameno. I a questi impegni, ma tu hai tenuto duro, sei stato terribilmente luoghi contano per te e conteranno per noi nella nostra ricerca, pflichtbewubt, coscienzioso, curandoti degli altri. anch'essa disperata, di ascoltarti, di far sì che la tua voce non si E sei stato presente nei luoghi soprattutto della ex-Jugoslavia, allontani. In un piccolo saggio autobiografico di nemmeno dieci tormentati dai massacri e dalla violenza. anni fa intitolato Minima Personalia, avevi descritto la tua vita Ti voglio ricordare come un uomo leggero, come l'Empedoc/e come un accumularsi di tante diversità. E' straordinario come in te descritto da Holderlin, di piede leggero, attento di non essere un queste diversità non siano mai diventate segno di distinzione e peso per la terra. Perfino la tua attrezzatura era leggera: una mai segno settario di riconoscimento, ma solo ricchezza multifor- piccola borsa con gli occhiali e pochi effetti personali, con un me. computer e ultimamente anche un telefonino. Così arrivavi alle Il tuo modo di essere sudtirolese, il tuo muoverti urbano tra le alte riunioni della Fiera delle Utopie Concrete, alle discussioni sui montagne, le tue radici e le tue infinite curiosità, il tuo vivere in due quattro elementi e sono sicuro che gli elementi ti sono amici, oggi, grandi culture, la tua onestà e capacità di riconoscere e di cogliere e ricevono bene chi era delicato con loro, pur viaggiando frenetile spinte ideali di fedi e movimenti i più vari, tutto questo ha fatto camente. di te il diverso più naturale che io abbia mai incontrato. Nel tuo Poi abbiamo saputo che indenne non eri rimasto e che sotto il tuo saggio parli dei tuoi luoghi: Sterzing-Vipiteno-Bozen-Bolzano, il essere coscienzioso, comprensivo, trasparente e ricco di sfumatreno dei Fahrschuler tra le due città, e poi, oramai universitario, ture covava un vuoto sempre più terribile. l'esperienza di Firenze della quale dici: "Non me ne pentirò mai". Il tuo ultimo gesto è un mistero al quale rapportarsi è estremamenAltri luoghi si aggiungono in Germania e in Austria, farat l'inse- te difficile. So solo che ci vuole Ehrfurcht, che vuol dire profondo gnante a Roma e sarai di nuovo in Sudtirolo prima di entrare nella rispetto e timore. So solo che la tua morte indica come un lampo politica europea. Accanto a ogni luogo si moltiplicano i nomi delle il vuoto tremendo sopra il quale camminiamo, fragili e feriti. persone e intorno a ogni nome gli incontri e gli scambi, perché Occorre che abbiamo cura di noi stessi e degli altri, che badiamo questa era una tua qualità meravigliosa, quella di collegare tra di a noi, che ci trattiamo con delicatezza e affetto. loro, come grandi costellazioni stellari, le persone e le idee più Lieber Alexander, in molti e in pochi, a distanza e da vicino, ti inaspettate. abbiamo voluto bene in mille modi. Ci siamo conosciuti nella stagione in cui tutti quelli che facevano Ciao Alex, ciao. politica insieme erano fratelli. Poi tu hai continuato a fare la politica Peter Kammerer come mestiere nei suoi luoghi appropriati, ma sempre più appar- (Saluto portato alla Badia Fiesolana). B . . ~o dei loro schieramenti, ci aveva portato molto in là ... Oppure si pensi al Verona forum per lapace e la riconciliazione nella ex-Jugoslavia e lo si paragoni anche alla migliore delle commissioni estere di un partito. Il modo di lavorare di Alex aveva bisogno di più organizzazione, perché cercava di individuare le persone, le loro capacità, i tempi di una crescita. A proposito di divergenze con i verdi, un giornale è arrivato, con grande cattivo gusto, a titolare: "chi l'ha ucciso?". Voglio ricordare che Alex, tra i verdi, aveva molti amici ed è assolutamente sbagliato dire che i verdi gli erano nemici. Lui aveva quel suo modo di lavorare che non veniva condiviso, ma questo sarebbe successo in qualsiasi partito avesse militato. Può anche darsi che, come dice Ceronetti, la profezia non abiti nella politica, che Alex fosse veramente una pecora nera della politica. Ultimamente poi era molto preoccupato perché in Sud Tirolo l'area interetnica era rimasta sicuramente spiazzata dalla tendenza ai due grandi schieramenti e ne avevamo avuto conferma con la venuta di Prodi a Bolzano. Alex chiese a Prodi come mai avesse nominato come suo portavoce qui solo una persona di lingua italiana, peraltro con poca consuetudine a lavorare con la maggioranza di lingua tedesca. E Prodi con la sua aria molto serena gli disse: "Qui c'è la Svp, a noi interessa di più avere il sostegno dei parlamentari della Svp che non interloquire con le minoranze locali, anche di lingua tedesca, schierate contro la divisione etnica". E Alex: "Ma allora cosa ci stiamo a fare noi se la rappresentanza di lingua tedesca si esaurisce nella Svp? Se la concezione di rappresentanza etnica è così forte da ignorare la necessità del pluralismopoliticoqui in Sud Tirolo?". In fondo credo che la contraddizione tra quello che lui pensava e il disagio che gli proveniva da un certo tipo di politica la considerasse insanabile e che in fondo fosse arrivato da tempo a una forte relativizzazione della politica. Lui credeva molto di più in una crescita della società che non in una modificazione della politica. E proprio per questo le divergenze politiche, che erano anche rilevanti, soprattutto di metodo oltre che di contenuto, non lo ferivano più di tanto. Se mai lo ferivano, come ho detto prima, quando si trasformavano in attacco personale o aggressività personale. In quel caso Alex era veramente disarmato, incapace di reagire. E sapendo di questa sua debolezza, sapendo che quello era il modo per metterlo fuorigioco, c'erano persone che alzavano il tono dell'attacco personale ... Poi, certamente, al suo modo di lavorare si possono fare delle critiche. Ne parlavamo anche con Uwe ( Uwe StajJJerera il segretario di Alex al Parlamento Europeo, ndr.) e non c'è dubbio che Alex avesse delle difficoltà, per esempio nell'ambito istituzionale in cui si muoveva, fra i parlamentari italiani ed europei, a ritrovarsi anche con poche persone, a creare un sodalizio, al limite a trovarsi anche solo la sera a discutere. Lo invitavano e lui non andava. Probabilmente a lui il tempo dedicato alla creazione di un sodalizio sembrava una perdita di energie, uno spreco. A lui interessava molto di più che i rapporti avvenissero su temi specifici e che ognuno mantenesse poi la sua dinamicità, la sua autonomia. Tu hai parlato, mi sembra, di intreccio fra vita personale e politica. Anche questo può essere pericoloso ... Le scelte politiche erano in buona parte scelte anche esistenziali. E se non si vede questa unità tra modo di vivere e rapporti personali, vita privata e vita pubblica, è difficile capire i problemi che Alex aveva accumulato nel l'ultimo periodo, negli ultimi due anni. Eravamo arrivati già molte volte a dirci che non ce la facevamo più, che il carico era troppo grande, che bisognava dare un segnale di interruzione. Sono convinto che lui realmente esplorasse la possibilità di fermarsi, di arrestare questo senso di impotenza, di incapacità ad affrontare la mole non tanto di lavoro, quanto di aspettative, di tensione e anche di angoscia che lo circondava. Dai racconti che si sono letti sui giornali questa difficoltà, con delicatezza ma con un filo di voce, Alex l'aveva confidata a molti, ma non con un tono tale da renderla drammatica e imperativa, carica di quella disperazione che poi alla fine, come ha scritto, sentiva. Nel settembre del 1993 ne avevamo parlato in maniera più approfondita fino ad arrivare alla stesura di una bozza di lettera/ comunicato, poi non diffusa. Te la leggo: "Per ragioni personali ed interiori che non intendo rendere pubbliche, decido di prendere congedo -non so ancora se a tempo o per sempre- dall'attività politica che svolgevo, in varie forme, ma sempre con forte convinzione od impegno, ininterrottamente da decenni, e per 13 anni anche nelle istituzioni rappresentative. Di conseguenza mi dimetto dalle funzioni politiche che mi sono state affidate, in particolare dal mandato al Parlamento Europeo, dove mi subentrerà Grazia Francescato, attuale presidente del Wwf-Italia, che spero avrà I' opportunità di proseguire tale mandato anche nella prossima legislatura. Ringrazio di cuore tutti coloro della cui fiducia, cooperazione e sostegno, ho potuto godere, e ricordo con piacere i molti insieme ai quali ho seminato e, qualche volta, anche raccolto dei frutti. Chiedo scusa e comprensione a coloro le cui aspettative nei miei confronti fossero rimaste deluse. Ringrazio in modo del tutto particolare i miei collaboratori e collaboratrici più stretti. Confido nel rispetto che si vorrà portare a questa mia decisione -che non deve scoraggiare o disincentivare nessuno- ed al silenzio con cui intendo proteggerla" Ma già ricandidarsi alle europee era stata una decisione molto sofferta da parte sua e quella campagna elettorale l'ha fatta come ha fatto tutto il resto negli ultimi due o tre anni di vita, cercando di appoggiarsi alle persone con cui collaborava e di farsi accompagnare ... Da un paio di anni, poi, Alex non prendeva quasi più iniziative nuove, era incapace di assumere decisioni che implicassero doveri di lunga durata e anche prendere un impegno per un dibattito di lì a due mesi era ormai per lui molto difficoltoso. Fino a un certo punto l'osmosi tra il personale e il pubblico gli aveva dato forza, quando ha cominciato a intrufolarsi sia l'angoscia che l'incapacità di scegliere, di tagliare via dei pezzi di sé tutto è cominciato a diventare difficile. Da un certo punto in poi non è stato più capace di buttare fuori i dolori e le angosce e si deve essere accorto che la mancanza di unità interiore faceva venir meno anche la capacità di progettazione politica. Mi dicevi che anche tu ormai soffrivi molto di questa situazione ... Io non ce la facevo più. Ultimamente avevo detto un paio di volte ad Alex, che per me stava diventando difficile gestire il lavoro: per esempio, mi pesava moltissimo non poter dire la verità. Negli ultimi anni, quando c'ero io in ufficio, cercavo di dire dei no a chi chiedeva la sua presenza, il suo intervento, ma quando li incontrava lui direttamente era incapace di dire di no. Quando, poi, si avvicinava la data e questi telefonavano e Alex non poteva più andare, toccava a me trovare una scusa. Così da un anno a questa parte ho iniziato un processo di accasamento. L'anno scorso, a fine giugno, mia sorella ha avuto un ictus, aveva 60 anni, e le avevo dedicato molto tempo, stavo a Roma con lei e l'accompagnavo in quello che risultava essere una difficile guarigione. Dopo la sua morte, in ottobre, mi sono dimesso dal consiglio federale dei Verdi e praticamente, salvo per il viaggio a Tuzia che ho fatto per amicizia con Alex, che in quel periodo aveva fatto un'operazione e sentivo quanta angoscia avesse nel non poterci andare, ho cominciato a redistribuire le mie energie, a dedicarmi alle amicizie, ho ripreso a giocare a calcio. Ci ho ripensato in questi giorni e credo che a un certo punto mi sia successo con Alex come con altri miei cari gravemente ammalati: dedichi tutte le tue energie a tenerli in vita, perché intuisci che se li porti all'ospedale è finita. che l'unico modo è instaurare un rapporto, sentire il corpo. E a volte diventa per loro un periodo felice della vita perché avviene uno scambio affettivo fisico che prima, per difficoltà di comunicazione o per superficialità o per quello che vuoi, non c'era stato. E pensan-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==