'R)Y1S1A POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 185 della popolazione, quella che lavora, produce e paga tutte le imposte, altissime, e non ha diritti politici ! Si trova di nuovo in giuoco il vecchio principio finanziario-politico, pel quale i popoli anglo-sassoni hanno fatte tutte le loro rivoluzioni interne ed esterne, hanno creata la loro storia, formata la loro costituzione: « no taxation withoid representation » oppure « taxation without representation is tyranny ». I Boeri avrebbero potuto vivere chiusi in sè senza il contatto con la éiviltà di fuori, vietando l'immigrazione e l'esercizio di miniere d'oro nel loro paese. La civiltà avrebbe pazientato più a lungo, e rispettata forse questa forma di mania collettiva. Ma è affatto inconcepibile, sopratutto in un paese di nuova formazione, che si permetta rimmigrazione di liberi uomini, si riconosca ad essi il diritto di possedere e di lavorare, a patto di non diventare cittadini dello Stato, quando dello Stato sostengono tutte le spese. Ecco il perno de1la quistione. Quindi non comprendo che cosa significhi la frase, che la civiltà inglese, industriale e capitalistica, vada a distruggere la civiltà boera, agricola e pastorale. Non intendo perchè i Boeri non possano continuare ad essere pastori quando diventeranno anche contribuenti del loro Stato ; nè vedo come gli altri che vogliono avere un controllo nella gazzarra delle spese pubbliche, di cui essi soli sostengono il carico, debbano o possano o abbiano interesse di far leggi per distruggere l'agricoltura e la pastorizia dei Boeri. Essi vogliono distruggere un privilegio tributario e politico, che è un anacronismo : non vogliono di più e non vogliono di meno. Che il motto « no taxation without representat'ion » si risolva praticamente nella difesa del lavoro e del capitàle inglese, è ovvio, poiché quel principio ha sempre appunto significato difesa della proprietà contro la spogliazione tributaria. U fatto che il capitale è inglese spiega, ma non giustifica, l'intervento armato dell'Inghilterra. Nondimeno questa guerra sostituisce la rivoluzione interna, che gli outlanders da lungo tempo preparano contro la spogliazione tributaria delle classi dominanti. Mi crede di Lei New York, 18 ottobre 18:J9. Dev.mo A. DE VITI DE MARCO. Cciro De Viti, Le sono vivamente riconoscente della sua lettera. È un 'altra molto autorevole doccia d'acqua fredda « per i boerofili. Di questi, alcuni capiranno e rinsaviranno ; altri si ribelleranno alla « scienza senza cuore » che parla di capitali e di tasse e di vili interessi materiali, mentre sono in gioco l'indipendenza e l'onore <li una nazione, sia pur piccola e un po' boera. Hanno torlo, ma non posso fare a meno di confessare che ho per essi un debole. Sono impressionisti e ignoranti, ma sono anche generosi e idealisti. Se io avessi un figlio grande lo vorrei boerofi.lo ; poi lo manderei a lezione da Lei, e sarei sicuro eh' Ella gli metterebbe la testa a posto senza « cavargli il cuore », Perchè di anglofili ve ne sono di due specie: v'è chi nell'estendersi della potenza inglese vede l'estendersi della civiltà, della libertà e della giustizia; e v'è chi sta coll'Inghilterra unicamente perché è la più forte di quattrini o di cannoni. La prima gente è saggia, la seconda innominabile. La gioventù delle nostre classi popolari sta coi Boeri perché è ignorante e generosa. Conosco qualche giovane delle classi alte che sta per gl'inglesi perché è ignorante e vile. Ella continui ad illuminare la gioventù della prima specie, e che quella della seconda vada (ma non ci va !) a combattere cogli Inglesi e che qualche buona palla ce ne liberi. Mi creda di Lei 31 ottobre 1899. Dev.mo F. PAPAPAVA. Associandoci all'augurio del Papafava fatto agli ignoranti e vili delle classi alte che parteggiano per gli inglesi ci confortiamo della difesa che il De Viti De Marco fa della causa del rinnegato ministro della regina Vlttoria apprendendo ciò che ne pensano alcuni inglesi! Abbiamo atteso con viva impazienza la Revie:w of reviews; ma vi abbiamo trovato tanta buona r0ba sulla quistione che dell'attesa ci sentiamo largamente compensati. Lo Stead - che più in là ripro foce i pareri opposti delle più autorevoli riviste inglesi e nord americane - nel Progres of the World comincia col constatatare che nel mese non c'è stato progresso, ma regresso; dovuto a quella che in un altro articolo chiama caratteristicamente la guerra di Chamberlain (1). Poi soggiunge: « La maggiore disgrazia dell'Inghilterra è che la coscienza della sua· maggioranza non sente la vergogna della sua politica. Ciò che indica la grande decadenza . della nazione. « L'orgo~lio del pote1·e, l'insolenza della ricchezza, l'arroganza dei Farisei t.utto cospi,·a a rendere irresistibile l'attuale movimento in favore della gue1Ta alla superficie. « Dobbiamo saccheggiare gli annali della storia recente per trovare un paragone colla cecità morale di una grande nazione. E il pa,·agone lo si trova nella cataslrof~ del ~econdo impero a Sedan. « E cnratteristico il silenzio sulla guerra col Transwaal del Congresso della Chiesa Anglicana tenutosi in oltobre. Pare che la leg~e, la giustizia, il diritto, la pace non siano rnaterie di cui esso dovesse occuparsi! « lii tanto un certo con fol'to c'è nella leltura del discorso che lord Rea y indirizzò ai membri dello Schoot Board di Londr-a. Due punli vi furono nolevolissimi: 1° quello sui pericoli che so1·gono dall'Imperialismo che comprende vn1·ie razze; 2° '1uello sulla nccessilà della educazione della democ,·azia. « Una democrazifl ineducato, egli disse, una democrazia senza il senso del pubblico interesse costituisce un pe1·icolo. E più g,·ande è l'impero, maRgiori dE'Vono essere le virLù per mantcne1·lu p1·ospero. l,..lucstc virtù sono più necessarie pe1· mantenere che pe1· conriuistare un impero. [I pro9resso morale poi pel' una noz10ne è più interessante ctel progresso maleriale, come, del pari, è più indispen'" sabile il coraggio morale di quello materiale >>. Nell'altro articolo - La giierra di Chamberlain - dedicato allo stesso argomento l'intrapresa inglése viene considerata come una guerra di pirati. Vi è staffilato lord Roseberry prima l el suo silenzio criminoso, e poi per la lettera grottesca che poteva scriversi solo nel caso che i nemici f ssero alle porte di Londra, e il governo che si rifiutò di risp mdere alla onesta domanda del capo dell'opposizione, Campbell-Bannermann: è vero che l'im,pero brittannico si abbassa ad indire la guerra ai Boeri per vendicare la disfatta di Jv:ajuba? Lo Stead, riassumendo i fatti, ritorna sulla malafede di Chamberlain, che rEse inevitabile la guerra, e deplora, col corrispondente del Telegraph, che uomini dello stesso colore, della stessa razza, e con le stesse credenze religiose vadano a combattere contro i Boeri, che suscitano l'ammirazione per la loro semplicità e per la fede colla quale al campo di Volkrust intonano salmi e preghiere col fucile in mano. Infine, paragona i Boeri ai Greci di Atene e di Spar~ ta, che a Maratona si levano in difesa della civiltà contro l'invasione asiatica, e si associa al Daily Chr·.- nicle, che li paragona ai Tirolesi combattenti per la indipendenza contro N apoleon!:) I, ed agli Svizzeri combattenti per la libertà contro gli. Absbm·go ! ... * * William T. Stead non contento della santa campagna contro il proprio governo, condotta nella Re:vie:w of revie:ws, ha scritto e diffuso diversi opuscoli popolari e pubblica ogni settimana il giornale: Guerra contro la guerra nell'Af1·ica del Siid. Onore a lui! LA RIVISTA.· (i) Ci sorprendiamo come eg·li non abbia ricordato che anche l'Imperatrice Eugenia volle sa giwr1°c: quella che terminò a Sedan ! Dr. Napoleone Colajanni: Per la Raz.z.aMaledetta, L. 0,50 Id. Mouvemwts sociaux en Italie » 1,- ld. La gra11debattagZiadel lavoro » o, 75
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