Concetto Pettinato - Russia, Balcani e Italia

- 16 - c1p10 della mano di ferro, del rigore poliziesco, dell 'asfissia burocratica, della lotta alle nazionalità, dell 'espansione illimitata. Gli uomini lo hanno tradito? Le idee no. Tutto quanto oggi i suoi eserciti si sforzano con l'aiuto dell'Europa di abbattere al di qua dell 'Oder è stato già da tempo trapiantato al di là della Vistola, messo al sicuro, preparato a nuove e forse più grandiose fruttificazioni. La Germania? Ma è tutto il genio di Pietrogrado, come era quello di Pietroburgo : Milizia e Amministrazione ! E' tutto ci6 che Pietroburgo ·avrebbe voluto fare e non ha ancora fatto o ha fatto male, perchè il paese non lo secondava, ma che si ripromette di far meglio domani. Andiamo nella capitale : osserviamo il giovane nazionalismo che fa capo ai grandi fogli politici. Non è più lo slavofilismo mistico all'acqua di rose dei moscoviti di mezzo secolo fa : è un movimento positivo, aggressivo, petulante, furbo, gemello, nè più nè meno, di quello cui siamo debitori del drang nach Osten. A furia di aver commercio con tedeschi è capitato - sicuro - anche a qualche russo di diventare furbo. Nessuno si commuove più, alla capitale, delle proteste dei finlandesi e degli ebrei, delle aspirazioni dell'Ucraina, ma tutti piangono lagrime di coccodrillo sulla sorte amara degli slavi dei Balcani, degli slavi d'Austria. Quando la Porta - poverina - dichiarò la guerra, il primo grido dei nazionalisti fu : Finiamola anche col turco, andiamo a Costantinopoli, a Zarigrado ! Quando la Bulgaria mostrò di averne abbastanza di fare la politica russa, q'uei padri della patria ebbero una smorfia di nausea, quasi innanzi alla insubordinazione di un dipendente. Quando la Rumania accennò a porre come prezzo al proprio concorso la restituzione della mal tolta Bessarabia, a Pietrogrado le si rise in faccia. Quando infine nei circoli diplomatici si favoleggiò che l'Austria potesse cedere pacificamente Trieste all'Italia, quando l'Italia lasciò trasparire il proposito di fare una qualsiasi politichetta balcanica, i giornali stamparono che l'Intesa non avrebbe mai permesso a un solo soldato italiano di por piede a Trieste e che le velleità del Regio Governo di immischiarsi nelle cose dei Balcani erano per lo meno ridicole. Ma già ancor prima, appena Biblioteca Gino Btdnco

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