La Rivoluzione Liberale - anno II - n. 32 - 23 ottobre 1923

RIVISTn STORICn SETTIM/\Nf\LE DI POLITICfl ESCE CONTO CORRENTE POSTALE .. Diretta da PIEROGOBETTI- Redazione e Amministrazione: TORINO,Via XX Settembre, 60 .. Abbonamentoper il 1923 L. 20 - Per il Il semestre L. IO(con diritto agli arretrati) • Estero L. 30 • Sostenitore L. IOO• Unnumero L. 0,50 IL MARTEDÌ (L'alJbonamenl,o non tliF<letto prVlna det 1Q rlicernln•e s'Vlite111le 1•i111101·ato per un unno> Anno 11 ~ N. 32 - 23 Ottobre r923 SOMMAR 1 o : (h~1,o Donso: Il Mezzogiorno dopo la guerra. - P. BUR1n:s1: Lo stnto 001,ionnle e il lilJernllHmo - )f. l".: L'unanimltil in poli1icn estera. - A~·nu ""'": AriKloeruia e popolo nel Rl,or• glmento. _ c. 8Fl1<NlllRr: Stndi di storia della souoln: Monopolio e Jnicilil nel selter,nto. - G. )!An1,x,;: Crispi e la democrazia, - G. NAYATIHA Cnnn: Lettere dallo Sicilia: JI senso della gju~tizia e la vltn politica isolana. - A. Dr STASO: Lo Stnlnlo. Il_M~zzogiarnadopa la guerra A chi non si lasci inJannare dalla parn~uza delle cose non potrà non apparire che la Yita politica meridionale si mantiene, da dieci anni ::i. questa parte, identica : si possono rilevare detlagli che precisano il quadro. lina ignoranza di popolo, che troya giustificazione ne11'incuria governatiYa: una mortificante inattività delle classi alteJ liete di conser;are un predominio quasi feudale, intente a ricostruirlo con estrema rapidjtà, quando possa sembrare in pericolo. Pen·ade tutta la ,·ita oubblica con i suoi tentacoli multiformi l'amministrazione, che trasforma ed attenta continuamente le conquiste elettorali. Mancano i partiti : preYalgono le sette, che si· contendono con feroce acca11imento il municipio e le congregazioni di carità. Poco SYiluppato i: il controllo finanziario, che b.a rappresentato presso tutti i gn1ppi sociali i! primo tirocinio popolare al go\·en10 della cosa ("()rnune. Diffuso è lo spirito d'into1leranza uel ca.mix> religioso, politico, mor.1le. Arretrata, insufficiente la· coltura: arma anch'essa di privilegio per 1e classi dirigenti, eh~ Sl sforzano di deriYarne quasi un 1u10Yodiritto àivino al potete. Tale paurosa Yisione troYa cornplem.euto naturale nelJe ugualmente adamiticb~ condizioni della società. Priinitiv::i.j'ecouo1 11ia: c-a~aioJ-te la pignatta murata: mitiche le comunicazioni : appena iniziato il commercio. Solo da poco, e per eccezione, è apparsa la donna nella lotta e<:onomica. 11 proletariato non è a11cora uscito dall'originario bozzolo della piebc. XC1llll1euo si ac-. cenna quello svolgimento sociale, che, col poue problemi più ampi - cui 1!011risoluzione di sette può suffragare, ma a1.ione di partito - slarga l'orizzonte politico agli individui ed ai gruppi. Mitico <:: il concetto dell'autorità, cui contri buiscono a v;cenùa due istituti non ancor.a ridotti al senso naturale delle cose : l'esattore delle imposte ed il bino. Pavido ed ìncerto è lo sviluppo della libertà, concepita sempre in funzione di una sciarpa tricolore o d'una stola. Una gigantesca rete cli appaltatori involge le provincie: esercito di galoppini elettorali, cui, molto spesso, si concede in ricompensa il diritto di esser ladri. Tutta la politica Yiene osserYata attraverso l'angolo visivo delle persone: tutta la Jotta infuria interne, acl esse. Il coz1..o di due uomini non solleYa nemmeno casualmene tina questione di principi. Un approccio di gruppi non determi11a altro che sostituzione di uomini nel seno de11e Commissioni. E' un feudalismo politico che ora si giova dei cittadini contro i provinciali, ora cli questi contro quelli, e .::;empre per distruggere le autonomie degli uni e degli altri. In tale condizione cli cose è facile intuire quale funzione eserciti la borghesia meridionale. Anzitutto occorre preliminarmeute sgombrare il terreno da un pregiuilizin che, ripetuto tradizionalmente, ha ora avuto la consacrazione ufficiale uell'ultimo discorso padamentare dell'on. Mussolini. 11 pregiurlizio cioè che esista una « borghesia ili professionisti prodi cd intelligenti che nel! 'Italia Meridionale rappresenta. una classe defin(ta storicamente, politicamente. moral1nente n. La borghesia <lei professi.onisti mericliona.li - che è poi quasi _tutt.~ la borghesia meridionale - appare econonncamente come parassitaria, non ha alcuna consistenza di classe politica, sia perchè non lotta unita contro le allre classi 1 sia percbè si fraziona per fornire contro le 1na0"9"loranze i condottieri dcl1e invicle minoranze~b Si può dire, anzi, senza tema di errare, che alla borghesia meridionale debba. farsi risalire intera la responsabilità delle condizioni poliliche de] lVIezwgiorno, percbè essai piuttosto che compa-imere energicamente lo ·sviluppo politico delle altre dassi sociali - bra<'cianti, contadini, pie. coli proprietari, artigiani, pkcoli merciai rurali - ed i~peclire che possano assurgere ad 1111avisione autonoma della lotta politica. I suoi membri, in lotta eterna fra di loro per il predominio locale, forniscono 1'inj;,-,io di tutte le sedizioni, e souo ~empre pronti - con la dolenza e con la frode - a far credere alle plebi che esse lottano per ideali propri. Do,·unque è il partito dei medico-condotto contro quello del farmacista, o del segretario comunale contro quello del maestro fiduciario: una lotta cli feudalismi per i111pad1·onirsi del municipio e cli là fayorire i fedeli ed opprimere gli ay,·crsari. Tutta la lotta. t:, <luuque, intorno alla cassa del Com\lne, e1 poichè essa si svolge entro I 'orbita delle leggi dello Stato, finisce quasi sempre per rasentare il Codice penale e sugli addebiti amministrativi la Prefettura riesce ad innestare una serie cli ricatti legali a favore dei partiti clo1ninanti. .E' perciò che tutti i partiti meridionali sono, per lo meno tendenzialmente, ministeriali. ·Se essi sono al potere debbono essere ministeriali per evitare le noie delle inchieste amministratiYe, se, inYece, all'opposizione, aspirano al fa- ,·oré del Go\·erno per poter detronizzare gli av- ,·ersari, e sottoporli al Yaglio dell'esame degli atti amministrath·i. E' •tutta una serie di ricatti che risente delJa ristrettezza rleJl'ambiente, in cui si pr0ducono, e che deriva dalla pura mecec1.11icitàdel Yoto delle masse -So!'lo ormai stssa11t.a annj che si è costituita l'unità d'Italia e le condizioni della lotta politica nel lVIezzogiorno permangono le' stesse. Creata questa ill.lità da ideologi in continua contemplazione degli stati, sorti dalla maturazione nazionale dei àiYersi popoli europei, s~- cri1ìcò completamente la comple..c-sa varietà politica e culturale delle varie genti italiane, senza riuscire a darle anima unitaria. Da allora il problema poiitico meridionale si condensa tut.to in una medfaz.ione continua ti:a i Yari governi S}tccedentisi ai centro e le inerti masse meridionali, assenti dalle istituzioni : mediazione esercitata da deputati meridionali, che portano ai goYen:i in carica i Yoti e la tranquil. lità delle masse meridionali, e ne ricevono faYoritismi ed in1puuità per i provri protetti. Così avv;ene che il popolo il quale crede, deponendo una scheda, di compiere un atto rivoluzionario, finisce per Y0tare i suoi aguzzini perchè il deputato è, quasi sempre, soltanto eletto dal Sindaco, e il Governo in carica per ottenere il voto del deputato deve proteggere il sindaco. Così interessi puramente nordici trionfano in Parlamento mercè il sussicljo dei voti meridionali. Sorge, quindi 1 nel paese - e se ne vede storicamente la g;ustificazione - il trasformismo, perchè esiste, in ogni momento, nel Parlamento una massa cli votanti, ansiosi del favore ministeriale, necessitati dallo stesso sistema elettoralistico, di cni sono l1espressione, a cbiede1·e sussidio per i pochi interessi privati che rnppresentano; ed esiste, in ogni momento, anche per governi, che nel paese sono in nettissima 1ninora111..a,la possibilità di crea.re durature combinazioni po]iticbe, cementa.udo, attraverso una sintc!:-i non hegelfona, gli interessi di qualche gruppo del nord con gli interessi di tutti i 1adsnncoli dichiarati contabili nel sud. )Jè si può uscire da questo si!--tcma votando per le opposizioni, pcrchè queste, prodotto dello stesso clima storico e sociale, 11011aspirano ad altro che a soppiant.'lr<> i cleput.,ti di maggioranza ne11a loro fw1ziune trasformistica Si comprende ora perchè sia110 falliti i pochi tentati\'i fatti per iniettare una Yita nuova nelle ~tanche vene delle classi politiche meridionali. Il disagio di tale ordine cli cose è stato notevolmente aumentato dalla guetTa. • A chi imprencla a studiare con animo scevro da pt·econcetti e da miracolismi l'influenza che questo grande fatto storico ha esercitato s,ùla questione metiilionale, non potrà sfuggire che, n1eutre la guerra - pur avendo seminato ,qua e là germi eminente1uente rivoluz..ionari - non è riuscita a dare la spinta perchè il popolo meridionale entrasse finalmente nel quadro della vita politica 11a7,ionalc, tuttavia ha lasciato contu.sanH:ntc iulra\'C:<lere a11c mn-;~<;che la n:-cc:hia itmnobililà era non soltanto indecorosa, ma addirittura dannosa. Difatti, se da una parte la guerra ha rappr~- scntato un grande fatto unitario, e, perciò, sotto nn certo profilo, antimeridionale, ha però dall'allra parte contribuito, con l'obbligatorietà del servizio nùlitare, ad elevare in più \·aste categorie <li cittadini il f:euorc generale della vita e quindi a pro,·oc:1re fermentnzion: nuove che non potevano non a\·ere riflessi a11che nel campo della politica. ~ra, siccome tali fermentazioni non corrispondevano a maturazione di vecchi, oppure a forma:,;ione di nuovi celi sociaii, ma ad un indistinto bisogno di 110,·ità, mentre non riusch·ano a sbo-.:carc in nuove manifestazioni politiche sentivano tutto il disagio delle ,·ecchie f01·me, da cni erano .impotenti di sollevar:..1. Tutti i movimenti SYilttppatisi .uell1i1nmcdia' J dopo guerra, pe1· il semplice fatto dd loro ,·.;ri- :ficarsi, hanno dato la sensazione di un'o5cura coscienza politica meridionale, tuttora in forma. 7jo11e 1 1Tu1. hanno riprodotto nel loro caratterist~co atteggiarsi la vecchia foima trasformistica, che si dimostra così, tspressione fedele cli un ciclo storico e sociale, non peranco superato dagli sforzi delle nuoYe generaz.ioni 1 affioranti alla Yita pubblica. T<l, infatti, basta prendere in esame i primi mo·-iu1enti sviluppatisi nel J\Iezzogiorno - azio. ue -..J;.1P. P. 1 . ..e. u?.ov.itr..euto ,!ci .. r.:.-r..'.s_::..t.- . .. t i ....L per convincersi della Yerità di queste propo. sizioni. Xessuu partito aveYa suila carta 111aggiori probabilità di successo del Partito Popolare Italiano, sia per la profonda cattolicità del popolo meridionale, sin per ii programma che un meridionale cli genio - Luigi Sturzo - aveva saputo predisporre a contenere entro le sue pieghe riposte, non so1t.anlo le necessità del presente, ma anche le più superbe ed audaci preYisioni dell'av,·enire. Ebbc11e 1 che cosa è ay~·enuto del Partito Popolare nel l\'fezzogiorno? La risposta è semplice: il giovane partito è ~tato assottigliato, a:-.- scrbito, disperso nef trasformismo. Si Yotò per i ca11didati1 divenuti popolari per • alchimistiche combinazioni locali, non perchè si vedesse in essi i rappre.sent.,;1..ntidi quelle idee e di quel programma, ma per simpatia personale, o per ragiolle di contrapposizione, quando nou ;.1ncheper ragioni cli favoritismo. Egualmente si esaurl l'azione d.ei combattenti. Tornati dalle trincee 1 qaesti giovani port.a- ,·ru10 nell'animo un vago istinto di 110\'ltà. :\ Ye· vano peregrinato per quattro o cinque a.11ni, avevano combattuto contro o a fianco di popoli tra i più ci dli cli Europa 1 erano, insomma, stati sottoposti ad un'incubazione forzata: nessuna meraviglia, che ad uua forma di romanticismo politi-ca, Yagamente tr..atnrato nei loro spiriti, sembrasse iuclispensabile la distruzione del vecchio ordine. 2\'Ientre nelle pro,·incie seth:ntriona1.i tutto questo romanticismo politico mirrn·a - per quanto_ in forme disordinate e tumultuose - a superare la vecchia. organizzazione borghese, conispon. deuteme11te al grado cli sviluppo ivi assunto dalla lotta di classe; nel mezzogiorno d'Italia mirava a clistruggere e superare la. concezione tra. sformistica. Ì\1a, siccome non si trattava di nn movimento, espresso da mia élite di classe, non poteva non ricadere nello stesso inconYeniente che impreudeva a combattere. Propugnatori del movimento erano sopratutto i giovani ufficiali, in massima parte figli cli quei borghesi rurali, co11tro cui doveva si'enar~i l'offensiva. Educati dei loro padd, ed imben1ti durante tutto il periodo cl1incnbazione, d'idee feuda.li, essi, per qu~nto prirlassero di (e partiti organiz. zati l)' di « partiti cli mru:se » ecc., non concepivauo che la vecchia, tracliz.ioua~e lotta nnmicipale contro l 'odiato 1 traclizionale avversario. 1 dissidii cli {ami.glia, le ri~se pe1· il predami. •nio locale, in ah1ni casi durate anni, non potevano in defi1ùtiva non permenrè anche la nuoYa lotta. Seguaci del movimento non erano già gruppi di giovani, esponenti ili una classe definita, solidamente poggiati su interessi specificati, e, perciò, costituenti organismi in grarlo di controllare le devia,.foni dei capi e correggerle, ma era una folla indistinta di giovani artigiani e contadini, sbattuti attra\'erso l'inferno della guerra, :=en'l..anessun corredo di esperienza critica, ::;ic.:uri soltanto - come i loro padri - dci vantaggi deriYanti - anzi crescenti - dall'esercizio del me;tiere o della coltivazione del campo, ma anche disposti, per quella serie di residui psicologici, derivanti dalle meraviglie accumulatesi ntl loro spirito durante la guerra, a subire gli effetti di una propaganda attaccante soltanto la superfici<" delle co:-;c•. E' così cne 1a lotta, guidata :-,.pirituaJmeute dai padri, contro cui doveva rivolgersi, combattuta da truppe bendate, non poteva rappcesentare altro che un nuovo e maggiore trionfo de11'o<liato trasformismo. Certo non poco aYe,·a contribuito a fermentare nei gio\'."ani spiriti la pli': vasta conoscE:nza del nord dell'Italia, il maggior contatto con forme di vita più avanzate nel grado della civiltà; ma questa fermentazione, se giustifica,a la smania de11e novità, non aveva approdato alla formazione cli una superiore coscienza degli interessi in giuoco, anzi aYeva maggiormente contribuilo a na$eonderli sotto il falso ,·eia.me delle parole. Incapaci ili risalire alla causa fondament.a_!p-~~ ;,?.:, :.!½,,u~"'l'.?5si.-;.ripc:-i:.a a},:it.lt.1w '..s..:,.,.:.t mancanza di una dottrina politica aderente agli interessi, i giovani reduci attribuh·ano la colpa della loro mancata azione riYoluzionaria ora a questo, ora a quel capo, orn a questo oia a quel1 'ind.irizw. E così aderirono, Yolta a ,·o1ta., secondo la cieca logica de1l1irrazi~iale, al partito del RinnoYamento, o alla democrazia, al partito liberale o a quello fascista, rifugiandosi poi di quando in quando, dopo Yarii insuccessi e delusioni, nella formula dell'apoliticismo, che, perciò, era un comodo Yelo per n..-iscon-dereun più intenso anelito cii politicità. Desiderosi di superare con un atto poderoso cli ,·olontà lo stagno mortificante del trasformis1no, essi si affannaYano a ..sYolgere un'azione autonoma, ma costretti dalla meccanica del modmento ad agire nel ca1npo municipale, e priYi, com'erano nella generalità dei casi, di uomini pratici di amministr~zione, ricadeYano volta a volta nelle lllilIÙ dei capi locali, estranei al loro movimento, che si affrettavano ad inserirli ue1 sistema da distruggere. AltroYe, inYece, i Yecchi amntinistratori sfuggiYano la presa 1 ritiraudosi nell'ombra, ed attendevano dalla giustizia riparatrice del tempo e d~ll 'in1perizia avversaria un ritorno trionfale. Così il movimento, privo cli profonde ragioni ideologiche che gli dessero un 'anima, abbandonato agli effimeri risultati di una fermentazione naturale, battuto in breccia dalla realtà quotidiana, si esauriva, si disfaceva in conati Yan.i. Nel frattempo le ,·ecchie classi trasformistiche coneYano ai ripari, e, favorite mirabilmente dalla crisi economica che incombeva sul paese, sbandavano facilmente le esigue schiere dei tinnoYatori. Le restrizioni dell'emigrazione europea ed oceanica e la crisi degli studi contribuivano fortemente a mettere alla mercè dei Yecchi le nuove schiere dei riformatori. Difatti la ilisoccupazione, che infieriva tra i reduci, mentre accentuava il fermentò, era pw·e la ragione principale cli talune sconfitte, sussegueutisi a resistenze impossibili. ?l!a, mentre tutto ciò estraniava dalla politica i pochi gio,·ani preparati ad aJirontare ;1 problema. della vita, contribuiva noteYolmente a mi. nare il ten·eno per futuri incendi. Qua e là1 però, il movimento dei combattenti raggiunge,·a la sua Yia1 assumeYa forme che prelucleYano al possesso di un orizzonte politico; il sorgere del Partito sardo d'azione poteva rapreseutai-e un insegnamento noteYole. Difatti, per nn istante, il movimento dei combattenti moliSc.1..ni,arieggiò nel centro dell'Italia i\1eridjomde la magnifica organizzazione dei sardi cli Lnssu e di Bellieni. Sembra iniziarsi la rl\·olta contro il sistema, che avea signoreggiato l'Italia. fin'allora, la ri-

130 L A R I V O L U Z I O N E. L I B E R A L E Yolta d.ei ceti rurali del :Mezzogiorno contro le oligarchie industriali del Settentrione: sembrava che dentro il dstretto circolo sapgu.igno della vecchia Italia fossero, fìnalniente, per proiettarsi le nuoYe correnti mericlio11c.'lli. i\1a si trattò soltanto di IJ!'sprazzi ingaru1evoli, che finirono per aumentare le tenebre. Intanto le agitazioni e i disagi del Settentrione non potevano non avere riflessi anche nel l\1ezzogiorno, nel senso cioè di distrarre da un compito rivoluzionatio i pochi gruppi che si avYiavano ad aYere consistenz..1 e dinamismo proprio G u IDO DORSO. lo Italo naiional~ ~ il lin~rnliimo E' verità elementare - che non si insegna però alla scuola di Carlo Maurras - che nell'Europa Occi<l.entale stato nazionale e stato liberale sono tutt'uno. :.\'elJa storia moderna non è concepibile Jo stato senza dignità di c-itt.adiui, cosi come non si potrebbe pensare la repubblica ateniese affidata alle cure di schiavi e di meteci. La nazione è stata realmente l1espressione più aJta, c:1ùl'umanità eUiop-ea era giunta attraverso un faticoso sviluppo del secolo XVI e XIII, e in • cui durante il secolo XIX ha affermato sè stessa, acquis:tando coscienza del proprio essere e dei propri fini. L'unità spirituale dei popoli europei si realizzava nella lotta, ìa civiltà si affinava nei contrasti. L1umanesimo, la riforn-ia, l'illuminismo avevano preparato la società nazionale e la sua espressione etico-giuridica: lo stato liberale, lo statachiesa di tutte le liberti,, compresa qnella del negarlo, purchè la negazione non si traducesse in violenza attuale, erede del libero esame e del1'eresia, anche se taluno dei suoi più grandi artefici credette di conciliare l'opera spesa per questa realizzazione del pensiero ereticale colla pro. pria. coscienza <i.i buon cattolico. Xou a caso tutta l'attività riformatrice dei principi illuminati, che delle forme di reggimento liberali furono i preparato~ più attivi, si svolse in tenace. contrasto r:olla Chiesa Cattolica. E c'è bisogno di richiamarci ad Alessio di Tocqueville per docu.mentare il sorgere e l'affermarsi di un nuovo spirito religioso nello stesso spirito antireligioso della Rivoluzione fnmcese? Così come lo stato moden10 si veniva sviluppando sulle rovine degli ordinamenti clericali e feudali, la nuo..-a religione illuministica, che ispi. fava il" ... messfanesimo ·delle 1oggieo.,fim, $9oniche, rincuoraYa i principi nella loro opera di riforma ed imìa.mmò in.fine il popolo francese nel suo slancio rivoluzionario, si era affermata sulla rovinosa disfatta delJ.e religioni positive. ~ on comprenderà mai il motivo psicologico pili profondo de1l'iliuminismo, e quindi le sue più profon<le esigenze spirituali, chi trascuri la stanchezza degli spiriti succeduta a quasi due secoli cli lotte cli religione, chi non intenda il disg11.::J-ieo la ribellione degli stes.si animi più religiosi, nel vedere andar confusa la religione ~agli interessi dinastici, e, di venuta essa stessa 1 nteresse mondano, venir patteggiata nei compromessi politici, mescolata ad intrighi cli corte, di gabinetto e di alcova. Pensiamo tutti ·queste noi che uscia.mo da una crisi per molti aspetti analoga e non più l'in. uenuo ottimismo, la led.e in un ordine naturale>, in un teismo nazionale çi. apparran)]o ridicoli, ma ]'altera burbanza, con ·cui i professori di filo. sofia patentati p-,ulano di uno dei più grandi moti di spiriti che abbiano impresso il loro solco nella nostra umanità. Un atteggiamento polemico jnfatti verso Pastrattismo illuministico, le o·ittimc, nei primi decenni del secolo scorso, ap- ;arirebbe a ~utti - fuorchè a un prof~re idea1ista attuale - una curiosità a11acron1sttca. TI sangue ~ le vergogne di cui si erano macchiate le rel!gioni storiche, ingenerarono il volteri.ano dispre-/4zc,di ogni spirito religioso, la suoer.6cia1e i~comprensione della funzione storic-a di que11c stes.se reiigioni, di cui si _combatt_e~a, insieme coi traviametJti e gli erron, lo sp1nt0 che non si era più capact di intendere. Gli eccessi del settarismo, gli intrighi del politicantismo gesuitico furono scontati dal puro spirito religioso. )la dall'insopportabile esigenza religiosa della \'ita collettiva sorsero contro le religioni positl\·e che di ddevan.o, e che per lungo spazio di tempo aveYano spinto gli uomini gli _uni contro ,,Ji altri in lolte sanguin~e, la fedt:. ln un e ordine raz.ionalt:. ~, l'ottimismo fiducioso che riconci]iayano t affratellavano gli uomini in un ideale comunt. ~on •si dimentichi intanto, nella re::a1izzaz.ione <torica dello stato rrwrlc-1"110q,uel momento importantissimo che t; 1'afiermarsi de1. Diritto na-. tw·aJe, ci<X: del nuoYo diritto stonco nel suo diYenire. Xon a caso i motivi etico.giuridici de11'I11uminismo furono chiariti là do\·e prima ~i era affermato lo staio parlamc11tare, in Jnghilterra. }fa è di Kant la semplice definizione del diritto come libertà, e deila libertà come diritto. Dal privilegio ereditario, (lal fedeco1nme'iso ~e1le generazioni passate, si (: giunti alla concez10ne del diritto come « fa-c~ltà che ogn:1ino ha di agii·e libera,mente1 pu,rchè 1ion ,.Jioli L1ugua.le libertà Ji ogni alt1·0 i1. Senza questa concezione elementarissima., no.ta alla matricola di giurisprudenza ed ~ccessibile al ce.r.vello più .rozzo, 11ou si con~pisce lo st:1to liberale. Tanto è vero che per distruggere questo, si ~ cominciato coll'offuscare quella nozione negli intelletti e negli animi. Essa risolve il diritto nel suo aspetto formale, che viene però a costituire la massima obbietti. vità, anzi l'llllica obbiettività possibile del diritto stesso, proprio come nell'Etica del Dovere, da cui essa deriva, ogni contenuto viene ad an. nuUarsi nell'Imperativo categorico che è forma e contenuto insietne. In altre parole v'è perfetta analogia - dico analogia e 11011 rispondenza - tra I.o stato liberale, la cui base etico-giuridica riposa unicamente nell'esigenza delt-'osseqido fonnaie alla legge (il tanto derise, agnosticismo dello stato liberale, contro cui scagliano i loro d.àrcli spuntati tutti i jJm'venus cleila politica e della critica} e l'Etica del Dovere, che non rìcouosce altra eti. cità se non quella formale. Appare perciò una bella contradcfo,ione· qu!'lla di coloro che nel campo etico riconoscono l 'autdnom.ia della coscienza e del dovere e nel campo politico si fanno assertori di una eticità dello stato diversa da quell'tu1a ed altissima. eticità form~le, distrutlc.'l. la quale - e non sop1·a1rvi-vendo alcuna trascendenza. - non si vede in che cosa la nuova eticità possa risolversi se 1101,1nell'arbitrio di chi temporaneamente governa, o nei sofismi dei suoi cappellani laici. Proprio negli anni stessi, in cui il filosofo di KOnigsberi, superava i motivi più profondi d~ll'Illuminis1no, nel ricouoscerue i limiti, e ne 1n. verava, nell' autonomia del dovere, la confusa aspirazione morale; la nazione più _antic_a_d'~ttropa, moveudosi da quella fede 11lum.1111stica, acquista.Va p,iù lucida coscienza di sè combattendo ]a su,a. lotta rivoluzionari~ contro il proprio sovrano, contro le avverse coalizioni ':1-i sovrani, contro 1'ordine vecChi0 e la reazione. « La naf.ion » è contrapposta dapprima alla « roya-z1,té » e non a1le altre naz.ioni, che 3.nzi si invitavano anch'esse ad in.sorgere e ad ~nirsi a1 nemico comune .. Ma per .altre nazioni quegli 01;dina1nenti, ouei sovrani, qnella nazione stessa rappresenta- ,:ano ancora, sia pure per poco, la realtà de:l'ogai qualche cosa eh 'era pur degno cli esser difeso. ~ ~d ecco che la lotta della « nation lumière » si sposta dai priJ1cipi ai popoli che quelli difendono e che difenc.lon con essi le par.ticolan es1venze de]Ja vita n,azionale. Si passava così dal CO· :mo~olitismo del sec~lo XVIII al •nazionà1lsnio del secolo XIX. Intanto era ascesa la nuova classe borghese, ricca di freschezza e di pienezza di vita, le g1o- - vani spa:1le cariche di difficili pro1nesse. Essa aveva ormai sicure premesse per la propria libertà e per la propria lotta: poteva coi _suoi musicisti sciogliere inni sinfonici alla _g10ta e cantare coi suoi poeti la libera,;ione eh Prometeo. Per carità non facciatLo confr011ti - anche solamente artistici - tra quella fresca e ricca umanità, che si esp1·imeva nella vita e nell'.arte - la aelicla sterilità <li questa nostra decadenza.! ;aste:ebbe ad annullare le pretese rivoluzionarie del fascismo _ ed a far sbrgere chiari segni. di nrecoce decrepitezza ne1Ja giovinezza che vien. ~antata in tutti i trivi - la sua co~tatata i~po; tenza all'isoirazione ed al1 'espress10ne arbstica, che Jo div~sifica da tutti i movimenti realmente rivoluzionari e rinnovatori, bolscevismo compreso. 1Ia chindiamo la parentesi estetica. Colla affer~azione del liberalismo la borghesia aveva posto 1e prem.esse necessarie per la sua lotta e per la sua libertà. Che tristezza dover ripetere ancor oggi, a gente spotli-va, di1wm:ica, ecc. ecc., che ness~111aforma di reggimento i:,olitico è più sciolta eh quella liberale, che nessun'altra concilia come ~1uesta 1e massim.e possibilità di sviluppo econo~1co e cn 1turaJe col massimo di lotta; cbe ogni altra, anche se rivestita delle più sedttcenli attrattive della 1uodern.ità -veloce e meccanica (si dice cosi?), anche se spiritualizzata dal dinatn..ismo antise~ dentario ed antis1.wcerale (b mia modestia 1111 costrincre a confessare che qu.~sti peregriui fiori stiHstici venneTo scelti da telegrammi ufficiali; a quando, fra parentesi, un'antologi~ tle1 fiero slil nuovo?), anche se tenuta a battesimo ,la b~llenti giovani, passati per il crogiolo nvolu~10n.ario e i111peciati di, fuLurismo, porta con se e favorisce nei gon~rnanti e nei governati tu1 ger. me di quietismo, uno strano desiderio dj ri posarsi, di dirsi che l'opera è compiuta, e di star Il, socl<lisfotti, a contemplarla! F, qu.,'lnta tristezza, e quanto srrcco di nato a spiegare agli analfabeti politici che quielismo1 as5enza di lotta, tranquilla. soddisfazione nei goYerna11ti e nei go\ern.ati voglion dire, nonostante tt 1tte le dedam.azioui retoriche, politica del piede cli casa, rinuncia, tutto fubt·chè: imperia, lisrrw! Va] meglio ammirare c:omc 1a borghesia europea_ ed una pil'cola, eroica minoranza di quella itaiiana - 1~1st:1.11rasseil solo reggimento che assicuri la libc:rtà, evitando l'anarchia. ca V Chiave di voita di quel sottile e delicatò equilibtio era per 1'appunto la nozione formale, del ùiritto e della Jegge. Con essa e per essa soltanto è assicurato quel tranquillo ricambio delle. aristocrazie - di cui parlò Novello Papafava - mentre ognuna cli queste porta nel governo dello stato il conten4to positivo di una fede. l\1a ciò avviene e può avvenire senza bn1sc·hi salti, senza soluzioni rli continuità perchè esiste iu tutti, coscienti che ne siano o no, il presupposto che p'roprio quella etica 1nera.111ente:foi-111aleq,uel 111eroossequio alla legge ed alle sue forme, ed in più largo senso il rispetto delìa altrui libertà e della altrni di. gnità, siano più alti e più necessari di quei So• stanziali contenuti etici. E ciò non è perfettamente analogo a quanto af. ferma l'etica idealistica : che il vero contenuto, 1'1iniroersalc, di ogni coucreta eticità; è il formale imperativo del dovere, all'infuori dell 'empirico e contingente suo oggetto? Se j s1gnori professori cli filosofia questo dimenticano per giustificare il. .. liberalismo fascista, vuol dire che in questo caso son 1oro che shagliano e 11011 la loro filosofia. Ed ecco come lo stato nazionale-liberale - lo stato.chiesa della libertà, secondo una nota defi. nizione - non pur nelle dottrine dei suoi teorici, ma nella sua co.ncreta realtà superi e contenga tutte le fedi. E ciò fa si che ognuno vi si senta a suo agio, vi apporti il proplio amore e la propria fede - quando anche si illuda di ne. garlo - senza, venire respinto. Oggi si mena vanto anche sui quotidiani che, per la prima volta dacchè è sorta, 1 'Italia non sia più espressione di quegli universali cari allo stupidissimo .secolo scorso, e non ci si accorge, che se ciò i-ealmente è, sì intona il canto funebre alI 'idea cli patria. In Italia poi ii contrasto è più vivo e doloroso che altrove perchè, nonostante la consuetudine rli dittature pe:rsonali, le idealità liberali dei crea.- tori dell'nn.ità nazionale hanno lasciato un'impronta profonda e incancellabile nell 'organfamo politico e giuriilico del paese. Con grande e malc~1ato dolore degli scolari del 1iaurras e del minore Daudet lo stato italiauo porta e porterà sempre in sè la·tabe ereditaria di q'uello stupido secolo XIX, in cui vissero i suoi autoti I e di quelle idee, cui cr·edettero, no11osta.ute le necessarie differenze, Cavour e gli Sp~venta, Garibal_di e 1\1.azzini, che, nella loro semplicità, non a.ntivi. dero le crjtiche dei sapienti nipoti. E tanta è la for1..a,sia pure d'ine1·zia, di .quelle idee e di queg1i istituti, che nepp·ure la cosi.detta « rivoluzione)) osa apertamente combatterli ed .annullarli, ricorre inve<.'e a sottili m.auovre e a compro.messi sapienti, ed è costretta per mante. nersi ad 'accoppiare la pf"atica violazione al fòr1nale ossequio ad essi. E così 1'arbitiio - pessimo· fra tutti i sistemi di governo, com.e quello che maggiormente .risente del personale e del provvisorio - :finisce co1 diventare la pesante condanna che grava e graverà se1npTe Sll chi ha creduto cli poter scavalcare l'opera del Risorii1nento e rinnegarne lo spirito. E Mussolini sente questa condanna: non. per nulla 'Ja vecchia Italia, rappresentata da quattro politicanti imbelli cl~ fronte ad un esetcito di ca. m:icie nei-e, è un po' la sua ombra di Banco. Che •Cosa dovrebbe te1nere egli, assertore della più grancle e nuova Italia, da quella vecchia Italia casalinga e borghese, timida ed inerme? Eppure sente confusamente che _quella Italia modesta, pur con i suoi difetti che nessuno nega, qualche cosa rappresentava, se, pur attraverso cliffi. ~oltà e. te.11ten11a111e11eti.,ra giunta a superare ed a vincere una gue:na imrn.ensa ! • Pe:r quanto di grande egli possa fare, che cosa potra mai ccmpiere che non elica superi, ma uguagli lo sforzo degli anni 1915-18, e cbe fu res? possibile proprio da un quinquennio di svo1g1. mento de111ocratico? Non occorre essere psicologi profondi per in tendere come questa pratica di arbitrio e di personalismi deblia necessari.an1ente •finire col cli. sgnstare g.li spiriti - dai più consapevoli aì pil\ ignari - dalla dta politica del paese, spingen. doli o all'aperta rivolta, o - il che è pericoloso - al disinteresse politico, alla rinunzia. Così ancora una volta la dialettica d'ella storia aV1·à climostrato -- dopo le recenti esperienze della Russia zarista e. della Gen1iania guglie1mina _ cbe nesstu1'opera è più deleteria per lo spirito nazionale che lo sti-aniare intere moltitnclini dalla vita spirit1rnle e politica del proprio paese; rhe l'indifferentismo politico, sul quale soltanto la tirannia di un solo, di pochi o di molti, pttò fare assegnmnento per la propria durata, è la più efficace propedeutica per la distruzione de.Il 'idea e del sentimento di stato, la via più co moda aperta alla soggez,ione straniera. Koi possiamo prevedere con scrupolosa esat. tezza quale avvenire si. preparerebbe al nostro paese il giorno, in cui si applicasse sino alle estreme conseguenze il regime da molti vagheg. giato, sen,_.a che p1·ima o poi una ribellione salutare nou venisse a ristabilire il contatto fra lo stato e,1 il popolo; la dislruz.ionc cli ogni con;:ttc di lr-talità e ~}Crnatllrale conseguenza, <lell idea btess; di ~tat~, nella quotidia1ia pratica di arbitrio; l'anuullamcnto del sentimento naz.ionale per il malcauto infeudamento di esso ad ttna fa1Jonc politica. Prrno Bu RRESI. DELL'UNANIMITÀ INPOLITICA ESTERA , i. t Dai tempi di Machiavelli in poi le persone evolute sanno che i contrasti delle classi e dei partiti sono inevitabili e 11ecessari alla vita di Uillo Stato : ma i secoli non ham10 potuto dar loro una certez;za così sacra da relegare questa verità fra quelle assolutamente ovvie e da rendere intt. tile qualsiasi altra di~ostrazio11e: basti per convincercene ascoltare i discorsi consueti intorno a qualche ru:go:mento di politica estera. La vita di uno Stato è alimentata dalle forze contrastanti delle classi e delle èatego1ie: ed è perciò necessario che ognuna di esse abbia il posto che le spetta: ma al ,di fuori di questa lotta, in una sfera superiore, se ne svolge un 'altra ben più vasta e importa.ute: gli attoti ne sono, non le classi, n1a le naz.ioni: e dinanzi alla maestà della Nazione gli inteTessi particolari non pos-· sono far altro che tacere. Questo il ragiona.mente comu11e: e di qui la concezione di una ·politica estera a cui partecipa la nazio11e unanime : di qui la condanna di reprobo o di traditore per chi guasti in qualche modo quella ar.monica e necessaria unanimità. Eppure quell'unanimità, senza la quale sen;ibra che un capo di governo non possa svolgere un'azione proficua, si rivela in pratica inutile o per;icolosa. Perchè tanta distanza tra le opinioni e i. fatti? Tutti devono volere il bene della Nazione: e se j 1 bene si p0tesse conoscere al trim enti che facendolo, questa verità alquanto lapalissiana ba. sterebbe a guic1are la politica cli un popolo : chi dubita che se esistes.se un bene per una Nazione evidente agli occhi cli tutti i cittadini, questi esiterebbero a unire le loro forze per acquistarl'O? l\ria il monélo, come si sa, è un poco più complicato : donna. Prassede sola era sicu:ra di second'are con la propria npera i voleri del cielo. Al resto dei mortali 1 invece, uon t così facile interpretare la volontà di Dio : non resta dunque loro che scegliere essi stessi il bene. E come è possibile che in una nazione i cittadini si trovino d~un tratto concordi nella scelta della. migliore politica nazionale? Rinasce dunque il dissidio che si era voluto limitare alla politica interna : le classi e i partiti non possono anche in questo campo non far sentire le lOro diverse esigenze. E se non esiste per una nazione un bene· di assoluta evidenza, a cui debba tendere, non esiste neppure un fine pr~stabiliio, quasi assoluto, al di fuori del quale essa non riconosca salvezza. Il fine unico è la grandezza della nazione, e questo fine può essere perseguito con tanto grande varietà di mezzi da rendere possibili le politiche più differenti. !:µfelice quella nazione che è capace di una sola ·politj_c~!_M~a libertà di scelta necessaria all '1101uodi Stato per adéllfarsi al continuo mutare delle cose, il rinnovamento di metodi e di fil]..i,.~he gli è imposto spesso dalle esigenze ferre~ della realtà., come sru·ebbero pos'>ibili se non esistessero nel paese tendenze diverse ed opposte anche per la politica estera? E come potrebbero queste tendenze formarsi se non fosse concessa libertà di critica e se la nazione dovesse sempre segttire unanime 1'azione dei suoi governanti? L'uomo cli Stato non cTea dal nulla: :;i tro':a di fronte a un complesso vivente cli volontà a tenden.ze chiare e ben definite come a sentimentali « :fiJie » che sono pure rudimentali tendenze politiche. Fra queste volontà egli deve scegliere quelle cli cui può giovarsi. )Jè questi cambirunenti di metodi e ài tìnii che la politica impone, sono semplici trasformazioni cli concetti e di sistemi : si tratta di qualche cosa di ben più vivo per uu uomo e per un popolo. Talora un uomo di Stato può rinnovare la sua politi1,:a sostituendo abilmente altre forze a quelle s•t •cui si appoggiava: altre volte invece, po,ch~ un uomo è troppo legato all'opera sua, c-arue della sua carne, ecl è inevitabilmente di capacità più limitata dell'intera sua nazione, è necessaria an. che una sostituzione cli uomini: talvolta ancora è inevitabile una sostitnz.ioue ài classi. Quanto più in una nazione i citt...1.dini llanno cosciem:~ del posto che loro spetta, quanto più le correut: sono clifferenziatc 1 tauto maggiori possibiJità offre :1 chi la goven1a, Lanto più è capace dl rinnovamento-e quindi pFt potente e più graud~ •. - Dunque, dtUante una guerra, i cittadini ';l~- vra.1u10 conti11uare a discutere per renclel"e p1u facile la Yiltoria? _ Ma la guerra è ttno stato e<'cezionale, nè è utile curare i sani come gli ammalati. _ :Kon ,~ pericolosa auche in pace questa li. bertà dj critica intorno ad ~Lrgomenti così deliéati? 11011sono pericolose le divisioni dei partiti su a1·gomenti cli interesse nazionale? - Cosl continuai10 i pavidi: m-a i grandi uomini cli Stato sanno giovarsi anche dell'opposizione e sanno che i partiti 11011 □ ttocciono, sinchè no-n diventano, per dirla col Machiavelli, , sette,. E che i nai-pti non si trasformino in sette, non dipende 1.anto dai governati quanto dai goveroonti. Del resto più che la libertà di critica, è peri- <:o1osa anche in po1ilica estera, 1 'unanimità dei consensi. L'unanimità dà il carattere cli assolu. tez.i'.a a ciò che on sua natura è provvisorio; nna questione p;lit,ca, quando il popolo segue unanime il suo capo, diventa questione morale, peggio questione religiosa. E non è certo l'i. dea1e per un uomo cli Stato l'essere prigioniero dei propri govtruati e pri\T◊' di libertà cli fronte ai capi degli Stati rl\·aH. 1n. f.

Aristocrazie epopolo nelRisorgimento li Risorgimento t w1 fenomeno originale o di imitazione francese? Nasce dal tormento teorico del '700 o è tutto frutto delle astuzie diplomatiche del!' Soo? Si può parlare di tma filosofia, c11n11a verità che costituisca l'essem·.a del Risorgimento? Il nostro J{isorgimento si è tormc11tato intorno nl problema della partecipazione delle masse. Tutto il resto L teoria e letteratura. ~el 1700 la ,·ecchia <:lasse politica, aristocratica ed ecclesiastica, pateYa in Europa pressochè esaurita. In Fraucia e iu lnghilte1Ta il ter:r.,o stato non era pri,·o di attitudini alla successiouc. Questo 11011 accade,·a in Jtalia perchè qui 1'eco110111ja arn.trata era ben lungi dall'offrire que11a circolazione cli capitali mobili necessaria per alimentare llll3 borghesia. Si dà questo fatto c1trioso: che deve essere l'iuiziativa del principe a opporre tra aoi le classi popolaii appena nascenti, immature, alle cfas.~i clomi11a11tipriYilegiate, il cui potere so- ,·erchianle non garba al So\'rnno. Questa è- la dfrig-11osipiìt deliniti,·a del feuome110 centrale ciel ~etlt.;-cento: i'n.'"s(1iutis;110 iUnmi.nalo. Ecco pcrchè la lotta coittro il feudalismo è condotta in nome delle pre1·ogatn·e regie e si risolve a favore dello Stato centralistico mediante le riforine. Solo con molte riserve si può parlare, a queF-to proposito, d.i Risorgimento. Verri e Beccaria col paternÙ governo austriaco si tro,·ano in una situazione di le.ali sen·itori. Filanged e Pagano nel Sud, rhe sembra d~ver essere all'avanguarc~ia, per la sua indipeudenza, costruiscono grandi piani giuddici, senza pensare nè alle rivoluzioni nè alle forze popolari nè alla libertà. Il modello è qualcos..1.di mezzo tra 1'.1ontesqtÙeu e i costituzionali~ti inglesi. ~essuna rivolta contro il passato in nome cli idee nu0Ye1 di stile liberale: si tratta cli conservatori : con preoccupazioni laiche e den10cratiche pcrchè queste SOno utili al dispotismo. Originalità? E' l'antico processo del. la ironarchia francese da Luigi XI a Lttigi XIV, alleata alla Sorbo11ne e al.la burocrazia contro la ('orte e la Chiesa: si appiica l'i11uminismo europeo con moderazione e secondo le pratiche esigenze dei soYra.ni. Se :;i guarda il fenomeno dal punto di vista delle dassi si scorge: 1.) una monarchia, in decadenza nel Sud; ancora impoknte ma piena di speranze nel Piemonte, ma tutta,·ia quassù e laggiù operante come elemento essenz.iale e quasi deus ex 11iachina.. .2.) nobili e grm1di ecclesiastici reazionari ad oltran.7,a1 feudali e teocratici; 3.) popolo a~sente, peso morto cli tutte le correuti 1 parn.ssitario ed estraneo alla vita econo11ica. 4.) una classe politica che è in parte l'antica feudale passata dalla parte del principe; in par- -te nuova, intellettuale e borgbese; le sue fun7,ioni però sono ge?1eralmente burocratiche: professa ossequio intero alla Monarchia. Nel settecento Piniziativa è del principe; ne11'ottocento passa a questa nuova classe politica: è chiaro dunque che solo nell'ottocento-si può parlare cli Risorgimento. E1 facile spiegare il fenomeno ,con-frontanclo un ministro del momento illuministico con uno del secolo scorso: D'Ormea e Cavour. Cortigiano il primo, con gli especiien.ti dell'intrigo e la sagoma del negoziatore. ~el secondo un temperamento europeO e la diplomazia fonàata sulle risorse della serietà, con lo sguardo acuto rivolto ai fatti economici scatnrigiui e preparazione sotterranea del fenomeno politico. 11 fatto è che tra D'Ormea e Cavour c'è stata cHmezzo 1a R.i\·o1u.zione francese. Il Risorgimento 11011 è conseguenza o imitaziqne di questa : tuttaYia non puo non tenerne conto. Alfi.ed fu il !"olo italiano che vedesse anche per noi la possibilità cli una rholuzione dal basso 1J1senso unitario, condotta da· aristocrazie repubblicane. Il s.uo pensiero è originales anticipa anche la Rivoluzione: francefe. E1 . un liberale, non un rifor•• mista. In Iui si possono :vedere le linee logiche del nostro rinnovamento. Nella realtà dovemmo .accontentarci di parecchie transazioni. Ecco in schema. una storia dell'ottocento. :Mentre Jc altre nazioni hanno compiuta la loro 1;forma protestante e si son-9 liberate da tutte le ideologie teoretiche noi non abbiamo 9iù bisogno di una rifonna religiosa; basta che afierm-i?..moi1 nostro spirito laico col distruggere il cl0t?1111ioterritoriaìe dei pontefici; 1na per questo scopo è utile e quasi necessario professare il 1.1.ostrorispetto alla Chiesa; attaccarla sul terreno politico, non !:ml c1ogmatico. Una rifor::ma. religiosa sarebbe stata una aberrµzione. Perciò il uostro Risorgimento resta fondamentalmente cattolico, e sono cattolici anche i più eretici. La preparn.z.ione intellettuale del movimento si esauri!--ce nel romantidsmo 1 che oppone un ratto]icismo spiritualistico tradizionale al cattolicismo sensùstico e conservatore della Sant...1A1- ]eanza. Ciò è importante sopratutto per uu rifedmen to pratico. La Chiesa ha fatto causa comune con gli assolutisn1i. Le monarchie, specialmente la Sabr111(ilasorprese e compromesse dai primi moYime11ti del secolo, hanno perso la 1oro funzione <li i11i:òatrici e segnono-l'equiEbrio generale, piuttosto retrive che progressive. Il popolo appena risYeglinto graYita• ecouomicameute intorno ai LA R I V O L li Z i O J\ E L I BE I<A I. F conventi e agli islituti di beneficenza, tutti cattolici; ed è perciò cattolico di istinto e cli educazione. L'iniziativa è tutta alla nuova classe borghese, che attuerà con Cavour la politica anti. feudale del liberalismo economico, per poterhi lledicare ai traffici e alle industrie cbe creeranuo la prima ricchezza mobile (capitale circolante) in Itali,-,_i\'fa come potrebbe questa classe fare unn politica anticlericale fuor che nella queslione dello Stato pontificio? Essa si troverebbe assolutamente isolala mentre la sua villoria è subon.linat:a alla possihililà di trasci11are co11 le a<;tuzie diplom.-'ltiche le altre classi, ,·olenti o no, sul.la sua via. Tutte le idee clominanti nella penisola sono catloliche o almeno cristiaoe (Gioberti, Man:;,.,oni, Ma,-.,z.i11i}.Solo le mi11orru11,epolitiche 1 intente al loro compito storico, credono essenzialmente allo Stato e alle nuove esigc111.e econo1niche. li neoguelfismo è lo stratagemma per cu.i le masse avverse al programma m1,-.ionaJe e bo1·- ghese sono indotte a segmre le 111i11orru1;,,e.Que. ste, snlo nascondendosi dietro idee banali, potev:1110 c,·itare l'isolamento 1 tenere il contatto nec-essario cou le classi popolari. .. el frattempo questa mi1101·an;, .... 'l borghese riesce a conqu.istare la mouarchia, tuttora incerta, e a serv.irsi del suo prestigio. Vittorjo Ema- -nuc1e II, mentre crede di a11argare il proprio Stato, se;ve al programma di Cavour che gJi fa trovare 1a sua nazione trasformata da regno costituzionale h1 governo parlamentare. Ora si può capire bene perchè Cavour potesse farsi aiutare dal la bo1·ghesia francese. Tuttavia questa cl.asse politica non può bandire troppo apertamente li.. idee di libertà e di democrazia che sono odiate in modo preciso dalle plebi ancora retrive. I più sono guadagnati con LU1agenerica propaganda di carattere nazionale e face11do giocare l'equivoco del cattolicismo liberale. Non essendovi (orze nè partiti ordinati si dovettere impiegare i volontari e sfruttare gli avventuriui. JI 11ebu.losomessianismo di Mazzi ili, I 'entusia~mo di Garibaldi, l'enfasi di tutti i tribuni furono gli elementi che evitarono l'isolamento completo. Tutto questo è materia e se ebbe una dire'l,ione lo si deve a Cavour. Egli è veramente lo spirito provvidenziale, Poriginalità del Risorgimento. La rivoluzione francese ha Je proporzion.i rli un grande dramma cosmico, di una ktralogia. E' la rivendica/4ionc di sterminate rna.sse popota,·i, la rivolta di uu popolo condotta da scelte guide horghesi contro la classe politica in decadenza. fu questo contrasto si vede un processo razionale maturo. li Risorgimento italiano invece è I.a lotta di LU1 uomo e dei pochi suoi fidi, contro UJ1 popolo di tendenze letterarie e ancora in preda alla miseria; I.a storia civile della penisola pare talvolta addirittttra il soliloquio di Carnur, che da una materia ancora lnfonne in <lieci anni cli diplomazia cerca cli trarre gii elementi della vlta economica moderna e i quadri dello Stato laico. La vittoria dell'eresia è il motivo centrale della nostra storia dell'ottocento. A:-:TIGUELFO. St:u.di di st:oria de1la sou.o1a MONOPOLIO E LAICITA' NEL '70 Luigi Cibrario, nella Storia di Torino, c1 informa che « nel 1335 il giudice ed alcuni savi del consigl.io esamin~rouo maestro Guglielmo di Bene inferiore, che domandava. l 'nffìcio delle scuole di grammatica, e trovatolo sufficiente 1 gli dier le scuole per un anno 11, ordinando che « niun altro maestro. potesse aprire scuola in Torino» e stabilendo il compenso dovuto dagli scolari. Nel 1346 • ebbe le scuole , per due anni tal Bertramino de Cumini da Milano, al quale il Co1nuue assegnò una casa, essendo le scuole di grammatica specie di convitti, e dodici lire viennesi l'anno di sovvenzione, col patto di mantenere una continua residenza in Torino e cli insegnare tutto l'anno e a qualsiasi sco!-3.to.Il Co. mune stabiliva inoltre il compenso dovuto dagli scolari e decretava: " niuno insegni grammatica per detti due anni in Torino, ec-cettuato soltanto i preti ed altri che ammaestramr qualche fanciullo , . Qui abbiamo la tendenza delle autorità ad estendere la protezione, ma, al tempo stesso, a vincolare la condotta dell'insegnante. L1illteresse delle autorità a controllare l'insegnamento, interesse che forse era costituito essenzialmente dal desiderio di garantire alle famiglie l'idoneità morale e professionale del docente, e l'i'nteresse dei maestri ad esercitare il proprio mestiere in condizioni di monopolio, co. incidevano. Questo protezionismo scolastico faceva della scuola una specie di appalto. La libertà d'insegnamento, dal 1400 al -1700, appare, più che altro, l0tta tra le Università, tendenti a conquistare, ognuno. per sè, il privilegio del monopolio. Questo hanno capito pochissimi, .per scarsa conoscerum st01ica della questione. Un errore frequente; ad esempio, è quello di ritenere che 1'U11iversità di Torino fosse una specie di cattedra ambulante, e di dire che si trasferl, in periodi successivi, a Chieri, a Saviglia.no e a l\1ondovL Vero è che emigi·o.vano i docenti ed erano seguiti da gran parte degli scolari, ma non si tratta cli nomadismo dell'Università di Torino, bensì cli concorreuza tra quella e le altre Università. Nel 1421 Chieri apri uno Studio in concorrenza con quello cli Torino, riuscendo a portargli via e gli insegnanti e gli scolari. Decaduto lo Studio di Chieri, Savigliano fonda llllO Studio. Solo nel 1436 Torino riesce a riaprire la propria Università. Lo sforzo dei principi, da allora, fu quello di assicurare all'Università di Torino llll certo 11u1nero di allievi e di insegnanti. Carlo Emanuele lI vieta, nel 1584, ai Collegi cli Mondovì di insegnare pubblicamente qualsiasi facoltà inse<Ynata uell 'Università di Tori.110,sotto pena di ceni~ scudi di multa per ogni lezione. Carlo Emanuele II stabilisce con la s1ta R. Patente (2 ottobre 1674) che nesst1110 sia ammesso agli esa1ni di 1aurea senza una dichiarazione dei pro• fessori d'ell1Università di Torino 1 dalla qua1e'risultasse che !'esaminando aveva studiato sotto lettori' approvati e nella lonna prescritta dalla legge. Per tutto il seicento assistiamo alPalterna vicenda di libertà e monopolio scolastico nella lotta non mai stabilmente 1isolta tra PUuiversità di Tot'ino e i Collegi cli Mondovl, frequentati specialmente da studenti genovesi, e quindi difesi dagli intere5Si del commercio locale. Solo con Vittorio Amedeo II si iniziò una coe. rentc politica "cli m0nopolio, laica di fronte .al pericolo g"esuita. Il suo monopolio non era circoscritto agl~ alti studi. J?er oui l'Università era qnello che doveva apparire a Napoleone I: il centro regolatore cli tutto l 'i11seg11amento. Dice, infatti, I.a sua Costituzione: « tutte le scuole della capitaÌe e delle provincie avranno Ull'unità, benchè akuue veugan.o mentovate come cose· fuori dell'università solamente a cagione della diversità del sito; epperò tutte le scuole che dalla gratrunatica inclusivamente fino a tutta la teologia verranno dovunque sias{ destinate, debbono considerarsi come diramazioni, parti e membri cieli.a Università, e quindi alle stesse disposizioni omniuamente soggette •· Ai Gesuiti sostitul maestri e professori laici, I metodi ili tutte le scuole vennero minutamente prescritti dal governo e non fu lecito scostarsi dal programnia ufficiale. Si posero le basi della scuoi.a secondaria, che fino allora era stata una larva, fondando, in ogni capoluogo di pro·vincia collegi di istruzione ...media. . .'\. questa politica, continuata. sistematicamente dai successori di Vittorio Amedeo II, potremmo giustamente rimproverare di aver aggravato il monopolio universitario, ma bisogna tener presente che gli alti studi erano abbandonati all'arbitrio di gente che distribuiva titoli, facendone un mercato 1 come era dei marchesi del Carretto, signori di Mombaldone, che avendo ottenuto dall'imperatore Leopoldo I l'autorizzaziÒne a creare dottori di qualunque facoltà, e maestri e baccellieri, vendevano i tito,li a quattrinai ignoranti, Ci troviamo dinanzi a principi riformatori, il cui laicismo tende ad assicurare il loro governo dalle invadenze clericali e a conservare I 'ortodossia religiosa compro111essa dalle eresie ecclesiastiche. Dietro la figura ili Vittorio Amedeo II si nascondono quelle dei suoi ispiratori : Francesco cl'Agnirre e Scipione ìVIaffei, autori di relazioni elle servirono di base alla riforma scolastica, 1'.indirizzo anticurialesco dei quali coincideva ,con gli interessi politici del loro !:-Ìgnore, bigotto tan. • to da sottoporre le scuole pubbliche al più opprimente confessionalismo, conservatore in modo rosl gretto da non curare minimamente la forniazione dell '.inseguamento primario e d01ninato da quello stesso pregiudizio ili casta che portava Carlo Emanuele III a render quasi imp<>Ssibile ai gioYan~ di origine plebea l'adito agli studi supetiori. Se in Piemonte i pi--incipi, viventi in un'atmosfera mili~e, burocratica e gesuitica, si decisero a porre mano a rifonne che, consideral)do l'ambiente in cui si effettuarono, non si possono tacciare di eccessiva timidezza, fu perchè tutto un vasto movimento innovatore stava matw·ando. Espulsi i Gesuiti uel 1767, Carlo III di Borbone, coadiuvato dal ministro T3nucc.i1 intraprendeva, nel 1770, la riorgani12..azione laicale dell'insegnametlto me::ùio<li Napoli e nelle principa.\r città del Regno dèlle d.ue Sicilie. Nel Dttca.to cl i Parma, Piacenza e Guastalla, sotto il governo cli Filippo Borbone, il Du Tillot e il padre Teatino Paciaudi 1 attendevano all'instaurazione del monopolio principesco su tutte le scuole: proibito l'insegnamento privato, costretti i chierici d'ei seminad episcopali a frequentare gli isti. tnti pubblici, vietato l'uso dei testi non approvati dalle autorità civili, affidata ìa suprema direzione cli tutto l'insegnamento al MagiStrato dei rifonnatori degli studi. lu Lombardia, sotto i\1aria Teresa e Giuseppe Il, ispiratori i Giansenisti, si inst..1.11.ravaun organico ed unifonne regime degli studi, si perseguitavano le scuole private, e si faceva -dello Studio pavese un centro teologico di opposizione alla Curia romana, in cui erano obbliga.ti a compiere i loro st11cli tutti 131 i seminaristi lombardi. In Toscana, Leopoldo I, ispiratore Scipione de' Ricci, espulsi i Gesuiti, nel 1773, accentrava nelle sue mani tutte le scuole, abolendo gli istituti privati ed iniziando una ardita rilonna dei seminari. Dando un'occhiata alle date vediamo che questo movimento ebbe in Piemonte lt sue prime notevoli afiermazfoni. CAMILLO BER>1ERL GijlSPIE ltll OEJOGijllZIA. Intorno al nome di Cri.spi si va formando da tempo una stravagante kggenda che specialmente in questi inquieti giorni di crisi e confusione trova larga diffusone e coru;enso fra gli nomini di facile contentatura. Si atr',a attribuire da alcuni, per sommaria comodità polemica, ali.a figura di Cr.ispi il cupo piglio del rt:a2ionario assoh1tista ~ clericaleggiante. Ora, in tali con.dizioni, i; forse bene ricorrlare alcune idee e alcuni segni infallibili della interiore costruzione di intuiti e -volontà che in ogni ora della sua vita tumultuosa resse e governò I ·opera di Crispi_ • Spesso gli autoritari pari.ano di diritti dé:ilo /-iato. Questo è llll errore. Lo Stato non ha diritti e non può averne. Esso riceve una delega. zione del popolo per l'adempimento delle fllllzioni che gli vengono attrib11ite; ed il popolo che eccede i limiti della sua delegazione e abbandom i suoi diritti allo Stato rum è degno della libertà, ma fonda con le sue mani il dispotismo e la schiavitù •· Sono parole eh 'egli scrisse in un momento di sua grande responsabilità quancio, dopo una lunga battaglia parlamentare e politica, !'a.ud.ace Sinistra cui Ciispi apparteneva da anni, riusci a conquistare il potere; parole che si trovano consacrate in quel suo libro famoso I do-veri del Gabinetto del 25 marzo che, varie volte ripubblicato anche negli anni in cui Crispi aveva assllllta direttamente la responsabilità del Governo de! paese, non fu mai in nessun modo modificato. E altrove: • Il partito democratico ha una grande missi0ne ai giorni nostri : esso deve innanzi tutto, rompere le ilistinrioni di classe, raccogliere il popolo in UlJ fascio per rappresentarlo e curarne gli interessi , . E, contro la possibilità di una sua presunta tendenza a transigere sul problema della questione romana, io credo valgano a sufficienza due frammenti di suoi vecchi discorsi pronunziati in epoche intense e memorabili : • Poicbè avemmo la fortuna cli abolire il potere temporale della Chiesa, noi dobbiamo provare coi nostri voti che saremmo pronti, anche con gli altri mezzi, a impedire che il Papato civile 1)0Ssa un 'altra "ç,Qltarisorgere >-• Si trova codesta dichiarazione in llllO dei suoi più forti e complessi discorsi elettorali, Ma non basta. Lo spirito di essa non mutò mai veramente, nemmeno quando Crispi assunse la direzione della politica nazionale, come si può agevolmente .rilevare da un'intervista da lui concessa, nella qualità cli Presidente del Consiglio e subito dopo i\ famoso discorso di Napoli conchiuso nel nome di Dio, a Y/1 giornale di Berlino nell'ottobre del r8g4: ' • , Quanto al Vaticauo particolarmente, credo oggi, come ho sempre creduto, che l'estrema concessione fatta dallo Stato sia nella legge delle guarentigie e che non si possa andare più in là>. Ora che mai sono tutte codeste chiare e risolute idee se non il segno infallibile di un'interiore sistema di pt:nsiero? Il quale sistema di pensiero si rivela, per esse, intimamente· liberale e democratico, ili quel liberalismo e cli quella democrazia che non sono le tristi degenerazioni contemporànee contro le quali è troppo !acile appuntar critiche ed ingiurie, ma sono il senso critico de11a nostra vita che di continuo si forma, il lievito fecondo della nostra storia in cammino. Tale democrazia specialmente vuole significare flusso perenne e invisibile delle incessanti energie della razza eh~ affiorano ed emergono alla superficie a rinnovare con la loro schiet~ sanità gli strati ormai stanchi e svuotati; e perciò essa è possibilità infinita cli iniziativa e incessante nascita, forma primogenita e fedele della. ·dta che non ouò morire. In un~ dei suoi più forti discorsi Giovanni Amendola ha definito esattamente codesto profondo· valore. della nostra democrazia : • democrazia. in Italia significa questo: che l'avvenire del nostrO' paese non è soltanto negli ·uomini che oggi effettivamente partecipano alla vita. e alla coscienza nazionale, ma. è in tutti gli umili, in t'utti coloro· che nell'avvenire saranno innalzati fino al lh-ello della vita nazionale, della quale oggi sono soltanto partecipi in una maniera inferiore; significa che le porte della vita italiana debbono restare aperte· a tutte le forze che sàlgono dal le p-rofonclità della stirpe •. A questa òemocrazia apparteneva Francesco Crispi. @gERARDO MARONE. "b'E<30 DEI1bASTAffiPA ,, il ben noto ufficio di ritagli da giornali e riviste fondato nel 1901, ha sede ESCLUSIVAMENTEin Milano (12) Corso Porta Nuova, 24. Chiedete opuscoli esplicativi e tariffe con se111• plice biglietto da visita.

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