Virgilio Gayda - Gli slavi della Venezia Giulia

-20cristallizzate, tanto che se ne trovano molto varie per ogni regione. Non è ancora una vera lingua definitivn. A Trieste, con la sua popolazione che è la metà di quella della Carniola, si pubblicano 55 periodici in lingua italiana : in Carniola, con i suoi 523 mila abitanti, non più di 53, in lingua slava. E non c'è v.eramente ancora neppure una coscienza collettiva, unanime, limpida, in questa razza, che la distingua nazionalmente. Materia in formazione, spesso : nulla più. A spiegare la natura del nazionalismo slavo degli immigrati sloveni di Trieste e di Gorizia dell'·u1tima ora basta un confronto ,con la mentalità del loro paese di origine : la Carniola. Qui vi sono ancora, fuori che a Lubiana, tutte scuole medie con lingua di insegnamento tedesco - ciò che potrebbe bene rappresentare una violentazione nazionale, poi chél nella provincia i tedeschi non sono più di 28 mila, contro il blocco compatto di mezzo milione di slavi. Nel febbraio 1913 vi fu un'adunanza dell'associazione dei professori sloveni di queste scuole, per formulare un voto che chiedesse la slavizzazione di tutte le scuole medie della Carniola. Dei 319 membri dell'associazione, solo f82 si presentarono alla chiamata : 52 votarono per la slavizzazione. 31 contro, gli altri si astennero. Si può concludere. Il movimento slavo di Trieste, come queJlo di gran parte della regione italiana della Venezia Giulia, dell'ultimo decennio; non rappresenta un fatto naturale, definitivo, ma un fenomeno in gran parte artificiale, determinato da un programma politico di governo, e perciò transitorio, legato alla sorte stessa del governo eh~ lo ha provocato. Con tutto questo non ha potuto ancora distruggere, nè intaccare irreparabilmente nulla déllla italianità del paese : è potuto sembrare JJna minaccia, talvolta grave, ma non è \Jn fatto compiuto. Ridotti i rapporti fra italiani e slavi di nuovo, come un tempo, alla loro espressione naturale, sotto un governò più giusto ed oggettivo, si ristabilirà fra i due popoli un equilibrio nazionale, che la pacifica comunione di vita e di cultura e la irresistibile influenza italiana, non più alterata da alcun elemento estraneo, potrà spesso, trasformare in omogeneità. L'Italianità di Trieste è e sarà. Biblioteca Gino Bianco

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