Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno V - n. 10 - 30 novembre 1899

'194 'R.IVISTA POPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCJALJ - non infirmano il ~rande valore scientifico del marxismo~ Con le eccez1oni gonfiate cos\ da far loro assumere la importama di regole generali, quale legge scientifica non se ne va a gambe all'aria f Persino le leggi naturali, come ad es. la legge di gravità, che può dirsi la più vera, la più assoluta, si può mandare 111 fumo, opponendole ad eccezione che le nuvole, i gas, il vapo1·e e, a volere andare oltre, anche i palloni, le comele, le piume non lendono sempre verso terra. Un allra accusa che si fa al mal'xisrno è di essere unilaterale. Ma questo non ha avuto mai la pretesa di essere integrale; disciplinato alla legge della divisione del lavoro. [rifugge dall'invadere il campo prop1·io delle altre scienze, aborre, insomma, dal metodo di certi sistemi che, per voler dare fondo a Lutto l'uni\·er-so, vanno a finire nell'assurdo e perfino nel l'idicolo. Pe1·chè og11i sistema non è altr0 che la concezione di 1111 dato ordine di cose guardate sotto un particolare angolo visuale; se si sposta questo angolo, le cose si spostano anch'esse ed il sistema muta e muterà tante volle quante volle m11terà l'angolo visuale; per concordare questi di& ve1·si aspetti si va diritto diriLLoall'eclettismo, con quel profitlo che tale sistema - il più sospetto e diffamato di tutti - suole apportare. Tutto questo chiasso, dunque, che alcuni fauno attorno a c'erte correzioni della dottrina marxista puzza di rappresaglia e di dispetto politico. Questa dottrina lia col?ito molti interessi, ha lacerati molti veli, molti indiv1dui e partiti ha sfatati; si spiega perciò la loro reazione. Nella natura - è verità tanto volgare che davvero non occorrerebbe più replicarla - tutto muta e si trasforma. Le dottrine scientifiche - si sa1 - non si sottraggono a questa legge di correzione incessante e di pet·f'czionamento continuo: tale suscettibilità, anzi, é il sintomo di una v1tabilità esuberante e di una veridicità resiste,ntc. Non c'é scienza o ramo di essa, infatti, che non sia stata modificata e corretLa. A che, dunque, le alte meraviglie degli antimarxisti ~ In tal modo essi si meravigliano della pianticella che diventa albero, che alle foglie secche fa seguire le nuove, e che della potatura delle frasche ingombranti si avvantaggia; essi si meravigliano del bambino che si fa uomo; si meravigliano, cioè, d<.>lla cri,i fisiologica, inerente e perenne negli organismi viventi. Marx, per quanto grande, fu sempre un uomo, ed ha potuto, anzi ha dovuto errare; per non errare ce lo dovremmo immaginare come un Dio. Che fosse tale prete11derebbero gli antimarxisti; la loro critica perciò pt·egiu<:lica loro slessi, che da Marx pretendono la verità assoluta, e non pregiudica il marxismo, tallto vero che· la necessità di una revisione e correzione della doLLrina del Maestro fu riconosciuta, iniziai.a e voluta dagli stessi seguaci di Marx. Costorn sanno n,eglio degli altri - pe1· dirla con A. Chi appelli - che « l' el'edità del pensiel'o passa quasi sempre ai discepoli indocili »; che « il vero successore, l'erede legittimo di un grande pensatore, non è tanto colui che ne ripe1.e e ne co11tinua fedelmente la dottrina, quanto quello che la nega, nel significato ltegeliano del termine negare ». In quest'opera di correzione bisogna tener conto di tante cause di errore, a cui il Marx non poteva umanamente soltral'si. Anzitutto, egli s0riveva oltre mezzo secola fa, ed in quest'ultimo mezzo secolo g1·andi e veramente sorprendenti sono state le scoperte e le rivoluzioni in ogni ramo dello scibile, pel gra1tde contt'ihulo di nuovi dati e nu.ove osservazioni esperimentale con nuovi mezzi di osservazione. Di più il Marx, espulso da. tanti paesi e p -rseguilato d.a tanti governi, si trovò - per dire cosi isolato rn Inghillerra, il cui svilupppo industriale e sociale può dirsi quasi anormale di froute a quello degli allri paesi. Ancora, Marx fu uomo politico d'azione, perciò - osserva bene G. Sorel - é necessario ;.;eparare rn lui ciò che è essenziale e scientifico da ciò che è tradizione 1·ivoluzionaria e preoccupazione politica. Inoltre, certe f'ot·mule astratte. contro cui si scagliano alcuni - è lo stesso Sorel che lo dice - sono a11teriori al Marx, che le ha dovuta conserval'e pe1· facilità di r.ropaganda, dacché questi luoghi comuni erano usali. E una necessità questa che s' irnpo11e a luLLii novalol'i e propagandisti, e nessuno fu più propagandista e più novatore del Marx. Infine, nella nostra questione non deve tenersi in piecolo conto la inconlentabilità e la cecità di certi critici, che spesso si formano un marxismo a loro immagine, e marciano perciò in guerra contro i mulini a vento, quando non vanno addirittura a sfondai-e gli uséi aperti. Questi ultimi anzi son quelli che più mettono il campo a rumore. Se la critica seria avvantaggia, la ct·itica frivola non nuoce. Il marxismo anche spoglialo delle sue pat·ti caduche, contiene sempre lanta esuberanza di vita e di verità, che i suoi nemici si accorgeranno sempre meglio cb'esso i-inverdirà sempre più, come una pianta potata ed inaffiata con cura dall'agricoltore, eh' è sicu1·0 di ricavarne grande copia di fiori e di frutta; eh' esso. anziché avere finita la sua parabola, come u11a stella cadente, co11tinuerà a descriverla, splendendo ed il:uminando il mondo della scienza, come un nuovo sole. G. BoNAGrnso. Sentite prima chi era. Era un sognatore di voluttà e di estasi come ce n'è tanti : se nè,n che la sincerità era maggiore in lui che nel volgo. Così, sognò: ne' suoi giovani anni sognò. Vi• sioni meravigliose: primavere aulenti, monti e castelli d'oro alti nel sole, argentei fiumi rigat· dal bacio·della luna., isole e I eaisole scorrazzate da una prole felice, foreste di rose, di mammole e di gardenie. Poi, lo rividi: pallido, svigorito," curvo: subiva il peso di un incubo enorme? o non mirava più le bolle di sapone e i lampioncini colorati salire, salire, salire fino a diventar stelle o asteroidi? Lo rividi e mi tor• nò alla mente l'immagine, viva e trepidante, di quel naufrago, che con lena affannata Uscito fuor del pelago alla riva Si v0lge all'acqua perigliosa e guata. Più che dal pelago, Patroclo - noi ci chiamavamo Patroclo ed Achille per un diletto estetico, ossia per esprimere l'umile devozione nostra all' Ellade madre - Patroclo veniva fuori, fresco fresco, dal carce e di* ed ecco come. S'era trovato, nella baraonda pri oaverile, a Napoli: mentre i monelli e le femmine vociavano in mezzo alla via, ingrossando una specie di processione spagnolesca, egli stava a guardare, e, a un certo punto, - quando da' precordi l'url0 scoppiò: pane! pane! - ebbe un tenue sorriso per quell'ondata di popolo-re, che fiottava in faccia al golfo placido e divino. Il sorriso sem • brò sfida, provocazione. Bastò: a, salito, tratto in questura, poi dinanzi il Tribunale di Guerra, Mario si sentì scendere sul capo la spada di Damo Je, a lui da tempo sospesa per aver rincorso le luccioìe nelle notti insonui, e l'ombra della reclusione acGolse l'ospite novello a braccia aperte, facendogli capire nel muto, ma limpido linguaggio : « O giovane, caro alle Muse, ancor più caro a me, allégrati: dopo il Pindo, non vi è dimora più gioconda della mia ,, . - Povero Mario ! E sei tu ? - In pelle ed ossa, come vedi. Ma non compiangermi, amico mio. Ho me3so senno : otto mesi di sole a scac hi sono stati più che sufficienti a guarirmi del mal di fegato. Intendo ora molte cose e principalmente che e' è bisogno di preparazione seria, di educazione, cioè, e coscienza. Perchè il socialismo sta bene ; ma sa il popolo che vuol dire .socialismo ? Che il socialismo è legge d'amore, di giustizia; di solidarietà ? Se non lo sa, sta pur sicuro che domani si sarebbe daccapo : lèvati di li, chè ci vo' star io, è la eterna favola. Occorre del tempo e parecchio: come sai, noi siamo poveri ed analfabeti più degli altri ed - ab- (i) Dalla prefazione al volume di liriche: Dalla Gacrra alla Pace, d'imminente pubblicazione, con epistola in fcic-si,nile di Felice Cavalletti.

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