Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno II - n. 18 - 30 marzo 1897

342 RIVISTA POPOLARE DI POLÌTICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI fu una eccezione, almeno in quelle proporzioni. InfaLti, mai come ora ci fu tanta libertà di propi,iganda, fatta in modi del tutto insoliti in Italia, di cui, dove vollero, seppero trarre profitto non solo gli oppositori di Sua Maestà, ma anche i rrpubblicani e i socialisti. Mai come ora i co,icletti nemici delle istituzioni poterono diffondere a centinaja di migliaja i loro opuscoli eçl improvvisare tribune su tutte le piazze. Noi sappiamo di orato1·i socialisti, che - ad esempio a Savona ed a Terni - ·in un giorno fecero da venti a trenta discorsi, e tutti in pubblico, dovunque, anche casualmente, Yiclero la possibilità di racimolare un qualsiasi uditorio. Questa la verità e mentirebbero coloro che la volessero mettere in dubbio. Non mancarono eccezioni ; tra le quali ricordiamo quelle di Genova dovute alla senilità del Prefetto e del Procuratore Generale, che si allarmò della parola rfpubblica, e arrivò a suggerire - nell'ordinanza cli sequestro di un manifesto! -1' eufemismo, che a quella parola avrebbe potuto sostitui1·si. Non è davvero grottesco questo magistrato che si fa maestro d' ipoc1·isia ed insegna i modi di rasentare il codice penale senza rimanere impigliati nelle sue maglie? Questi ed altri inconvenienti si devono più che altro alla inettitudine e al maltalento di magistrati, di prefetti e di delegati indegni di un popolo civile e che formano la grande massa dei funziona1·i politici e giudiziari dell' Italia nostra. Tali funzionari credono, che il miglior mo:lo cli servire lo Stato e di fw·e carriera sia quello di farne cli tutti i colori sotto tutti i ministeri. Perciò si resero celebri i Dall' Oglio, i Celli, i Ferrari sotto Crispi, sotto GioliLti, solto Ruclinì; e continuerebbero nelle loro gesta sotto Cavallotti o sotto Andrea Costa. (1) Le condizioni morali e intellettuali di tali funzionari sono tali, che in Italia non sarà mai pos5ibile un regime cli libertit se - anche con procedimenti rivoluzionari - non si mandano a casa - e perche non, alcuni, a domicilio coatto? - il DO o'.0 dei prefetti, dei delegati e dei magisfrati perche inetti, corrotti, prepotenti. I risultati della lotta stanno a testimoniare della relativa libertà di cui si godette durante la medesima. Anzi tutto constatiamo con immenso compiacimento la sconfitta daYVerocolossale del crispismo. La sua banda è stata sgominata e i suoi avanzi potranno suscitare la compassione, non la paura. I (l) Un delegato di P. S. sotto Depretis, sotto Crispi e sotto H.udi11iin Sicilia srppe sempre clistingucrs-i. Acles:;o trovasi a Catania· dove il Sll'l contegno brutalmente provocant<:l fu tale cbe il generale Capurro - onor·e al soldato de; mille! - lo afferrò pel colletto in una dimostrazione e lo costrinse a ri tirarst. Miceli e i Galli nella caduta hanno trascinato seco una legione di loschi Palamenghi che disonoravano il Parlamento italiano ; ed a questo dato di fatto rimane spiegata l'avver$iOne intensa che i membri della banda provavano e manifestavano contro le elezioni isenerali. Aggiungiamo, che più numerose sarebbero state le cadute crispine, se in S"icilia il governo non si fosse esautorato col sapuppismo. Innegabilmente, percio, la Camera della vPntesima legislatura sarà di molto migliore della precedente, dal lato morale. E questo, gi~, non sarebbe piccolo guadagno. Se guardiamo ai dati semplicemente numerici su ciò che hanno guadagnato l' estrema sinistra in genere e in ispecie i socialisti e i repubblicani, si potrebbe ammettere che non ostante qualche conte e qualche marchese in più che ha mandato la Sicilia, la nuova Camera sarebbe pii'1liberale o meno reazionaria dell'antica. Però le elezioni non vanno giudicate soltanto dal numero e dal colore dei deputati, che pene. treranno in Montecitorio : I' aggruppamento dei · partiti e la loro attitudine dovrebbero essere determinati sopratutto della manifestazione del paese, anche là dove essa non riuscì alla vittoria; sopra siffatta determinazione dovrebbe influi1·e la grande affermazione repubblicana e socialista, uscita fuori splendida e minacciosa dalle urne il giorno 21 Marzo. Il no~tro socialistoide ci annunzia un suo articolo, che pubblicheremo nel numero venturo sul doloroso e deplorevole conflitto - che speriamo vedere attenuato nei ballottaggi - tra repubblicani e socialisti. • Intanto, coll'animo pieno di gioja sincera ed ineffabile soddisfazione, rileviamo che l'idea repubblicana e socialista ha invaso la penisola ed ha trionfato splendidamente in molti punti. La Corte avr~ dovuto rimanere profondamente addolorata nel vedere quasi del tutto perduta per sè l'antica culla della dinastia Sabauda. E meno male per i monarchici e pei conservatori se socialisti e repubblicani si fossero mostrati con fo1•ze nel solo Piemonte e specialmente in Torino. Ma i socialisti o vinsero o si affermarono meravigliosamente a Milano, a Firenze, nel!' Emilia, ad Empoli, a Colle d' Elsa, in Liguria, ecc. ecc. Il punto nero é divenuto una grande macchia. Come dissero sempre coloro che conoscevano il paese, contro i sognatori, nel mezzogiorno e in Sicilia il socialismo si rivelò debolissimo. De ?l[arinis, Colaianni, Pipitone non rappresentano collegi socialisti o repubblicani ; la vittoria di De Felice è dovuta a condizioni eccezionali ed è anche polluta dall'appoggio di quel San Giuliano, che da lmbriani fu bollato per un miserabile codardo perchè non nascondeva

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