Concetto Pettinato - Russia, Balcani e Italia

- 23 - siedere nel ritorno di tutti i rami sparsi al tronco ond~ sono esc1tt. Quand'anche il carattere slavo non tendesse invece di per sè alle autonomie e ai particolarismi, un imperialismo siffatto violerebbe una delle somme leggi meccaniche che reggono il genere umano, la tendenza delle razze a svilupparsi proprio per via di differenzazione e non di acc~ntramento, quasi nebulose dalle quali a poco a poco escano nuclei diversi e antitetici. Il mondo slavo, è Vèro, al contrario del giallo, del latino, del sassone, non ha ancora finito di essere nebulosa. Ma la sua irrequiètudine, la sua instabilità non dipenderebbero appunto dal non essere riescito sin qui a trovare il proprio assetto logico, dal sentirsi privo dei propri contrappesi naturali, pendente tutto da una parte? Cli slavi baluardodell'lm• perlallsmorusso. Per fortuna nostra, mentrè l'Europa lavorava a spianare la strada alla Russia dopo aver seppellito in germe quel provvido dualismo tra Moscovia e Polonia che nel secolo XVI pareva stabilmente aperto, gli slavi non russi lavoravano in silenzio a sbarrargliela, come i piccoli polipi sbattuti dall'onda lavorano a chiudere entro anelli infrangibili pezzi di Oc)!ano. Oggi i rami dell'albero vogliono metter radici per conto proprio. La Bulgaria, la Serbia nel loro epico sforzo per ingrandirsi e consolidarsi non sono le vie, sono i baluardi dell 'imperialismo russo. La prima, ieri creatura dell'Impero, se la intende già coi nemici di questo, specie dacchè le è toccato udire i nazionalisti di Pietrogrado a ripromet- ~ tersi non solo la conquista dell'Armenia e dell'Asia Minore e la trasformazione del mar Nero in un lago russo, ma la conquista del Bosforo e dei Dardanelli con l'hinterland bulgaro. La Sèconda, la Serbia, accetta di gran cuore armi e denaro dalla Russia giacchè ciò le B bhoteca Gino Bianco

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