il Potere - anno II - n. 6-7 - giugno-luglio 1971

Giugno-Luglio 1971 PROSPETTIVE DI UNANNO SCOLASTICO L'attesa della riforma D AL 1968 ad oggi abbiamo assistito ad una progressiva limitazione ed a una costante diminuzione di inciden– za del movimento degli studenti. Quest'anno l'università, ci limitiamo nei nostri riferimenti a Genova, ha VlS– suto ,in un clima di pressoché costante tranquillità, gra2>ie alla liberalizzazio– ne dei piani di studio e ad altre inno– vazioni dello stesso livello. In altre città, soprattutto a Milano, sia a livello universitario che medio superiore, 11 movimento degli studenti ha presen– tato punte di grande tensione 1 bench,é inalobato in una lmea pollt1ca che m fatto lo portava ad uscire dall'ambito universitario e scolastico. Di queste posizioni abbiamo avuto alcune manifestazioni da parte di grup– puscoli anche a Genova, fatti però. ri– masti quasi completamente msolat1 e di scarsa incidenza. Gli stessi documenti diffusi, come sintesi conclusiva, alla fine dell'anno dai vari gruppuscoli della sinistra m•~– tra-parlamentare riconoscono che 11 1970-71 è stato un anno di transizione per il progetto rivoluzion~rio: ~et– tono pure di non essere rmsc1ti a con– cretare vere forme organizzative all'in– terno delle scuole, né di essere riusciti a trovare collegamenti fruttuosi coi li– velli più avanzati delle lotte di fabbri– ca. Questi in realtà possono essere con– $iderati eufemismi di fronte alla con– statazione di un quasi totale insuc– cesso. D'altra parte l'anno scolastico è tra– scorso nell'attesa di innovazioni deci– sive da parte dei competenti organi ministeriali. Ma purtroppo nulla è sta– to fatto per utilizzare più fruttuosa– mente la scuola come servizio sociale, come strumento per l'autentico svilup– po civile e culturale dei giovani. Anche dal punto cLi vista del processo di de– mocratizzazione dell'attività educativa non si sono avuti risultati positivi: il centralismo e l'autoritarismo si sono rivestiti, grazie a oircolari ministeri~li in sé già tardive, della veste del « dia– logo educativo » e proprio per questo sono diventati tanto più alienanti. D'altra parte la necessità di un'inci– siva ed autentica r-istrutturazione del– la scuola è profondamente sentita da tutti quanti con essa hanno rapporti, in modo speciale dagli studenti, anche se il loro sentire non riesce a concre– tarsi in un'azione costruttiva ed effi– cace di dialogo e di alternativa. ticando soprattutto il fatto che esso fosse stato steso senza la collabora– zione dei più diretti mteressati, gli studenti; ma i moderati ne accettava– no alcuni punti, mentre gli altri lo ri– fiutavano in blocco. I moderati, aven– do più largo seguito, convocavano una assemblea, nella quale dovevano esse– re presentati e votati emendamenti al regolamento. L'assemblea finiva nel caos e non dava alcun risultato. Il giorno seguente veniva fatta girare per le aule del liceo una circolare in cui il preside, visto il fallimento dell'assem– blea (segno, a suo parere, di una man– canza di maturità da parte degli stu– denti), sospendeva qualsiasi forma di attività studentesca all'interno dell'isti– tuto - nel quale, a suo giudiz,io, si era creata un'atmosfera tesa - mi– nacciando, inoltre, provvedimenti di– sciplinar-i nei confronti di coloro che manifestassero il loro dissenso. Da questi fatti derivò lo sciopero di febbraio a cui parteciparono circa 160 studenti. Essi chiedevano: a) ritiro im– mediato della circolare; b) ripristino dell'assemblea; cl apertura della scua– la al pomeriggio; d) r,iconoscimento a– gli studenti del diritto di regolamen– tare autonomamente le proprie assem– blee. Quasi tutte concessioni contem– plate nelle circolari ministeriali. Gli insegnanti non accettarono que– ste proposte ed anzi assegnarono sette in condotta nel primo quadrimestre a– gli scioperanti. Una situazione campione Seguiva, nella vita dell'istituto, un pe. riodo di sta&i e di disinteresse, per cui entrava in vigore il vecchio regolamen– to. Con qu·esti fatti moriva praticamen– te la vita studentesca all'interno del• l'istituto: si tentò un'assemblea sulla situazione nel Vietnam ed una sul fal– limento della legge ponte. Ma esse, na– te già prive di vita, furono un vero fallimento. il POTERE Quest'analisi di una situazione che possiamo definire campione ci dà al– cune importanti indicazioni. Siamo tut– ti coscienti della necessità di una ra– pida e radicale riforma della scuola media superiore e sentiamo ripetere questo da più parti, ma, di fronte al bilancio di quest'anno, possiamo farci legittimamente una domanda: chi può costituire il motore che dia la spinta a questo fatto? Ci sembra chiaro che gli studenti, a cui toccherebbe e che qualche anno fa davano la speranza di poterlo fare, hanno perso molto ter– reno, in quanto da una parte risultano velleitar,i, dall'ajtra remissivi, comun– que quasi sempre incapaci di individua– re obiettivi precisi e ben collocati in una strategia globale. Della controparte ministeriale che cosa possiamo pensare? Ora, a propo– sito della r,iforma, il ministro Misasi ha inviato a dirigenti di associazioni, esperti e cultori vari della materia una lettera, con cui li invita a pronunciarsi per corrispondenza, rispondendo ad un questionario allegato, sulla riforma della scuola secondaria superiore. Il ministro si ripete: questa proce– dura infatti era stata adottata l'anno scorso sulla legge ponte. Siamo comunque ancora un po' lon– tano dalla riforma e soprattutto siamo convinti che queste consultazioni non servano a niente, se esse non hanno come punto di riferimento, sia all'ini– zio che alla fine, una precisa posizione politica. Vi sono anche altre componenti che hanno responsabilità nei confronti di questa riforma: g!J insegnanti ed i lo– ro sindacati; speriamo che almeno que– sta volta sappiano prendere la loro parte di responsabilità. Quella della classe politica è comunque sempre la maggiore. Patrizia Lazzaro TEATRO A GENOVA 5 ASSEMBLEE POPOLARI ABORZOLI E FEGINO Il futuro dellaValpolceve ABBIAMO già avuto occasione su queste colonne di sottolineare come nella nostra città stia prendendo consistenza un movimento di partecipazione po– polare alla vita comunitaria. Ne è testimonianza il lavoro di promozione e di stimolo svolto da alcuni consigli di delegazione in ordine ai problemi che più gravemente rilevano nelle aree di loro competenza; ne è soprattutto testimonianza la proliferazione, specie nelle zone più compromesse della città, di gruppi sponta– nei che si propongono in maniera permanente e sistematica di contribuire ad una crescita più civile e più giusta della comunità. Nella Valpolcevera, ad esempio, operano da qualche tempo comitati di quar– tiere la cui natura spontaneistica non pregiudica ma esalta un costante impegno di presenza e di azione su tutti quegli aspetti che possono condizionare lo sviluppo della vallata. Alcuni membri dei comitati di Fegino e di Borzoli, aderendo al– l'invito rivolto dal nostro giornale a quanti intendono dare vita ad un confronto di idee e di esperienze in tema di decentramento e di partecipazione, ci hanno inviato le risultanze di un'assemblea, svoltasi il 29 giugno 1971, a cui hanno partecipato gli abitanti dei due quartieri. Siamo ben lieti di proporre ai nostri lettori queste risultanze, le quali, al di là dei loro contenuti, costituiscono uno stimolante esempio di metodo e di impegno politico. [V. T.] I comitati di quartiere di Borzoli e Fegino riunitisi in assemblea per una analisi del piano regolatore generale :lei comune di Genova hanno rileva– to che il piano stesso non ha recepito minimamente le aspettative degli abi– tanti della zona in ordine ad una mo– derna sistemazione del territorio che dovrebbe prevedere zone industriali ad alto tasso di occupazione e a basso livello di inquinamento, con insedia– menti urbani fatti su misura dell'uo– mo. La promiscuità tra « depositi di carburante» e «abitazioni>> rappre– senta un costante stato di pericolo e di ansia per tutta la popolazione e, nonostante le lotte svolte dagli abi– tanti del luogo, il piano regolatore legalizza e aggrava questo stato cli fatto. Là dove la popolazione ha chiesto scuole, verde, e attrezzature civili, il piano regolatore destina gli spazi ad ampliamento di zone di impianti pe– troliferi (pur essendoci una relazione ministeriale in cui si sancisce la eli– minazione di ogni commistione fra zo– ne di impianti e di abitazione, crea– zione di fasce di rispetto fra le due zone, blocco di ogni ulteriore espan– sione di impianti e depositi e loro graduale allontanamento). Tale piano è cosi poco preveggente che mentre sancisce un notevole in– cremento della popolazione con la leg– ge 167, per un'area di 355 mila mq., non prevede la conseguente installa– zione di industrie ad alto tasso di occupazione nella zona e neppure un ampliamento delle strade di accesso (a meno che il programmatore pensi di risolvere il problema con l'installa– zione dell'impianto di bitumazione previsto dal piano - rigettato dalle lotte della popolazione di Veltri - la cui ubicazione oltretutto sembrereb– be vicina al nuovo quartiere di futu– ra costruzione con la legge 167). Un'altra grave lacuna è la mancata precisa iscrizione nel piano regolatore delle zone adibite ad edifici scolastici e servizi sociali in genere: si gioca forse all'equivoco? A dimostrazione di questo stato di cose analizziamo rapidamente gli av– venimenti studenteschi di quest'anno in un ambiente tipico della realtà sco– lastica genovese: ,il liceo Colombo. All'inizio dell'anno l'attenzione di in– segnanti ed alunni era puntata sulle circolari Misasi nn. 375 e 376, che per– mettevano la costituzione di strumenti di partecipazione e di dialogo all'inter– no dell'istituto. Sulla base di queste circolari gli insegnanti del liceo Co– lombo redigevano un regolamento per la costituzione di un comitato organiz– zativo che desse vita alle assemblee e a,i gruppi di studio pomeridiani. DalVasari al western cabaret Gli abitanti avevano chiesto la co– struzione di una scuola in zona « Via al Lago di Fegino » e a questo propo– sito era stata fatta una richiesta di variante al piano della quale non si conosce più l'ulteriore sviluppo, non essendo compresa nelle varianti in appendice al piano. Inoltre era stato indicato nella zona «Ex-Rifugio» la possibilità di formare un grosso cen– tro didattico-sportivo culturale, il qua– le, servito da opportuni mezzi di tra– sporto, potrebbe risolvere in maniera definitiva il problema della dispersio– ne della popolazione scolastica, ed evitare gli attuali aspetti grotteschi della situazione, come la scuola « Sil– vio Pellico » posta sopra i depositi di carburante (che costringe le madri degli alunni durante i temporali a portare in salvo i loro figli da even– tuali incendi). L'assemblea ravvisa nella destinazia– ne prevista dal piano di 184 mila mq. ad uso impianti petroliferi, un motivo fondamentale per il rigetto del piano, in quanto calpesta la volontà degli abitanti di Fegino e Borzoli, preoccu– pati non solo del pericolo costante di questi impianti, ma dal fatto che compromettono il sorgere di fabbri– che pulite che permetterebbero un li– vello occllpazionale della zona sensi– bilmente più elevato, creando ai nuo– vi abitanti che si insedieranno nel– l'area prevista dalla legge 167 un pa– sto di lavoro vicino all'abitazione. Gli studentinel loro insieme non si sono opposti alle circolari ministeriali, e questo non solo al Colombo, metten– dosi quindi in un atteggiamento, da parte di alcuni di attesa f.iduoiosa, da parte di altri invece. di non presa. m considerazione del discorso del rruru– stro, con tacito rifiuto. Gli studenti del liceo Colombo Al liceo Colombo l'attenzione degli studenti si appuntò quasi esclusiva– mente sul regolamento interno. Que– sto ci permette di fare un rilievo di carattere generale: gli studenti, non pronunciandosi sulle circolari in sé, pur forse incosciamente, dimostrano di sentire la controparte- ministro co– me sorda ed incapace di instaurare un dialogo, mentre sentono più vicina, e quindi idonea ad una qualche possi– bilità di dialogo, quella rappresentata da presidi ed insegnanti. Gll studenti, al Colombo, erano di– visi 1in due correnti politiche, una, co– stituita dal comitato di base, che rag– gruppava cattolici del dissenso ed ap– partenenti a gruppuscoll della Slillstra extraparlamentare. Dato il tipo di scua– Ja molti degli aderenti provengono da famiglie della buona borghesia geno– vese e questo fatto pone sotto una lu– ce un po' falsa Ja loro contestazione, che vorrebbe assumere la linea di una lotta al fianco degli operai contro la borghesia. L'altra corrente è rappre– sentata dal gruppo studenti democrati– ci, di tendenza moderato-riformista. Sul regolamento stilato dagli inse– gnanti oi fu un punto di convergenza: tutti ne chiedevano una revisione cri- NUOVO allestimento del Cut genovese per il dramma •l'angoscia delle mac– chine• di Ruggero Vasari. Vecchio di qua– si cinquant'anni, questo testo teatrale non era mai stato rappresentato in Italia. Ep– pure è un interessante documento del oeriodofuturista di cui Vasarifu un espo– nente non fedelissimo ma di primo piano. E' in questo senso che si può accetta· re la riedizione dell'opera fatta dal re– gista Adriano Freri: il risultato è positi• vo per i moduli scenici utilizzati e per il discorso teatrale che anche questa volta il Cut vuole portare avanti. Invece il testo di Vasari non ci con• vince troppo: gli anni si sentono e dàn– no un po' fastidio. Non per quanto ri– guarda i toni espressivi dei personaggi (aiutati anche dalla svelta e calzante re– gia di Freri). ma per l'ideologia che sta dietro ad alcuni di essi e che, alla fine, segna una catarsi del dramma un po' troppo qualunquistica. La trama presenta, come forse è or• mai noto, un mondo meccanizzato al mas• simo, governato da due despoti, Singar e Bacai. Essi si valgono del lavoro dello scienziato Tonchir per rendere schiavi gli uomini e per privarli dell'umanità e del sentimento. Le donne, guidate da Lipa, rappresentano, secondo Vasari, proprio questi sentimenti: perciò sono combat– tute da Singar e Bacai. Ma Lipa, inviata con propositi di pace, riesce a mettere in crisi lo scienziato Tonchir (utilizzan– do, a quanto pare, strumenti letti/eri). Tonchir scopre allora la disumanità del suo lavoro. La sua scelta è per l'auto– distruzione e per la distruzione della macchina ormai fonte di vita per tutti gli uomini-automi che condiziona. Un tema quanto mai attuale, ci sem– bra, e il problema più importante che ne risulta è quello della non neutralità del– la scienza, troppo spesso schiava della ideologia tecnocratica, ma che vuole ap• parire al di fuori di un discorso sulla società. Lo scienziato, insomma, (come ogni uo• mo) non può pretendere di svolgere una funzione solo • creatrice D di nuove mac– chine e nuove scoperte o solo di analisi: deve conquistarsi anche una posizione • creativa • e critica nei confronti della bibliotecaginobianco società e del proprio lavoro. In altre pa– role, le • turris eburnee • sono state ab· battute. Il discorso sui giudizi di valore che stanno, e non possono che stare, alla base di ogni forma di esperienza scientifica non ne è che una conseguen– za ma è meno ovvio di quanto sembra se si pensa a ciò che si continua a in• segnare nelle nostre scuole e nell'uni– versità e a come lo si insegna. Tonchir, nel testo teatrale, rifiuta la neutralità, ma non ne sa uscire fuori e sceglie il suicidio e la distruzione. E' questa una catarsi poco credibile se si tiene conto della realtà tecnocratica in cui vive l'uomo oggi e in cui questo tipo di fuga non è né possibile né concepi– bile. Ancora peggio sarebbe se il Vasari avesse inteso dare una conclusione • po– sitiva • al suo dramma che, in questo caso. ricadrebbe nel falso moralismo e nel fumettistico. Il personaggio femminile di Lipa, poi, è meno umano di quanto vorrebbero le pur oneste intenzioni dell'autore. Anzi, la sua assurda coerenza nei velleitarismi procreativi la rende molto meno vera, per esempio, di Tonchir che, almeno, di– mostra di essere reale proprio per i con• flitti che si agitano in lui. Rappresentare invece l'umanità con Li– pa, un'essere che sembra vivere solo per partorire e per continuare la specie, ci lascia molto perplessi. Se non ci fos– sero altri valori nel rapporto uomo-donna oltre a quelli rappresentati da questa sorta dì monaca votata alla ninfomania, non ci sarebbe proprio da stare allegri. Elementi positivi e negativi, dunque. E i positivi si ritrovano soprattutto nell'al– lestimento di Freri che si è valso della misurata collaborazione di Bonfanti e Bianchini per le scene e le musiche. Gli attori sono abbastanza convincenti: ci piacciono soprattutto Alberto Carpanini, Valeriano Gialli e Katia Ristori, ma sono bravi anche gli altri: Branchi, Gola, Mon– tuschi, la Lanzarotti, la Scano, la Udny. • DOPO un anno abbiamo rivisto •West•, il western-cabaret di Carlo Repelli e Marco Sorrentino, due giovani speranze del vivaio teatrale genovese. I due autori– registi provengono dall'esperienza del • Caracalla•, il gruppo di studenti che per alcuni anni ha proposto spettacoli di varietà abbastanza godibili basati su moduli anche diversi delle baistrocchina– te goliardiche. Repetti e Sorrentino con • West • han– no cercato qualche cosa di nuovo ab– bandonando i canoni delle passate espe– rienze studentesche. E' così venuto fuo– ri uno spettacolo che fa storia e fa po– litica e si nutre di una originalità genuina perché precedente anche ai filoni ame– ricani del western sociale dì • Soldier blue• e di • A little, big man •. La tra– gedia dei pellirossa viene raccontata sen– za paternalismi anche se, quando si ab– bandonano le canzoni, i testi documen– tati e le immagini delle diapositive si sente un po· lo stridore di quella retori– ca che ogni bianco riscopre quando par– la degli • altri •, rossi o neri che siano. Anche se ne parla in buona fede come ìn questo caso. La positività dello spettacolo sta però in questo: si è voluta fare della storia vista anche dall'altra parte (è quindi com– prensibile qualche caduta di ritmo e il tono a volte un po' cattedratico) e lo spettatore alla fine si rende conto che Cristoforo Colombo non ha • scoperto • nulla, dato che l'America era già stata scoperta dai suoi abitanti di allora. In America si è invece compiuta la distruzione di una civiltà, così come In ogni parte del mondo l'uomo bianco, con la sua ignorante ed ingorda saccenteria e la sua violenza, ha distrutto tutte le altre civiltà che considerava inferiori al– la propria non accorgendosi che erano soltanto diverse. Lo spettacolo portato al Teatrino è mi– gliorato rispetto a quello di due anni fa: forse anche per l'interpretazione del– la brava Laura Piccaluga (una delle • stel– line • dello Stabile dialettale) e di Pino Costa. La parte musicale era curata da Rosanna Bishop, Marco Maraniello e Ren– zo Derchi, gli ultimi due già noti soprat– tutto ai giovani come cantanti e autori impegnati su testi sinceri e personali. Forse troppo sinceri, troppo personali e anche troppo seri per sfondare nel mon– do di cartapesta della canzonetta. Mario Bottaro In ordine agli aspetti giuridici, l'as– semblea ha rimarcato che a causa delle complesse procedure giuridiche viene praticamente a mancare la pos– sibilità di modificare il piano. Tutto ciò riveste un aspetto antidemocratico in quanto le decisioni vengono impo– ste alle popolazioni interessate senza· un dibattito preventivo sulla situazio– ne della zona e senza tener conto delle aspirazioni, delle esigenze e delle in– dicazioni documentate scaturite dalle lotte attuate dai vari quartieri. Gli abitanti di Fegino e Borzoli va– gliano decidere loro stessi il futuro destino del loro quartiere e pertanto chiedono di discutere il piano rega– latore particolareggiato di Borzoli e Fegino.

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