Una città - anno IV - n. 34 - settembre 1994

I ,itali, viene seminata da ~nni. Sparse per il mondo ~ccorso. Le italiane, Fiat, ~ista a Nicoletta Dentico. che è un po' la dinamica che noi vorremmo dare aquestacampagna, si potrebbero creare gli spazi legislativi per arrivare a qualche cambiamento. Noi abbiamo una legge, la numero 185 del 1990, riguardante il commercio delle armi, che è una delle leggi più restrittive e severe netr imporre trasparenza e criteri di osservanza a certe regole anche internazionali per quanto riguarda il commercio delle armi. Purtroppo però questa legge è piuttosto lacunosa sul fronte appunto del commercio delle mine. Va detto. è importante dirlo, che due delle aziende italiane che producono mine sono nelle mani della Fiat, quindi abbiamo anche una controparte estremamente forte e potente nel nostro paese. Quali sarebbero? Sono la Valsella e la Sdp-Difesa e Spazio, che per il 50% sono appunto nelle mani della Fiat. Questeaziende furono acquistate dalla Fiat negli anni '80 quando appunto la mancanzadi una legge che imponesse la trasparenza sul commercio delle armi italiane permetteva di fare il bello e il cattivo tempo. Tutti poi ricordiamo il caso della Valsella che inviò clandestinamente 9 milioni di mine ali' Iraq. La Val sella per questo ha avuto un processoecon il patteggiamento hadovuto ammettere la suaresponsabilità. Quindi evidentemente c'è moltissimo da fare. Noi vorremmo anche impedire alla Fiat, alla Valsella, a chi produce mine in Italia, di trasferire la produzione altrove, aSingapore per esempio. Qui già esistono delle affiliate della Fiat che producono mine, c'è la VaJsella, la Misar Singapore, dove si fanno le mine che poi circolano per tutta l'Asia, la Valmara 69, per esempio, della Valsella, è prodotta in grande parte a Singapore, e quindi è ovvio che per la Fiat potrebbe esseremolto facile liberarsi della produzione italiana che tutto sommato dà occupazione acirca 200 operai, e trasferire tutto in un porto franco molto più tranquillo per il traffico delle armi internazionali, fra l'altro impermeabile aogni istanza democratica delle società civili in generale. Così anche questa è una cosa che noi vorremmo tentare di impedire, e ci tiamo lavorando con un discorso puramente legislativo. Certo che la situazione politica attuale, con un presidente del Consiglio che è appunto uno dei più grossi imprenditori privati e quindi presumibilmente con pochis ima volontà di contrastare Agnelli, con un ministro della Difesa che è stato nel! 'e ecutivo della Legna, la più grossa ocietà pubblica che produce armi, con un ministro del!' Industria, Gnutti. che è di Brescia, quindi che viene dalla zona delle armi, io credo che sarà molto difficile lavorare. Un piccolo particolare, sempre sul piano legislativo. Una cosa che colpisce molto nello sfogliare il catalogo della Valsella, è che questi prodotti bellici vengono pubblicizzati con una tecnica assolutamente analoga a qualsiasi altro prodotto. Si parla senza nessun ritegno di alta potenzialità di hidden killing power ... Infatti. Se l'Italia ave se ratificato la convenzione Onu dovrebbe impedire immediatamente alla Valsella di lanciare questi messaggi. Si reclamizza unamina a livello del "paghi uno, prendi due". Si decantano i suoi alti poteri distruttivi, insieme al sistema di lancio delle mine, questo sistema a istrice, che ne lancia addirittura 2.080 al minuto, e che fra l'altro è popolarissimo fra i paesi che utilizzano le mine. La logica è quella di qualunque altro prodotto, in paleseviolazione di normative Onu. E se la Val,;ella può permettersi di fare questo, è perché in Italia non c'è <;tata ancora alcuna reazione da parte dell'opinione pubblica. E teniamo presente che la Fiat fa il potere, fa la politica nel nostro paese. controlla grossi canali dcli' informazione, e c'è sempre molta paura ad affrontare la questione delle mine come, in genere, i sistemi d'arma. Il problema occupazione? In unasituazioncoccupa1.:ionalccheèquella L che è u~ deglj aspetti della campag!,a che I _, ',J noi dovremmo curare di più è proprio questo per non farci tappare la bocca con la questione dell'occupazione. Ma intanto va detto con decisione che 200 posti di lavoro non si possono patteggiare con la vita di nessuno. E che poi, sicuramente, 200 posti di lavoro per chi ne ha promessi un milione non dovrebbero essere nulla. E infatti tutti coloro che stanno nel problema sanno bene che non è una questione di occupazione, non solo perché appunto si possono fare 200 contratti di solidarietà, ma soprattutto perché riconvertire la Valsella lo si potrebbe fare in quattro mesi. La Val sella hagià un altro settore della produzione che fa una parte di cruscotto delle auto, e quindi potenziando questo tipo di produzione la conversione sarebbe fattibile. La stessaVal sella l'aveva contemplato alla fine degli anni ·80, dopo la batosta legale. quando la produzione era effettivamente decresciuta. Ma siccome nel '92 c'è stata una nuova impennata nella produzione di mine. questi piani di riconversione già pronti sono state riposti nel cassetto. Rispetto alla nostra campagna il problema degli operai non va affrontato in maniera violenta e aggressiva, bisogna cercare di far capire loro che sì, fanno un lavoro criminale, e quindi hanno una responsabilità, ma che è possibile trovare delle soluzioni. E u questo loro ci possono e ci devono aiutare. Una cosa candalosa è che la stragrande maggioranza degli operai della Valsella è iscritta alla Cgil, e la Cgil è assolutamente riluttante ad affrontare que to discor o, per il momento. Gli operai della Valsella hanno rinnovato il loro contratto all'inizio di quest'anno, in gennaio, di fatto guadagnano più del doppio di un operaio normale, quindi ci ono delle cautele, delle resistenze corporative forti. C'è qualcosa ancora che pensi vada detta ai fini di una buona riuscita di questa campagna? Prima ho accennato molto rapidamente al fatto che c'è un processo di revisione della convenzione delle Nazioni Unite che, oltre ae serestata ratificata dapochi paesi, resta piuttosto scadenteanche dal punto di vi. ta del la normati va contemplata perché non ci sono ,;anzioni per chi viola la normativa stessa. Basti dire che la Cina l'ha sottoscrillac l'ha ratificata. Fra l'altro la normativa dcll'Onu riguarda soltanto i conllitti internazionali, non le guerre civili, che sono poi quelle che vanno per la maggiore. e ncllcquali la mina è unadel le armi usuali, un·armaanche facilmente riproducibile che perfino i guerriglieri '>C la pOW)llO fare. Allora oggi <,ista cercando di modificare quc<.toprotocollo estendendolo al le guerre intestine, alle guerre civili. contemplando san1.ioni, ecc.. Ma c'è un piccolo grosso problema: la discussione che sta prendendo runnr, va nella direzione di distinguere V fra mine cattive, che sono i 100milioni di mine che oggi abbiamo, e mine buone, la cosiddetta "terza generazione di mine", che sonoquelle dotate di sistemi di autodistruzione o di autoneutralizzazione a tempo. Purtroppo per ora questo è prevedibilmente l'esito del processo di revisione della convenzione dell'Onu: i paesi ricchi si permetteranno le mine intelligenti, sofisticate, checosteranno molto di più, i paesi più poveri continueranno a fabbricarsi le mine "stupide" checi sono adessoin circolazione, mine di plastica non localizzabili, difficilmente rimuovibili, oppure acquisteranno dai paesi ricchi gli altri I 00 milioni di mine che sono già in magazzino pronte per la vendita, che si possono vendere anchea3 dollari l'una. Tutto questo in realtà nasconde interessi economici emilitari molto forti, si vuole dare un impulso alla tecnologia sulle mine, si vogliono rifare gli stock di paesi che evidentemente le hanno smerciate altrove oppure che prevedibilmente ne avranno bisogno. Così sarà una grande occasione persa, alla fine della conferenza di revisione dovremo andareavanti su questacampagna per altri 20 anni, perché l'unica risposta che si può dare al problema che pone questo tipo di ordigno è i I bando. Saràsempre impossibile controllare l'uso di questi ordigni, perchéestremamentepicco! i, faci Imentesmerciabili, così facilmente diffondibili e perché anche i sistemi di autodistruzione e di autoneutralizzazione hanno un margine di errore che va dal I 0%, come già è emerso in Indocina, al 25%. come è risultato da un'inchiesta fatta per la Guerra del Golfo, dove sono state già in parte usate. Una mina potrebbe autodisinnescarsi, autoneutralizzarsi 3 minuti dopo il collocamento o 30 anni dopo, e il contadino che zappa ece l'ha vicina non può fare questa veri fica, e quindi comunque si creerebbe la situazione psicologica di terrorismo di oggi. Il bando è l'unica risposta, l'unica soluzionepratica, po sibile, per cercaredi limitare que to massacroche colpisce in particolare le fasce più deboli e vulnerabili di qualunque società. Stiamo parlando di 62 paesi che corri pondono . ini tramente proprio alla mappa del sottosviluppo: realtà dcli' Africa, dcli' Asia, ancheelci1·America Centrale, povere e tormentate. dilaniate dalla miseria e dalla guerra. Per alleviare minimamente questa situazione devastata bisogna bandire definitivamente questo si:..tcmad'arma. Questa è la conclusione a cui finalmente sono arrivate la Croce Ro - sainternazionale e I' Uniccr. LostcssoClinton sarebbe propenso al bando totale, si tratta appunto di lavorare in questo senso. on esiste altra risposta. - Fo10. A JWg.R: Cambogia, di Nicole11a Denlico. In ques/ll pagina, in a/10:di Kei1h !3urns1ein.A jìanco: /010 Unicef UNA ClffA' 9

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