La Terra vista dalla Luna - anno I - n. 7 - settembre 1995

della ricostruzione, la demolizione di 7 edifici abusivi, la conferma dei provvedimenti di pedonalizzazione, l'avvio delle iniziative di più vasta portata s. Se si vuole azzardare una sintesi, l'idea che sembra sottesa a tutti questi programmi non è tanto quella della città turistica o monumentale, ma quella del decoro urbano. Napoli più "vivibile" perché più pulita, più ordinata, più dotata di "attrezzature", più consapevole della sua storia: più civile, e anche più perbene. E se l'oggetto principale delle r.olitiche è la città come urbs, destinatario privilegiato del discorso è la città come civitas, che il sindaco si impegna a rappresentare nel suo insieme, ricostruendo appunto una casa comune dei cittadini. Punti fermi · In qualche modo, almeno chi a Napoli vive, ha oggi la sensazione che rispetto alle linee fin qui disegnate qualcosa sia mutato. Una svolta sembra identificabile nei mesi a cavallo dell'estate 1994: per fare riferimento ancora a even-. ti-limite, tra lo svolgimento del G7 (8-10 luglio) e l'approvazione del documento di Indirizzi urbanistici (ottobre). In quei provvedimenti e in questo momento, sulla linea dell'or-. dinaria amministrazione e della normalità, prevale un atteggiamento diverso: "illuminista", direbbe Alberto Jacoviello (che delle recenti vicende napoletane è un osservatore fedele), o piuttosto "giacobino". Provo a spiegarmi proprio con una rilettura dei due fatti citati. · · Per l'occasione del G7, come si è detto, Piazza Plebiscito viene chiusa alle auto e restituita (ma forse sarebbe più corretto dire offerta per la prima volta) ai cittadini. La .cosa avviene non senza il consueto corollario di polemiche e, almeno inizialmente, non escludendo successive riaperture almeno al transito di mezzi pubblici 9 . Personalmente non trovo che· la chiusura totale sia un provvedimento pàrtico_l~rmente giu~tificato10, ma non è questo eh~ rin mteressa discutere. Quel che mvece mi sembra da sottolineare è appunto che su questo argòmento non si cerchi (neppure retoricamente) la discussione, ma piuttosto si affermi la necessità di decisione. La chiusura della piazza alle auto - sostenuta ostinatamente, ignorando le proteste corporative dei commercianti, opinioni di cittadmi e studiosi, possibilità di altre soluzioni - si carica di significati simbolici. Non solo e non tanto per il fatto che la piazza ripulita e vuotata per il G7 fa immagine. Non si tratta, banalmente, di una o,perazione di facciata, ma di un discorso assai più significativo. Quel che il caso di piazza del Plebiscito dice è piuttosto la capacità e la volontà della giunta - nel nome del superiore interesse della città - di decidere, in qualche caso perfino rinunciando alla popolarità presso certi gruppi e ceti, senza tentare una mediazione in altn momenti e luoghi ricercata 11. Ma così caricata di significati simbolici, la decisione non può che essere sottratta a una valutazione (almeno ex post) e al dibattito pubblico: diventa immodificabile, quale che sia la rilevanza del suo contenuto tecnico. Tra fine di giugno e metà ottobre si colloca . l'altra vicenda cui facevo riferimento: l'iter di approvazione del documento di indirizzi urbanistici. La giunta costruisce un quadro di intenti relativo a tutti i nodi cruciali della vicenda cittadina: sollecita l'avvio della pianificazione di LA CIITÀ. scala metropolitana, affronta la necessità di salvaguardare le aree urbane ancora libere, indica soluzioni generali per l'area dismessa di Bagnoli, i quartieri orientali, il centro storico. Come prerequisito per ogni altro passo, cancella il preliminare di piano 1990 e scioglie il Comitato tecnico-scientifico che ne era responsabile12. Una mossa importante, dunque: che riafferma il diritto-dovere della pubblica amministrazione di pianificare, sgombra il campo dagli esiti di interazioni proprie di un'altra era (depositati in un documento discusso e di incerto valore formale e rappresentati dal soggetto tecnico incaricato), mdica una direzione ~i marcia. I toni dei quotidiani restituiscono abbastanza bene l'aura di solennità con cui l'evento è costruito. Il Mattino titola "L'ambizione del XXI secolo, una ricetta per vivere nel futuro". Il commento di Repubblica non è da meno: malgrado la modestia del titolo, il documento è già un vero preliminare, se non addirittura "la madre di tutti i piani". L'aura, tuttavia, non è frutto solo dei capricci di titolisti fantasiosi; per una quota non mdifferente, invece, deriva dal fatto che gli indirizzi sono concepiti dalla giunta, volutamente, nel più stretto riserbo. Il fatto pi:incipale, dunque, è• che ora essi sono "resi pubblici". Una volta tali, possono essere sottoposti a una intensa quanto estiva discussione pubblica (non priva, in ogni caso, di punte aspre) per essere approvati, con piccole mtegraz1om e quasi all'unanimità, a metà ottobret3. Una più ampia consultazione della città è _promessa per il futuro, quando una serie di varianti al piano regolatore del 1972 dovrà trasformare gli Indirizzi (solo politici) in veri e propri strumenti di piano. · Anche in questo caso, ben più consistente, mi sembra si possa parlare di una scelta illuminista o - come io preferisco definirla - giacobina. L'amministrazione si presenta, in quanto soggetto pubblico, come il solo attore che può e deve assumersi l'onere di rappresentare l'interesse pubblico. L'azione di altri soggetti è prevista solo a valle di una prima decisione, ed è concepita nelle forme della partecipazione contemplate dalle leggi e dalla prassi urbanistica italiana tradizionale (consultazione, osservazioni, ...). Probabilmente la sfiducia verso processi più aperti alla interazione - in una città che gli anni del 'pomicinismo' hanno devastato anche e soprattutto nel tessuto democratico - non è del tutto immotivata. E tuttavia l'approccio scelto non sembra il più adeguato alla complessità del contesto napoletano. Per di più, se è vero che la situazione contempla una (ovvia) riorganizzazione di lobbies 14, o comunque una collocazione in posizioni di attesa non proprio benevola di molti degli attori influenti, non sembra neppure l'approccio più adatto a favorire l'organizzazione di soggetti che possano riequilibrare il bilancio. Anzi, in un processo dove logiche interattive e incrementali 15 giocano comunque un ruolo - quali che siano le preferenze culturali e le volontà dei decisori - iniziative che aiutino la presenza di' una società civile meno disastrata potrebbero essere utili anche per garantire gli mteressi meno forti. Viceversa, ammesso che questo sia l'ambito dei problemi, lo stile prescelto produce un altro effetto, non saprei quanto "atteso". E

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==