'RJVISTA POPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCJALJ 207 un gran romore e non può a meno di non produrre, qui e fors'anco altrove, non indifferenti conseguenze. Pubblicatosi il libro fu generalmente disapprovato, e disapprovato da chi per pubblici, da chi per privati motivi. Comunque sia di questi ultimi e specialmente de' religiosi dell'ordine domenicano, i quali dicono essersi stranamente sfiuurata in quest'opera la sa'1a dottrina di San Tommaso s~lla potestà de' prin.:ipi, il Ministro di Spagna ha mandato il libro alla sua Corte, dandone un'idea alla a provocare qualcbeforte risoluzione di quel Ga1:erno; cosi pure il Ministro di Portogallo ne ha avvertita la sua Corte e mrnda ora il libro perchè si faccia colà esaminare. lo, dunque, crederei di mancare al mio dovere se non ne trasmettessi una copia "· La risposta che fèce in proposito il Conte Perret d'Hauteville, Ministro degli Esteri della Corte sabauda, all'ambasciatore in Roma forma il quadro più vivo delle diffidenze e delle ostilità che provocò, in tutti gli Stati italiani, l'Opera di Spedalieri. Eccola: . « Questo libro comparso al rubbhco nelle presenti circostanze e coll'~pprovnione di Roma, anzi con le sue stampe e col manto della religione, n~>n ~a potuto che riescire di somma sorpresa ed amm1raz10nt, u.on tanto per il i!ran ma1e cbe tale produzione p1,o f a1·e per sè stessa all'l talia, quanto per l'uso malig110_wi ben saprà Jarla valere, come a suo trio11fo, la Francia mede~m,a. Pensandosi, però, su questo o_ggttto, ad un_ convement~ provvedimento, inteso anche rn proposno 11 parere d1 questo nostro qardinale .Arcivesco~o, il quale fu dei pri~i. a_ vedere 1_!dcno libro e a nlcv~rue le molle fer11iuos1ss111m1aesll111e, s1 è creduto che, mvece dt darsi a tal libro pubblici segni di riprovazione, atti ben sovente piuttosto ad invitare l'altrui curiosità e ad eccitar~ dispute che ad impedirne la perzcol,,sa lettura,_ il n11gltor partilo fosse di 1101f1arne rnmo1·e,vegliaudosi solo !'. non lasciarne introdurre nello Sia/o alettna copia e a nitrare nella miglior maniera quelle che già polessero essersi introdolle » (I). . . . . . , Abb'amo altre t?st1mo01anze della pro1b1z1one dell opera di Spedalieri. Un Biagio Albino, che ne portò nascostamente un gran numero di copie in Sicilia donde ne spedi a Genova per diffonderle ndl'ltalia superiore, scrh-e da Palermo, in data del 3 maggio 1792, a Spedalieri: « In quanto alle opere sue I~ _dic? che i _Dirittj de~- /' 1101110 sono ri"orosamente pro1b1tt m Napoli ed 10 Sicilia ed io ho "'passato per ig11emet aquam per avere il padrone ddla Felluca (grossa barca) manifestate due balle di libri. Volevano obbligarmi alla revi;ione. Ma io, essendomi maneggiato collo stesso revisore a cui bisognai regalarne una, ott~nni c~e si fossero quei libri t'amazzati a Genova su d1 un pmco trapanese )). Negli ..Avvisi di Genova del 17 Marzo 1792, poi, leggesi: . . . . . « Scrivono da Roma esser gmnta cola not1z1a che sia stato proibito in vari Regni il libro De' Dirilti del'Uomo, lib. VI dello Spedalieri, dove, fra le altre cose, si va portando in trionfo il Contralto Sociale. S. M. 11 re di Napoli ha fatto ingiungere a tutti i vescovi di non permetterne l'introduzione in quel Regno. Se ne arreca per ragione che è questo un libro incendiario .... ». Quanto a Roma, abbiamo notizie minute de' primi momenti dell'apparizione de' Dirilti del 'Uomo in un libro pubbli:ato nel 1792 e intitolato Rairuaglio del uiudizio for111a/odell'opera "_De' Dirilli dell'Uo'.no_,,e delleprime quatiro impu~na;:._10111 delta medesima. Iv1 s1 legge: « Appena "furono affissi alle cantonate di questa metropoli del mondo cattolico i fromespizi dell'opera De' 'Diritti del 'Uomo, vidi affollars;, alla stamptria, in cui se ne spacciavano le copie, un grandissimo numero di per;o □e, bramose di pro:acciarsec:ne un esemplare, con- (1) Questi irnponanti documenti furono pubblicati, s·u dal 1882, dall'illustre storico piemontese Domenico Pern ro nella Gazzetta letteraria di Torino. corrèndo e la fama dell'autore e l'argomento dell'opera e le circostanz ! del tempo ad eccitare in tutti l'avidità di le<1gerla. Nè meno frequenti furono le commissioni di prov~edcrla venute da divtrse parti come ad altri negozianti di libri, così a me ». I I. Racconta Terenzio Mamiani che Pio VI, accogliendo dalle mani d<l filosofo il grande Opera sostenitrke del contratto sociale e della sovranità popolare ed alluJendo al recente attacco del Febbronio contro l'Autorità pontificia, gli dicesse : - « Mentre si sbracciano e sottilizzano tanto per sapere con ,rigore quid est Papa, giova ora che sappiano nettamente quid est populus I » (I). Se non che quello che, ne' Dirilli dell'Uomo, parve al Papa degno di lode, parve a' papisti degno di anatema; e da qui una tempesta mai vista e mai udita s;atenatasi addosso al povero e grande filosofo dell'umanità. Non c' è, nt Ila nostra storia letteraria, che Machiavelli il quale sia stato tanto combattuto; ma v' ha. però, questa diffc r<!nza:che, cioe, l'autore del Principe . f ~ ed è giu,tamente combattuto, per le sue dottrine 1111que e l'autore dell' Arie di '!0Veruare e de' Dirilli del/'Uvmo fu ed è combattuto ing~ustamente rer le sue dottrine di altissima giustizia umanJ. Apre il fuoco contro Spedalieri ua Antonio Bianchi. che si compilce di darsi del tenente, con una Lei/era dall'Adi-ialico sopra l'Opera « 'De' Diritti dell'Uomo (Rom 1, 1792 ). Il nostro tenente, serven<losi d'un linguaggio tecnicc-militare, cosi rfassume il suo giudizio: « Q•1esto, ben inteso, dico, che il sistema adottato da Spedalieri su i diritti originari dell'uomo contiene molte cose false ed insussistenti; che anzi si appoggia interamente su falsi wpposti; che è un castello di vetro co' la vorioi di filagrana, vistoso ed a bei colori, ma privo di solidità, che, con poche cannonate va in rovina. Cominciamo a disporre le nostre macchine, ed i nostri approcci "· Alla larga ! Scende secondo in campo il P. M. Giuseppe Tamagna con Due Lei/ere sopra l'Opera " 'De' Diritti dell'Uomo ,,. Nell'avvenenza del grosso volume dice A cbi legge: « L'opera del signor Abate Spedalieri, riconosciuta da tutti i savi critici spassionati per bella ragionata e profonda nel suo intero; J'Ure, rapp0rto all'origine della sovranità ed alla di lei consistenza, non ha avuto la stessa sorte. Si è da' più riconosciuta non vera ». Viene terzo un ardito quanto anonimo Sacerdote 1·0mano; 11 quale, intorno alla mal digerita dottrina sulla wvranità popolare, si permette il lusso di confutare Spe• dalieii con lo stesso Spedalieri. Intitola, infatti, la sua diatriba: La do/Irina del signor Abate Speda/ieri sulla sovranità co11f11taldaa per se stessa (Roma, 1792 ). Si aggiunse subito a costorc, nell'aggre,siom: contro l'autort: de' Dirilli dell'Uomo, l'Abate Luigi Cuccagni; il quale, senza nominarlo, combatte la dottrina di Spedalit:ri nel Supplemento al giornale ecclesiastico. (MarzoAprile e Maggio-Giugno 1792) in una dissertazione intitolata: Della libertà delle cbiese parlicolari ecc i11rispos/a aoli apo!ooisti dell'asse111ble1a1a:Jo11adlei Francia. A un° certo piato vien fuori una Difesa de' " Diritti dell'Uomo,, (1193) specialmente in risposta alla L•llera dall'Adriaticu dd Bi:10chi. Difesa ben singolare e ben strana, però, che, nella questione più d,cisiva - quella htorno alla sovranità - si tramuta in offcs'.l più crudele perché sembra più disinteressata e più sincera! Infatti, 1',gnoto au1ore, interno alla fatale dottrina, no? solo abbandona il filosofo al vilipendio de' suoi nemici, ma si muta anche lui in nemico più terribile perché lo assalisce dopo averlo blandito. Ed ecco perché il tenrnte ( 1) MAMIAN1, Lo Spedalirri, Dialogo ripubblicato a curn di Giuseppe Cirnb.ili, Roma, F.lli 13.JccaEditori, 18çq. - Vedi anche li papato negli ultimi tre secoli, Mil.no, F.lli Treves Uitori, 1885.
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