Gl'Istriani a Vittorio Emanuele II nel 1866

- 27 - E dopo ciò sarà necessario a Trieste di rimanersi congiunta a uno Stato che ha sì poco interesse economico da tenerla, e sì poca voglia e forza di giovarla? Per l'Istria poi è questione suprema di vita o di morte. Ed invero presentiamo noi che l'Austria sarebbe tutta nel già tentato divisamento di spegnere la nostra italianità, per toglierci dal cuore degli italiani e sopprimere così l'incentivo delle affezioni patriottiche alla loro politica. Quindi e scuole e tribunali fatti tedeschi e slavi, e una burocrazia straniera, investita di pieni poteri a infliggerci ogni guisa di tormenti. E di tal modo se la Slavia la quale è sveglia anch'essa e balda di giovanili spiriti va incontro all'avvenire, farà tutto suo nell'Adriatico, che potrà o vorrà allora l'Italia? Sostare è prudenza se ciò che non tocchiamo in presente non ,ci può mai sfuggire in appresso; ma non così quando urge il pericolo di non conseguirlo mai più. Difatti l'Italia troverebbe qui oltre alle già discorse difese della sua frontiera, spertissimi marinai, ricchi boschi per le costruzioni navali, carbon fossile. E vedemmo quindi l'Istria anche per questo formare parte del primo Regno d'Italia, allora pure che Gorizia e Trieste n'erano escluse e una strada militare esservi stipulata nei trattati internazionali condottavi con molto interessamento da quel Governo. E quando si formarono sotto il diretto dominio di Francia le provvisorie provincie illiriche, mostruoso amalgama di genti e di cose disfarmi, lo stesso Governo italiano appoggiava insistentemente i voti e le proteste dell'Istria a non essergli sottratta, e otteneva per allora gli fossero mantenute almeno le leve dei marinai e le amministrazioni delle saline e dei boschi. Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==