Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 18 - 30 marzo 1897

RIVISTPAOPOLARE DI POLlTIC1-\ LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr NAPOLEONE COLAJANNI DEPUTATO AL PARLAMENTO Il ALIA: anno lire 5; semestre lire S - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Un numero separato Cent. 20. Anno Il. H. 18. A66onamentopostalu Roma30 Marzo1897 Sommarlo. LA R1v1STA- Dopo la Battaglia. Prof. LUIGIMARl:-.iO- Pro Candia. F. S. PoRRETTI- Una visita ali' Ufficio Italiano di Emigrazione ad Ellis Island. CESARECASTELL-I Cause ed effetti. Avv. GIUSEPPEBIRAGHI- In Basilicata. RoBERTDo:-.iALD- La vita di un comune francese. G1uSEPPEPARATORE- Le idee politiche e sociali di E. Hcine. Cronaca Politica. Sperimentalismo Sociale. Notizie Varie. Recens:oni. Ancora una volta torniamo a pregare vivamente tutti coloro che non abbiano pagato l'abbonamento, a volersi mettere in regola con l'Amministrazione. DOPOLA BATTAGlJA. Mentre scriviamo non ci sono ancora noti i ballottaggi I ma questi non possono p1·ofundamente modincare la fisonomia della lotta, sulla quale intendiamo dare un giudizio imparziale, sereno. Sui prodromi sorvoleremo: il loro interesse venne ecclissato dagli episodi e dai risultati della battaglia. li manifesto-programma del governo non meritava certo gli entusiasmi degli uni e le denigrazioni degli altri-; era un documento pedestre, alquanto incerto sui principali problemi, e che risentiva delle incertezze di chi lo formulava, delle preoccupazioni delle nostre classi dirigenti e forse delle influenze di chi oscilla tra le inspirazioni della Maintenon e quelle della Pompadour - secondo il frasario rispettoso ed ortodosso dei monarch1cj italiani, che credono nella monarchia quanto gli abati volterriani del secolo scorso credevano nella Santa religione cattolica. Il manifesto-prog1·amma valeva poco in se stesso; ma si tradirebbe la verib se non si ricono~cesse ch'era sempre superiore, e per molti titoli, a quelli che il paese lesse in simiglianti occasioni. La nausea che ci desta il semplice ricordo dell'abbiezi0ne, unica piuttosto che rara: di cui fecero I) Vedi Cronaea Poldica. pompa i così detti ascari della vecchia Camera non ci consente d'intrattenerci sui candidati, che facevano coda nelle anticamere di Palazzo Braschi mendicando l'appoggio del ministro dell'interno; rileviamo soltanto che tra gli ascari erano molti che tali non si sospettavano e che figurarono pel passato tra i migliori amici di F. Crispi. Lo spettacolo indecente dato da costoro che sono la negazione della digni ti1 umana più che del carattere politico, ebbe il suo pendant nella condotta sciocca - vorremmo dire imbecille - del Ministero, che si contentò del giuramento di fedeltà da molti di essi prestato e che li fece accogliere sollo le ali protettrici dei Peefetti del Regno. Uno dei quali, mettendo da parte ogni decente rise1·bo, non esitò a far pubblicare un suo telegramma col quale si flceva noto agli elettori del collegio di X che Sua Eccellenza Di Rudinì desiderava che non venisse combattuto il candidato Y ch'era stato crispino proprio sino alla vigilia delle elezioni ! E passiamo sopra all'abbondanza dei discorsi e delle lettere ministeriali accettando per buono il molto: quod abundat non vitiat. Se il momento fos~e allegro narreremmo di certe suggestfre lettere d'invito dirette agli ex deputati per farli intervenire o aderire al banchetto dato a qualche ministro. Fermiamoci invece su di una quistione assai più importante. Le elezioni nel 1897 le fecero davvero gli elettori, come annunziava al principio della campagna la sempre ministeriale Opinione? Chi si ferma sul clamoroso caso di Catania dove un prefetto-manigoldo, tanto asino per quanto violento e briccone ! ha fatto di tutto per disonorare qualsiasi governo, anche meno scrupoloso osservatore delle leggi che non sia quello italiano, può sospettare che l'ingerenza dell'autorità politica sia stata ma sima, e minima la liberti1 degli elettori. In realtit il caso di Catania, - finito bene colla sconfitta Yergognosa del governo, mercè la fierezza dei cittadini, che seppero resistere a tutte le pressioni, a tutte le violenze, a tutte le provocazioni -

342 RIVISTA POPOLARE DI POLÌTICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI fu una eccezione, almeno in quelle proporzioni. InfaLti, mai come ora ci fu tanta libertà di propi,iganda, fatta in modi del tutto insoliti in Italia, di cui, dove vollero, seppero trarre profitto non solo gli oppositori di Sua Maestà, ma anche i rrpubblicani e i socialisti. Mai come ora i co,icletti nemici delle istituzioni poterono diffondere a centinaja di migliaja i loro opuscoli eçl improvvisare tribune su tutte le piazze. Noi sappiamo di orato1·i socialisti, che - ad esempio a Savona ed a Terni - ·in un giorno fecero da venti a trenta discorsi, e tutti in pubblico, dovunque, anche casualmente, Yiclero la possibilità di racimolare un qualsiasi uditorio. Questa la verità e mentirebbero coloro che la volessero mettere in dubbio. Non mancarono eccezioni ; tra le quali ricordiamo quelle di Genova dovute alla senilità del Prefetto e del Procuratore Generale, che si allarmò della parola rfpubblica, e arrivò a suggerire - nell'ordinanza cli sequestro di un manifesto! -1' eufemismo, che a quella parola avrebbe potuto sostitui1·si. Non è davvero grottesco questo magistrato che si fa maestro d' ipoc1·isia ed insegna i modi di rasentare il codice penale senza rimanere impigliati nelle sue maglie? Questi ed altri inconvenienti si devono più che altro alla inettitudine e al maltalento di magistrati, di prefetti e di delegati indegni di un popolo civile e che formano la grande massa dei funziona1·i politici e giudiziari dell' Italia nostra. Tali funzionari credono, che il miglior mo:lo cli servire lo Stato e di fw·e carriera sia quello di farne cli tutti i colori sotto tutti i ministeri. Perciò si resero celebri i Dall' Oglio, i Celli, i Ferrari sotto Crispi, sotto GioliLti, solto Ruclinì; e continuerebbero nelle loro gesta sotto Cavallotti o sotto Andrea Costa. (1) Le condizioni morali e intellettuali di tali funzionari sono tali, che in Italia non sarà mai pos5ibile un regime cli libertit se - anche con procedimenti rivoluzionari - non si mandano a casa - e perche non, alcuni, a domicilio coatto? - il DO o'.0 dei prefetti, dei delegati e dei magisfrati perche inetti, corrotti, prepotenti. I risultati della lotta stanno a testimoniare della relativa libertà di cui si godette durante la medesima. Anzi tutto constatiamo con immenso compiacimento la sconfitta daYVerocolossale del crispismo. La sua banda è stata sgominata e i suoi avanzi potranno suscitare la compassione, non la paura. I (l) Un delegato di P. S. sotto Depretis, sotto Crispi e sotto H.udi11iin Sicilia srppe sempre clistingucrs-i. Acles:;o trovasi a Catania· dove il Sll'l contegno brutalmente provocant<:l fu tale cbe il generale Capurro - onor·e al soldato de; mille! - lo afferrò pel colletto in una dimostrazione e lo costrinse a ri tirarst. Miceli e i Galli nella caduta hanno trascinato seco una legione di loschi Palamenghi che disonoravano il Parlamento italiano ; ed a questo dato di fatto rimane spiegata l'avver$iOne intensa che i membri della banda provavano e manifestavano contro le elezioni isenerali. Aggiungiamo, che più numerose sarebbero state le cadute crispine, se in S"icilia il governo non si fosse esautorato col sapuppismo. Innegabilmente, percio, la Camera della vPntesima legislatura sarà di molto migliore della precedente, dal lato morale. E questo, gi~, non sarebbe piccolo guadagno. Se guardiamo ai dati semplicemente numerici su ciò che hanno guadagnato l' estrema sinistra in genere e in ispecie i socialisti e i repubblicani, si potrebbe ammettere che non ostante qualche conte e qualche marchese in più che ha mandato la Sicilia, la nuova Camera sarebbe pii'1liberale o meno reazionaria dell'antica. Però le elezioni non vanno giudicate soltanto dal numero e dal colore dei deputati, che pene. treranno in Montecitorio : I' aggruppamento dei · partiti e la loro attitudine dovrebbero essere determinati sopratutto della manifestazione del paese, anche là dove essa non riuscì alla vittoria; sopra siffatta determinazione dovrebbe influi1·e la grande affermazione repubblicana e socialista, uscita fuori splendida e minacciosa dalle urne il giorno 21 Marzo. Il no~tro socialistoide ci annunzia un suo articolo, che pubblicheremo nel numero venturo sul doloroso e deplorevole conflitto - che speriamo vedere attenuato nei ballottaggi - tra repubblicani e socialisti. • Intanto, coll'animo pieno di gioja sincera ed ineffabile soddisfazione, rileviamo che l'idea repubblicana e socialista ha invaso la penisola ed ha trionfato splendidamente in molti punti. La Corte avr~ dovuto rimanere profondamente addolorata nel vedere quasi del tutto perduta per sè l'antica culla della dinastia Sabauda. E meno male per i monarchici e pei conservatori se socialisti e repubblicani si fossero mostrati con fo1•ze nel solo Piemonte e specialmente in Torino. Ma i socialisti o vinsero o si affermarono meravigliosamente a Milano, a Firenze, nel!' Emilia, ad Empoli, a Colle d' Elsa, in Liguria, ecc. ecc. Il punto nero é divenuto una grande macchia. Come dissero sempre coloro che conoscevano il paese, contro i sognatori, nel mezzogiorno e in Sicilia il socialismo si rivelò debolissimo. De ?l[arinis, Colaianni, Pipitone non rappresentano collegi socialisti o repubblicani ; la vittoria di De Felice è dovuta a condizioni eccezionali ed è anche polluta dall'appoggio di quel San Giuliano, che da lmbriani fu bollato per un miserabile codardo perchè non nascondeva

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 343 l'artleote desiderio di veder morto nella cella di Volterra la vittima del Tribunale militare di Palermo. E il suo desi<le1·io sarebbe stato soddisfatto se Di Rurlinì non avesse aperte le porte della in pace, in cui era stato rinchiuso il De Pelic(>. La votazione meschina sul nomo del tipogr'afo Bracciante, infio(>, ammonisce coloro th.i s· illusero sul significato delle elezioni di Garibaldi Bosco in Palermo. li trionfo d'affermazione del socialismo prevalentemente nel 1ord d'Italia, intanto, agli ignoranti, che ne calunniarono spesso il significato e la genesi, insegoa, che esso germoglia e fior;sce nelle regioni più colte e più morali d' Italia. La vittoria ha, disgraziatamente, ubbriacato i socialisti ; i quali con una altezzosità, non sappiamo dire se infantile o malvagia, negano - contro la luce del sole - ogni valore al movimento repubblicano, e danrlosi alla pr·ofezia lo proclamano morto e seppellito. Invece coloro che non sono accecati dalla passione di parte sanno che il partito repubblicano vins(>, o si e affe1·mato vigorosamente a Roma - p:·opr·io nella capitale del Regno - a Milano, nella Vallellina, in altri collegi del Veneto e della Lombardia, nella Romagn~, nell' Umbria nelle Marche, ecc. Anche Genova pigra, gaudente, degenere accennò a ridestarsi, questa volta. L'amore del vero, in noi non ottenebrato dalla passione politica, non ci fa intonare il peana della vittoria per le elezioni di Bovio, d' Imb1·iani, di Mirabelli, di Pansini, di Gaetani nel mezzogiorno perchè nelle medesime fu maggiore il contributo delle condizioni personali dei canditati anzichè quello politico degli elettori. Nella Romagna ardente e generosa, che per mancanza di coltura non sa tenere l'antico posto, è notevolissimo il ballottaggio tra Fortis e Fratti. I conservatori dalla corta vista po;,sono compiacersi dei dissidi tra repubblicani e socialisti ; ma quelli che vedono lontano prevedono che a dato momento il comune interesse far;'r mettere giudizio agli uni e agli altri. Essi del resto si accorgono che le tendenze rivelate dal verdetto del paese sono tali che per le istituzioni si tratta soltanto di sapere se devono essere minate in un modo o in un altro. Ai conservatori, perciò, s'impone urgentissimo, di fronte ai risultati delle ultime elezioni, il problema della via da seguire per lo avvenire. Essi devono decidersi tra la reazione cieca e il progresso prudente e continuo : la prima affretterà la catastrofe attraverso a sanguinose repressioni, più o meno frequenti e numerose; il secondo farà durare più a lungo tutte le istituzioni condannate a tramontare col benefizio di una preparazione opportuna in pro di quelle, che devono sostituirle. I nostri voti sono per una politica veramente liberale, che pei·metta una salcla e benefica evolu zione. Di questo, però, 8iamo sicuri: se, come non è improbabile, le nostre classi dirigenti e chi sta in alto, si metteranno sulla via della reazione sfrenata, su questa via non li segui,·à Felice Cavallo·,ti. Checchè ne sia dei suoi pencolamenti e delle sue incertezze, lo calunniano bassamente quei socialisti, che ne fanno un complice dei reazionari ; e calunniandolo, non si accorgono di stendere la mano, incosciamente, a Costanzo Chauvet. LA RIVISTA, PRO CANDIA. Jl bombardamento del campo degli insorti candiotti, consumato dalle flotte del concerto europeo cristiano, non ha riscosso il plauso delle civili nazioni; eppure i colpi sono stati tirati con precisione matematica, i cannoni, di grosso o di piccolo calibro, han fatto ottima prova e, ciò che più monta, sono riusciti a calmare, in certo modo, i bollenti spiriti dei ribelli al dominio musulmano. Che si pretendeva di più?.. ... I governi, che rappresentano il cervello, organo secretore del pensiero, giudicano utile, di comportarsi così e così e non altrimenti; dunque, ai soldati e al resto dei sudditi incombe di obbedire. Ed hanno obbedito, infatti, i bravi marinai agli ordini dei comandanti. Chi si agita ed urla? Studenti, mitingai, professionisti senza clienti, operai disoccupati o suggestionati, socialisti ed anarchici delusi nelle loro aspirazioni utopistiche. Evidentemente la sola parte sana del corpo sociale è l'armata di terra e di mare, in cui il principio di autorità è ancora vivo. Quaudo si riflette che i solrlati italiani, pur e3sendo contrari, iu grandissima parte alla politica colo:1iale, han. tinto di gentil sangue latino il continente nero; che i marinai della pentarchia, per dovere di disciplina, si son fatto un bersaglio di un manipolo di eroi, a cui li lega unità di fede e di civiltà, vien la voglia di esclamare: perchè il mondo non è tutto una caserma? Quale abisso tra il quartiere militare e l' Università! su questa il ministro d' istruzione pubblica minaccia, a ragion veduta, di porre l'appigionasi e chi non è destituito di buon senso batterà le mani. Peima, agitazione per la libertà della scienza; poi, agitazione per la libertà di Candia, anzi per l'una e per l'altra, in Italia almeno. Ebbene, in tutto ciò sublime parmi l'incoerenza. In vero, i maestri insegnano che libertà, diritto, giustizia, morale, religione ..... fanno parte della mitologia filosofica, e i discepoli, piccoli superuomini, accettano il verbo novello. Credendo che la 1·elatività della conoscenza implichi quella del contenuto, si sentenzia che tutto é relativo, tranne,

;344 lUVISTA. POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCrENZE SOCIA.LI manco a dirlo, codesto assioma, quinta essenza del sapere e dell'etica. Io non ci metlo lingua: ho rilevato soltanto che la contraddizione non consente di scalmanarsi a pro di divinità false e bugiarde. Scienza ed arte propugnano la preYalenza <lel più adatto; il capo della religione, vicario di Gesù, inculca ai vescovi cattolici di disinteressarsi del Vangelo lottante contro il Corano; l'aria è satura di utilitarismo: e si osa stigmatizzare la politica delle grandi potenze? Evvia, la logica s'è rifugiata nei gabinetti diplomatici, dove il pensiero si traduce in azione, elevando a sistema la menzogna e la mala fede, ridendo dei propositi nobili e generosi, del diritto naturale e delle genti. Un uomo può aver date le sue sostanze alla patria e il sangue dei suoi pil'.t cari, può egli stesso avere eroicamente pugnato, posposto la propria vita a quella del suo re; ma se misura dalla sua l'altrui lealtà, proclamando la politica delle mani nette, e si lascia nei negozi diplomatici aggirare: é un gl01·ioso idiota. li politico abile è disposto a mentire e ad ingannare, a mutar bandiera secondo le circostanze a nascondere il suo bagaglio giacobino e retorico, quaudo ascende il dilettoso monte del potere, salvo a riprenderlo quando ne discende. Gli uomini di Stato che, sotto l'usbergo del principio del non intervento, lasciarono massa• crare 300,000 armeni e morire di fame altri 300,000 invocano il medesimo principio, accusando la piccola Grecia d'intervenire in aiuto di Candia. Meritano, per ciò, la taccia d' incoerenza? Francamente, io non lo credo e in appoggio cito l'autorità d'un uomo lli studio, cl' un leUeratone del tempo antico, quantunque per molti suoi di• scepoli incoscienti sia, più che per don Abbondio, un punto interrogativo, « gli uomini - dice Carneade - in vista del loro interesse si sono imposti delle leggi, che variano secondo i loro costumi, e che, presso i medesimi popoli cangiano sovente coi tempi. Quanto al diritto naturale, non e~iste punto; tutti gli esseri, ianto gli uomini che gli animali, si lasciano guidare dalla loro natura verso l' utile proprio. Dunque, o la giustizia non c'è, ovvero, se ne esiste una, essa non è che una suprema follia, poichè nuoce all'interesse individuale, preoccupandosi di procurare il vantaggio altrui ». (1) Potrei citare l'autorità di parecchi altri, ma sarebbe inutile, essendo il relativismo moderno, sistema prevalente, un ricorso perfezionato della sofi tica e dello Scettici~mo. - Tu confondi una spar1.1taminoranza, cioè alcuni clottrina1·i e l' Europa ufficiale, con la coscienza della umanità. (1) Orotius, De jure belli ac pacis, Prolegomena, 5 - Cieero, de legib. 1, 13; Républ. 3, 16. - CQsÌ pur fosse! sventuratamente codesta minoranza è l'espressione dell'ambiente morale, I er· chè la teoria tien dietro alla pratica, venendo prima il fa1·e e i~di il pensare. C sa fa l'individuo cli oggigiorno? subordina tutto al suo tornaconto credenze religiose e politiche, amicizia, prodotto dell'altrui sudore, ignoranza rlelle masse, voto elettorale..... Sanzione legale del relativismo pratico, di cui il teorico vuol es,ere la sistemazione filosofica, e poi il contratto di lavoro (cooperazione volontaria) che lascia alroperaiò la libertà di morire di fame, se non accetta patti leonini. - Eppure la stampa, eco della voce autorevole d'un poeta, è concorde nel notare che l' insurrezione di Candia è stata come un vento di ottobre tra le erbe palustri del camposanto delle anime occidentali. Ecco, i comizi, i numeri unici, gli spettacoli, le fiere e le passeggiate di beneficenza, i volontari, questi in ispecie, provan() che non in tutte le coscienze i sentimenti disinteressati e alti son mm·ti o muti; ma ha gli occhi e non Yede, chi non si accorge che la grande media del mondo europeo· americano, preoccupata e distratta da cure individuali e materiali non sente il disgusto che suscita negli animi nobili, rari nante~, la condotta superlativamente inumana della diplomazia. Sarei felicP, intendiamoci bene, d'appormi male; però, in tal caso, la voce unanime dei popoli dovrebbe essere mille volte più possente che non quella dei cannoni delle flotte 1·iunite a Creta. Le potenie fanno a fidanza con la vigliaccheria dei popoli, disgregati e scissi fra 101·0 nè più nè meno degli individui compo• nenti un popolo solo. Incompiuta costituzione delle patrie, rivalità cli supremazia politica ed economica; lotta aspra e selvaggia tra capitale e lavoro ... impediscono lo sviluppo di controistinti altrui~tici. Non la solidarietà parziale ed eventuale, provocata da sciagm·e improvvise e transitorie (terremoti, cicloni, epidemie,. incendi, stragi, insurrezioni di schiavi) determina il progresso effettivo, sibbene la solidarietà estesa intensa e duratura, frutto d'lfll sentimento di fratellanza, che faccia parte della nostra fibra e del nostro sangue. Una società in cui si uccide e si assassina con tanta frequenza e disinvoltura, senza che governi e cittadini abbiano una lacrima od un palpito per le vittime disgraziate, e pensino sopratutto a garantire la vita dal coltello e dal piombo di malandJ"ini e di malvagi brutali, è impossibile si commuova davvero alla triste sorte dei candiotti, che cadono sotto i colpi della scimitarra, o dei cannoni delle corazzate cristiane. Da migliaia di proletari, ora bruciati dalla canicola, ora intirizziti dal freddo, reso più acuto dalla fame, che lavorano 16 o 14 ore al giorno in tutte le stagioni, e non riescono a sostentare

RIVISTA. POPOLAREDI POLITICA.LI!.'ITERESCIENZE SOCIA.LlE 345 se stessi e i figliuoli; che nelle grandi capitali, dove il lusso e il surménage degli ambienti sorpa~sano ogni misura, s'ammassano nei fondaci come luridi cenci raccattati: si può esigere rivolgano un pensiero a gli 0ppressi dalla tirannide spagnuola ed ottomana? E la carità nostra verso gl' insorti di Cuba e di Candia,~mentre nulla o quasi nulla facciamo a prò di milioni di diseredati é'_.forsecoerente e sincera ? Fin chè non avremo conciliato codeste antinomie stridenti della coscienza e del cuore, continui Tolstoi a escogitare rimedi per la estinzione della specie, e a rispondere a i suoi accusatori: « Ma vale la pena di conservarla? » Il mio non è pessimismo sistematico, ma prov- .visorio: ho fede che il sole dell'avvenire risplenderà presto, dissipando la nebbia onde la coscienza sociale è avvolta;. ho fede che primi ad esserne rischiarati e vivificati 5aranno gli italiani. Il popolo che, applicando l'equità al diritto positivo, seppe quasi inalzarlo all'altezza del diritto naturale; che .con Alberigo Gentili gettava le basi del diritto pubblico esterno, precorrendo Grozio; che ha si spiccata la perizia nell'arte di trarre norme direttive imperative dalla coscienza etica; che estende incondizionatamente i suoi diritti civili a gli i,tranieri; che dà al mondo l'esempio dei volontari della carità e della libertà: parmi il meglio adatto a promuovere il compimento della costituzione delle patrie, e a concepire un diritto sociale che si so· stituisca al vecchio diritto privato, baluardo del- !' individualismo esclusirn e assorbentP, sciolto e inorganico, egoistico ed empirico, di cui il relativismo politico, filosofico, lette1'ario è una generazione spontanea. Prof. LUIGI .\'lARTNO. ( dell' Univ•rsità di Catania). UnvaisitaliU' fficItiaoliadnioEmigrazione AD E I LIS BLAND. Trovandomi in Nuova York, dopo una gita per gli Stati Uniti, ho arnto un giorno il piacere di incontrare il cav. Egisto Rossi, e, dopo aver- parlato con esso di Yarie cose della Colonia, mi imitava a Yisitare l'Ufficio Italiano di Emig1·azione da lui diretto in Ellis Island. Detto ufficio veniva istituito per opera p1·incipalmente del nostro solerte ambasciatore Barone S. Fava che, bene esperto dei mali ed abusi a cui andava soggetta la nostra emigrazione negli Stati Uniti, ideò e propo e al Segretario di Stato in \Vashington un Ufficio di Patronato capace realmente di porre un efficace riparo a tali abu~i. L'approvazione di tale proposta da parte di quest'ultimo e del :Ministro Blanc non si fece molto attender'e; e in seguito ad accordi stipulati tra i due governi mediante pratiche egregiamente condotte a: termine dal nostro Rappre~enlante (l ), l' Ufficio Italiano venne insediato ad Ellis lsland fino dal 23 luglio 1894. Concessione questa che nessun alt1'0 governo, (neppure quello Austi-iaco che pure ne fece domanda) rotè ottenerr, e che giustamente si suole considerare qua come uno speciale favore del mentovato Segretario signor Carlisle al suo amico personle Barone Fava, a cui perciò si deve il principale merito dell'01·ganizzazione e della buona riuscita di questa importante Istituzione a beneficio dei nostri emigranti. Si va t.d Ellis Island (una piccola Isola nella Baia di Nuova York e distante circa 3 miglia dalla terra ferma) dalla Battary ossia dal Barge Office che trovasi vicino al vecchio Castle Garden (oggi trasformato in un magnifico aquario) che fino a poco fa fu la grande porta per cui entrarono negli Stati Uniti milioni e milioni di emigranti, tra cui molti di quei grandi fabbricanti e commercianti tedeschi, italiani, irlandesi, che oggi rappresentano una parte as~ai cospicua nel movimento industriale e commerciale di Nuova York. La traversata si fa in un quarto d'ora sopra un vaporino di recente costruzione che porta il nome John G. Carlisle (l'attuale Segretario del Tesoro) passando vicino alla Statua della Libertà (Statue of Liberty) che il faro colossale eseguito dal l3artholdy cli Parigi e regalato com'è noto dalla Francia agli Stati Uniti. Il nuovo stabilimento eretto in eletta Isola espressamente dal Governo Federale come Stazione per gli emigranti di tutte le nazionalità (e dove vengono trattenute per esame e quindi ammessi nel territorio americano o respinti al porto di provenienza a secondo dei casi) è cosa troppo importante e meravigliosa per poterla descrivere in poche parole, mentre oggi ho appena il tempo di dare brevi cenni sull' Ufficio Italiano, (scopo della mia visita ad Ellis Island) la cui multiforme azione a beneficio dei nostri emigranti riassumesi nei due principali servizi di esso, che sono : 1. ramo informazioni ; 2. patronato. Col primo di questi servizi detto Ufficio mette in grado l'emigrante di essere, per quanto possibile, bene ragguagliato intorno alle località, ove intende recarsi, dandogli 1~ necessarie informazioni sul modo pii1 di1·etto ed economico di trasporto, sulle maggiori o minori probabilità di trovarvi la specie di lavoro che desidera, sui salari che si pagano, sul costo del vivere, e via dicendo. A questo ramo informazioni appartiene pure la copiosa corrispondenza clell' Ufficio col pubblico, ossia colla numerosa colonia di italiani residenti (I) Si vegga a tale proposito la copiosa corrispondenza del Darone Fava coll'ex ~Iinistro ,legli Esteri onorevo!c Bla.1c quale si lc~gc nel Libro Verde N. XXIV sotto il titolo Provvedimenti concordati col Governo degli Stati Uniti dell',\merica del ~ord a favorn dell'emigrazione italiana.

346 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI negli Stati Uniti, Yenendo esso dai medesimi so• vente richiesto d' informazioni sul modo migliore di far venire i rispetti,·i parenti od amici dall'Italia, e incaricato altresì di consegnar loro all'arrivo nell' Jsola lettere, indirizzi, denaro. biglietti ferroviari ed altre cose, da cui no11 di rado dipende la messa in libertà dell'emigrante appena arrivato. All'opera di Patronato dell'Ufficio spetta invece la tutela più specialmente dei diritti dei nostri emigranti durante le diverse procedure e formalità, a cui essi devono sottostare appena sbarcati in Ellis Island, per poter ottenere ìa loro ammissione nel territorio. Cura altresì di proteggerli nel recupero di bagagli smarriti, nel cambio della moneta, nel vitto ed alloggio durante il periodo di detenzione nel- !' Isola, nel trasporto a destinazione, specie se di donne sole o di ragazzi senza genitori, e rende giustizia alle loro lagnanze anche contro il cattivo trattamento a bordo dei vapori, su cui fecero la traversata dell'oceano. E sopratutto poi è dovere di quell' Ufficio di vigilare con la massima diligenza a che gli omig:ranti italiaui non vengono« sbarrati» ossia trattenuti sotto custodia, senza legittimi motivi; e che nessuno sia obbligato a 1·impatriare senza avere esperito, nei modi prescritti dai Regolamenti, i giudizi delle delle Commissioni Esaminatrici, e Cùnseguito la certezza che i motivi del rimpati-io snno dovuti esclusivamente al trovarsi esso in evidenlc coniravvenzione coi clispositi,·i delle leggi ame1·icane sul1' Immigrazione. Ogni volta quindi che gli emigranti italiani abbiano. delle buone ragioni da far valere in proposito, detto Ufficio si fa un dornre di portarle a conoscenza delle Autorità, e di patrocinare nei modi migliori la loro causa presso le medesime. Quanto efficace sia stata questa sgecie di patrocinio per la nostra emigrazione durante l'anno or ora chiuso, si può vedere dalle seguenti statistiche for• nitemi dal caY. Egisto !fossi. L'emigrazione diretta agli Stati Uniti nell'anno fiscale 93 9U, segna un sensibile aumento su quella dell'anno precedente. Mentre nei due semestri del 1894-9:.i arrivarono ad Ellis !slanci ::l:3,902emigranti italiani nell'anno testè scors<', ossia dal 30 giugno '95 al ::30 giugno '96, il numero di essi raggiunse la cifra cli GG,425; detto aumento di circa :3:3,000 sull'anno precedente ebbe luogo principalmente :cei mesi primaY0rili. E fu tale da superare di gran lunga il contingente di emigrazione delle altre principali nazioni europee nei tre mesi che seguono, come si può vedere dal sE'guente specchietto: 11Ivi·zoAprile e Maggio UW6. Uall' llalia cmi~ra,,ti ~barcati aù Elli~ lstarHl :J8,1:'>0 Dall'Austria-U11gheria :» >> 18,I0i Dal Regno Uniti) » :,o ]4, 121 Dalla. Russia » » I ;3,5:17 Dalla Gel.'mania » » 7,fO:~ Mentre in detto trimeslro corno si vede rlalla tabella sopra citata, si ebbe un totale di 38,450 nello i;tesso trimestro èel 1895 non ne giunsero che 13,750 soltanto, e nei 12 mesi finiti al 30 Giu gno di detto anno, l' iutiero totale non ar1·irò ueppure ai 34 mila emigrant;, come già dissi. Detto aumento in tempo relativamente breve fµ causa di maggiori rigori negli interrogatori da parte dl\lle Autorità Federali .• Basti riire che in alcuni giorni il numero dei trattenuti per ulteriori esami ascese a pii, di 400, pei quali il patronato cieli· Uffic·o Italiano di Emigrazione fu rii inestimabile aiuto dinanzi alla Commissione chiarendo i loro ca,i e 1•atrocinandone l'ammi~siollO iu base alla legge. E quanto efficace sia stata questa opera di pa tronato si può arguire dal fatto cho sopra il totale di 66,425 emigrnnti sba1·cati ad E:lis Island sol . tanto 977 vennero rimandati indietro come « pulilic charge » ossia per poYcrtà (significando con questa parola mancanza di parenti o iusufficienza di denaro) o 280 per e,sere a1Tivati rnlto contratto, (cioè con lavoro e salario fi,sati in Italia) mentre nell'anno p1·eccdente, con metà meno di emigranti il numero degli italiani l'ei>pintiasceso comples~ivamenle a 731. Quando si con~iJt!1'a la rnmma di denaro poi·tata dai nostri omigrar,ti nell'anno 1805-0G che asceso complessivamente a -~81,342 dolla1·i, pari a circa 3 milioni di nostre lire non si ha motirn di ritenere la no~tra emigrazione molto più po,·era cli quella delle altre nazioni come pur tropp,, si 1·itiene qua per un pregiudizio inveterato tra questi anglo-sas soni. E dissi la somma dichiarata dinanzi allo Autorità federali la quale per studi fatti in proposito come mi osservava il Cav. Ros,i, 1·isulta generalmtnte del triplo inferiord a quella realmente posseduta e perciò nel caso nostro la somma l'eale ascenderebbe a 1,741,02(; dollari corrispondente a circa 9 milioni di nostre li1·e, com' è dimostrnto anche nella Relazione del Commis•ario Gene1·ale sig. Hump per l'anno 1895. Somma abbastanza grande per alimentare anche col solo cambio il traffico di una grossa banca italiana, se questa, come già fu proposto, potesse sorgere a New Vork con scopi ed intenti quali addimanda la nostra E>migrazione e la numerosa colonia, la quale anche in quest'ultimi mesi ebbe a solfrire eno1·mi perdite per fughe di banchieri italiani e conseguentti fallimento delle loro banche, èoYe si trovarnno i sudati risparmi di tanti nostr-i poveri connazionali. Adesso due parole sul «Bill» contro gli analfabeti ed ho finito. Da lungo lemi:o si di$cute nel Congresso e nellà stampa la proposta di escludere gli emigranti ànal-

RIVISTA. POPOLAREDI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIALI 347 fabeti dall' ammissione nel territorio degli Stati Uniti. Un prim0 « bill » a questo riguardo venne pre~entato dal SsuatorJ Lolge del Massachusetts, tendente appunto ad escludere ogni emigrante tra i l 4 e i GO anni di età, che risultàsse incapace di leggere e scrivere nella propria lingua un brano della Costituzione Americana. Questa esclusione apparendo e con ragiont>, troppo assoluta, il detto «bili» venne sostituito da altro di M. Call, membro del Congresso, che venne anche approvato dalla Camera dei Rappresentanti nella seduta del 20 Maggio u. s. previ gli emendamenti introdottivi dal Bartholdt, presidente del « Committee on Immigration and Natm·alisation ». Le disposizioni· del nuovo « bill » sono del seguente tecore: 1 ° Ogni emigrante maschio, che non sappia leggere e scri,·ere nella propria lingua, sarà rinviato al porto di partenza, fatta eccezione pei ragazzi al disotto di 16 anni e pei genitori delle persone già dimoranti negli Stati Uniti, 2° Sarà negato l'accesso nel territorio ad ogni emigrante che conservi il suo domicilio nel suo paese nativo e non intenda abbandonarlo durante la sua permanenza negli Stati Uniti. 3' Obbligo agli emigranti di entrare nel territorio americano soltanto per i porti e stazioni dove esistono Commissioni d' Ispettor·i Federali a giudicare delle loro condizioni di ammissibilità. Quali saranno per essere le conseguenze di queste nuove barriere per la nost1·a emigraz:one, non è facile dire. Se, come alc,rni propongono, il Congresso vorrà esimere dagli effetti del nuovo « bill » non wlo i genitori, ma tutti indistintamente i pa• renti analfabeti che si recano agli· Stati Uniti a raggiunger·e le rispettive famiglie, nonchè, come pu,,e venne proposto, gli emigranti di ritorno negli Stati Uniti, in tal caso J'e3clusione per effetto delle nuove disposizioni non sarebbe molto sensibile per la nostra emigrazione. Esaminando infatti le statistiche relative ad essa, troviamo che sopra il totale testè rifer·ito di 66.425 italiani arrivati ad Ellis Island nell'anno anzidetto, 20,248 vennero a raggiungere le rispettiYe famiglie e 14,236 face- ' ano rit0rno nPgli Stati Uniti, dopo un'assenza pilÌ o meno prolungata in Italia e altrove. I nuovi emigranti isolati, non furono che 31,491, ai quali soltanto sarebbe da applicarsi la nuova legge contro gli analfabeti, se questa venisse modificata nel senso che si è detto. Ma se il Congresso dovesse approvarla negli stessi termini in cui venne approvata alla Camera nella seduta del 22 Maggio scoi-so, in tal caso la no3tra emigrazione agli Stati Uniti po trebbe andare incontro a forti riduzioni. Mentre scrivo apprendo che il Senato ha approvato con enorme maggioranza il «Bill» in discorso già approvato dalla Camera, ma introducendovi degli emendamenti rilevanti, per cui esso dovrà ritornare ad essere discusso da quest'ultima. Si è già nominato il così detto « Reference Committee » composto di rappresentanti di ambedue le Camere per venire a un componimento delle divergenze tra il Senato e Camera dei Rappresentanti, e si prevede fin d'ora un completo accordo su questo punto capitale della nuova legge ; il punto cioè per cui i componenti di una famiglia saranno ammessi anche se analfabeti, a condizione però che un membro di essa, il padre o il figlio, o il marito, si trovi già qua, o sia in grado· di 8aper leggere al momento del suo arrivo nell' Isola. Data questa forma di restrizione che colpirà esclusivamente l'emigrante isolato, si può ritenere con quasi · certezza che la nostra emigrazione agli Stati Uniti non vedrà molto sensibilmente assottigliare il suo contingente annuale come si aveva ragione di temere se fosse prevalso il « Bill » originale del signor Lodge, Senatore del Massachussetts, e attivo membro della Lega contro l'analfabetismo. F. S. PoRRETTJ. CAUSE ED EFFETTI. Non è ancora dissipata la leggenda creatasi non si S!l. come, forse per un' autosuggestione del protagonista, forse per la pochezza di coloro che l' hanno accettata e diffusa, forse anche per la convenienza puramente opportunistica dei succrnsori; che cioè il Sonniwi fosse un g1•an finanziere, e che mercè sua il bilancio Italiano v,rnisse salvato. È tempo però che la leggenda finisca e che alla luce dei fatti e colla scorta delle cifre, mo'.to significative pubblicate dal Governo ste~so che ancora ne fa gli elogi, si ristabilisca la verità. Il Sonnino ha applicato più di tutti i suoi i:redecessori, quel i,rincipio invalso nel governo d'Italia., che il bilancio fosse l'unico scopo che un uomo di stato ha da prefiggersi, e che finché il paese volente o nolente, è in grado di pagare, non sia a parlarsi di riduzione di spese, di politica sa via e prudente, di cura degli interessi economici. In base a questo criterio egli ha agito inasprendo un regime fiscale già insopportabile. Ma nei fenomeni economtci, quello che sembra più facile ad ottenersi diventa per un cumulo di circostanze impossibile, e il vantaggio sperato sfuma, quando proprio ci si preparava a carpirlo. Cosi è accaduto al Governo Italiano, il quale nel bilancio dell'anno finanziario 95-90, sarebbe stato in deficit, malgrado il tanto vantato omnibus del prelodato Sonnino, se l'esaurirsi delle provviste permanenti di grano, il cattivo raccolto dell'annata, e il peggiorarsi dell'agricoltura, oppressa dai gravami tributari, non avessero resa necessaria una eccezionale iwportazione di grano estero, tale da fornire al bilancio un aumento di 2G milioni sulla cifra prevista.

348 RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZESO CIA.LI * * * Quando tutti gli elementi tassabili sono stati colpiti, e la misura delle tasse è spr<'porzioaata al valore ed alla utilità delle cose tassate, avviene che il pubblico, o ricerca all'estero quel medesimo prodotto a miglior mercato oppure, se lo può, diminuisce e persino abbandona quel dato consumo. In Italia, il limite massimo di tassazione, non solo in confronto agli alt1•i paesi, ma in proporzione del valore delle cose, della loro utilità, e delle condizioI)i pecunia.rie dei consumatori era raggiunto, quindi il Sonnino, aumentando anche di una piccola aliquota. il gravame, ha. dato addirittura il tracollo. La condizione stessa dell'ambiente era triste; si può dire che esso era ormai saturo di fiscalità, tantochè ogni più piccolo aggravio, portato direttamente sui generi gia colpiti, o su dei nuovi, avrebbe fatto risentire le conseguenze in una. scala più vasta, dovunque. Difatti, è ormai assodato, dalla. scienza. e dalia. pro tica, che ogni nuova imposta, non tanto ferisce direttamente coloro che debbono materialmente pagarla, quanto il pubblico tutto, il quale se ne accorge nell'aumento dei prezzi, nel diminuire delle merced;, nella. cessazione di una data industria, nel consumo stesso di generi affini. La tassa sui fiammifel'i e quella sulla. luce elettrica e sul gas, non parevano colpire che quei consuma tori, invece il peso di esse si è riversato sulla generalità in mille forme, ed oggi incombono qua.nto una. imposta di ricchezza mobile, o una. tassa di consumo. * * * Nelle condizioni d' Itlllia, quali noi abbiamo nella. Rivista Pop~lare delineato, era naturale che i siskmi escogitati dal ministro Sonnino, avessero a. portare serie conseg~enze; il bilancio fu colmato, ma. la. potenzia.lità contr.butiva si rivelò esausta, ed in via di progressivo affievolimento. 11 resoconto della gestione 95-96, pubblicato dalla Direzione delle Gabelle ne è la prova. La somma. delle riscossioni fu di 982 milioni, cifra non ancora raggiunta, ma a formarla. ha.nno contribuito quei 26 milioni imprevisti del da.zio sul gra.no, e le nuove tasse di fabbricazione, sui fiammiferi e sui mezzi di illumina.zione. L'ultimo ceapite, quello dei Dazi Comunali in luogo di aumentare, in proporzione dell'effettivo aumento di popolazione nei centri urbani, è diminuito. ... * * Ed ora. venia.mo a.i particolari. Nei da.zi di impol'tazione, il caffè 11 petrolio e lo zucchero enormemente gravati, sono diminuiti di quantità e ne è quindi derivato, in luogo di un vantaggio, un da.nno ali 'erario. Del dazio sul petrolio, malgrado l'aumento della. tassa è diminuito il gettito per L. 2.974.000 e del calfé per L. 847.050. L'introduzione è dunque diminuita. per il Petrolio di 60,060 quintali, e per il calf6 di 5,747 quintali, il ohe vuol dire che il pubblico non potendo pagare la tassa sopprime il oansumo. Per lo zucchero, la diminuzione di 9312 quintali di importazione, non è compensata che da 5577 quintali in più nella produzione interna. C' è dunque fra il consumo del 94-95 e quello del 95-96 una differenza di quasi 4.000 quintali in meno. La gravità di questi provvedimenti però si rivela maggiormente nelle tasse di fa.bbricai.ion°. Il bersaglio delle fiscalità. è l'industria. degli alcools. Non si è mai voluto comprendere che la enorme quantità di vinacce distillabili sarebbe viva fonte di ricchezza. in un regime di libera. fabbricazione, e l'utile che il Fis~o tra.e dalla tassa esosamente applicata ed estorta, ver1·ebbe a.llora ottenuto dalle imposte dirette su di una ricchezza semp~e in movimento. Alla. distilla zione dell'alcool la sorveglianza fiscali', non tollerabile per l'enorme spesa., da.i piccoli stabilimenti, ne fece già chiudere parecchie migliaia e la produzione generale fu ridotta alla metà. O:a. l'ultimo ritocco (così lo chiamò Sonnino) ha scemata la prcduzione da 169,998 El. che er<Lnonel 94-95 a soli 165,867. Ma siccome per i bisogni del consumo ne occor- 'reYa indispensabilmente una quantità maggiore, quella differenza fu quasi tutta rilevata dall'estero, tanto vero che nel 1895-96 l' importazione degli spiriti è aumentata di El. 3,038. Ed ecco come a poco poco si sopprime l'industria in Italia.. Se fosse possibile fare il confronto fra la produzione dei fiammiferi negli anni scorsi e quella del· l'ultimo anno, dopo la tassazione, si vedrebbe che il consumo e la produzione sono ridotti, quello che si può provare è che molte fabbriche minori furono chiuse. Nella fabbricazione delle polveri si avvera lo stesso fenomeno. Già da parecchio tempo si lamenta va la chiusura di tante fabbriche le quali non potevano sopportare il vincolo della sorvrglianza e la tassa, ed il Governo che nel 1892-93 ne aveva ottenuto un utile di L. 1.893,000 è riuscito con i continui ritocchi a far diminuire di tanto la produzione che oggi non ne rileva se non 958 mila lire, ma.lgrado l'ultimo aggravio della legge Sonnino. * * * Ecco dunque le conseguenze del fiscalismo eleva.to a sistema. di governo, dell'oblio degli effetti che de1•ivano ad uno svilui,po di produzione appena incipiente, dalla sproporzionata tassazione che gli toglie la linfa vitale direttamente, mentre indirettamente gli crea un ambiente immiserito. Si è menato scalpore per il pareggio, perché gli introiti doganali hanno nel loro complesso superato quelli degli scorsi anni; ora noi abbiamo veduto qua l'è l'elemento più importante di questo successo: Il daz:o sui cereali. Ma non è solo a deplorarsi cho l' Italia, che è terra classica dolla cultura del frumento, vada perdendo la. possibilità di.soddisfare ai bisogni delle sue popolazioni,

RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIA.Li 349 Nella somma del grano consumato in Italia, fra estero e indigeno, la media per ogni cittadino, fu durante un intiero decennio (83-93) di 123 Kg1•. al1 'anno, mentre nell'ultimo triennio questa media è discesa al disotto dei 119 Kgr. Si abbandona dunque anche il frumento, eibo essenziale alla nutrizione, e lo si abbandona non certamente dalle classi più agiate, ma da quelle più infime, con quanto danno della igiene, della conservazione delle energie di razza, lascio giudicare al pubblico. Un'ultima prova, ma significantissima, la troviamo nel medesimo rendiconto delle Gàbelle, dove si tratta dei dazi Comunali esercitati dallo Stato. L'ultimo bilancio à reso assai meno dei precedenti, anzi dal 1892-93 che la cifra era salita a 94 milioni, ne è discesa a 79, malgrado l'aumento prog1•essivo di popolazione. Questo decrescere anche dei dazi di consumo non è solo effetto dell'abolizione del dazio sullo farine, ma sibbene di una diminuzione di benessere e di consumi, giacchè in questi ultimi anni le cinte daziarie furono quasi dovunque allargate al suburbio, e quindi aumentato il contingente generale di tributo. Ma l.i causa, la causa prima, insieme alla incoscienza dei governanti, è dell'indirizzo che per una specie di fatalità, certamente voluta, è coiitretto a seguire il nostro paese. L'enorme dispendio in armamenti, la funesta guerra d'Africa, sono sta te le ineluttabili necessità di tal sistema, alla perpetuazione del quale contribuisce la tolleranza passiva delle popolazioni. Perchè in Italia è prevalso un modo di sentire schiettamente musulmano : il fatalismo. Tutto si accetta, nè si giudica se si procede avanti od a ritroso, se si marcia verso la catastrofe, o se si delinea all 'orizzo.nte la resurrezione. E questa passività è la ragione forse del continuo inasprirsi. È divenuto Mussulmano il pubblico, e naturalmente si è fatto Turco il governo. · Il Visir ordina ai Vali di raccogliere un dato contingente di denaro, e questi taglieggia in proporzione del dominio i sottogovernatori, i quali si rivalgono sui dipendenti, tantochè sino all'ultimo gendarme, non rappresentano che i tentacoli di una piovra devastatrice e assorbente. Da noi l' esa1.ione si fa in forma più corretta e meno sanguinosa, ma gli effetti sono identici. Questo è il tarlo roditore della nostra vita sociale, al quale conviene riparare. CESARE CASTELLI. La Rivista Popolare di Politica Lettere e Scienze sociali esce il 15 e il 30 d'ogni mese, in fascicoli di 20 pagine in 4• grande. Spedire Yaglia o Cartolina-Yaglia all'on. Dr. Napoleone Colajanni Roma. IN BASILICATA. Lasciati i fiorenti piani della Campania felice, le balze e le sponde ridenti del golfo salernitano, passata la florida piana di Salerno, con rocchio tutto ammirato de' paesaggi e della letizia di terre feraci, ecco che d'un tratto la vaporiera vi trascina entro rocciose gole di montagna, dove non Yerdi pascoli o fitta selva di alberi rallegra lo sguardo, dove non è abitazione d'uomini nè strepito d'alcuna attività umana, ma soltanto petrosi fianchi di monti e romoroso fuggit' di torrenti. In certi punti lo squallore e l'orrore dei dirupi e delle convalli è altamente pittoresco e il viaggiatore guarda stupito: ma insieme è tale una desolazione da sentirsene stringere il cuore. Laddove poi le roccia cedono il campo a valli o a terre pianeggianti, è rado vedere qualche bella coltivazione, poichè letti smisurati di ghiaiosi torrenti e qua e là resti di scoscendimenti o di tremuoti coprono gran parte del terreno. Dove alfine, nei luo ghi già celebri delle opulenti città pitagoriche, si apre il piano alla marina esso altro non è che pestilenziale palude. Così, per un tratto di più che un centinaio e mezzo di chilometri - tanto corre la ferrovia che attraversa da un capo all'altro la Basilicata - il viaggiatore non discerne che pochi, remoti• paesi una sola città e l'aspetto di essi in generale non è punto in disaccordo con lo squallore dei luoghi. È la Basilicata quasi la più vasta provincia cli Italia: ampia quanto molte altre popolose provincie insieme riunite, é forse la più meschina per le arti della civilti1, per la ricchezza pubblica e privata. Le Yie di comunicazione rade ed aspre, per la stessa natura del paese quasi tutto montuoso; non inospitale, ma incomoda e insufficiente la vita al forestiere; nessun alito di commerci o d' industrie che richiamino gente eia fuori; la Basilicata vive così chiusa in sè, sconosciuta da tutti o pur conosciuta solamente pee il gran male che ne dicono quanti vi furono per sole ragioni d'uffizii, tutti anelanti a fuggirsene. Quella che sarebbe opera tanto generosa, ci rile ed utile di conoscere davvicino, con studio amoroso e diligente, le varie 1'egioni di questo cosi vario nostro paese, di descrivere d'ognuna i diversi elementi di vita, i mali, gli affidamenti e le speranze dell'aHenire, è purtt'Oppo da noi interamente trascurata: non ci siamo ancor·a persuasi che solo di questa maniera, tenendo cioè conto delle peculiari condizioni di ciascuna regione, si prepara la strada· ad efficaci riforme le quali possano finalmente incominciare ad avviarci alla piena, e non solamente politica, unità della nazione.

350 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI E la Basilicata, come una delle regioni che sono appunto più lontane dalla condizione superiore delle pitt avanzate parti d'Italia e che ha nondimeno in sè germi preziosi che molto potranno contribuire allo svolgimento della vita nazionale e concorrere gagliardamente al suo progresso civile ed economico, non deve essere dimenticata• come è accaduto fin quì. La razza umana è colà• infatti eccellente a malgrado della miserevole condizione sociale ed economica della maggior parte della popolazione. Forse la stessa asprezza e 'difficoltà dei luoghi, che l'ha fin qui come appartata dal mondo, ba giovato a mantenere l'integriti1 della prisca, forte e buona razza lucana ; essa dà infatti un minimo di riformati alla leva militare e. rispetto poi alle qualità intellettive, mai come in Basilicata trova c0nferma l'opinione che la civillà di un popolo non è sempre l' indice della sua potenza intellettuale ; è la Basilicata invero terra ferace d'ingegni e tuttodì nel campo della politica e degli studii noi troviamo uom1m preclari esciti da paeselli dove non è alcuna progredita civiltà. La popolazione è rada così che appena la Sardegna ha in Italia una minore densità di abitanti; ammontaYa invero nel 1881, al tempo del censimento, a poco più che un mezzo milione di abitanti: la metà delle Marche, la quale pur noverando quattro boscose provincie, ha una superffcie conplessiva minore. Che se poniamo mente alla spaventevole emigrazione che diserta la Basilicata, che le porta via in ciascun anno in media da diecimila validi abitanti e consideriamo d'altra parte che ivi l'incremento naturale della popolazione è il minimo in Italia, appena cioè del 2 l 12 per mille l'anno, non dubiteremo di ritenere che presentemente essa sia anche più spopolata e forse non vi siano più che quattro centinaia di migliaia di anime. Dolorosa constatazione, imperocchè afferma che le fonti stesse della vita, ove non vi si ponga sollecito riparo, si vanno colà inaridendo. La terra, in tanta scarsezza d'abitanti, sembrerebbe che dovesse essere disponibile in larga copia: invece forse appena un quarto della superficie del1' intiera regione è attualmente coltivabile, il restante è sottratto da sodaglie. da alvei smisurati di fiumi e di tol'renti, da paludi, da boschi selrnggi, da strade. Troppo poca terra rimane ai bisogni della popolazione, che solo ·da essa trae il suo sostentamento imperocchè fuori dell'agricola niun'altra industria è iJJ Basilicata. L'industria armentizia, la quale trent'anni fa era anche una fonte di lauti guadagni per la provincia, è andata pian piano perdendo di importanza; ad ogni modo è del tutto primitiva, cioè gli animali si allevano bradi, e non comprende in generale che pecore e capre, non il grosso bestiame, tanto più rimuneratore sotto ogni rispetto. L'allevamento dei suini, che del resto è quello che richiede minori spese e cure, l'unico che siasi conservato ancora largamente in tutta la regione, trova anche la sua ragione nel bisogno che la popolazione ha di carne ~ di grasso, al quale bisogno non basta a soddisfare, neppure nelle proporzioni minime che lo stato del paese richiede, il poco bestiame bovino. Ma neanche l'agricoltura è quì salita a dignità di arte ed infatti il sistema di coltivazione in Basilicata è in generale il più primitivo che si possa pensare. Salvo alcune singolari eccezioni, e vanno specialmente citati i dintorni di Potenza, di Matera, di taluni dei più grossi borghi del materano, i piani verso il barese e quasi tutto il nielfese, dove sopratutto la coltivazione ha fatto grandi progressi - il terreno in Basilicata è appena grattato da stromenti ancora rudimentali; l'aratro difficilmente scava un solco profondo più che venti centimetri; alla terra cosi insufficientemente smossa, e che presto perciò si esaurisce, non si dà neppure il potente alimento del concime. Il risultato finale di ciò si è chè la coltura è la più e,;tensiva che può farsi ; il maggese domina ancora sovrano e, nonostante questo riposo delle terre sbandito colà dove l'agricoltura è fiorente, la produzione del frumento raggiunge a stento la media di otto ettolitri per ettaro. Cioè forse la più bassa in Italia, dove pure siamo ancora tanto lontani dalla produzione elevata dei paesi più avanzati, come l'Inghilterra, i ducati tedeschi, il Belgio, l'Olanda, la Francia nei quali, come è noto, non la maggiore feracità naturale del suolo ma solamente l'arte sapiente del coltivatore fa salire la produzione media per ettaro da 20 a 30 ettolitri. E in relazione a quella del frumento è la produzione degli altri cereali e delle leguminose. A questa causa principale di scarsa produzione, che è il sistema di coltivazione, va aggiunta l'altra quasi comune in tutta la provincia - e purtroppo anche in altre regioni d' Italia - della non dimora del contadino sul campo. In Basilicata la popolazione rurale, che forma più che la metà di quella intiera della p1·ovincia, dimora nelle città e nei borghi donde si reca la mattina sui campi per tornarsene la sera. Yi sono contadini che hanno terre lontane qualche ora di cammino dall'abitato; è facile imaginare a quanto spreco di forza fisica ciò dia luogo e come non sia possibile una buona coltura, segnatamente delle piante che hanno bisogno di molte cure. La condizione del contadino - sul prodotto del di cui lavoro vive sostanzialmente quasi tutta la

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