il Potere - anno II - n. 2-3 - febbraio-marzo 1971

Febbraio-Marzo 1971 il POTERE UN PROBLEMA SCOTTANTE I A~!DMOBlli Psichiatria L' IDEA è sembrata a taluni ottima per e divorzio la difesa dell'ambiente, ad altri van– taggiosa sul piano economico, sicché la reallzzazlone è presto seguita e la stam– pa se ne è rallegrata: buttiamo in ma– re le vecchie qutomobili ed ecco mi– gliorato e difeso l"habitat per i pesci. I giornali ne hanno dato notizia, talu– ni chiarendo che • gli esperti avevano espresso parere favorevole in merito •. LE norme divorziste introdotte recen- temente in Italia sulla « disciplina dei casi di scioglimento di matrimonio», presentano risvolti applicativi sui quali non si è ancora aperto un adeguato di– battito. E' del resto ben giustificabile come una legge, che ha aspramente di– viso opinione pubblica e parlamento su delicatissime questioni di principio e di costituzionalità, monopolizzasse - almeno in un primo tempo - interes– si e polemiche su temi di fondo piut– tosto che su taluni suoi marginali sep– pure non irrilevanti aspetti. Per la verità, l'originario disegno di legge presentato alla Camera affronta– va in termini radicali un problema psi– chiatrico e sociale di grande rilevanza, prevedendo l'ipotesi del divorzio nel caso in cui uno dei congiunti fosse ri– coverato da almeno cinque anni in ospe– dale psichiatrico a causa di malattia mentale talmente grave da non con– sentire il ritorno alla comunione di vita familiare. Tale progettata norma non trovò accoglimento. Chi sa come il ricovero in ospedale psichiatrico - e soprattutto il suo pro– trarsi - non consegua soltanto alla realtà clinica, ma anche a concomitan– ti fattori di ordine socio-economico-am– bientale, chi non ignora il ricorrere di guarigioni tardive e chi intende combat– tere la persistente tendenza a discri– minare, sia a livello legislativo che as– sistenziale, la psicopatologia dalla so– matopatologia, non può che essere lie– to del naufragio di tale proposta legi– slativa. Tuttavia il testo di legge defi– nitivamente approvato comporta egual– mente aspetti psichiatrici degni di nota. Al riguardo occorre esaminare alcu– ne delle ipotesi previste dal numero 2 dell'articolo 3 della legge che elenca vari motivi per cui uno dei coniugi può domandare il divorzio. Alla lettera . a) si precisa che la misura può es– sere chiesta da uno dei coniugi nel caso in cui l'altro sia stato assolto per vizio totale di mente da taluni gravi delitti, « quando il giudice competen– te... accerta l'inidoneità del convenuto a mantenere o ricostruire la convivenza familiare». Taluno ha lamentato che, in questi casi. il divorzio non sia automatico. ma richieda l'autonoma decisione favorevo– le del magistrato. Tali posizioni massimalistiche sono evidentemente ingiustificate. Infatti è ap– pena il caso di ricordare che i1 « vi– zio totale di mente», così come con– figurato dall'articolo 88 del vigente co– dice penale, si riferisce alla capacità di intendere o di volere dell'imputa– to « al momento in cui ha commes– so il fatto». E', quindi, possibile che l'alterazione mentale che ha sconvolto, in modo co– sì grave da renderlo penalmente irre– sponsabile, l'autore del delitto nel mo– mento in cui l'ha commesso, sia del tutto regredita successivamente: si pen– si al caso degli stati crepuscolari, del– le intossicazioni acute magari acciden– tali, delle transitorie crisi depressive o maniacali, eccetera. Dovremo quindi privare della fami– glia tutti costoro, anche quando la loro salute mentale fosse ben reintegrata, solo perché assolti per vizio totale di mente da un delitto di cui sono stati ri– conosciuti irresponsabili? Non ci pare si possa seguire su questa strada lo estremismo divorzista. Al contrario, sa– rà bene segnalare la opportunità che, in tali casi, il magistrato conforti il suo giudizio con un parere peritale sul– la natura, la persistenza, l'irreversibi– lità dello stato psico-patologico che ha condotto al delitto. Tuttavia, anche nel caso in cui a tali quesiti venga data risposta affermativa, resta aperto l'eterno problema: è giu– sto privare della famiglia una perso– na non consenziente ed incolpevole, so– lo perché malata? Non vediamo quali motivazioni di ordine etico-sociale pos– sano condurre ad una risposta afferma– tiva che può essere giustificata solo da una concezione individualistica ed edonistica dell'istituzione familarc e, in genere, della vita. Ma assai più significativa, per la sua consistenza quantitativa e per la sua ri– levanza pratica, è l'ipotesi di divorzio prevista alla lettera - b) del citato nu– mero 2 dell'articolo 3 della legge. Vi si afferma, tra l'altro, che il divorzio è proponibile allorché tra i coniugi « è intervenuta separazione di fatto quan– do la separazione di fatto stessa è ecag1no iniziata anteriormente all'entrata in vi– gore della presente legge eia almeno due anni >>. li divorzio è pronunciato quando dal– la cessazione effettiva della conviven– za siano trascorsi cinque anni, elevabi– li a sei o a sette in caso di opposizio– ne del coniuge non consenziente o in– colpevole. Il problema che concerne da vicino i malati psichici spedalizzati è il se– guente: chi è ricoverato in ospedale psi– chiatrico è da considerarsi « separato di fatto» dal suo coniuge? Nel presup– posto che a tale quesito venga data risposta affermativa, sono già giunte a malate ricoverate da più di cinque anni, nella divisione diretta da chi scri– ve, citazioni divorziste. Ogni psichia– tra ospedaliero sa come sia difficile co– municare ad una donna (che pur es– sendo, per esempio, affetta da sindro– me dissociativa, conserva capacità di comprensione, di affetto e quindi di sofferenza) che il marito può sbaraz– zarsi di lei solo perché, essendo stata malata, ha dovuto essere ricoverata per cinque o sei anni. Il problema merita approfondimento dottrinale e giurisprudenziale. Se il ri– covero in ospedale psichiatrico integra gli estremi della separazione di fatto, allora, in realtà, la legge sul divorzio accoglie nella sostanza ciò che ha ri– fiutato nella forma. Consente, cioè, il ripudio unilaterale compiuto dal coniuge sano nei con– fronti del coniuge incolpevole se co– stui è degente in ospedale psichiatrico da oltre un quinquennio. Se si accet– tasse una logica di tale fatta, meglio sarebbe, allora, affrontare coraggiosa– mente il problema nei suoi veri ed ar– dui termini: la malattia mentale è una giusta causa di divorzio? Ciò porreb– be certo grossi quesiti teorico-pratici (per esempio quello della definizione di malattia mentale, della prognosi in psichiatria, della distinzione tra pato– logia somatica e psichica), ma evite– rebbe un'ennesima discriminazione tra i malati di mente ricoverati in ospe– dale psichiatrico e quelli altrove ubi– cati, e cioè - in ultima analisi - una discriminazione tra i malati po– veri che stanno in manicomio e quel– li ricchi che stanno nelle cliniche priva– te. Eviterebbe, soprattutto, l'ipocrisia di risolvere con l'acrobatismo semantico della « separazione di fatto » il vero problema che ci sta di fronte: dob– biamo favorire l'abbandono dei malati da parte di chi si è impegnato, nel bene e nel male, ad essere loro « con– sorte», per la vita? B. O. Innanzi tutto sarebbe opportuno ri– ferire il nome di tali esperti, invece di fornire indicazioni estremamente vaghe e generiche. Infatti, in una riunione indetta dalla società italiana di biologia marina presso la stazione zoologica di Napoli (28 gennaio 1971) ed in una se– duta per la protezione della fauna del– l'unione zoologica italiana (professori Toronese. Valle, Parisl, Torchio e Spanò) tenutasi il 13 febbraio al museo di sto– ria naturale di Genova, l'iniziativa è sta• ta unanimamente ed ufficialmente con– dannata. Secondo il parere dei naturali– sti specializzati in biologia marina ra– dunatisi a Napoli e a Genova, vanno fatte alcune precisazioni. In primo luogo, le automobili in ma– re sono indubbia fonte di inquinamento: si pensi, per esempio, all'azione di cor– rosione chimica operata dall'acqua sui metalli e sulle vernici, e alla conseguen– te immissione di sostanze tossiche nel– la rete trofica marina. Mentre i pesci che maggiormente interessano la pesca professionale (sardina, acciuga, nasello, sgombro) depongono uova pelagiche più o meno al largo. Nessuno è poi riuscito ad ottenere che si cessi di sconvolgere gravemente i naturali ambienti sottomarini con la as– surda ma remunerativa pratica di aspor– tare massi per costruire gettate e mo– li, ed a nulla è valso in tal caso lo invocare giustamente la protezione del patrimonio Ittico e il parlare di ecolo• gia. Tale termine, al contrario, è stato usato In altre occasioni come strumento per imbastire comode argomentazioni atte ad avvallare iniziative che danneg– giano l'ecosistema e sono economica– mente utili soltanto ad interessi privati, ma dannose per la comunità. ~n Italia nessuna seria ricerca sullo impiego delle vecchie automobili In ma– re ha finora conseguito probanti risul– tati che siano stati resi noti al mondo scientifico e sottoposti al suo giudizio. Infine, analoghe esperienze avvenute all'estero hanno dato risultati negativi e sono state interrotte. Si consulti la gros– sa pubblicazione di tre specialisti sta– tunitensi, basata su ricerche durate cin– que anni, apparsa nel 1969 sul • Cali– fornia Flsh and Game •. Una lettera sull'argomento recente• mente inviata ad un periodico da Enri– co Tortonese, vice-presidente della so– cietà italiana di biologia marina, così, si chiude: • Non è proprio possibile eli– minare in altro modo le vecchie auto? Se l"unica(?) soluzione è quella di get– tarle in mare. gli studiosi di biologia ma– rina e di ittiologia non hanno alcun po– tere di opporsi. Essi desiderano però che si chiarisca un equivoco, in quanto non solo dissentono ma senz'altro de– plorano questa nuova, grave alterazio– ne che viene apportata - sia pure con lodevÒli, ma indubbiamente ingenue in– tenzioni - a quegli ambienti naturali che ci si sforza di conservare tali nell'in– teresse di tutti, adottando ben fondati criteri ed evitando compromessi con fi– nalità di ben diversa natura •. M. T. BANCO DI NAPOLI ISTITUTO DI CREDITO DI DIRITTO PUBBLICO Fondato nel 1539 Fondi patrimoniali e riserve: L. 94.294.650.546 DIREZIONE GENERALE - NAPOLI 493 FILIALI IN ITALIA SEDE DI GENOVA: Via Garibaldi, 1 - Tel. 20.97 Telex 27111 - 27145 NAPGENOA AGENZIE DI GITTA': N. 1 Via Gramsci, 85 r. - Tel. 292.983 N. 2 Via XX Settembre 123 r. - Tel. 52.994 - 581.432 N. 3 Via F. Avio, 22 r. - Ge-Sampierdarena Tel. 457.150 - 459.921 N. 4 N. 5 N. 6 N. 7 N. 8 N. 9 Corso Buenos Aires, 51 r. - Tel. 581.990 - 589.965 Via Orefici, 48 r. - Tel. 298.057 - 298.075 Via L. Pinelli, 4 r. - Tel. 589.772 Via G. Rossetti, 19-G r. - Ge-Quarto - Tel. 395.584 Via Milano, 147 r. - Tel. 683.984 Via Parma, 23-25 r. - Ge-Pegli - Tel. 439.263 Filiali all'estero: Buenos Aires - New York Uffici di rappresentanza all'estero: Bruxelles - Buenoi, Aires - Fran– coforte s/m - Londra - New York - Parigi • Zurigo Corrispondenti: in tutto il mondo neo pag. 5 LA TUTELA DELLA SALUTE Inquinamenti e balneazione Con questo numero iniziamo la pubblicazione di una sede di contributJ che affrontano uno del punti nodall della nostra vita collettiva: l'elabora– zione e l'attuazione di un'organica politica per la salute, a Genova e nel paese. Al riguardo occorre acquisire due nozioni fondamentali: che la tutela della salute è un diritto del cittadino e che tale diritto, per concretarsi, pre– suppone scelte politiche che incidano profondamente su tutta l'organizzazJone sociale. L'adeguato intervento pubblico sul fronte della prevenzione, la lotta contro l'inquinamento delle acque e dell'atmosfera, l'eliminazione delle tecnl· che produttive dannose, la difesa della natura ed in particolare degli equi– libri idro-geologici, la salvaguardia dell'uomo contro la manipolazione arbi– trarla della psiche, l'istituzione di un'adeguata rete d1 presìdl terapeutici richie– dono una mobilitazione popolare capace di battere gli interessi, articolati e potenti, che saranno inevitabilmente colpiti. In questa prospettiva siamo lieti di ospitare il qualificato contributo del professor Menico Torchio, direttore dell'acquario e della stazione idrogeolo– gica del comune di Milano, che affronta il problema dell'inquinamento in rapporto aU'elementare diritto di ogni uomo di bagnarsi nel suo mare. Tra due mesi si aprirà la stagione balneare: la situazione sarà tale da motivare ulteriori interventi della magistratura? Alla politica del silenzio, at• tuata anche nella comprensibile intenzione di evitare danni all'economia tu• ristica, occorre sostituire quella dell'intervento che imporrà costi elevati e sacrifici collettivi. Ma i cittadini, per affrontarli, devono conoscere le reali dimensioni del rischio che pesa su tutti. [B.O.] UNA città moderna di 300 mila abitanti circa emette, grosso modo, un metro cubo di acqua luri– da da scarichi domestici ad ogni se– condo, ed ogni centimetro cubico di tale acqua contiene all'incirca da due a tre milioni di germi. L'acqua di mare viene considerata sospetta da esperti di rilievo internazionale qua.– le Jean Brisou (professore di bat– teriologia a Poitiers ed esperto del– l'organizzazione mondiale di sani– tà) quando contenga più di 5 mila coliformi (escherichia coli) per li– tro. Comunque, la American Public Health Association ed il California State Water Pollution Contro! Board considerano inadatte al bagno le ac– que contenenti un numero di coli– formi superiore a 10 per cm/cubo, il che significa 10 mila per litro: caso, questo, ormai frequente in va– rie acque balneari liguri. Basti con– sultare, ad esempio, un lavoro del professor Fernando Luigi Petrilli e del suo collaboratore professor Pie– ro Crovari, intitolato « Aspetti del– l'inquinamento delle acque marine con particolare riguardo alla situa– zione in Liguria>> (Giornata di igie– ne e medicina preventiva, 1965,n. 4). I valori medi della colimetria, secondo Petrilli e Crovari, nell'acqua di mare a distanza di 5-20metri da riva nei mesi di giugno . luglio . ago– sto 1964 risultarono anche di 45 mi– la coliformi in 100 cm/cubici (un decimo di litro!) in talune locali– tà ove pure esistevano stabilimen– te balneari. Ogni commento è su– perfluo. Alcuni sosterranno che i colifor– mi non sono pericolosi. A parte il fatto che questa affermazione è di per sé alquanto discutibile, i coli– formi sono evidentemente degli in– dicatori di inquinamento da fogna e pertanto con la loro presenza de– nunciano la possibilità della presen– za di germi senza dubbio perico– losi, che possono provocare sinusi– ti, otiti, faringiti, congiuntiviti, ec– cetera. Kehr e Butterfield già nel 1943 a– vevano stabilito un rapporto fra il numero dei coliformi e quello delle salmonelle. Un medico inglese, il dottor Mac– Cloy, trovò salmonelle in oltre il 60% dei campioni di acqua prele– vati presso le coste francesi, e se. condo il professor Brisou decine di casi di tifo e paratifo, in Francia, ogni anno, sarebbero dovuti al nuo– tare in acque inquinate od all'in– gestione di molluschi infetti. D'al– tra parte, è ormai ben noto che i « frutti di mare » possono « fis– sare» batteri e virus, oltreché so– stanze tossiche . Pochi anni fa 250 bambini, pro– venienti da ogni regione della Fran– cia, furono colpiti da epatite vira– le. Le ricerche rivelarono che nel– l'estate erano stati tutti in una lo– calità balneare: avevano tutti nuo– tato in acqua fortemente inquina– ta, ma non tutti in unità di tempo e di luogo, ed i sospetti, alla fine delle ricerche sulla fonte del con– tagio, si appuntarono ragione– volmente sull'acqua di mare. Ho detto sospetti, non prove. In acque liguri, in varie occasio– ni, sono stati isolati salmonelle, ba– cilli tubercolari, virus enterici. E' vero che i microrganismi patogeni costituiscono un serio pericolo per l'uomo solo nel caso possano pe– netrare nell'organismo in dosi piut– tosto alte ed è pure vero che, te– nuto conto del numero dei micror– ganismi patogeni che vengono im– messi in mare, delle condizioni me– sologiche che determinano la loro dispersione e sopravvivenza e del– la quantità di acqua marina che può venir assunta da un bagnante, ap– pare poco probabile che i patoge– ni possano penetrare nell'organismo, durante Il bagno, in numero tale da infettarlo. Tuttavia, come os- serva il chimico britannico Klein, non va sottovalutato il lato psicolo– gico della questione, dato che è ar– duo convincere l'uomo della stra• da che il bagno nell'acqua di fo– gna probabilmente non gli farà molto male. E' vero che i reali casi sporadi– ci e saltuari di malattia contrat– ta facendo i bagni di mare difficil– mente potranno essere collegati sen– za ombra di dubbio alla balnea– zione, ma è anche vero che a que– sta potranno venire attribuite dal– l'opinione pubblica responsabilità di malattie contratte al mare per cause diverse dalla balneazione. In altre parole, si è taciuto, sot– tovalutato o mistificato troppo a lungo il problema: il pubblico co– mincia a rendersi conto dei fatti, ed è (o / sarà) naturalmente por– tato a sopravvalutarlo. Ben a ra– gione il professor Sirtori, nella con– ferenza sull'inquinamento del ma– re tenuta a Genova in occasione del decimo salone internazionale nal.lti– co, disse che « misura è considera– re globalmente una situazione, è non creare nelle madri e nei bam– bini quelle paure e quegli stress che sono una porta aperta ai ma– lanni». Tuttavia, non è neppure lo– gico che una madre veda un bim– bo nuotare in mare fra i resti di escrementi o gonfiare con la boc– ca un aggeggio che crede uno stra– no palloncino di gomma mentre è ben altro. Anche a voler ammettere che ab– bia ragione il professor Sirtori ad affermare che « nessuna epidemia, nessun cancro, nessuna enterite, nessuna epatite è nata in mare», non si può negare che al mare siano nate spesso angoscie, frustra– zioni, allarmi che forse annullano in parte i vantaggi ottenuti dal– le spesso sudatissime e meritatissi– me ferie. Prescindendo da considerazioni di natura etica, non usuali a tutti, e limitandoci quindi a quelle di na– tura economica, poiché il turismo non prescinde, in Liguria, dalla bal– neazione, e dato che questa, in fu– turo specialmente, sarà minaccia– ta dal progressivo deteriorarsi del– l'ambiente, il mare va protetto, ma non a parole. Ormai occorrono i fatti: fortunatamente la tempera– tura sociale cresce sempre più, chi lavora comincia a rendersi conto di essere sfruttato non solo quando produce, ma anche quando consu– ma. E' sperabile che un giorno i cittadini, e i lavoratori in partico– lare, comincino a capire che li cul– to del superprofitto che è il mo– tore di questa società dei consu– mi, ossia dei rifiuti, minaccia la lo– ro sopravvivenza anche fisica. Quel giorno suonerà l'ora della verità. Menico Torchio

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