B i un li ro e altro Francesco misurò nel successo il fallimento del suo progetto rivoluzionario, pensato forse per pochi. LaVerna fu il suo Monte degli Ulivi. La divinizzazione di Francesco attraverso il miracolo delle stimmate lo rese inimitabile. L'idea forse venne a Elia di fronte a un cadavere piagato dalla lebbra. Bonaventura e Giotto fecero il resto. Le lotte feroci combattute sui campi di battaglia delle immagini. La sua cristologia fondata sul Natale. L'idea falsissima di un santo sempliciotto amante della natura. Intervista a Chiara Frugoni. Chiara Frugoni, storica, insegna Storia Medievale all'Università di Roma Il. Appassionata da sempre alla figura di san Francesco, L'abbiamo intervistata sul suo ultimo Libro: Francesco e l'invenzione del 7 le stimmate, edito da Einaudi. Sembra che destino di ogni movimento radicale, di ogni tentativo di rinnovamento, sia quello di normalizzarsi, farsi inglobare, snaturarsi. E' successo così anche con san Francesco? Francesco torna dall'Egitto nel 1220, perché l'Ordine si sta spaccando, e dà le dimissioni. Da quel momento per Francesco comincia una vita solo di disperazione, di tribolazione somma perché nel successo dell'Ordine vede la propria rovina, il fallimento del suo progetto. Un progetto che, d'altra parte, era stato pensato per pochi compagni. Non lasciare cibo per il domani, non avere case di mattoni, come prescriveva Fra.ncesco, è possibile se si è in sette o otto, non lo è più se si è in trentamila. E tanti erano già i francescani vivente Francesco. Francesco aveva detto che bisognava lavorare perché chiedere l'elemosina è portar via i soldi ai poveri, e si ritrova con un ordine mendicante, esattamente il contrario ... Ma è inevitabile che una proposta che esige un grande entusiasmo e una grande adesione interiore, che in pochi hanno, si appiattisca se applicata su larghissima scala. E infatti è sempre accaduto che piccole comunità, piccoli gruppi, una volta avuto successo, si siano incanalati in forme di vita più tradizionali rispetto alle idee innovative originarie. Poi, certamente, c'è il fatto che Francesco non poteva essere accettato veramente dalla Chiesa. Francesco operava un ribaltamento totale di valori allora dominanti. In Egitto era andato per cercare di fermare i crociati, per cercare di convertire senza sterminare, la sua Regola prescrive che bisogna andare dai Saraceni a predicare se si può o altrimenti ad essere uccisi. Pensiamo che in quel momento c'è Domenico, c'è la lotta contro i catari, ci sono appunto le crociate. Ma, al fondo, è la sua stessa proposta più importante -quella di far la scelta di campo, di diventare povero fra i poveri, la proposta semplicissima di applicare il Vangelo- ad essere inaccettabile per una struttura come quella della Chiesa che, come fa ancora oggi, i poveri tende ad aiutarli, ad assisterli. Credo che sia il problema, per il cristianesimo, di dover mettere in pratica il Vangelo e contemporaneamente, per diffondere il Vangelo, aver la necessità di una struttura che inevitabilmente vuol dire potere e quindi ricchezza. Insomma, il fallimento d_iFrancesco veniva da molto lontano. Francesco lo visse con grandissima angoscia e sperò di superarlo attraverso l' esempio, rimanendo comunque il capo carismaUNA CITTA' La testata UNA CIITA' è di proprietà della cooperativa UNA CIITA'. Presidente: Massimo Tesei. Consiglieri: Rosanna Ambrogetti, Paolo Benozzi. Rodolfo Galeotti, Franco Melandri, Gianni Saporetti, Sulamit Schneider.Redazione: RosannaAmbrogetti, Fausto Fabbri, Silvana Masselli, Franco Melandri. Morena Mordenti. Rocco Ronchi, Massimo Tesei, Gianni Saporetti (coordinatore). COLLABORATORI Rita Agnello. Edoardo Albinati, Loretta Amadori, Antonella Anedda. Giulia Apollonio. Marco Bellini. Paolo Benozzi, Patrizia Betti. Barbara Bovelacci. Vincenzo Bugliani. Paolo Cesari, Michele Colafato, Dolores David. Gianni D'Elia. Liana Gavclli, Fabio Levi. Marzio Malpczzi. Linda Prati. Carlo Poletti. don Sergio Sala. Grafica: "Casa Walden". Fotoliti: SCRIBA. tico e l'esempio vivente della Regola. Nel suo testamento che fu un atto di energia disperata, dirà che i frati "tornino a lavora- . re e a stare coi lebbrosi", che ·'bisogna . tornare alle origini", che ''i frati devono essere tenuti a prendere questo testamento senza commentarlo", e dice proprio "senza dire: qui Francesco voleva dire". Ma venne cassato immediatamente. Quindi l'esigenza della Chiesa era quella di "normalizzare" Francesco, di neutralizzare il suo messaggio rivoluzionario, ma continuando ad esaltare la sua figura ormai popolarissima. La santificazione, che ha al centro la vicenda delle stimmate, diviene lo strumento di questo processo di normalizzazione? Va detto però che, ali' inizio, la Chiesa non aveva creduto alle stimmate, ci ripensò solo più tardi. Infatti nella Bolla di canonizzazione -che è il documento con cui un santo diventa tale e che nel caso di Francesco venne emanata eccezionalmente solo due anni dopo la sua morte- non si parla delle stimmate. Questo mi aveva colpito perché, se la Chiesa ci avesse creduto, le stimmate avrebbero dovuto essere il primo dei miracoli da citare proprio perché mai successo prima. Così mi sono convinta a cercare tutte le varie versioni, a cercare di capire che giallo ci fosse intorno. alla Verna disperato e tradito da amici e seguaci Il fatto che soltanto dieci anni dopo, nel I236-37, il Pontefice cambiasse idea e chiedesse, anche in maniera perentoria, che le stimmate fossero credute un miracolo, che i pittori lo dipingessero, che venisse punito il clero che non ci voleva credere, che fossero proibite le prediche che le negavano, fa intuire l'enorme resistenza che deve esserci stata ad accettare un miracolo tanto incredibile. Ma prima ancora che la Chiesa si pronunciasse sulle stimmate c'era già stato quello che noi chiameremmo Io scoop di Elia, il vicario generale dell'Ordine. Ancora caldo il cadavere di Francesco, Elia mandò una lettera enciclica a tutte le province dell'Ordine e a tutti i frati, dicendo: "s'è trovato sul cadavere di Francesco questo miracolo incredibile, che è successo solo a Cristo, le stimmate". Elia, senza aspettare, scavalcò la Curia. Poi esiste la versione che frate Leone, compagno di Francesco, diede dell'episodio della Verna avvenuto due anni prima della morte di Francesco. Racconta di un Francesco che "scrive le lodi al Creatore dopo aver visto il Serafino, aver parlato con lui e aver ricevuto da lui un grande beneficio". Ed è a partire da queste due testimonianze "dirette" -Elia che parlò delle stimmate sul cadavere e Leone che parlò del Serafino alla Verna- che si svilupperà un racconto della storia delle stimmate e della stessa personalità e immagine di Francesco, che verrà continuamente riscritto e sistemato a seconda della memoria che un Ordine ormai di successo e incanalato nell'alveo della Chiesa vuole avere di se stesso. Fatto sta che Tommaso da Celano, primo biografo chiamato a raccontare la storia di Francesco, si trovò da subito premuto da voci autorevoli e contraddittorie: quella del potentissimo Vicario generale. quella del Pontefice. che non ci credeva ancora. e quella dei compagni di Francesco. Più avanti, a causa del grande consenso popolare e di tutti i miracoli che avvenivano, gli si chiederà anche di scrivere nientemeno che un Trattato dei miracoli. E devo dire che non l'amavo, Tommaso da Celano I a che, a forza di leggerlo, ho capito quanto deve avere sofferto a essere sempre richiamato a riscrivere, a risistemare. Lui stesso a un certo punto lo dice: "io non posso continuare a far diventare tondo quello che è quadrato e a pesare tutto sulla bilancia ... fate un po' voi". Finché, siamo ormai a quarant'anni dopo, si arriva a Bonaventura che, eliminando una quantità di contraddizioni, impose la sua verità e fece di Francesco l'altro Cristo. Ma a quel punto, anche se apparentemente in modo impercettibile, la versione era cambiata sostanzialmente. Non era più quella dei compagni di Francesco, di un Francesco, cioè, che, arrivato alla Verna disperato e tradito dagli amici, attraverso le stimmate riuscì a superare la grande crisi e ad accettare la volontà del Padre. In Bonaventura il Serafino che compare a Francesco è sempre più Cristo e sul fatto che le stimmate vengano da Francesco, fatto su cui Tommaso da Celano non aveva lasciato dubbi, Bonaventura diventa molto ambiguo, continua a dire che vengono da Francesco, ma esattamente quando la visione svanisce, quindi avvicina moltissimo il momento della visione e quello del prodursi delle stimmate. Giotto, poi, perfezionerà la versione facendo arrivare le stimmate direttamente da Cristo. Ecco allora qual è alla fine il senso politico dell'operazione di Bonaventura: fare di Francesco un santo inimitabile, da venerare ma che nessuno poteva più imitare. Una volta diventato l'altro Cristo, una volta divinizzato, l'esempio di Francesco non ha più possibilità di agire veramente. In che modo Giotto porta a termine questo lavoro di stravolgimento della figura di Francesco? Giotto intanto istituisce la ferita al costato, che ha un'importanza teologica capitale, e poi ha l'idea geniale dei raggi con cui collega il corpo di Cristo con quello di Francesco, suggerendo così, visivamente, per la prima volta, che la carne umana di Francesco viene toccata da Cristo e quindi diventa divina. Purtuttavia all'inizio, e lo vediamo sia nell'affresco di Assisi che nella tavola del Louvre che era a Pisa, attenendosi ancora un po' alla tesi che le stimmate comunque vengono da Francesco, fa proseguire i raggi in maniera retta in modo che il braccio destro di Cristo si collega al sinistro di Francesco. Che è come dire che il Serafino non ha una sua entità fisica e che è Francesco a specchiarsi nella carità divina perché questo è il tragitto che fanno dei raggi se uno si mette davanti ad uno specchio. i raggi si incrociano, le stimmate vengono da Cristo Invece nell'affresco della Cappella Bardi a Firenze il raggio non ha più questa traiettoria, ma va dalla destra alla destra e quindi i raggi si incrociano come se fossero da persona a persona. E da allora in avanti i raggi vanno sempre in questa direzione. E si badi bene che questo cambiamento che a noi può sembrare una piccola cosa impercettibile, fu invece perfettamente capito ... Lo attesta il racconto di santa Caterina da Siena. Ora. siccome anche i domenicani, sempre in concorrenza coi francescani, le volevano. la santa domenicana riceve le stimmate. Ma dice di aver chiesto, per umiltà, che le divenissero invisibili al momento di arrivare. Un compromesso accettabile: aveva avuto le stimmate. ma erano invisibili ... Ma quando Caterina racconta il momento in cui arrivano si capisce benissimo che aveva meditato a lungo l' immagine di Francesco c che I" aveva capita perfettamente. Infatti diccchcquanclo stanno arrivando i raggi si incrociano e sono rossi, quindi feriscono, e quando diventano invisibili, e quindi non le fanno più male, cambiano tragitto, diventano d'oro che è il colore della luce, e vanno in linea retta. Ma è la ferita al costato che cambia radicalmente l'interpretazione di Francesco. Dobbiamo tornare ali' iconografia di Cristo. Nelle Scritture si dice che mentre i due ladroni erano ancora vivi sulla croce vennero dei soldati e siccome di sabato nessun essere vivente può stare appeso alla croce, ma devono essere tutti morti, ai due ladroni spezzarono le ginocchia per affrettare la morte, a Cristo no perché era già morto. Ma per esserne sicuri diedero il colpo di lancia al costato. In realtà non si dice se sia a destra o a sinistra, ma nell'iconografia nasce la convenzione che sia a destra, a sinistra per chi guarda, non dalla parte del cuore, perché altrimenti si sarebbe potuto pensare che fosse stato il colpo di lancia ad uccidere. le immagini salve per miracolo, grazie ai miracoli E siccome nel Vangelo si dice che questa ferita è quella per cui si adempiono le Scritture e il Messia viene riconosciuto tale, perché non gli sono state rotte le ossa ed era già morto, allora la ferita al costato, fra tutte le ferite di Cristo, è quella più importante. Allora, aver collegato con un raggio questa ferita con una analoga al costato di Francesco, avere spaccato il saio e averla resa visibile, è l'operazione che divinizza Francesco. A quel punto l'idea è che Francesco si è sostituito a Cristo sulla croce. Dopo l'uscita della biografia di Bonaventura fu ordinata la distruzione di tutte le biografie precedenti ovunque fossero. Un'impresa impressionante degna della caccia ai libri di Fahrenheit 451... Con la differenza, in questo caso, che i manoscritti, una volta scovati, venivano lavati, non bruciati, perché un solo foglio di pergamena era la pelle di un'intera pecora, e una Bibbia, per esempio, poteva essere un intero gregge. Certo che fa impressione pensare a quale senso diverso della verità avessero nel Medio Evo e come in fondo accettassero sistemazioni diverse della storia passata. D'altra parte è anche vero che la convinzione profonda di stare perseguendo il bene ha sempre autorizzato a far le cose più incredibili, e confezionare il falso non è stata certo la peggiore. E così, siccome ogni convento d'Europa possedeva delle biografie di Francesco -la festa di Francesco veniva celebrata anche negli altri conventi, gli ordini si festeggiavano vicendevolmente- i francescani furono spediti dappertutto, anche in lontanissimi conventi benedettini, dove magari ne avevano una copia unica. E se oggi noi possiamo leggere le biografie di Tommaso e quella "dei tre compagni" è proprio perché una copia in un caso, due copie nell'altro, sfuggirono alla distruzione in conventi sperduti non raggiunti dai monacelli. E sono state riscoperte alla fine del 1800 e all'inizio del 1900. mentre Bonaventura scrisse nel 1266! Una distruzione così capillare è un caso forse unico nella storia e dà l'idea dello scontro e della posta che si giocò sull'immagine di Francesco. Bonaventura aveva dato ordine che dovevano essere distrutte anche le immagini . che in gran parte. però, si salvarono perché c·erano di mezzo i miracoli e una tavola che fa miracoli non la si poteva distruggere con leggerezza. Così molte notizie su Francesco le si possono apprendere dalle immagini. La Tavola Bardi, in Santa Croce a Firenze, è una biografia figurata ricchissima, dove ci sono episodi che mai più sono stati rappresentati: Francesco in mezzo ai lebbrosi con un lebbroso in braccio, Francesco che mostra un disprezzo assoluto del denaro, Francesco che cerca di convertire in maniera molto affettuosa il sultano. E' un'iconografia che poi è stata perdente, perché da Giotto in poi ci sarà solo il suo Francesco. Anche Assisi è stata tutta rifatta in funzione di quel Francesco. La Basilica superiore è una chiesa trionfale voluta da Elia proprio per magnificare l'ordine ed è stato il primo tradimento. E il secondo è stato consumato giù dove l'altra chiesa, Santa Maria degli Angeli, ingloba la Porziuncola che, così, diventa una cosa ridicola, completamente coperta e annullata da questa enorme chiesa, bianca, fredda ... E' tristissimo. Le immagini nel medioevo avevano un'importanza che noi fatichiamo a immaginarci ... Le faccio l'esempio del cappuccio. Quando Francesco si è convertito non ha scelto un abito, ha scelto la cosa più povera che gli poteva capitare e quindi si è messo in testa un sacco, di quelli usati dai facchini o dai contadini quando piove, che quindi era a punta. Col passare del tempo l'abito francescano si ammorbidì, diventò più grande, bello e quindi anche il cappuccio più ampio e tondo. A un certo punto scoppiò una grandissima lotta, incentrata su come fosse l'abito di san Francesco, combattuta attraverso le immagini antiche portate a prova di come fosse il cappuccio e quindi il Francesco delle origini. Allora i conventuali -e da ciò si può capire quanto le immagini venissero prese sul serio- prese~o tutte le tavole di san Francesco e arrotondarono il cappuccio cancellandogli la punta. E solo adesso nei restauri si è recuperato la punta del cappuccio di san Francesco! Ancora nel 1500, una scissione dell'ordine francescano avverrà discutendo su quale fosse la forma del cappuccio di Francesco. E infatti nacquero i Cappuccini, che addirittura hanno il cappuccio con una punta lunghissima, fino oltre la schiena. Tornando al "giallo" delle stimmate, lei si è fatta un'idea di cosa possa essere successo veramente nei due momenti chiave di tutta la vicenda, quello della visione che Francesco ha alla Verna e quello in cui, due anni dopo, Elia e Leone stanno di fronte al cadavere svestito di Francesco? Ovviamente me lo sono chiesta. Anche perché, non essendo credente, scarto assolutamente qualsiasi risposta religiosa, ma, d'altra parte, ammirando tantissimo Francesco, non riesco a pensare che abbia inventato una storia. e quando lavano il cadavere Leone esclama ••. Rispondiamo prima alla versione di Frate Elia. Intanto è bene ricordare che Francesco aveva una vita esemplare, che agli occhi dei compagni seguiva i dettami di Cristo, che era diffusa l'idea che avesse riportato il Vangelo nel mondo. Ora. Francesco soffriva di tantissime malattie -è stato scritto un libro sulle sue malattie-. stava tutto fasciato, aveva sempre un cappuccio sugli occhi perché non poteva vedere più la luce. camminava con difficoltà. il suo corpo ormai era in completo disfacimento. E' presumibile che. frequentando per tanti anni i lebbrosari. avesse preso la lebbra che. essendo una malattia che si sviluppa molto lentamente. non gli avrebbe impedito di arrivare quasi alla fine della
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