Gl'Istriani a Vittorio Emanuele II nel 1866

- 17 - ai piani del Danubio e quindi al mar Nero, e le terre che s'inchinano sullo stesso continente italiano e i cui fiumi si confondono nello stesso mare con quelli della vallata padana. La natura adunque non fu incerta nemmeno sui termini orientali d'Italia, elevando sì notevole barriera a separare paesi che in tutto il loro aspetto recisamente si differenziano sl che anche l'occhio profano scorge tosto, allo stesso calore dell'aria, alla temperatura, alla vegetazione, quanto va disgiunto od unito per legge inalterabile. L'Isonzo, l'aulico confine dell'Italia, impostale da Vienna, è fiumicello che rimarebbesi pressochè ignorato ove all'Austria che è astuta nelle sue previsioni, non fosse caduto in mente di formare poc'oltre alla sua sponda destra, una distinta amministrazione per la luogotenenza imperiale di Venezia. Allora pure che su quel fiume imperavano i conti di Gorizia e poi gli arciducali d'Austria di faccia alla Veneta Repubblica, non era già tutto il suo corso il confine dei due dominii, ma altre acque ancor minori, e fossati e segni di privati poderi più addentro nella pianura e nei monti del Friuli. Quelli adunque che appresero in confuso ad arrestare la Venezia al suo oriente in sui margini di un rigagnolo, dovrebbero per mostrarsi conseguenti alle loro reminiscenze storiche, ·cedere all'Austria anche la riva destra dell'Isonzo, già accordatale, per la fretta degli ordinamenti non definiti nella formazione del napoleonico Regno d'Italia, quando pure, a fronte di ciò si annetteva al Regno stesso il dipartimento dell'Istria.· ( 1). Cessino quindi alla fine tali nozioni di geografia d'Italia, le quali non abbiano altro fondamento che nelle insidiose mire delle cancellerie austriache. La geografia della nostra patria va per noi imparata dalla natura che Biblioteca Gino Bianco

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