Gl'Istriani a Vittorio Emanuele II nel 1866

- 26 - E noi pensiamo innanzi tutto che saranno bene i triestini i giudici più competenti dei loro interessi. Che s~ vogliamo toccare anche in sè la questione, ci torna facile comecchè &stretti a molta brevità dalla natura di questo scritto, di togliere ogni dubbiezza. Ormai il gran fatto, su cui è vano chiudere gli occhi, sta in ciò che la Germania commerciale va tutta a settentrione. Ivi i suoi porti naturali di Amburgo, Brema e Lubecca; ivi le relazioni con la Francia, coll'Inghilterra, col Belgio, con l'Olanda, colla Scandinavia, colla Russia e coi paesi transatlantici dove ha diretti rapporti quasi unicamente per mezzo di quelli empori i; ivi una triplice linea di strade ferrate che fanno pendere i suoi mercantili interessi verso il Baltico e particolarmente verso il mar del Nord, a tutta ragione detto germanico; ivi la defluenza delle principali vie fluviali della patria alemanna; ivi gli aiuti di fianco -che già vanno ed andranno meglio in &ppresso, degli stessi porti di Marsiglia e Genova; ivi lo sfogo della corrente centrale dei commerci italiani, appena siano aperte alla locomotiva le Alpi della Svizzera e del Tirolo sull'antica strada veneziana di Norimberga; ivi infine la Prussia, che terrà l'egemonia politica ed economica della nazione germanica. Quale necessaria connessione invece del porto triestino con quei paesi, se perfino a Lubiana, a brevissimo tratto dall'Adriatico, giungono da Amburgo i coloniali; se i manifattori di Boemia e Moravia reclamano quella città come il loro principale stabilimento; se gli stessi centralisti di Vienna, instando per la soppressione del portofranco di Trieste, fanno palese il loro interesse di piegare a un solo versante commerciale anche la Germania austriaca; se infine non è già la Germania a tergo di Trieste, ma sì la Slavia con la Carniola e con parte della Carinzia e di Stiria? , 81bhoteca Gino Bianco

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