Gl'Istriani a Vittorio Emanuele II nel 1866

- 19 - Sono Slavi di venti e più stirpi, non già scesivi a mano armata, ma pacificamente importativi dai dominatori di queste provincie per popolare le terre disertate dalle guerre e dalle pesti. Avvenne appena nell'ottocento il primo trasporto di siffatta gente, e poi man mano fino al secolo XVII a più di cento riprese, le cui epoche sono segnate con esattezza dalla patria storiografia : opera infelice a cui fu intesa particolarmente la repubblica di Venezia che in luogo di permettere si facessero fitti gli slavi nella Dalmazia, qui nell'Istria li traduceva, dove tutto era pronto a togliere loro la nativa fierezza e italianarli. Stranieri fra loro fino a non intendersi e stranieri agli Slavi d'oltre Alpe, essi sono foglie staccate dal1'albero di loro nazione, e nessuno per fermo avrà potenza di rinverdirle sul ramo da cui furono scosse. Essi vissero e vivono senza storia, senza memorie, senza istituzioni, tutt'altro che lieti di loro origine e desiderosi di essere equiparati a noi. Veneratori del leone di San Marco e memori di quel mite reggimento, imprecano ali'Austria che li ridusse all'indigenza, nè mancherebbero per sicuro, tolta che fosse loro la paura del carnefice, di votare tutti e di grand 'animo, non meno degli italiani, l'unione al Regno d'Italia. (2). Non sorge invece un villaggio in cui si agiti un po' di vita civile, il quale non sia prettamente italiano. Il carattere nazionale è spiccatissimo in _ogni sua esteriore manifestazione. Il vestito, gli usi, le tradizioni, le leggende, i canti, i proverbii sono italiani : italiana I'architettura dall'umile casolare al palazzo pretorio, alla cattedrale; italiani il pennello e lo scalpello che decorano i tempi e i pubblici edifizii; italiane le istituzioni tutte di beneficenza, di istruzione, di chiesa; italiane non meno le fraglie del popolo che le accademie degli Bibl oteca Gino Bianco

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