sua vita prima di manifestarsi. E la lebbra spiegherebbe quei bubboni neri che si muovevano e che, come si legge nelle prime descrizioni delle stimmate. vennero scambiati per le teste dei chiodi . Quando lavarono il cadavere di Francesco insieme a Elia c'era frate Leone che. come racconta Salimbcnc dc Adam, esclamò: "Certo sembra veramente Cristo deposto dalla croce". Secondo me questo paragone di Leone venne immediatamente visto da Elia come la possibilità di sfruttare le piaghe come un miracolo straordinario, reso possibile, del resto, dalla stessa conformità al Cristo sempre dimostrata in vita da Francesco. Ed Elia potè fare questo anche in buona fede, perché era il modo di glorificare il loro fondatore ... Riguardo ali' altra testimonianza di Frate Leone, quella sull'apparizione del Serafino, secondo me successe che Francesco, arrivato al la Verna disperato perché si senti va tradito, ad un certo punto ebbe un· illuminazione: rinunciare a lottare, a trovare una soluzione e abbandonarsi invece alla volontà del Padre, esattamente come Cristo sul Monte degli Ulivi. In fondo pure Cristo in quel momento soffre, anche fisicamente, suda sangue, c'è un angelo che va a consolarlo, presagisce la sua Passione ma si abbandona alla volontà del Padre. Secondo me è questo che Francesco sentì: la carità del Padre è talmente grande da sacrificare il proprio figi io per riscattare 1· uomo e anche lui deve rispondere a quc:-.to e abbandonan,i. E tutto questo -teniamo presente l'abitudine dei frati ad esprimersi, ad avere punti di riferimento, in un linguaggio religioso- viene espresso nel racconto di \..I v una illuminazione con un Serafino che, nella scala degli angeli. sono quelli che stanno più vicino a Dio, che manifestano Dio e di Dio manifestano la carità e che perciò sono rappresentati rossi. fiammeggianti. Mi sembra di capire che il passaggio, effettuato da Bonaventura, dalla passione spirituale del Monte degli Ulivi a quella vera, carnale, della croce, oltre a portare alla divinizzazione di Francesco, contraddica anche tutta la cristologia di Francesco, che non era molto affascinato dalla croce. E' così? li punto di vista di Francesco non è tanto il Cristo sofferente sulla croce. questo è iI francescanesimo. Francesco -lo si vede anche da tutti i suoi scritti- si sente fratello di Cristo vedendo il padre. che poi è proprio la sostituzione del suo padre che certamente amava molto. E infatti chiama sempre Cristo "nostro fratello'' e qua i sempre Dio "il Padre". Per Francesco è il grande atto di carità del Padre che permette al figlio di incarnarsi per dare inizio alla redenzione. Una cosa che mi ha molto colpito è che, nell'Ufficio di Pasqua che Francesco compose mettendo insieme brani di salmi e del Vangelo, si passa dall'ultima cena a quando Cristo è in ciclo, saltando elci tutto la Passione. E' abbastanza impressionante se pensiamo solo a tutti i testi che vengono dopo Bonaventura, pieni di spine, di ferite, di inviti a meditare. a pensare alle sofferenze ... Ma in rcallà. in Francesco non ci poteva essere un· identificazione con un Cri~to doloroso perché le immagini che lui vedeva erano quelle di un Cristo trionfante, come quello di -,an Dav mi ano per intenderci. un Cristo senza segni di sofferenza, con gli occhi aperti, che a volte può avere anche la corona. Un tipo di iconografia, cioè, che voleva sottolineare la componente divina in Cristo uomo. E infatti a commuovere Francesco è l'idea che Cristo si è incarnato, è il Natale. non la Pasqua. E' dopo Francesco, nel giro di quaranta anni, che l'iconografia cambia radicalmente nel senso cieli·adesione emotiva alla carne del Cristo sofferente. un bue, un asinello, la paglia, li è Gerusalemme E infatti. già al tempo di Giotto. il Cristo non ha più quattro chiodi ma ne ha tre. i piedi si sovrappongono e questo fa assumere al corpo uno schema triangolare di maggiore tensione. la testa è reclinata e quindi più accentuati i segni del dolore. E questo può permettere ai predicatori di dire: "guardate le piaghe, contate le ossa." Bisogna sempre pensare alle immagini. ai modelli di identificazione che uno ha intorno. Anche i ragazzi di adesso ri ncttono quello che vedono, i loro idoli. i loro modelli. Al tempo nostro sono modelli frivoli, le attrici. gli attori. al tempo di Francesco erano immagini sacre, devozionali. L'immagine che è giunta anche a noi è quella del santo buono, che parla agli uccelli e al lupo. Qualcuno ne ha fatto anche una lettura ambientalista e animalista. Lei cosa ne pensa? Certo. Francesco scri:-.sc il Cantico delle Creature. che si può dire sia forse stata am:he la sua risposta ai catari che avevano una visione pes~imi~tica dd mondo. del creato e della materia. infatti dice che è così bello il mondo. il ~ole. la luce. Ed è vero che France~co. nella Regola. con un tratto innovativo dice "io non voglio i miei frati nubilosi''. "non li voglio ipocriti", ipocritamente tristi. li voglio lieti. senza l'idea di continuare a macerarsi. a punirsi. apprezzando invece la bellezza del creato. E infatti voleva che ci fosse un orticello dove non ci fossero erbe eia mangiare. ma fiori. da godere. ceco qui ci sono molti tratti nuovi. Ma la ~ua era una visione assolutamente religio~a. certamente apprezzava la natura. però aveva anche il senso che il creato è stato turbato. in maniern irrimediabile. eia Adamo. Quindi Francesco non può es~erc quel santo ilare, lieto e veramente un po· giullare come l'hanno voluto far diventare Zcffirelli oppure alcuni commentatori pacifisti cd ecologisti. cl Cantico dei Cantici. ad esempio, lutti lodano il Creatore, però non è un caso che 11011 ci siano gli animali. Ci sono le stelle. la terra. ma non ci sono gli animali. e questo, secondo me. perché nel momento ciel peccato di Adamo s · è veri l'icato un qualcosa che non è più cambiato: gli animali che nella Bibbia si dice che sono erbivori. anche gli animali selvatici. sono diventati violenti. s·è introdotta la morte. Quindi la visione ciel mondo di Francesco non è semplice, ha una visione lieta, ma non semplicistica del creato. ha il senso che esistono una serie di problemi, che nel creato c'è stata una perturbazione. A proposito del lupo di Gubbio. nei Fioretti si vede come Francesco. a un certo punto, si pone il problema che questo lupo deve mangiare e che, se deve mangiare, per forza porterà turbamento. Non è che gli dice "facciamo la pace, tu lupo diventi buono". dice agli abitanti "voi lo dovete mantenere. e volete che lui non mangi più bambini o animali''. Poi il lupo può rappresentare i banditi, le disuguaglianze sociali. Francesco offre la possibilità di dare molte interpretazioni. Così come per gli uccelli. La predica agli uccelli è una predica cifrata. Gli uccelli possono essere gli emarginati o i frati stessi a cui lui dice: ''affidatevi alla Provvidenza". Secondo una versione di un'altra predica. gli uccelli rapaci sono invece i potenti. Il film di Pasolini Uccellacci e uccellini era molto fine nell' interpretare questa predica e anche le diverse versioni giunte fino a noi. E infatti Totò dice: "io ho fatto una predica agli uccellini e sono riuscito a parlare con loro. ho fatto una predica agli uccelli rapaci e ho parlato con loro. poi. quando questi si sono messi insieme. i rapaci hanno mangiato gli uccellini''. Allora Francesco dice: "tornate ancora". Quindi. che non sia poi così semplice mettere insieme uccellacci e uccellini. lui lo aveva ben presente. In realtà. credo che Francesco sia stato sempre tradito, banalizzato, trasformato in un santo stucchevole, buono senza nessuna complicazione. Francesco nasce anche dal clima di grande fermento cittadino di allora? Quel suo ideale cavalleresco, il desiderio di imitazione, la sua grande ambizione ... Francesco è un uomo del suo tempo e la grandezza del suo progetto religioso dipende proprio dal suo carattere, ugualmente smisurato anche quando era nel mondo. lo me lo immagino ambiziosissimo. In un mondo dove e' era un grandissimo bisogno di affermazione sociale, Francesco si vergognava moltissimo di essere un mercante e concepisce 1· idea di fare un salto di classe diventando un cavaliere e con la prodezza del le armi cancellare l'onta del sangue non nobile e sposare una nobile. Andò in Puglia per questo. Una volta convertitosi il suo progetto mutò di segno. ma restò smisurato. Intanto lui parlava di rettamente con Dio, senza mediazioni, dice "Dio mi ha detto·· ... Poi era conscio di proporre un ideale completamente nuovo ed ebbe una sicurezza incredibile nella bontà del suo progetto. Infatti dice: "Dio ha voluto che fossi novellus pazzus e voleva che non imparassi altro che questa scienza··. Naturalmente queste sicurezze gli venivano dal modo diverso in cui cominciavano a porsi i laici che chiedevano testi tradotti in volgare. che volevano partecipare e non si accontentavano più di essere amministrati come pecorelle. Cominciava a diffondersi l'idea che si vale anche se non si è dentro la Chiesa. i· idea del valore e della fama che resistono anche quando si muore. Lo stesso successo del fenomeno cataro derivava dalla inadeguatezza che la Chiesa stava dimostrando nel capire questi nuovi fermenti. I catari, invece, davano un larghissimo spazio ai laici e in particolare alle donne, erano una chiesa povera, di gente molto perbene. in contrapposizione a un clero diventato molto corrotto. La Chiesa che, arroccandosi, aveva spinto sempre più questi movimenti su posizioni eretiche, a un certo punto capisce che solo dando wazio a movimenti come quelli di Domenico e Francesco sarebbe riuscita a riassorbire questi fermenti e a incanalarli cli nuovo. che continuando solo a condannare alla fine sarebbe venuta fuori una rivolta spaventosa. Teniamo presente che un certo punto pareva che la chiesa catara potesse vincere su quella cattolica. Ma se con Domenico la Chiesa non ebbe problemi perché il suo progetto era molto più normale -in fondo Domenico era un canonico regolare. aveva già una formazione teologica, i domenicani erano sacerdoti e andavano benissimo per battagliare dottrinariamentc con gli eretici- con Francesco, che poteva essere ancora più utile per recuperare consenso fra la gente più semplice e più indotta su cui aveva una gran presa. il problema c'era: per usarlo andavano neutralizzate le sue idee più innovative. Allora, cosa rimane di Francesco? Secondo me un qualche lievito di Francesco è rimasto. Lo dimostra anche solo l'inquietudine che la sua figura ha continuato a suscitare. In fondo tutti i sommovimenti e le scissioni che hanno travagliato lo stesso Ordine, fra conventuali, spirituali, osservanti, cappuccini, hanno riportato continuamente la discussione al problema della fedeltà alle origini e al Vangelo. A mc sembra che una delle sue novità più incredibili, quasi un colpo di genio, sia stata quella di essere andato dai crociati, durante la qui111acrociata. e di avere detto: "cercate di non farli combattere", di aver avuto l'idea di andàre dal Sultano per convertirlo e essere riuscito a tornare vivo. Abbiamo le fonti arabe che ci parlano di questo incredibile monaco dell'Occidente che è arrivato ... E lui fu trattato benissimo dal Sultano. Questa è una cosa che ai suoi tempi deve avere fatto una impressione immensa perché era come vedere l'altra faccia della luna. prima di morire volle quei mostaccioli di mandorle e miele Un'altra cosa che è rimasta, sia pur come una pratica affettuosa, ma che allora ebbe un carattere dirompente. è stato il presepio. E cosa voleva dire Francesco inventando il presepio? Voleva sconfessare totalmente la crociata dimostrando che, mettendo insieme un bue, un asinello, un po' di fieno e facendo una predica, lì era il Natale. Voleva far capire che non era necessario andare in Terra Santa per toccare i luoghi santi. La Terra Santa era ovunque purché fosse nel cuore dei fedeli. Greggio era Betlemme. Tant'è vero che, pur essendo stato un anno in Egitto e quindi, probabilmente, anche in Palestina, le fonti non fanno alcun accenno a una sua visita ai luoghi santi. Un'altra grande novità è la sua grande amicizia con donne. Tutta la vicenda di Chiara è stata censurata; noi sappiamo pochissimo di lei, non ci sono praticamente immagini, solo una tavola e qualche affresco. Ma da indizi capiamo che quando lui era incerto se essere eremita o darsi alla predicazione, andò da Chiara a chiedere cosa fare. Sappiamo che abitò a lungo dentro il monastero, in giardino, in una tenda di frasche. E Chiara non era la sola, era amico di una pia donna, eremita a Roma. E sempre a Roma aveva un'altra grande amica, una donna sposata, Frate Giacoma come lui la chiamava, che aveva il permesso di entrare nel convento quando voleva e che è quella che gli portò i dolci quando lui stava morendo ... Con i frati che gli stavano attorno in attesa di farlo a pezzi per avere le reliquie, con uno che gli diceva "leggi questo", l'altro a esortarlo a fare la morte degna, lui scrisse a questa amica di Roma di portargli quei mostaccioli che "mi facevi a Roma e che voglio mangiare ancora prima di morire" ... A me sembra stupendo. Anche nel morire Francesco è difforme, non muore da santo, sfugge alla convenzione agiografica e dobbiamo essere grati ai compagni che ci hanno lasciato la descrizione di questa morte di Francesco, che muore mangiando questi dolci di mandorle e miele ... contento. E infatti, sempre secondo questa fonte, a Frate Elia che gli dice "ma via ti leggo una pagina del Vangelo'', Francesco risponde: "ma io l'ho meditato tutta la vita, sono già col Signore, lasciami in pace, lasciami stare bene ...". E con questo muore. Che immagine ci consiglia per accompagnare l'intervista sul giornale? Quasi ovunque vige la convenzione del santo asceta, in stile bizantino, alto, magro, mentre era tutto il contrario. Una che mi è molto cara è una copia da Cimabue, dove credo ci sia il tentativo di rappresentare Francesco come realmente doveva essere: piccolo, il più brutto possibile. - UNA ClffA' I 5
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