Una città - anno IV - n. 34 - settembre 1994

di giovani e ,no e Bi Il mito di Salò: gli ultimi puri prima degli americani. La fierezza per una legge opinabile contro le -loro opinioni. Le skingirls escluse da ogni decisione. Il razzismo biologico e quello differenzialista. Il luogo comune delle loro origini proletarie. Intervista ad Alessandra Castellani. Alessandra Castellani, antropologa, esperta di sottoculture giovanili e di culture metropolitane, è autrice del libro Senza chioma né legge, che uscirà in settembre edito da Manifesto Libri. Rispetto a un fenomeno come quello dei naziskin si ha la sensazione che l'opinione pubblica sia divisa in due parti, una, di opinione democratico-benpensante, che si limita a una condanna generica quanto doverosa, però poco approfondita di questo fenomeno, e l'altra che vede in questo fenomeno l'espressione di un'esuberanza giovanile, in fondo dettata anche da ragioni plausibili ... I giornali e l'opinione pubblica hanno cambiato parere nel corso degli anni molte volte riguardo agli sk:inheads, che inizialmente sono stati presi come dei giovani senza ce~ello, che sotto la pelata sembravano aver ben poco. In seguito, in uno scenario nazionale e internazionale ben diverso da quando gli skinheads hanno preso piede in Italia, cioè nella seconda metà degli anni 80, le opinioni della gente sono cambiate, come è cambiato il modo di riportare le notizie da parte dei giornalisti. Si può dire che una parte consideri questi giovani in definitiva piuttosto innocui, forse anche nel giusto nel sentirsi intolleranti verso gli extracomunitari, perché una parte anche consistente di opinione pubblica è contro una società multirazziale o multiculturale, cioè contro gli immigrati, visti in maniera stereotipata come gente che viene a rubare il lavoro a casa nostra. Altri, invece, individuano negli skinheads il cuore di tenebre della società contemporanea: questo incrociarsi e sovrapporsi di memorie di tutte le tradizioni sbagliate, di un passato che ritorna e che va dai fasti peggiori del nazismo al fascismo e, soprattutto, alla Repubblica di Salò. Quindi in questo momento gli skinheads più che mai suscitano inquietudine perché rappresentano i rischi in cui sta incorrendo la società contemporanea nel suo insieme. Per quanto riguarda i rapporti con la destra politica ufficiale, a parte la scomunica formale da parte di Fini, che rapporti ci sono e come è vista dagli skinheads? Il movimento degli skinheads nasce a Roma a metà degli anni 80 con persone che si allontanano dal Msi perché non si ritrovano più nelle posizioni di una via "democratica". Detto fra parentesi, né loro né noi potevamo immaginare che quella scelta li avrebbe portati al governo ... Questo gruppo di giovani fascisti ritiene di scegliere una via più movimentista e decisamente antidemocratica. Già dal suonascere il Movimento Politico -così si chiama il gruppo che viene a formarsi e al quale si aggiungono poi altri skinheads che trovano in Roberto Valacchi un punto di congiunzione, perché Valacchi era fascista e contemporaneamente skinhead- ha le radici intrecciate UNA CITTA' col Msi e nel corso degli anni questi rapporti si fanno contraddittori, stridenti, ma anche intricati. li vero nocciolo di differenza è nella scelta politica, ma la tradizione culturale e ideologica è assolutamente la stes- . sa, r:iella molteplicità delle anime che _il Msi ha sempre avuto, che vanno da una destra radicale a posizioni da Nouvelle Droite. Nell'ambito di questa complessità si colloca anche il Movimento Politico, facendo una scelta più estremista: come loro stessi dicono in un libro pirata che uscì subito dopo l'operazione "Luna" -ovvero quell'operazione della Digos che nel maggio del '93 chiuse tutte le sedi skinhead- quando nascono, a metà degli anni 80, si rendono subito conto che la sede nazionale del Msi di via della Scrofa non fa assolutamente la stessa politica che fa nelle sezioni, dove si inneggia alla Repubblica di Salò. Quindi sin dagli inizi c'è questo intreccio, ma anche nell'epilogo l'intreccio continua, perché nel momento in cui, appunto, viene sciolto il Movimento Politico e le altre associazioni che legano gli skinheads in Italia, molti rientrano nella casa madre, cioè nel Msi. Tutti gli skinheads si riconoscono nel Movin:ientoPolitico? Questa è una differenza che esiste sempre nelle subculture giovanili. Da una parte c'è un nocciolo duro che fa le innovazioni, dall'altra c'è una moda dilagante che usa in una maniera più annacquata i messaggi partiti dal nocciolo duro. E' come un sasso nell'acqua: il primo cerchio è quello più preciso, gli altri sempre più ampi e meno efficaci. La mia impressione è che gli skinheads per così dire politicizzati, che si sentono cioè fascisti, siano ben pochi. Nel '92 l'Associazione Skinhead contava 156 aderenti in tutta Italia. Mettiamoci qualche simpatizzante serio ma non iscritto e comunque non arriviamo a cifre folli. La mia impressione è che proprio nel momento in cui sono state chiuse le sedi, o mentre si affievolisce la spinta propulsiva dei gruppi più politicizzati, ci sia stata una deflagrazione in termini di moda. Con un uso della simbologia più propriamente skin, che ormai si ritrova nei graffiti nelle metropolitane. Sono rimasta stupita di trovare in giro la sigla degli skin di destra -esistono anche gli skin di sinistra, i cosiddetti Redskin- con il motto blood and honoure la svastica a tre bracci. La svastica a tre bracci non s'era mai vista ed implica una conoscenza leggermente più profonda almeno dei segni. Oppure si vedono le scritte delle skingirls, che fino a poco tempo fa a Roma neanche esistevano. Mi hanno invitato a parlare ad Ostia, dopo i pestaggi, e sono andata a fare una lezione sugli skinheads e su questa sottocultura giovanile in una scuola, al Torricelli, dove non ho fatto altro che analizzare le sigle incise nelle sedie e sui banchi. C'è una moda molto diffusa, da questo punto di vista sì, soprattutto in periferia, e in molte scuole è evidente. Ma sulla moda non mi preoccupela si può trovare nelle librerie Feltrinelli rei più di tanto, perché passa. Ci sembra di cogliere, a sinistra, i sintomi di una certa incapacità a capire questi fenomeni giovanili, se non addirittura una degnazione quasi classista. Di recente un commentatore definiva gli skin "ariani borgatari" e sembrava che l'accento sprezzante fosse sulla parola "borgatari " ... E' anche la mia impressione: credo che la sinistra abbia commesso l'errore di lasciare libero il campo proprio nelle periferie urbane che erano state un suo punto di riferimento e di lotta nei decenni scorsi. L'impressione è che sulle periferie non sappia più granché e che dovrebbe riavvicinarvisi con modestia, per capire e non con la voglia di far adepti nel tempo di un turno elettorale. Credo che non sappiano proprio chi sono gli skin, né da dove venga questa voglia di destra. Per esempio gli skin appartengono mediamente alla piccola e media borghesia, invece tutti gli stereotipi giornalistici li definiscono come borgatari, nel senso di sottoproletari di periferia. Poi, ovviamente, ci sono anche dei giovani proletari della Magliana che magari sono legati agli skin e che in questo momento sono anche disoccupati, ma chi in questa situazione ha un lavoro a 20 anni? Cos'è che li attira verso quest'ideologia? L'elemento mitico, leggendario, di trasgressione? L'elemento trasgressivo c'è certamente come, d'altra parte, lo si ritrova anche nei centri sociali, che sono l'altra metà del creato degli anni '90 nell'ambito delle sottoculture giovanili. Naturalmente ci sono delle differenze tra le fascinazioni che hanno i giovani dei centri sociali, realtà per altro molto variegata, e i giovani skin: l'eroismo è sicuramente uno degli elementi discriminanti. L'identità degli skin si fonda su un eroismo che trova nel la tragica stagione di Salò il suo momento di gloria e il suo culmine perché, essendo da loro considerata l'ultima stagione degli uomini liberi prima di cadere sotto le grinfie degli americani, si carica dell'alone della nobiltà della sconfitta: gli ultimi puri che vanno a morire per un ideale. A questo si connette l'idea di poter dare la morte agli altri. Batai Ile già sosteneva che per i fascisti nel fascio littorio ciò che era importante era l'ascia, cioè la scure del patibolo, la scure con cui si decide della vita e della morte. Molte canzoni skin trattano del diritto di dare la morte. Di darla, ma anche di subirla ... Certo. Codreanu, che è il loro grande eroe, il capo delle cristianissime e sanguinosissime Guardie di Ferro rumene, alla fine la subisce. Dare e subire la morte, collocarsi cioè al di fuori delle leggi e del contratto sociale. C'era una canzone degli skin che parlava del piacere di dormire con la scure sotto il cuscino. Mi pare che sia di un gruppo di Aosta che si chiamava "Verde bianco rosso", dai colori della bandiera italiana, e che poi, dopo 1·operazione "Luna", si è sciolto e ha dato vita a una formazione che si chiama "Ad 122", che vuol dire "antidecreto legge 122", la legge, appunto, contro l'intolleranza razziale. E dopo la chiusura delle sedi, dove si ritrovano? Intanto riaprono le sedi del Fronte della Gioventù. Di fatto non ècamincontrava a via Domodossola o a via Alba, adesso ci si incontra nel bar accanto, direi che è facilissimo trovare gli skin. Fra l'altro è la stessa geografia, a macchia di leopardo, che disegnava le aree nere degli anni 70. Per esempio li vedo in un bar sull' Appia, che è accanto alla sede di via Noto, esattamente dove allora ci furono degli scontri ... biato quasi nulla, se prima ci si \''Y Non credi che per una sinistra libertaria sia difficile aderire toto corde a provvedimenti di carattere restrittivo, e repressivo in genere, della libertà di riunione o manifestazione? lo stessa ho avuto molti dubbi sulla leggedell'apriledel '93 contro l'intolleranza razziale: in sostanza veni vano puniti i reati di opinione, quindi non si può non essere perplessi. lo lo sono ancora di più perché ho visto a che risultato ha portato: gli skin sono assolutamente fieri di avere una legge contro di loro e si sentono vittime perseguitate di una legge che punisce le opinioni. E, soprattutto nei piccoli gruppi, l'intolleranza che tu riesci a suscitare all'esterno, contribuisce molto all'identità del gruppo e al suo rafforzamento. Un capitolo del tuo libro è intitolato "dolce stil nero"... Si tratta dei rapporti che gli skin hanno con le loro donne. La figura della donna è una figura distante, al di sopra, una vera regina, che comunque non fa parte, non contribuisce alle magnifiche e progressive sorti della società. Una tradizione di destra, sicuramente poco sensibile alla cosiddetta identità di genere, e che negli skin si ritrova pienamente. •• E come a Salò le donne repubblichine non potevano portare il rossetto, i belletti, e di fatto la loro attività si risolveva in un prolungamento dell'attività domestica, per gli ski n è esattamente la stessa cosa: nel momento in cui si decide di fare un raid le donne vengono escluse dalla riunione per decidere e anche dalla partecipazione diretla. C'è comunque anche la sottocultura di una parte delle skingirls, che riprende le cosiddette modettes, cioè le donne dei mods. E mentre la moda skinhead è assolutamente maschile, quella mod era invece sicuramente più effeminata. Così, spesso, le skingirls hanno un look che media lo skinhead duro, fin troppo maschile persino per i maschi skin, con qualche tratto preso in prestito dalle modettes, tipo la frangetta. A Vicenza si vedeva qualche skingirls, ma sono molto poche ... E comunque resta il fatto che quando si decide loro non ci sono. Dalla comparazione fra gli skinheads italiani e quelli degli altri paesi cosa emerge? Bé, le affinità maggiori gli italiani le hanno con gli spagnoli per via del passato e anche per la medesima origine sociale borghese. Lo stile skinhead nasce in Inghilterra e quindi, ovviamente, c'è una lunga frequentazione con gli inglesi. E' a partire dalla metà degli anni 80 che il movimento inglese si politicizza e si avvicina alle posizioni razziste e ultraconservatrici del National Front, cosicché quando alla fine degli anni 80 in Italia avviene il grosso impatto col problema del1' immigrazione, il bagaglio inglese torna buono per riflettere sulla contemporaneità e va a stratificarsi su quello esistente di un fascismo più o meno coltivato. La mia impressione, in generale, è che fatti di violenza come Rostock non ci siano stati in Italia e che quelli italiani in fondo siano degli skinheads soft, che sulla violenza ci sia una monumentale elucubrazione ma senza oggetto. E' una violenza dell'immaginario. Mi colpì una frase di Boccacci che apprezzava l'azione di risposta dei giovani ebrei romani che hanno attaccato la sede degli skin ... Intanto gli skin erano contenti di sentirsi attaccati. Poi nel loro culto della violenza quell'uscita violenta dal ghetto meritava rispetto. Del resto sarebbe lungo il discorso del rapporto che gli skin hanno con la cultura ebraica perché, paradossalmente, si basa su una grandissima stima, che tu non trovi nei confronti della cultura dell 'extracomunitario. Il che non vuol dire che non ci sia antisemitismo, sono razzismi diversi. Il razzismo ottocentesco, di stampo biologico, fondato cioè sulla gerarchia delle razze, è ancora presente ma è diretto nei confronti degli extracomunitari. A questo se ne sovrappone un altro, di tipo culturale -l'hanno studiato molto bene Balibar e Teguieff in Francia- che non porta a considerare la propria cultura superiore ma a "tenere" alla propria cultura, e quindi non volerla vedere mescolata con altre. E' cioè un razzismo "differenzialista", che dice che ognuno deve starsene a casa propria, che ognuno deve essere autonomo e indipendente, un razzismo fondato su una difesa esasperata della differenza. Nei confronti degli ebrei c'è soprattutto questo secondo atteggiamento. Poi, certo, qualche volta i nasi tornano adunchi, come scrisse l'Italia Settimanale riferendosi a Gad Lemer, e soprattutto persistono capisaldi dell 'antisemitismo come quello secondo cui, da un punto di vista economico, lutto è in mano agli ebrei. Consideriamo che la Repubblica di Salò per prima cosa prese provvedimenti contro gli ebrei. Nei 18 punti di Verona, che fondano Salò, al primo punto si dice che si è contro i plutocrati ebrei. E' stranissimo, siamo nel pieno della guerra civile, sul suolo italiano ci sono l'esercito tedesco, americano. eccetera, e a chi si pensa per prima cosa? Agli ebrei. Secondo te dagli skin può venire un pericolo eversivo? Posso rispondere così, con una favola mongola che iniziava con "c'erano una volta sette calvi sciocchi e un furbacchione ..."'. •

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