Una città - anno V - n. 41 - maggio 1995

litàe complessità che ogni persona si porta dentro. Quindi vi è certamente un Islam che è una minaccia, un pericolo, un fanatismo, ma ce n'è un altro che può essere di sfida alla sinistra e alla cristianità europee addormentate, che stanno dimenticando i loro stessi valori fondamentali e positivi, quelli che, oserei dire, hanno permesso, inqualche campo almeno, il miglioramento della vita umana. Abbiamodimenticato quella cultura mediterranea che è la base da cui noi stessi siamo venuti: Agostino era algerino prima di tutto, ma poi andava e veniva di continuo, era un vescovo cristiano che aveva una forte conoscenza dei testi semitici cristiani e li ha riconsiderati alla lucedi Plotino, della classicità greco-romana. IlCristianesimo stesso è una sintesi di valori orientali e occidentali da cui trarranno origine tanti aspetti positivi della cultura occidentale. Ora si tratta di imparare di nuovo a comprendere, nel senso originario di comprehendere, cioè unire insieme. La logica manichea che vede Occidente e Cristianità da una parte e mondo arabo e Islam dall'altra è la soluzione per morire tutti. La soluzione per vivere tutti è quella di comprendersi, di essere permeabili alla cultura, agli odori, ai modi di vita degli altri. Sembra utopico detto così, ma gli intellettuali arabi a un certo punto della loro storia sono stati capaci di farlo e nella vita quotidianadellagente è moltomeno utopico di quanto non si immagini. La scorsasettimanaè uscito inFrancia un libro di Khalida Messaoudi, una professoressa di fisica o di matematica, che hamessosu un' associazione che si chiama, niente meno, Associazione per il trionfo dei diritti delle donne. Devo dire che essendomi formata alla scuota·degli islamisti europei e della sinistra europea, quando ho fatto la mia tesi di laurea sulle donne arabe persone come Khalida Messaoudi non le ho considerate, perché dicevo: "questa è una francesizzata e quindi non ha niente a che fare con la popolazione locale". Ed ho fatto male. Oggi mi sembra che da persone come Khalida Messaoudi, che sono tante, possa venire veramente la possibile via di soluzione. KhalidaMessaoudi chiede all'Occidente da anni, a rischio della propria vita, di non schierarsi né con il governo dell'Fln, come fa per esempio il Fondomonetario internazionale che ha concesso il mese scorso un miliardo e mezzo di dollari al governo attualmente al potere in Algeria, né, ovviamente, con gli islamisti, che lei definisce fascisti, ma con quelli come lei che molto spesso sono costretti all'esilio. Vorrei ricordare Assia Djebar, che è una storica che ha scritto un libro sulle donne nei primi tempi dell'Islam. Lontano da Medina. anche questo pubblicato in Italia daGiunti. Vorrei ricordare Mohammed Arkoun, unsignore che da vent' anni insegna alla Sorbona, che ha pubbblicatodecineedecinedi libri tra i quali una bellissima Per una critica della ragione islamica, dove propone una lettura dell'Islam decisamente diversa dallo stereotipo che abbiamo in testa, quello di un Islam politico e totalitario. la distinzione fra le sure meccane e quelle meclinesi Secondo me è vergognoso che in Italia non sia ancora stato tradotto nulla di Arkoun. Penso che dovremmo cercare di ascoltare queste voci che oggi sembrano gridare nel deserto. Per concludere vorrei ricordare Muhammad M. Taha, un grande pensatore della religiosità islamica la cui vicenda è emblematica di tutto quello che finora abbiamo detto. Partendo dalla distinzione fra capitoli meccani, quelli cioè rivelati allaMecca, ecapitoli medinesi, quelli invece rivelati a Medina, Taha, senza mettere in discussione il dogma per cui il Corano è considerato parola di Dio discesa sulla terra senza mediazione del1'uomo, -e dunque applicabile alla lettera per realizzare una società islamica-, proponedi applicare alla lettera solo i capitoli della Mecca perché sono i soli universalmente validi, mentre i capitoli di Medina sono rivelati da Dio per la sola comunità di Medina. Ora, i capitoli della Mecca trattano della bontà di Dio, dell'unicità di Dio, del bisogno di giustizia sociale che la religiosità può esprimere, dell'elevazione dell'individuo attraverso la preghiera. I capitoli di Medina, invece, poiché la comunità islamica di Medina non è più solo la comunità di credenti stretta intorno a Muhammad, profeta di Dio, ma è una comunità socialee politica che, dopo l'emigrazione e l'abbandono del clan, deve imporsi a un livello non più solamente religioso, parlano di inferiorità della donna e di guerra da condurre contro gli infedeli. Taha, quindi, senza corrompere il dogma di fede islamico per cui il Corano è la volontà di Dio scesa direttamente sulla terra, proponeva una lettura decisamente modernizzante dell'Islam. Purtroppo Taha è morto nell' 84, impiccato dal governo sudanese di Nemeiry. Un governo che non era affatto composto da islamisti radicali. - DIARIO DALL 'EUROPA Per celebrare il cinquantesimo anniversario della liberazione dal nazismo e dal fascismo, il Parlamento europeo si era fatto tentare dalla proposta di riunire l'ufficio di presidenza ed i capigruppo a Sachsenhausen, ex-campo di concentramento vicino a Berlino. Bella idea, una celebrazione non dei vincitori militari (con o senza vinti), ma in nome dei liberati -dai campi e da quelle grandi prigioni che erano i fascismi. Tutti insieme, non per stati nazionali. Poi sono stati tirati i guinzagli nazionali. .. ed alla fine nulla si farà se non una pietosa "giornata delle porte aperte", in cui chiunque potrà visitare il Parlamento. Peccato che chiunque saranno in concreto solo i belgi. .. con grande gioia dei partiti belgi, che hanno risolto il problema di come riempire 1'8maggio la loro campagna elettorale nazionale: i giovani verranno cammellati in rue Belliard. Da qualche mese certi lunedì bruxellesi sono animati da vivacissime manifestazioni davanti alla sede del Consiglio dei ministri europei. Ciò awiene quando si riuniscono i responsabili dei dicasteri dell'agricoltura, per discutere delle norme sul trasporto di animali vivi da macello. Gli animalisti di molti paesi mandano delegazioni per protestare contro le condizioni atroci in cui questi trasporti awengono. Una dimostrante inglese era stata uccisa a Londra, in analoga occasione, ma gli animalisti non demordono. E si dolgono dell'impressionante divario nord-sud a questo proposito: l'opinione pubblica nei paesi del nord se ne occupa con fervore, nei paesi del sud l'inerzia dei governi trova la sua rispondenza in opinioni pubbliche disinformate o compiacenti. Così la protezione degli animali manda dall'Olanda i suoi ispettori e cine-operatori alla frontiera di Trieste, per sostenere gli animalisti italiani nella loro lotta su un terreno difficile: chi ha assistito una volta alla discesa dei cavalli dai Tir, non potrà dimenticarsene. Un gruppo di amici della montagna (organizzati nel tradizionale sodalizio trans-nazionale degli "amici della natura") da anni lotta perché la zona dell'Adamello venga tutelata contro speculazioni e costruzioni insensate. Vorrebbe includerla in un costituendo Parco europeo che dovrebbe comprendere anche lo Stelvio e il Fuorn svizzero dell'Engadina, insieme ai tesori dei Camuni. I montanari bresciani con automobili e sacchi a pelo sono partiti in una quarantina, a proprie spese, pernottando nei rifugi dei loro amici nella regione di Strasburgo e della Foresta nera, per consegnare al Presidente del Parlamento europeo, il socialdemòcratico tedesco Klaus Hansch, una petizione in tal senso. Ben 6500 persone delle valli hanno firmato, la stessa comunità montana non potrà più far finta di niente. Per essere sentiti meglio, i montanari hanno messo su un'orchestra di amici olandesi sostenitori della loro causa. A Strasburgo hanno incontrato amici insospettati: una delegazione di indiani apaches dell'Arizona, in lotta per la salvaguardia della loro montagna sacra sul Mount Graham, che istituti americani ed europei (Ar.cetri di Firenze, Max Planck di Monaco, Osservatorio Vaticano) vorrebbero profanare con un megatelescopio. "Su quel monte dove noi parliamo con la divinità, non devono mettere i loro apparecchi", dice Ola Cassadore, anziana e saggia capa indiana. I bresciani applaudono, il popolo delle montagne si capisce. Uso creativo dell'Europa. Le reti transeuropee rischiano di diventare le rughe profonde dell'Europa: ulteriori autostrade, ferrovie ad alta velocità, oleodotti, canali, metanodotti, elettrodotti, aeroporti e piste di atterraggio, strade, strade, strade. Per smaltire un traffico il cui raddoppio entro il 2020 è già messo in conto, e per connettere i consumatori di energia e di informazioni. Per indorare la pillola, si promettono grandi benefici occupazionali, oltre a trasporti e trasmissioni veloci. I 15 Stati dell'Unione europea hanno individuato nelle reti transeuropee la base del rilancio della crescita. Il Parlamento europeo ha alzato il dito per reclamare maggiore rispetto per l'ambiente, accurati esami di impatto ambientale e sociale, moderazione nei grandi progetti. LaCommisione trasporti ha lavorato seriamente, molti e dettagliati miglioramenti vengono richiesti. Poi lo scivolòne rivelatore: passando dai principi alle carte, praticamente nessuna autostrada, strada, ferrovia ad alta velocità eccetera, è stata cancellata. Chi osava chiedere la rinuncia alla galleria sotto il Brennero, all'autostrada dei Pirenei, al raddoppio della Firenze-Bologna, a nuove autostrade baltiche o scandinave, è stato additato come nemico dello sviluppo. Piccola consolazione: la proposta di Forza Europa (così si chiamano i berluscones in Europa) di inserire anche il ponte sullo stretto di Messina nelle reti transeuropee, è stata respinta. Per ora, almeno. Milano, 26 marzo, pomeriggio. I federalisti europei organizzano un pomeriggio per discutere delle riforme da apportare alla costruzione europea in occasione della Conferenza intergovernativa, che nel 1996 dovrà rivedere i trattati di Maastricht e l'intero edificio comunitario. Quale sarà la posizione del governo italiano, come si muovono le forze politiche in proposito? Nel solenne palazzo comunale c'è grande agitazione, poliziotti e telefoni cellulari si agitano, giornalisti scodinzolano nei paraggi. Si prevede la presenza di Buttiglione, di Prodi e di altre dive del cicaleccio politico italiano. Intanto arrivano -pressoché inawertiti- i due commissari europei di nomina italiana (Monti.e.Bqnino), il sottosegretario agli esteri Scamarcia. Ospite d'onore il democristiano tedesco Lamers, autore di una proposta assai controversa sul nucleo forte dell'Europa. Poi arrivano le prime chiamate che annunciano l'assenza di Buttiglione, di Prodi, di Salvi. Cessato allarme, i giornalisti vanno a casa. Vorrà dire che si parlerà solo di Europa, non della telenovela dello Scudo crociato. Uffa, che noia. Il tribunale internazionale per l'ex-Jugoslavia, istituito dall'Onu, siede ali'Aja. Per oltre un anno ha lavorato per completare i propri ranghi con investigatori, cancellieri, guardie, celle, sale, regolamenti, procedure, documentazione, armadi, archivi. Enormi le speranze degli attivisti exjugoslavi per i diritti dell'uomo, grande la diffidenza delle diplomazie e delle potenze. Sullo sfondo una furba convinzione non espressamente proclamata, ma temuta dai democratici in Bosnia, in Serbia, in Croazia: che l'uso o il non-uso del tribunale dipenderanno, alla fine, dagli accordi politici. Se oltre alla spartizione del territorio si negozierà anche l'impunità dei criminali, i giudici e le guardie dell'Onu potranno essere mandati in cassa integrazione. Non la pensano così i protagonisti di questo originalissimo organo di giustizia penale internazionale. Il presidente è un italiano, il professore Antonio Cassese, che tiene nella sua stanza alle pareti una serie di fotografie delle atrocità commesse. Mi mostra una lettera che racconta di un bosniaco orribilmente torturato, al quale moglie e figlie sono state prima stuprate e poi uccise davanti agli occhi; l'uomo ha trascinato la sua esistenza fino a quando ha potuto rendere la sua deposizione davanti all'egiziano Cherif Bassouni, incaricato dall'Onu di compiere la prima indagine sui crimini contro l'umanità nella guerra jugoslava. Due settimane dopo si è ucciso, lasciando scritto che ormai l'unico scopo della sua esistenza residua era stato compiuto e che ne era indicibilmente grato. Molti nell'ex-Jugoslavia guardano oggi al procuratore sudafricano Richard Goldstone ed ai suoi investigatori, e sono rimasti sollevati quando il 24 aprile ha annunciato pubblicamente che si stava indagando anche contro il leader serbo-bosniaco Karadzic ed il suo generale Mladic, non solo contro responsabili minori. Le potenze invece non hanno gradito. "Così non si favorisce il negoziato di pace", hanno sentenziato. Chissà per quanto tempo il tribunale dell'Aia riceverà i fondi e il personale necessario per poter funzionare. Alexander Langer UNA CITTA' 7

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