RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI 173 tare o industriale dello Spencer; sulla genesi e sulla azione dei partiti, delle chiese, delle sette. Certe sue confessioni possono essere sottoscritte da qualunque socialista e repubblicano ed attestano la grande buonafede dello scrittore; tali quelle relative alla mistificazione elettorale connessa all' influenza predominante del censo; alla funzione essenzialmente repre•siva dei numerosi eserciti stanziali odierni. ecc. ecc. Non sono pochi e di poca importanza i dissensi; su di alcuni dei quali ci fermeremo, cominciando da uno di ordine filosofico. Il Mosca atti'ibuiscEJ una grande parte al caso fortuito nella storia dei popoli; ora se il caso_ deve mettersi in conto per· dare in sulla voce a coloro che precipitosamente tutto vogliono spiegare, sarebbe stato bene, però, dare a quella parola il valore che le danno gli statistici affinchè non s' ingenerassero dubbi: sul grande principo di causalità. Nel classificare i governi le idee dell'A. riescono alla comodissima indifferenza tra monarchia e re pubblica. Vero è che l'eleggibilità o l'ereditarietà del capo dello stato non è tutto, ma è sempre qualche cosa, che non si può trascurare. Per vedere la sua importanza bisogna paragonare popoli, che hanno la massima parte dei fattori importanti uguali, è differiscono soltanto per quella della origine del capo dello Stato: il confronto tra la monarchia popolare italiana (cosidetta popobre) e la bastarda repubblica francese basterebbe a stabilire notevoli differenze tra repubblica e monarchia. Il Mosca distingue due tipi di governo: il feudale e il burocratico. Troppo semplicismo: la Svizzera, l'Inghilterra, gli Stati Uniti a quale tipo li assegnerebbe? Colla sua partizione si ripetono molti degli inconvenienti da lui riscontrati in quella di Spencer. Sul dispotismo enuncia una pericolosa teoria ; egli dice che il dispotismo è utile quando sopprime l'anarchia. Tutti i despoti ed autori di Colpi di Stato -=- da Cesare a Napoleone III - imocarono siffatta teoria p3r giustificare il proprio malfatto. Fa molte riserve sull'utilità del referendum; ma se avesse conosciuto le leali dichiarazioni del Droz, ex Presidente della repubblica elvetica, ch'era suo avversario, si sarebbe mostrato molto più benevolo. Lo studio sulle rivoluzioni è molto deficiente: e' è la parte esteriore, non se ne indagano le cause intime che le preparano e le maturano. Si direbbe che egli si occupa delle sommosse anzichè delle rivoluzioni. Nè possiamo menargli buono il ravvicinamento che egli stabilisce tra il precetto di Mazzm1 e i consigli di Bakounine per la Pandistruzione; anzi lo troviamo addirittura mostruoso. La pa1·te più importante, perchè di attualità, del libro del Mosca è la ()onclusione nella quale esamina i tre principali problemi contemporanei: 1 ° il problema religioso; 2° il problema politico; 3° il problema dell'avvenire della nostra civiltà di fronte alla democrazia sociale. 1° Problema religioso. L'A. ritiene che la religione non risponde al raziocinio, ma al sentimento. Le plebi irreligio$e, che respingono il cristianesimo accettano l'ipse dixit della rivoluzione; il cristianesimo è la religione dei tempi miseri; perciò se avremo di nuovo un periodo di miserie e di abbattimenti potrà rifiorire il cristianesimo. Non sorgeranno nuove religioni ; forse il cattolicismo guadagnerà sulle sette protestanti. Il dissidio colla scienza è inconciliabile. Stato e Chiesa devono conciliarsi perchè nella lotta il tertius gaudens è la democraiia sociale divenuta quasi una religione, che fa concorrenza alla cristiana. Si comprende che la parte politica nello studio del problema religioso si racchiude nell'ultimo voto o consiglio, che ben si attaglia ad un conservatore genuino, che al Padre eterno vuole assegnata la parte di gendarme. 2° Problema politico. Il Mosca, eh' è profes sore di diritto costituzionale, tratta abbastanza bene della crisi che attraversa il governo parlamentare. Il regime' rappresentativo è divenuto odioso a causa del parlamentarismo, cioè della ingerenza e della faccenderia dei deputati; ma i danni del regime rappresentativo sarebbero sempre minori di quelli della sua soppressione. Qu'on se le elise! E falso che le istituzioni parlamentari abbiano in sè stesse una virtù riparatrice dei mali che producono; che la libertà sia rimedio a sè stessa e come la lancia di Achille ferisce e sana. I rimedi ai mali odierni vanno ricercati: nella indipendenza della magistratura, nella responsabilità dei funzionari, nel con. trollo finanziario e nell'aumento della indipendenza della Corte dei Conti (l). Diminuirebbero i sintomi del male con siffatti rimedi, ma il male non sarebbe tolto dalla radice; nè gioverebbe il ritorno · al regime puramente costituzionale. Più efficace riuscirebbe il largo decentramento; e più ancora il chiamare nuove forze politiche. nuovi elementi sociali a servizio della cosa pubblica: dei laureati e dei censiti si dovrebbe formare una categoria di funzionari gratuiti, una nuova gentry. Ecco un vero ideale da conservatore, ma che non ha alcuna possibilità di realizzazione. Il Mosca pensa, infine, che nulla c'è da sperare dalla ricostituzione dei vecchi partiti politici e che di partiti veri non ve ne sono che due: il cattolico e il radicale socialista; ma non è bene che lo Stato venga nelle loro mani. E dunque si donebbe costituire un partito basato sul falso? Qui si vede chiaro che l' A. il) Sulla «Corte dei Conti» in Italia non possiamo 1·accomandal'e abbastanza due stu<li magistrali di due nostri collaboratori: del Prof. A. Brunialti e del Dr. Cagli.
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