Una città - anno V - n. 41 - maggio 1995

• storie Dal dilagare della delinquenza ai nuovi vincoli spesso antieconomici delle quote etniche per ogni luogo di lavoro e per ogni qualifica, dalle promesse fatte, prima quella di un alloggio per tutti, da mantenere, all'odio degli Afrikaner verso i nuovi boss neri, non sono pochi i problemi che attanagliano il Sudafrica di Mandela. La speranza che ci sia tempo. Intervista a Simonetta Cicognani. Simonetta Cicognani ha quasi quarant'anni, è italiana, ma vive in Sudafrica da più di trenta. Adesso sappiamo che non è successo niente, ma prima delle elezioni credo che tutti avessero paura di quello che poteva accadere in quella settimana in cui s'è votato. Intanto c'era una grande confusione già negli aspetti ufficiali delle elezioni: nascevano ogni giorno partiti nuovi, tanto che da dieci diventarono diciotto. Addirittura un partito fu dimenticato nella stampa delle schede e così ali' ultimo momento in ogni scheda fu aggiunta una strisciolina di carta col simbolo del partito che mancava. Poi c'era il problema delle elezioni regionali che avvenivano in contemporanea e che portavano con sé ulteriori tensioni perché non erano chiari i confini di queste regioni e non si sapeva, nei territori più lontani, a quali regioni appartenessero certi seggi. Questa confusione si aggiungeva al fatto che per la prima volta così tanta gente sarebbe andata a votare e non mi riferisco solo ai neri, ma anche ai bianchi perché di solito pochissimi votavano, credo un quinto di quelli che avevano diritto. La paura più grossa era naturalmente per quello che avrebbero potuto fare gli estremisti bianchi. L'esito delle elezioni era abbastanza scontato e quindi il dubbio era se gli Afrikaner avrebbero accettato un governo ufficiale di neri o se avrebbero tentato di creare il caos per impedire la svolta. E c'erano problemi anche fra le varie etnie nere. L'impressione era che non sarebbe stato difficile far saltare le elezioni perché in molti non le volevano. E' andato tutto bene, ma la paura era tanta. In una situazione come quella del Sudafrica ti sembra già un miracolo quello che è accaduto e ancor di più che sia accaduto pacificamente, però non è che si possa vivere a lungo solo accontentandosi di essere riusciti per la prima volta a fare votare tutti! Adesso cominciano i veri problemi e sono tanti. Il governo di Mandela non ha esperienza, le questioni economiche, finanziarie, legislative sono complesse e devono essere affrontate con rapidità altrimenti la crisi economica e la svalutazione già gravissime faranno esplodere il paese. Noi sappiamo che se questo sarà un buon governo lo vedremo solo fra cinque o dieci anni, però intanto c'è il problema delle promesse. Mandela aveva dichiarato che avrebbe dato a tutti un tetto. E' una cosa giusta, però è da fare. Prima di tutto bisogna costruire le case, tante case per togliere la gente dalle baracche. Per costruire una casa ci vuole almeno un anno, se è un condominio grande ci vogliono due anni. Poi le devi distribuire. E allora devi tenere conto di chi ha più bisogno, e ci sono milioni di persone nelle stesse condizioni; devi stare attento a non favorire una tribù o una etnia -solo fra i neri ce ne sono almeno una dozzina- poi devi costruire in tutte le aree geografiche perché non sembri che qualcuno è avvantaggiato. Un'altra promessa era il lavoro e anche qui non sarà facile. E' il problema di tutto il mondo e nel nostro paese sarà ancora più difficile. Adesso quando una ditta assume non può assumere chi gli pare, ma deve rispettare delle proporzioni fra bianchi, neri ecc. Non solo, ma queste proporzioni vanno rispettate anche all'interno delle qualifiche, per cui non è che uno assume i neri per fargli fare le pulizie e i bianchi per fargli fare gli ingegneri. Tutto questo sarà anche giusto, sarà anche un modoperrimediarealledisuguaglianze create dall'apartheid, però chiunque capisce che non può funzionare, che è troppo macchinoso, che creerà altri problemi. Ho sempre paura a parlare di queste cose, perché so come è pesante il giudizio del mondo sulla storia del Sudafrica, anche se se n'è parlato spesso senza conoscere la realtà. So bene che se dico che i neri hanno una certa mentalità nei confronti del lavoro tu penserai che sono una razzista. Però se vogliamo che questo paese, che per me è meraviglioso, non sia travolto dalla crisi economica e da tutto quello che ne può seguire, non dobbiamo nasconderci la verità. Non faccio un discorso moralistico, so qual è la nostra storia, però è un fatto che l'idea di lavorare duramente per nove ore al giorno è molto lontana dalla loro attuale mentalità. L'impressione che ho io è che per molti neri stare in un posto di lavoro per tante ore sia già il massimo; la resa, il risultato del lavoro sembra non interessare. E questo mi pare vero negli uffici più che nei lavori manuali, dove c'è più possibilità di controllare la produttività. Faccio un esempio che mi capita per via del mio lavoro. Quando vado in banca per un prestito, un finanziamento che mi serve, c'è una bella differenza se l'impiegato è un bianco oppure no. Se è un bianco, mi dice quali documenti devo portare e quando glieli s~Cl,j ftJt~i~e annGnr u01'enti >• del prestito che mi possono accordare e in una settimana io ho tutto quello che mi serve per decidere. Se invece l'impiegato è un nero manca sempre un documento, una fotocopia, non si sa che cifra potrò avere e mi ci vogliono sei settimane per essere in regola. E abbiamo problemi anche con i neri istruiti, laureati, perché le scuole e le università erano diverse e capita spesso di trovarsi di fronte ad un linguaggio tecnico non omogeneo. L'inserimento di neri negli uffici era già cominciato prima delle elezioni, perciò parlo di problemi visti. C'è il rischio che avvenga una sorta di discriminazione a rovescio, nel senso che in tanti posti un bianco esperto deve rifare il lavoro di uno non bianco che non è stato capace o ha sbagliato. Solo che alla fine del mese può anche succedere che il bianco prende di meno. Nei giornali sempre più spesso c'è la notizia di posti di lavoro riservati ai neri per il motivo del riequilibrio percentuale fra gli occupali. Questo sta facendo la fortuna delle agenzie che offrono lavoratori a tempo determinato, perché le ditte assumono un nero per essere in regola con la legge, ma poi devono assumere qualcuno a tempo parziale che faccia il suo lavoro! Il risultato è che, adesso che non ci sono più le sanzioni e l'embargo, noi possiamo comperare dall'estero, ma non riusciamo a vendere niente perché i nostri prodotti non sono competitivi. Il governo lo sa e l'ha anche detto, però è anche costretto, ad esempio, ad introdurre il salario minimo garantito, che rende ancora più alto il costo del lavoro. Se a tutto questo aggiungi che in Africa tutti pensano che il Sudafrica sia il paese più ricco, più progredito, e adesso, con Mandela, anche il più democratico e quindi migliaia di persone da tutti gli altri Stati vengono a cercare lavoro, puoi immaginare le difficoltà della situazione. Fra l'altro ci sono già problemi con questi stranieri, non solo perché parlano un'altra lingua e non ci si capisce mai, ma perché agli occhi dei più poveri sono qui a portare via il lavoro a loro, perché i più non sono in regola e sono pagati quattro soldi. Insomma, riuscirà la gente a capire che i problemi non si risolvono solo perché si vota, ma che occorrono tempo, soldi, leggi giuste, pazienza e, purtroppo, ancora sacrifici? O comincerà una lotta fra poveri? La maggioranza del popolo pensava: adesso è arrivato Mandela, staremo subito bene. Questo è il nostro grande problema, la nostra corsa contro il tempo. Il nostro governo vuole far vedere che è democratico e allora ascolta tutti, prima di prendere una decisione vuole sapere quali sono le nostre esigenze, le nostre richieste e poi decide. Ma questa è una procedura molto lenta e costa molti soldi, non so se porterà a una buona situazione. Credo che il problema più tremendo adesso sia la delinquenza. Non ce n'è mai stata tanta. Ti rubano tutto, in casa, nella macchina, dalla tasca e spesso c'è il rischio che ti capiti di peggio. Le case ormai hanno muri di due metri col filo spinato e la corrente elettrica, ci sono le sbarre alle finestre, i sistemi di allarme, i cani. Stanno nascendo bande di ragazze e ragazzi, come in America, che hanno il gusto della violenza, io non so, non capisco, perché non si limitano a rubare ma fanno anche gesti di vandalismo contro la casa, contro i negozi, distruggono le scuole, picchiano le maestre. E non sono solo i neri, ci sono bande di bianchi, di indiani, di tutto. Poi c'è il problema delle minoranze, perché il Sudafrica è un paese fatto di minoranze. Ognuna ha le sue tradizioni, la sua lingua, le sue abitudini, le sue idee sull'educazione dei figli e il governo vuole rispettarle tutte. Ma questo significa che quando uno va in banca ha diritto di parlare e di essere capito nella sua lingua, e lo stesso se uno va in un grande magazzino. I figli nelle scuole hanno diritto di imparare la lingua dei genitori e di vedere rispettate le proprie radici culturali, e così via. Qualche volta questo è possibile, ad esempio se la scuola è frequentata da bambini della stessa minoranza, ma quando il quartiere è misto? E' una situazione davvero difficile. Da lontano non si può capire. Mio figlio frequenta un asilo dove c'è di tutto: neri, colored, indiani, bianchi, ecc. Fra di loro non ci sono problemi particolari, al la mensa mangiano tutti insieme, si scambiano le merende, stanno insieme nei giochi che le insegnanti organizzano. Ma quando vengono lasciati liberi di organizzare i loro giochi sai cosa succede? Si dividono subito, i bianchi da una parte, i neri da un'altra, i colored da un'altra ancora. E sai perché? Perché quando sono lasciati liberi di scegliere i giochi, ognuno fa riferimento ai programmi televisivi, cartoon o telefilm, della televisione della propria etnia, del proprio gruppo. Quindi in sè non è una di{;() drammatica, è solo apparentemente razziale, però non sappiamo a cosa può portare. Nonostante tutti questi problemi, il Sudafrica resta il mio paese ed è lì che voglio vivere. Credo che la pensino tutti così e che nessuno abbia nostalgia del passato e pensi seriamente che sia possibile e giusto tornare indietro. A parte naturalmente quelli del partito degli Afrikaner, ma loro sono pazzi estremisti. Loro odiano i neri, odiano gli ebrei, odiano gli inglesi, odiano gli italiani. Sono un gruppo chiuso, fuori dalla storia. Però sono pericolosi, perché hanno una mentalità cocciuta, vogliono sempre avere ragione, sono prepotenti e sono disposti a tutto. Li conosco e ho degli amici fra loro per via del lavoro e glielo dico sempre: io non potrei far parte del vostro partito anche se lo volessi, perché sono una donna e sono italiana. Perché loro sono così, credono di essere stati fatti da Dio solo loro e vogliono comandare su tutti. Oggi sono in una brutta situazione, perché gli afrikaner non sono mai stati degli imprenditori. O erano proprietari terrieri e contadini, o impiegati dello Stato. Adesso nello Stato ci vanno i neri e loro non sono più i boss, anzi spesso devono dire "yes boss" a un nero e questo non lo sopportano. L'iniziativa privata, le ditte, i negozi invece sono in mano agli inglesi, ai tedeschi, agli italiani, agli ebrei, cioè a tutti quelli che in questo secolo sono emigrati in Sudafrica e lavorando duro, ma veramente duro hanno costruito questo paese. E allora gli Afrikaner, che credono di essere gli unici legittimi padroni ma non hanno la forza di cambiare più niente, odiano tutti. Abbiamo due generazioni da far studiare, da far vivere insieme, da fargli capire che non si può più essere boss solo perché la pelle è bianca o è nera, che siamo tutti uguali e che il Sudafrica avrà bisogno di tutti. Se ci riusciamo questo paese sarà un grande paese, con tante minoranze che convivono, con un po' di benessere per tutti. In questo anno sono già cambiate delle cose, intanto sono venute alla luce storie che prima non si conoscevano, come le violenze famigliari e gli abusi sessuali. Le donne in Sudafrica non hanno mai contato niente ed è anche da poco che votano, ma grazie a Winnie Mandela, lo dico proprio con convinzione, c'è stato un risveglio anche fra le donne bianche. Lei è stata la prima a dire che sono le donne che hanno il paese sulle spalle. Poi ha sbagliato, ha fatto cose che non doveva fare, può darsi, io non so bene cos'è successo, però io ho paura che la vogliano togliere di mezzo per questi motivi, che siano gli uomini a non volerla. Certo che però è stata uno stimolo per tutte le donne e, guarda caso, s'è scoperto che nelle case dei bianchi, soprattutto degli afrikaner, ne succedevano di tutti i colori contro le donne e i bambini. Nella nostra società le donne, bianche e nere, hanno sempre vissuto per i loro mariti. Prima viene il marito, poi i figli, poi la casa, poi lei, poi la cameriera e infine i cani. Questa è la gerarchia. Quando il marito torna è sempre pronto da mangiare e sono pronte le pantofole. Il marito porta i soldi col suo lavoro, è tutto qui, il resto non è compito suo. I figli, la casa, il giardino, la piscina, questo è compito della donna, anche se lavora. Perché la mentalità è che se la donna lavora è una sua scelta. Questa vera e propria discriminazione c'è anche nel posto di lavoro. A parità di responsabilità l'uomo guadagna di più. Se una donna va ad un colloquio per un nuovo lavoro e deve competere con degli uomini bisogna che abbia tre lauree in più e una provata capacità, solo per sperare di essere considerata. E' proprio una mentalità diffusa ovunque, basta guardare l'atteggiamento della cameriera nera verso il padrone bianco: se lui chiede la camicia stirata per le cinque del mattino, stai certo che lei lo farà senza problemi. Ma se tu, moglie del padrone, chiedi che a mezzogiorno ci siano due uova pronte ci saranno cento buone ragioni per cui non te le avrà potute fare. Ora le donne hanno preso il coraggio e la forza di pretendere di contare di più, di essere nei comitati di gestione degli asili e di interessarsi di tutte le cose che le riguardano. Nel nostro paese tutto è in movimento. Questo è un periodo di transizione, ci sarà chi ci rimetterà e chi ci guadagnerà, ma se il signor Mandela riesce a vivere fino a poter avere un altro mandato e gli estremisti di una parteedell 'altra saranno tenuti a bada non avremo problemi, supereremo la crisi economica e impareremo a vivere insieme. Sai perché credo molto in questa prospettiva? Perché è l'unica, questa è la sua grande forza e se lo capisco io devono capirlo anche gli altri, anzi sono sicura che il popolo la pensa proprio così. Sono arrivata in Sudafrica quando avevo poco più di sei anni e avevo già due sorelle più piccole. Poi è nato anche un fratellino. I miei genitori non parlavano una parola di inglese e mia madre, nei primi tempi, non usci va nemmeno di casa perché aveva paura di perdersi e di non riuscire più a to.mare. Mio padre trovava da lavorare, però non era facile vivere in sei. A quel tempo, più di trent'anni fa, le donne non lavoravano e quando lo facevano guadagnavano una miseria. Le condizioni di lavoro erano brutte per tutti. Ricordo che una volta mio padre fu ricoverato d'urgenza e poi operato di ernia al disco. Dopo tre giorni il boss del suo ufficio andò a trovarlo, gli regalò una scatola di cioccolatini e gli chiese se pensava di riuscire a tornare al lavoro entro due o tre giorni, perché, in caso contrario, avrebbero assunto un altro ... E anche l'orario di lavoro non era mai certo, perché se il boss ti chiedeva di fermarti un altro po' dovevi far finta di essere anche contento. Per gli emigrati è stata dura, sono loro che hanno costruito questo paese, lavorando e pagando le tasse, perché i poveri sono sempre troppo poveri per pagarle e i ricchi hanno mille modi per non pagarle. Sono stati quelli del mezzo come noi che hanno sempre pagato. Ho sempre saputo che prima o poi avremmo avuto un governo di neri e rimprovero a De Klerk di aver perso troppo tempo, di aver detto troppo a lungo che Mandela non sarebbe uscito di prigione e che non ci sarebbe mai stato un governo di neri. Avrebbe fatto meglio a preparare la transizione con più calma, perché oggi ci sono troppe cose da fare e con troppa fretta e non so se ce la faremo. Comunque anch'io credevo nell'apartheid fino a poco tempo fa, sono cambiata in fretta, come il paese, forse è stata decisiva la nascita di mio figlio. Forse ora vedo il futuro del paese in un altro modo, non so. Ho votato Mandela. -

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