Una città - anno IV - n. 35 - ottobre 1994

unp e I' uropa l'emblematico fallimento del viaggio del papa a Saraievo: città simbolo della tolleranza e convivenza civile e ora del fallimento di un'idea dell'Europa che il papa polacco aveva sognato. Il Padre nostro che non è riuscito a recitare nella città martire. Il tema teologico dei diritti umani. Come per Moro, quando l'invocazione a Dio diventa lamento, nell'impotenza comune, da situazioni limite del dolore. Intervista a Gianfranco Brunelli. Gianfranco Brunelli è caporedattore de Il Regno. Perché il Papa voleva tanto andare a Sarajevo e cosa significa il fallimento del viaggio? Il Papa voleva questo viaggio in maniera fermissima, non solo perché fin dall'inizio del suo pontificato ha inteso il viaggio apostolico come una modalità di esercizio ·a livello propriamente istituzionale del ministero petrino, ma perché l'esercizio di quel ministero, recandosi a Sarajevo, avrebbe conferito evidenza al tema dei diritti umani. Nella tradizione del pensiero cattolico e del magistero pontificio il tema dei diritti umani è costante, il tono che questo Papa conferisce al tema dei diritti umani, è più insistentemente escatologico, richiama alla dimensione ultima del rapporto tra il mondo e Dio, con un'assunzione drammatica delle vicende della storia. Nella sua visione del mondo Sarajevo dice I' urgenza di questo tempo, un tempo che si è fatto breve rispetto all'esigenza di riconoscere il rispetto della dignità dell'uomo. L'assunzione della difesa dell'uomo nelle situazioni drammatiche di schiavitù, di povertà, di miseria, non è fatta solo ex parte hominis, ma anche dalla parte di Dio. Non si può affermare la dignità dell'uomo senza il coinvolgimento di Dio, senza invocare la somiglianza che l'uomo ha con Dio. Non a caso nel discorso che avrebbe dovuto tenere a Sarajevo e che ha letto a Castelgandolfo, il Papa ha usato lo schema del Padre Nostro, rileggendo e commentando l'invocazione del Padre Nostro alla luce degli avvenimenti drammatici della guerra nella ex-Jugoslavia. Ha recitato una sorta di Padre Nostro su Sarajevo. Sappiamo che il Padre Nostro è una preghiera completa, una definizione teologica compiuta del mistero di Dio ed è la preghiera che il Figlio di Dio affida agli uomini affinché chiamino il Padre -Abba- (babbo) e affermino la reciproca vicinanza di Dio e dell'uomo. « Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno. sia falla la tua volontà». Si tratta di una preghiera che sottopone in forma di richiesta, di invocazione il centro stesso della lode diretta verso la perfetta santità, la regalitàel'onnipotenzadi Dio. Volgere la lode in forma di Domanda. Se non fosse stato il Figlio a consegnarci questa preghiera, noi non avremmo mai potuto pronunciarla. E' la preghiera che con maggior forza s'incunea nella vita di Dio. Ma essa s'incunea nella vita stessa del Figlio, se pensiamo ai contesti in cui Gesù ha invocato il Padre: quello dell'Orto degli ulivi, quello dell'invocazione dello Spirito, quello dell'imitazione del Padre misericordioso. Tutti e tre questi contesti vengono richiamati dal papa. Nell'Orto e a Sarajevo si grida Padre! Sulla montagna e a Sarajevo si chiede l'amore per i nemici, si chiede misericordia. il primato della pace, non della nazione Questi temi sono svolti in modo che abbiano una valenza di natura storica, per certi aspetti politica. Nel "tua volontà è la pace", dice il papa. Il tema della preghiera assume una capacità pratico-operativa, arrivando a dichiarare, coi cristiani che la ripetono con lui, l'esigenza e il primato della pace. Il che, naturalmente, assume un significato politico preciso: viene negato il primato della nazione perché esiste un primato degli uomini come tali nella loro figliolanza a Dio. E a Zagabria, qualche giorno dopo, il Papa dirà che non è possibile al cristiano recitare la parola del Padre Nostro, dichiararsi figli di Dio, se i figli, tra loro, si combattono. A noi che siamo qui può sembrare solo una predica, per il cattoDIFFUSIONE SPECIALISTARTICOLIDABAMBINO CENTROCOMMERCIAL«EILGIGANTE» BABYCROSS · GIGANTE ViaCampodeiFiori47100ForlìTel.0543n21023Fax0543/724797 BABYCROSS · RIMINI ViaNuovaCirconvallazion2e1, 47037Rimin(iFO)Tel.0543/777552 ALIMENTI NATURALI I di PATRIZIA FERRARA viale II GIUGNO, 62 tel 53063 lico croato che spara questo assume il tono di un giudizio severo sul suo comportamento, di un forte richiamo a un mutamento radicale del proprio comportamento. E così anche il tema dell'imitazione di Dio misericordioso, viene svolto sotto forma di "perdonate e chiedete perdono". E' un appello che ha un significato politico di condanna degli atteggiamenti nazionalistici, spesso supposti o spacciati per tradizionali della cultura secolare croata, in un contesto in cui la cultura nazionalistica è stata strumentalmente riscoperta dalle vecchie nomenclature excomuniste per restare al potere. Il papa invece vuol ricollegarsi alle memorie più ampie e antiche di questi popoli, perché lì ci sono città e luoghi di grande e antica tolleranza religiosa e culturale. Sarajevo è stata per anni e per decenni un esempio di coabitazione fra musulmani, ebrei e cristiani. La tragedia di Sarajevo segna il fallimento dell'Europa che questo papa aveva sognato? Eun fallimento gravido di conseguenze? A Sarajevo sta morendo l'Europa. Sul piano morale e culturale. A Sarajevo subisce una qualche sconfitta l'europeismo cristianocentrico del papa. La concezione cristiana dell'Europa• sorta a Danzica come progetto politico-spirituale di unità tra est e ovest, tra cristianesimo slavo e latino rischia di essere balcanizzata dal nazionalismo cattolico croato. Dobbiamo ricordare che l'idea di Europa, e direi di un'Europa culturalmente cristiana, rappresenta la quintessenza del tentativo del suo pontificato. Il suo pontificato, anche biograficamente, si apre e si svolge in larga misura su un disegno di rottura degli equilibri di divisione e separazione nel nome di un'idea di Europa che andasse oltre la geopolitica bloccata degli ultimi quarant'anni. E' il tentativo di rinsaldare i destini culturali che per molti secoli sono stati uniti o anche solo vicini, ma certamente non separati, e che invece da alcuni decenni hanno svolto le rispettive storie in forme contrapposte. L'Europa, per questo Papa, rappresenta un orizzonte, un obiettivo: l'Europa ha un ruolo missionario a livello mondiale che è di natura culturale, spirituale, e quindi vederla morire a Sarajevo rappresenta per il Papa slavo, una sconfitta personale, vissuta come una sorta di croce, una delle tante. La volontà ferma di andare a Sarajevo rappresentava, per chi ha come lui una tensione di tipo escatologico, quasi la volontà di forzare la mano alla storia, di compiere un gesto che forzasse le reali possibilità che la politica consente in questa fase. In tutto questo c'è se vogliamo anche un'utopia, un sogno, ma c'è certamente anche la percezione di un'umanità che muore a Sarajevo, che muore nei suoi abitanti ma che muore nell'idea di un'Europa pacifica e pluralista sul piano culturale e religioso. Alla fine perché è stato indotto a rinunciare? L'amara decisione di Giovanni Paolo II -presa il 6 settembre- di rinviare la visita a Sarajevo, progettata per l' 8 settembre, segna una sconfitta ecumenica, ma evita insieme l'ulteriore danno ai rapporti tra le chiese che sarebbe venuto da una visita mantenuta comunque e intesa dai serbi ortodossi come una provocazione. Infatti nel comunicato vaticano che annuncia il rinvio viene data, insieme a quella della sicurezza, la motivazione di «evitare che la visita in questo momento possa essere male compresa ed aumentare le tensioni». Credo che l'avversione dell'ortodossia serba alla visita papale sia stata determinante. Il viaggio non si è fatto forse più per questo motivo che per la situazione di guerra. Credo che anche il no di Karadzic a un accordo abbia come principale Tutta la scelta, chevuoi Vialede/l'Appennino,163 - Forlì UNIPOL ASSICURAZIONI AMICA PERTRADIZIONE AGENZIA GENERALE Via P. Maroncelli, 1O FORLI'- Tel. 452411 UNIPOL: DA 5 ANNI, FRA LE GRANDI COMPAGNIE, LA PRIMA NEL RENDIMENTO DELLE POLIZZE VITA. CON referente l'opposizione del Santo Sinodo. E rispetto all'altro viaggio, così politicamente rischioso a quel punto, secondo te il Papa è riuscito a salvarne il valore? Andare a Zagabria dopo la mancata visita di Sarajevo, dopo la mancata visita a Belgrado, presentava altissimi rischi di strumentalizzazione a fini nazionalistici. li Papa li ha voluto correre e i toni e le parole che è riuscito a trovare, se non hanno trasformato questo viaggio in un successo, certamente ne hanno parato alcune difficoltà ... la delusione dei nazionalisti cattolici croati Fin dall'aeroporto e poi, ancora di più, alle celebrazioni della domenica, ha richiamato al compito della costruzione del la pace come compito proprio di una nazione come quella croata, quindi ha rovesciato i termini dell'ideologia nazionalistica croata richiamandosi a una memoria e a una tradizione culturale cristiana della Croazia più ampia, più antica, fatta appunto di convivenza pacifica. E con sottolineatura di natura teologica, ha declinato la figura di Dio come il Dio che vuole la pace e che vuole il perdono, ritmandolo ad ogni capoverso con un: "tu sei un Dio che vuole la pace". E in questo modo ha deluso certamente le attese dei nazionalisti cattolici affidando loro un compito che andava in direzione opposta, rispetto alle loro attese. ''Il successore di Pietro vi dà questo compito". La pace era il mandato che Pietro dava ai cattolici, alla comunità cattolica della Croazia. ''Sono io, Pietro, il successore degli apostoli che vi dico questo". Questa insistenza certamente ha impedito possibili strumentalizzazioni del tipo ''il Papa è con noi quindi adesso possiamo avviarci alla conquista''. C'è stato un momento in cui non hanno applaudito? Sì. così riportavano su alcuni giornali attendibili vaticanisti. Probabilmente quello è stato il momento di massima tensione fra la Santa Sede e l'episcopato croato, però era il successore di Pietro a dire quelle parole. Quale sarà ora la ricezione di tutto questo ali' interno della chiesa croata è difficile dire e non credo che nell'immediato possa sortire effetti positivi, ma certamente il Papa ha stabilito dei vincoli che impongono, se non altro, il silenzio dell'episcopato a un appoggio esplicito alle azioni del governo. e quindi l'avvio di una distinzione dei ruoli fra la chiesa e il governo. Questo credo che nel medio periodo possa essere il risultato migliore di questa visita. Teniamo presente che durante la lotta al regime social-comunista le chiese sono state il luogo di raduno, di celebrazione culturale di tutti gli spiriti che erano antigovernativi, dove si ~aldava il dirsi cattolico e l'identità della nazione. Tornare a distinguere fra cattolicesimo e nazionalismo è certamente una sfida essenziale. Il Cairo? Intanto va detto che al Cairo il tema della dife'->adella visione morale sessuale cattolica s'è incontrato col tema dei popoli del sud, delle povertà e di uno sfruttamento di natura culturale che si esercita anche attraverso l'imposizione di comportamenti occidentali, compresi quelli sessuali. E anche la discussione, molto ampia, sull'aborto e sui sistemi contraccettivi, s'è svolta non solo fra questi due temi, ma ha toccato anche il tema della disponibilità delle risorse. Diversa è la lettura che i media ne hanno dato. Alla Conferenza, per esempio, l'intervento del capo della delegazione vaticana, mons. Martino, che appunto toccava aspetti importanti del rapporto nord-sud, è stato a lungo applaudito. Questo solo per ricordare l'altro asse di questo pontificato che è certamente lo sguardo verso sud, verso i popoli oppressi, verso le nuove povertà dovute al gran numero di rifugiati ed immigrati, agli esodi che si stanno compiendo in Asia e in Africa, all'ammassarsi di milioni di persone nelle periferie urbane di alcune grandi capitali del terzo mondo, in cui la precarietà della vita umana comporta inevitabilmente l'eliminazione di risorse umane, di energie intellettuali che va ad alimentare la disperazione di questi paesi. Siamo alla negazione sistematica di ogni diritto umano per un'umanità che è sfigurata, che in nulla assomiglia al volto di Dio. L'immagine di un Papa molto bravo, molto intelligente a Sarajevo, e retrivo e reazionario al Cairo tu la rifiuti ovviamente? Sì, la rifiuto perché la vicenda del Cairo mi sembra più complessa e per certi aspetti più confusa e sta su un altro piano rispetto alla vicenda di Sarajevo. Per Sarajevo il Papa si è giocato in prima persona in maniera fortissima, e direi per certi aspetti esclusiva; nella vicenda del Cairo hanno giocato invece molte altre linee interne alla chiesa, e anche, devo dire, soggetti diversi della diplomazia vaticana, non sempre in accordo tra loro: soggetti che interpretavano le esigenze di una mediazione rispetto al testo delle Nazioni Unite, come il Pontificio Consiglio di Giusliziae pace o l'episcopato statunitense e soggetti che hanno inteso semplicemente riproporre il dato dottrinale, come il Pontificio consiglio per la famiglia. la via smarrita nel cuore della modernità E alr ottimo risultato che si è raggiunto alla fine va tuttavia riconosciuto un discreto caos iniziale nelle posizioni che provenivano dagli ambienti della Santa Sede. Questo non toglie che vi sia una verità in quei giudizi. cioè che questo sia un Papa intransigente, ma di una intransigenza postconciliare, non di una intransigenza preconciliare. E' una intransigenza che richiama l'esigenza e il valore della riconferma dell'identità cristiana, ma non come volontà di supremazia sul mondo, bensì come tentativo di ridire l'esperienza cristiana con forza, ritrovando una forza che a questo Papa sembra che la chiesa, nel cuore della modernità, abbia smarrito. A mc ha fatto impressione il tono sull'aborto analogo a quello su Sarajevo ... Sì, perché il Papa percepisce sul tema della difesa della vita e del suo riconoscimento sin dall'inizio, MUSTIOLA Prodotti freschi (pane, biscotteria, torte, pizze, eccetera) e confezionati frutta e verdura biologica alimenti macrobiotici integratori alimentari UNA CITTA' in tutte le librerie Feltrinelli NEGOZIO AFFILIATO coj

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