Una città - anno I - n. 1 - marzo 1991

Bi • rie E' importante fare co nti Intervista a Fadila Bakadour ... Sono stata in Algeriauna solavolta, alla fine dellaguerra di liberazione.Ne ho un 1icordo confuso, perchè avevo quattro-cinqueanni... Ricordo soloche tutti mi sollevavano, le macchineche si rovesciavano, tutta questa folla per le strade ... Mi ricordosolo questo, perchèi mieigenito1idopo un anno sono ritornati in Francia. Lì in Mge1iaera difficileriprendere... Prima è tornato mio padre, poi,quandoè tiuscitoa trovare un lavoro e una casa, siamo tornati anche noi, e siamoandati ad abitare in una piccola cittadina a circa venticinque chilometri da Grenoble. Io ·sonocresciuta lì. Quindi tu hai la cittadinanza francese? No, perché sononata prima del trattato diVichydel '63 tra la Francia e l'Algeria. Quelliche sononati dopohanno diritto alla doppia cittadinanza, ma la mia generazione è tagliata fuori... Miamadre è cresciuta in Kabilia, dove vivonoi Berberi.Miononnomaterno venivadal Sudan;me lo ricordo,era scurodi pelle,con . la barba bianca, il vestito bianco,il suo bastone... E' arrivato in Algeriae lì si è sposato con mia nonna che era berbera.Miopadre inveceera arabo,di Orano. Io quindisono mista, di due etnie: berbera e araba. Con mia madre ho sempreparlato berbero,e con miopadreparlavamofrancese. I miei genitori invece, tra di loroparlavanoarabo. Io l'araSono cresciuta in un quartiere di immigrati, algerini, italiani, spagnoli •.. bo non lo parlavo,però, siccome quandosi è bambinisi impara facilmente, adesso che per lavorosonoa contattocon marocchinie tunisini,riescolo stesso a parlarlo e a farmi capire. Adesso sto studiando l'arabo letterario, quello del Corano. E' una lingua molto bella, con una grammatica moltointeressante.Attraverso lo spirito della grammatica riesci ad intuire la mentalità di un popolo, il suo mododi pensare,di esp1imersi. Il Berbero e l'Arabosono lingue di ceppidifferenti,conun alfabeto completamente diverso. I Berberi sonoun popolomolto antico, sonostati i primi abitanti del Nordafrica, hanno una cultura diversa da quella araba, con una storia e una letteraturaproprieS. onomusulmani, ma non moltopraticanti. Mio padre ha sempre lavoratocomeoperaio in fabbrica, mia madre era casalinga, noi eravamo sei figli,cinque femmine e un maschio. Mio padre lavorava moltissimo,facevaanche altti lavori oltre a quelloin fabbtica.L'integrarsi in Franciaè stato difficile;siamostati noi figli,crescendo,ad aiutarli, soprattutto per quanto riguardadocumenti e pratiche burocratiche. A quei tempinonesistevanocorsi di alfabetizzazione;gli immigrati trovavano facilmente lavoro e alloggio perchè all'epocain Francia c'era molto bisognodi manodopera, però c'era verso di loro una forma molto marcata di indifferenza... Sono cresciuta in un quartiere di immigrati,algetini, italiani, spagnoli, portoghesi. Un quartiere internazionaleinsomma. La tua famiglia era religiosa? Mio padre nonha mai praticatonè preghiera, nè robe simili e tranquillamente beveva vino. Avevarappotti soprattuttocon Francesi e ha sofferto molto durante i quattro anni di carcere. E' una stotia un po' lunga. Quandoioavevoun anno e mia madre era incinta di mia sorellapiù piccola,un belgiorno venne la polizia in casa e an·estòmio padre. Alcuniimmigrati che erano entrati in Francia insieme a mio padre avevano fatto una spiata, dicendo che mio padre faceva patte del Fronte di Liberazione Nazionale algerino. Mio padre sicuramente non si occupava di queste coseperchè aveva quattro figli da mantenere e miamadre incinta.Mia madre quindi si è trovata da solaconi figlipiccoli.Mi ticordochemiamadre la domenica mi portava in un posto e mi sollevava, mi faceva vedere mio padre; era la visita settimanale in carcere.In quel periodoc'eranodelleassociazioni di aiuto.Miamadre, con altre donnecolmatito imprigionato, si trovavano (dovevano fare queste cose discretamente), viaggiavanoper andare in un certo posto dove veniva data loro una somma di denaro. C'erano anche dei militanti che aiutavano gli algetini, ho letto poi che c'erano anche Sattre e SimoneDe Beauvoir e iomi ticordochea volte anivavano a casa delle casse di alimenti. Tutto questo per quattro anni... sono lunghi! ... Mio fratelloè mo1toa diciassette anni. In casa è stata una tragedia, era l'unicomaschio. Fa parte della cultw·amusulmana valutare molto il maschio;tant'è checi sonodonne ripudiateperchènonsonotiuscite a dare al matito un maschio.Lui in casa era il più libero, poteva fare tutto quello che voleva.Noi femminenon avevamotutte queste possibilità. Ma adesso, per le ragazze di origine nordafricana, le cose stanno cambiando? Un cambiamentocomincioa vederlosoloadesso. Quandoavevo18anni c'eraun altro modo di pensare; per esempio una mia sorella più grande si è sposata con un cittadinofrancesee questo ha provocatoil caos fra tutte le nostre conoscenzeM. ia madre ha avuto il dito puntato per quasi vent'anni,perchèla trovavanopermissiva.Mia sorella è stataunadellep1imedonne di originealgetina a sposare un francese.Quasi tutte le mie sorelle sono sposate con francesi; solo la più grande - che adesso ha 45 anni - si è sposata con un algerino. Ho l'impressioneche in Francia le donne musulmane comincino soloadessoa tibellarsi all'autorità del maschio. Come hai vissuto il rapporto con la cultura francese da una parte e con quella araba dall'altra? Dico che è stato buono perchè ho potuto fare dei confronti e questo mi ha dato la possibilitàdi scegliere quelloche ritengo giusto e di scattare quelloche non mi va. Per meè importantepoterfare dei confronti.Non mi sarebbe I 6 . . . UNA Cif'iA' piaciuto vivere in Algeria, questo è sicuro, perchè la mentalità del luogo non mi piace; non mi piace come la donna viene considerata, la vitadelladonnaè negativa,sia a livellosociale sia a livello personale,la vita della donna è inesistente. Il fatto di essere vissuta in Francia mi ha dato mododi vivereuna cetta realtà in casa e all'esterno un'altra. Io mi sento francese-perchè no? anche se amo le mie origini-perchèquandomi trovoconfrancesistobene, il rapporto si apre subito, non ci sono problemi. Invece se incontro algerini nasconodelle difficoltà di rapporto e sono convintache, se dovessiandare a vivere in Algeria, avrei moltoproblemi. L'esperienza dell'emigrazione cambia una persona? Sempre. Per me l'esperienzadi immigratoè sempre positiva, insegna. L'emigrazionecambia, aiuta ad andare oltre i limiti della propria cultura perchè una persona, crescendonella sua etnia,magaririmanepura,ma ha difficoltàs,e timane sempre lì, a conoscerea, capire,di conseguenzaanchea comunicare. Le mie cugine che hanno accettato le regoledel matrimoniotradizionale,per cui l'uomo viene presentato da un'altra persona alla famiglia che si accordasenza che la ragazza conoscail futuro sposo, dopo un paiodi anni si rendonoconto... però è tardi e alcune mi hannodetto" tu sei fortunata, non sei legata a questecose,a questi obblighiche ti mantengononella famiglia.Credoche ogni personasia"individuale"e chep1ima di tutto i débba liberaredal legameconla famiglia d'otiginee, in un secondo tempo,anche a livellosociale. Ma nei paesiarabi questonon succedemai, la donna timane in famiglia,dalla sua famiglia passa ad un'altra ... suocero, suocera...Miopadrediceva"Le mie figlie non si sposeranno mai, se devonofarloin questo modo",per questoha avutodei momentidi chiusuraconmolti algerini in Francia.A miopadre questa cosa non andava, perònon ho mai potutoparlare conlui da grande;l'hoperso che avevo quindici anni. Ma qual'è stato il tuo percorso verso questa scelta individuale? lo ho sempreviaggiato parecchio in Europa. Mia CO madre a volte mi diceva"Sei come un mio maschio"; ero l'unicadella famigliache aveva vogliadi studiare, non mi sono potuta laureare perchè, dopola mmtedi miopadre, ho cominciato a lavorare. Ho semprestudiatoper conispondenza, l'inglese, l'italiano, l'arabo per un paio di anni ed ancheadessosonoisctitta alla facoltà di sociologiadell'università di Marsiglia, che mi seguirà per corrispondenza. Quando sei venuta in Italia? A Ravennasonoanivata a ventun anni e ci sonotimasta sette anni, con la lingua non ho avuto problemi;il problemac'è stato, dopoun po' di tempo,per il permessodi sogL'emigrazione cambia, aiuta ad andare oltre i limiti della propria cultura. giorno. Quandomi sono presentata in questura mi hanno dato il permesso di tre mesi per turismo mentre io ero intenzionata a rimanere. Ho lavorato sempre in nero, perchè non avevo diritto al librettodi lavoro;cosìfinoall'86, quandoè anivata la sanatotia. All'inizio a presentàrmi m r questura avevopaura perchè col tempoti abitui a viverein assoluta clandestinità. Tra l'altro,mi era scadutoil passaporto e ho avuto anche dei problemi con la questura di Forlì. La questura mi diceva che senza passaporto non mi potevadare il permessodi soggiorno,e l'ambasciataalgerina mi dicevachesenza il permesso di soggiornonon mi faceva il passapotto. Io giravoin tondo, poi alla fine sono dovuta ricorrere all'ONUed ho fatto domanda comerifugiata politica. Ho fatto un periodo... Ho avuto un momentodi ctisi esistenziale,a trent'anni. Horottocontutte le amicizie.Avolte succedecosì,o fai w1incontro importante e la tua vita può cambiare se sei una persona disponibile. Io a trent'anni ho fatto un passo importante, sempreper questodesidetiodi ticerca di se stessi, di ricerca della verità. Mi sono ritirata quasi comeun'eremita;ho trovato un appattamentinoin affitto nellecollinedel cesenate; sono timasta lì praticamente un anno. E' stato un momento di tiflessione,una fo1madi distacco.Ptima di tipaitire, sono stata in Francia cinquemesi, avevobisognodi chiatire delle cose;bisognodi un dialogocon mia madree sonotimasta cinque mesi con lei. Avevobisognodi parlare conlei.Un rapporto difficileda spiegare,da persona a persona.. Lei ha rispostoa tutte le domandeche le potevofare, abbiamoavuto anchedegliscontri,scontriche lei non riusciva a capire. Durante la notte lei facevadei sogni, io ne facevoaltri, e ce li raccontavamoH. oavutoanche un confrontocon le mie sorelle. Una cosache mi ha anche ridimensionato nei confronti della vita e degli altri. Non è facile,perchèsi ha l'impressione di andaré controse stessi... Ed anche affrontare il confronto con i propri genitori... Mi dispiacechemiopadre non ci sia più, perchè avrei avuto tante cose da dirgli. Finchè non si sonochiarite dellecose, nel rapportocon i proprigenitori, con la propria famiglia, con la propria infanzia,non ti rendi conto che anche certe amicizie non erano vere, che potevanoessere sbagliate, superficiali.Sono contraria alle mediazioninei rapporti.Credo profondamente in Dio e nei momenti di lucidità riesco bene a dare un'immagine di quelloche credo.Ma questo è un momentodifficileper quel che sta succedendonel mondo. Per me Dioè la natura, potrei dire che è in ogni persona, in ogni essere vivente. Adesso faccioparte di un movimento controil razzismoe per la pace tra i popoli;io seguocoltempo che ho... Io ho semprecercato il dialogocon le persone, una cosa che mi da fastidioè l'indifferenza. La tua.situazione è abbastanza particolare, tu senti di avere delle radici? Beh, tanto tanto, no, però ad esempiose incontrofrancesi, mi riconoscononel parlare, vedono subito che sono cresciuta in Francia. Io sononata in Francia e sonocresciutain Europa,ma adessouna persona chemi vedequi, che valuta dall'aspettofisico,pensa subito che io sia una extracomunitaria, e questoè un problema, perchè si crea subito un malinteso. Tu hai viaggiato molto, ma tua madre ha mai espresso il desiderio di viaggiare? Lei va in Algeria ognidue anni circa,a trovare i parenti, le sorelle; ci sta un mesettopoitorna alla sua vita di sempre,alla sua televisione. Parla franceseconun accento fottissimo,non ha mai imparato a leggeree sctivere,è rimasta sempreanalfabeta.Non sctivenemmenol'araboperchè durante il colonialismo chi andava a scuolaerano i figlidi algetini conuna certa posizione oppure i francesi.A scuola ci sono andati un po' i maschi della famiglia,i fratellidi mia madre, che hanno imparato appena a leggere e scrivere, ma in francese non in arabo. L'arabonellescuoleè arrivato dopoil 1962,ptima lo insegnavano le persone che insegnavano il Corano,quindinon era lo studiodi una lingua,ma lo studiodi una religione.Mia madre tuttavia ci ha insegnato molte cose belle. Gli anni più belliche ticordosonoi primi, il fotte rappottofisico,che è tipico della donna mussulmana: come tocca, comeaccarezza il bambino. C'è una comunicazionecorporeamolto forte.Ancoraoggiquandovedo un bambinocon una mamma mussulmana mi fermoad osservare.Tua madre e le tue Il forte rapporto fisico che è tipico della donna mussulmana: come tocca, come accareua il bambino ... sorelle cosa dicono del fatto che tu non hai figli? Mia madre ha sempre desiderato che le figliesi sposasserotutte, che avessero la loro famiglia,ma credoche per lemadri questosia un fatto universale. Io invece,finda piccola,dicevo sempre:"quandosarò grande, vogliodiventare una donna di mondo"e mia madre non riusciva a capire cosa volesse dire. "Ma come? la donna di tutto il mondo?" perchè l'espressione"donnadi mondo" in arabo non esiste. Io mi vedevo come una persona che vive con l'esterno, con la società,ma lei non riuscivaa capire.Del resto anch'ioho desideratomoltissimo- come,penso,moltedonne- di avere figli, ma le miesceltenonmi hanno mai portato ad averne.Un domani non loescludo. Secondo te, che cos'è che fin da bambina ti ha spinto ad avere un immaginario proiettato verso l'esterno? on so se sia istintivo,ci sonopersone che hanno la fortuna di essere veramenteamate, cene sonoaltre che non hanno questa fortuna,e a voltepuòessere una nonna, una mamma che diceuna parola importante, una frase, che sveglia nel bambino la facoltà di capire che esiste qualcos'altro oltre quelloche si vede intorno. Io, fin da piccola, aspiravo all'amicizia, alla conoscenza,a sapere, imparare. Spessosono stata consideratauna che sogna, una sognatrice... a me sarebbepiaciuta la vita di Simone De Beauvoir. Ecco, per esempio lei è una donna che mi ha fatto moltosognare. E' stata una cheall'etàdi diciotto anni ha rifiutato tutto quanto le veniva impostoin famiglia. E' stata una donnache ha rotto dei limiti, una persona con un mododi pensare coraggioso,che ha semprefatto le cose sino in fondo. Io cercosempre persone che mi stimolino e personeche io stimolo,perchè deve esserci uno scambio e questo con personedi tutto il mondo.L'importanteé andare oltre i limiti della propriacultura. A cura di PatriziaBetti e FrancoMelandri

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