RIVISTA POPOLAREDI POLITICALETTERE E SCIENZE SOCIALI J.67 Io ricorderò sempre una scena della mia giovinezza. Si procedeva per la prima volta all'elezione del Consiglio di disciplina dei procuratori di Napoli. In una riunione preparatoria per la designazione dei candidati si votarono dei nomi. Durante lo scrutinio, io guardando a caso di sopra le spalle di uno degli scrutatori, mi accorsi che egli sostituiva, leggendo le schede, ai nomi ivi segnati un altro di suo particolare gradimento. Denunciai il fatto, si r:ifece lo scrutinio e fu provata la gherminella. Quel nome ha poi .trionfato ad altre votazioni. E quello di un deputato clericaleggiante, che votò prima per Crispi, vota ora per Rudinì, dimani voterebbe pel diavolo - un deputato senza coscienza politica. La repressione dei reati elettorali e la prima esigenza d'un regime libero; come· l'abito della veridicità è il primo registro d'un galantuomo. E non è necessario insistere per la repressione dei soli reati elettorali, ma di tutti i reati governativi. Un ministero che viola le libertà statutarie dovrebbe es~ere immediatamente posto in istato d'accusa. Un Governo che manda le truppe contro il popolo dovrebb'essère accusato e condannato come fautore di guerra civile. Un Governo che inganna il Parlamento e il paese con false notizie, che corrompe la stampa, che manomette le finanze, sopprime la Camera, che pubblica decreti incostituzionali, dovrebb'essere giustiziato - nel doppio senso storico e l'attuale, della parola - subito. Capisco che questa è l'utopia del regime costituzionale, e che la giustizia il popolo non ottiene ma deve farsela da sè; appunto perciò io domando che s'inizii, da democratici e da socialisti, un'agitazione popolare per i seguenti sr.opi: a) Rivendicare le libertà conculcate - il diritto di riunione, il dritto d'associazione, l'inviolabilità personale (quindi l'abolizione del domicilio coatto e dell'ammonizione) ecc. b) Negare al governo di servirsi dell'esercito contro il popolo, di armare il braccio dei nostri fratelli e dei nostri figli per rivolgerli contro di noi. e) Assicurare la responsabilità dei Ministri e dei deputati con azione popolare da sperimentarsi davanti un pubblico giurì. cl) Porre un limite alle imposte. Una seria agitazione con questo programma o altro simile rialzerebbe l'Italia dall'abiezione presente - la eleverebbe nella stima degli stranieri e, quel che è pit1, davanti a sè stessa. SA YERIO MERLINO ~ La Rivista Popolare di Politica Lettere e Scienze sociali esce il 15 e il 30 d'ogni mese, in fascicoli di 20 pagine in 4° grande. GlIitalianeill'Argentina. (i) Della numerosa colonia italiana di Buenos-Ayres dirò liberamente tutto ciò che penso, e di bene e di male, senza preoccuparmi se la lode o il biasimo possa piacere o dispiacere a taluni della collettività od anche alla collettività intiera. Sarò ad ogni modo, tutt' a fatto obbiettivo, non avendo altro scopo se non quello di offrire un quadro approssimativamente esatto delle condizioni morali e materiali in cui vive e si agita la nostra colonia, sotto l' impulso di chi la consiglia, la dirige, la rappresenta. Tutti sanno che in Italia la fama delle colonie, in generale, non è eccessivamente lusinghiera; e questa cattiva opinione è dovuta, in parte a deficienza di cognizioni esatte, in parte ad un errore di proporzione, direi quasi, ad un errore di ottica sociale. ' La deficienza delle cognizioni riguardanti le colonie americane, è grandissima ; molto più grande di ciò che uno si immagina. Nelle classi colte o dirigenti, è facile trovare dieci signori che sappiano perfettamente dove sono situati, nel continente africano, l'Oculè-Cusai, l'Amasen e l'Agamé ed altre provincie ancora più ba1•bare ed insignificanti, ed ignorino affatto Santafè, San Juan, Mendora,Santiago dell'Estero, Salta, Fujuy, dove vivono Italiani a centinaia di migliaia, lottano, lavorano, soffrono, vincono qualche volta la loro aspra battaglia e si creano un'agiatezza che nella madre patria . . . . . . . era follia sperar. Molti parlano, e quel che è peggio, scrivono dell'America senza mai avere attraversato l'Oceano, e non· fanno che ripetere giudizii buoni o cattivi, veri od errati, o straordinariamente ottimisti od esageratamente pessimisti, di terze persone. I giornali argentini - e ce ne sono di eccellenti, modernissimi, completi, ogni numero dei quali contiene il materfale di una delle più accurate nostre riviste settimanali o quindicinali - in Italia non si leggono affatto. La letteratura istessa, intorno all'argomento delle colonie italiane nell'America del Sud, lascia molto a desiderare. È scarsissima; e, ad eccezione di tre o quattro volumi, fra i quali noto quelli del Godio e dello Scalabrini, confinata pressoché tutta nei bollettini e nelle pubblicazioni ministeriali perfettamente ' clandestina. È risaputo che in America si dirigono emigranti di due specie : i liberi ed i forzati. Gli emigranti liberi sono quelli che spontaneamente si recano in quelle lontane regioni in cerca di lavoro e di fortuna, spintivi sia dalla disoccupazione, sia dallo spirito di ventura, sia daL' innata intraprendenza ed attività, a cui paiono angusti i confini della madre patria. In questa categoria di liberi non oso collocare gli emigranti del Bradile - quelli dell'emig1•azione gra- (I) Questo scritto è tolto da un capitolo di un libro sull'Argentina, che verrà pubblicato prossimamente. N. D. A.
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