il Potere - anno II - n. 2-3 - febbraio-marzo 1971

pag. 6 Il POTERE -----------------------------------·-----------------••· ♦ ♦ ♦ ♦ ! I GIOVANI E LMOVIMENTO S UDENTESCO ! ♦ ------------------------- ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ! « Fronte alnemico» ! ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ~ ••••••••••••.......................................... J f recenti turbamenti della vita politica italiana e le convulsioni sociali che II hanno accompagnati hanno riportato alla ribalta il movimento studentesco. Esso, infatti, ha recentemente ripropo– sto la mobilitazione generale delle scuo– le • per costruire momenti di scontro sempre più deciso contro lo stato bor– ghese». E' possibile cercare di ricostruire, at– traverso la sua polimorfa pubblicistica, una linea evolutiva del movimento che, pur nella confusa e spesso contraddit– toria azione dei vari gruppuscoli, ricerca faticosaniente una formula e una spinta organizzativa unitaria. All'inizio del corrente anno scolastico, il punto di. partenza dell'azione conte– statrice era ancora la scuola, ma essa venne ben presto inserita nel proble– ma più vasto, costituito dall'attacco al– la società borghese nel suo comples– so. Un opuscoletto diffuso in ottobre da • Lotta continua • dal titolo • La scuola è una truffa: smascheriamo I patacca– ri •, osservava che il diplomato ideale di una scuola professionale deve esse– re un operaio disposto a fare straordi– nario, contento di lavorare a cottimo, ri– spettoso dei capetti e dei capo-sezio– ne, crumiro con In testa l'interesse deJ padrone, la produttività; insomma un I– diota sfruttato e contento di esserlo •. li documento così prosegue: • visto che questa è la qualificazione che vo– gliono impartirci, se la tengano; cl pen– seremo noi, quando andremo a lavora– re, a qualificarci a modo nostro: fati– care il meno possibile per il padrone, seguire un solo interesse preciso, quel– lo della nostra classe: la liberazione del proletariato •. Gli slogan • tempo pieno •, • più au– le e più professori •, che, nella fase ini– ziale, sembravano esprimere un'azione studentesca tesa verso obiettivi concre– ti, furono subito espramente giudicati • fascistici .. e, falsamente, opportunistici. Perché, in realtà, lo scopo del movimento studentesco non era già più lotta per le riforme, ma lotta contro ogni tipo di riforma, espressione della società bor– ghese. Infatti le • riforme di struttura • sarebbero solo un tranello per perpe– tuare la schiavitù politica dei proleta– riato. Come nella fabbrica si impone la necessità di far saltare il piano di svi– luppo della produttività per liberare io operaio dal vincolo dell'efficienza che perpetua il dislivello classista, cosl nel– la scuoia si propone il rifiuto di ogni forma di collaborazione e di svecchia– mento delle strutture per non perpetuare lo • schiavismo • studentesco. In questa prospettiva, anche i comitati inter– ni a livello di rappresentanza proposti dalla federazione giovanile comunista vengono sdegnosamente respinti. Cosl, mentre i gruppi studenteschi di Ispira– zione extraparlamentare vagheggiano una messianica rivoluzione globale che auto– maticamenterisolverebbeanche I mali della scuola, la massa ondeggia fra la adesione platonica ed emotiva agli slo– gan contestatori svuotati di concrete pro– spettive Immediate ed il sempre cre– scente assenteismo, D'altronde il discor– so riformista, timidamente difeso da al– cuni, quasi con sentimento di colpevole cedimento all'autoritarismo degli adulti, cade sotto il peso dei compromessi go– vernativi, che concedono questo o quel– lo, in modo velleitario e settoriale, sen– za inquadrare Iniziative e riforme In un serio ed organico progetto di ristruttu– razione della scuola secondaria. Non mancano invero esami di coscien– za, anche severi, da parte degli stessi movimenti studenteschi. Un opuscolo in– titolato • Problemi del movimento stu– dentesco •, a cura dei comitato centrale dei gruppi comunisti rivoluzionari (se– zione Italiana della IV Internazionale) dif– fuso a Genova nel settembre del 1970, compie un'analisi abbastanza attenta ed insolitamente chiara, in cui si individuano alcune cause principali della •frammen– tazione gruppettistica• del movimento studentesco: la contraddizione tra l'irre– solubilità del problema della scuola nello ambito del sistema capitalistico e la li– mitatezza della forza sociale su cui hanno agito gli studenti; l'assenza di una di– rezione politica complessiva del movi– mento; l'astrattezza del mito dell'unità o– perai-studenti; la tendenza tipicamente In– tellettualistica a dare risposte del tutto ideologiche a problemi pratici di azio– ne politica. Emergono nell'analisi due po– sizioni fondamentali: il carattere globa– le della contestazione nell'ambito della società capitalistica, Incapace per sua natura di esprimere una scuola diver– sa, e la ricerca di una matrice politico– organizzativa su posizioni marxiste-rivo– luzionarie. La coscienza che permangono immu– tate le contraddizioni che furono alla ba– se dell'esplosione studentesca del '67 • '68 e che rimane Immutata la capacità non di questo o quei governo, ma del– la borghesia a risolverle, conduce a sot– tolineare la necessità della creazione di un movimento politico di massa fondato, più che su una codificata ideologia, sul– la volontà di conseguire determinati e concreti obiettivi politici nell'ambito di una fede marxista leninista. Tale auspicata unità politica pone al movimento, come obiettivo primo, la so– luzione dei problemi organizzativi per su– perare li carattere episodico e spontaneo delle mobilitazioni e il • leaderismo • e– gemonico dei singoli gruppi. -Anche per il movimento della IV in– ternazionale il deprecato limite dell'intel– lettualismo non è superato. Tuttavia ap– pare notevole l'esigenza del supe– ramente di schemi sociologici e la volon– tà di non respingere, masslmalistica– mente, con l'accusa di riformismo, gli o– biettivi limitati (come la lotta contro gli eccessivi costi economici dello studio, I meccanismi di selezione e di esclusione, la preselezione di classe degli indirizzi scolastici, la subordinazione della scuola alle esigenze dell'industria capitalistica e le collusioni fra potere accademico e potere politico ed economico) cercando invece di inquadrarli in un discorso po– litico più generale. Tale discorso è co– munque sempre riconducibile alla con– testazione globale della società attuale in cui il capitalismo esprime la sua In– capacità a risolvere i problemi fondamen– tali della convivenza sociale. In tutto Il movimento studentesco pur nella varietà delle correnti, il discorso sul potere economico è prioritario rispet– to a quello sul potere politico. Qualunque partito lstituizionalizzato nel sistema democratico vigente appar– tiene, come tale, allo stato borghese ed è, pertanto, rifiutato a priori; anche I sindacati non offrono ragioni di credibi– lità, dal momento che hanno posizioni di potere nell'ordinamento repubblicano e tengono un discorso • con i padroni • che ha pur sempre come tramite indiscutibile l'efficienza dell'impresa, cioè la difesa del posto di lavoro, che al contestatori appare schiavismo tanto più vincolante Febbraio, 8 SEGRETI BANCARI E NECESSITA' DI UNA RISPOSTA. Un alto funzionario del ministero del tesoro ha dovuto pubblicamen– te riconoscere che II segreto ban– cario è oggi « un'oasi di evasione fiscale ». Leggo nel frattempo In u– na rivista di politica economica di recente pubblicazione che ad avvi– so dell'onorevole Lombardi la prati– ca che più di frequente si utilizza per l'occultamento dei grossi reddi– ti si concretizzerebbe con una proce– dura davvero banale cosl esempli– ficabile. Se si deposita In banca, po– niamo, un miliardo (per il quale si può contare sopra un Interesse del 7%) e quindi presso la stessa banca si accende un debito di analogo am– montare garantito dal miliardo de– positato (e si pagherà un 12%) se è vero che a carico del depositante pesa una differenza del 5% sarà però il debito che farà testo nella denuncia fiscale, ma non il credito protetto dal segreto bancario. Gli accesi sostenitori del segreto ban– cario sono In condizione di smentire le valutazioni dell'onorevole Lom– bardi? Febbraio, 19 DONAT-CATTIN,IMPRENDITORIE CRI– SI ECONOMICA. Certi impre,iditori ricordano cer– te mamme che lamentano la ma– leducazione dei figli ma peraltro non tollerano che altri li rimbrotti. Da mesi la stampa d'ordine ver– sa fiumi di lacrime sull'andamen– to economico delle aziende che sa– rebbero tutte sull'orlo del precipi– zio. E' bastato che il ministro del lavoro Intervenisse per conoscere i termini eMettivi della questione che subito si alzassero comblnatamen– te proteste e denuncie; le uniche difficoltà economiche sarebbero In definitiva, come ha dichiarato una nota stampa del ministro dell'In– dustria, quelle derivate «dalla pub– blicazione di dati non corrispon– denti In molti casi alla realtà». Restano allora da chiarire le ra– gioni per le quali in quelle stesse giornate (siamo al 19 febbraio) la confederazione generale dell'indu– stria abbia pubblicato una sua In– dagine dedicata alle aziende appar- b1b10ecag1noo1anco quanto più • benestante •. Il movimento ricerca pertanto un discorso politico di massa extra costituzionale: per la prima volta nella storia del nostro dopoguer– ra esso attua una rottura cosl risoluta e definitiva con la tradizione, da riflu– tare il riconoscimento della resistenza stessa come movimento di unità e di mas– sa ammettendo che essa fu, al massimo, solo un'occasione perduta. il problema è oggi quello di costrui– re una direzione autonoma del movimen– to alla quale facciano capo I vari grup– pi, di stimolare un • processo di aggre– gamento • per realizzar•e un organismo rivoluzionarlo capace di una persuasiva azione politica. • Potere operaio •, • Il manifesto •, • Lotta continua •, • Lotta co– munista • operano in tal senso, ricercan– do modi e tempi di tale unificazione che dovrebbe awenire mediante comitati po– litici In costante attività di collegamen– to. L'esigenza di ricomporre Il movimen– to superando la situazione di Immobili– tà, di lotta settoriale ed Isolata, di set– tarismo minoritario, stimola I gruppi a prendere coscienza dei propri limiti. ad AGENDA 11 tenenti al principali settori merceo– logici dalla quale risulta che rispet– to al luglio del '69 il numero delle aziende In difficoltà sia triplicato come risulterebbe dalle ore di In– tegrazione passate da 614 mila a 2 milioni e 753 mila, con un aumento del 400% e dal numero di lavorato– ri posti In cassa Integrazione, qua– si quintuplicato. Esisterà t'l'lica un tacito accordo fra Donat-Cattln e la confindustria a danno degli im– prenditori italiani? Febbraio, 27 CLASSE LAVORATRICE E CONOSCEN– ZA DEL SISTEMA ECONOMICO. Secondo un economista torinese ai sindacati compete da un lato una lode perché Incominciano, seppure In ritardo, ad accorgersi che l'eco– nomia è un sistema; ma dall'altro, come era da aspettarsi, una buona tirata d'orecchi perché esagerano nello zelo rivendicativo. Ci dispiace contraddire l'illustre studioso. Non da oggi i sindacati si sono accorti del sistema; è al– meno da qualche tempo che si sono perfettamente resi conto che In _Ita– lia è stato impiantato un bel siste– ma economico che con una sagacia davvero sorprendente li ha brillan– temente fregati. Per oltre una diecina di anni si era parlato della programmazione economica: c'era chi la voleva In– dicativa e chi vincolante e final– mente ecco il primo piano: quello 1966-70, Volete sapere come è fini– ta? Pochi dati spiegano come sono andate le cose. Delle 100 lire di spese previste si accorgono ora che le spese sono avvenute secondo i seguenti criteri: 20 sono andate alle ferrovie, 29 al– l'edilizia scolastica, 27 alla sanità, ma 95 alle telecomunicazioni, 155 alla Tv, 105 alle autostrade. C'è da stare allegri. Se oggi i sin– dacati, non fidandosi più delle pro– messe, tallonano il potere politico hanno perfettamente ragione, SI so- approfondire le analisi e a ritrovare ele– menti di unità. il principale di tali ele– menti è costituito dalla definizione del– le caratteristiche dell'ambiente studente– sco, come • non omogeneo, transitorio, mobile •, poichè composto di vari strati sociali solo temporaneamente raccolto In comunità e perciò • attraversato da tutte le maggiori contraddizioni di cui la società capitalistica soffre• (opuscolo dei Collettivo generale studentesco del 4/2/71, via Balbi 6). il secondo elemen– to è costituito dal motivo, che abbiamo visto costante nella libeilistlca del movi– mento, cioè • la lotta contro il control– lo capitalistico della gioventù •. Tutta– via, che l'unificazione sia soprattutto vo-– luta al vertice, In una visione dei pro– blemi ancora fortemente intellettualisti– ca, è provato dal fatto che mentre l'ana– lisi dei mail sociali è condotta in modo realistico e perentorio, le prospettive ed I programmi di azione sono proposti In modo confuso, contraddittorio, velleitario, in cui trovano posto, quasi a conferire autorevolezza e credibilità, formule pseu– do sociologiche o richiami marcuslani (la repressione sessuale, strumento del– la borghesia per il contenimento della combattività dei giovani; l'oppressione familiare come abitudine alla subordina– zione voluta dalla società capitalistica). Qual'è la reazione della massa stu– dentesca a queste sollecitazioni? Per– plessità ed Incertezza, certamente. La • mobilitazione generale • appare sporadi– ca; la • lotta • appare fatto estempora– neo, lmprowlsato, sollecitato, o Impo– sto dalle circostanze; frequentemente le assemblee, che negli intendimenti del promotori dovevano diventare un mezzo per politicizzare e governare la massa studentesca, proseguono stancamente, nel consumo degli slogan consueti, tra l'as– senteismo dei più. l'orientamento a senso unico, se– condo una prospettiva marxistico-rlvo– luzionaria, esclude l'adesione della mag– gioranza degli studenti. Si avverte con• fusamente che l'ipotesi rivoluzionarla, che propone l'abbattimento violento del siste– ma, è soluzione quanto mai avventata quando masse escluse premono per en– trarvi e goderne i benefici. Non sareb– be meglio, prima di rifiutare la costi– tuzione repubblicana, reclamare l'attua zione dei principi In essa affermati? D'altra parte la precarietà dei gover nl l'incertezza delle alleanze, la tram m~ntarletà e il velleitarismo delle rifar me, _earticolarmente di quelle scolasti che, il diffondersi di una cultura tanto più acritica quanto più superficiale, In generano un senso di sfiducia, un~ !'flan canza di ideali, una confusione d1 idee che rende la massa studentesca Incapace di altre scelte e di altre iniziative. L'azione del movimento studentesco è stata ed ·è un evidente momento rivela tare della nostra patologia non solo sco lastica, ma sociale: potrà diventare una reale forza politica solo quando saprà da re sbocchi costruttivi alle sue esigenze di mutamento. Mila Garaventa no resi conto che al sistema biso– gna fare massima attenzione; hanno capito che se si ripeteranno nel prossimo quadriennio_ le manfrine di quello precedente m Italia sarà solo la classe lavoratrice a farne le spese per tutti. Marzo, 7 INCONTRI CASUALI. Se incontri un moderato che in nome dello stato di diritto lamenta con accenti scandalizzati la pressio– ne sindacale sui temi della riforma della casa, ad esempio, e magari ti denuncia l'lnconstituzionalità degli accordi fra governo e sindacati, ri– cordagli che oggi mediamente l'af– fitto Incide sul salario del lavora– tore per il 25%. Se incontri un libero professioni– sta che magari in nome del segreto professionale si oppone alla riforma tributaria, chiedendo cosi allo Sta– to di dividere i cittadini in due ca– tegorie; quelli che devono dire la verità e quelli che sono indiretta– mente autorizzati a tacerla, ricor– dagli che, statistiche alla mano, og– gi sono soltanto i lavoratori subor– dinati che pagano le imposte senza alcuna evasione. Se incontri un democristiano che afferma (speriamo in buona fede) che all'interno del partito tutti gli iscritti sono di certo per le rifor– me, chiedigli perché la riforma ur– banistica promessa da Aldisio nel 1952 (« La mia esperienza di quasi tre anni di permanenza alla testa del ministero dei lavori pubblici mi dice che buona parte del beneficio concesso dallo Stato a favore della edilizia popolare va a finire quasi inevitabilmente nelle adunche mani di alcuni accorti speculatori. Spero che prima della fine della presente legislatura il parlamento possa ap– provare un progetto di legge sui demani edilizi comunali già pronta nella sua elaborazione ... »), da To– gni nel 1958 (« La legge sulle aree fabbricabili il cui schema è stato cosi approvato su mia proposta dal consiglio dei ministri..... potrà eli– minare il fenomeno dell'Indiscrimi– nato aumento delle aree fabbrica– bili... .. ») da Sullo nel 1962 (scon– fessato dal partito) è ancora da ve– nire, E' questa una riforma che non costa ... se non in termini di volontà politica. Il malpensante Febbraio-Marzo 1971 LETTERE ALDIRETTORE I UNA RIFORMA INCONCLUDENTE S EGUO con interesse e Il Potere» e ap- ernfnunJf faet~oq~~1}~r':fc~ori~ftaR~s:1cEn~ sa Giangoia sulla riforma universitaria pubblicato sul numero di gennaio. In primo luogo non mi sembra vera l'af– fermazione secondo cui I'istituendo con– siglio nazionale universitario • non è strut– turato molto diversamente dal consiglio superiore attuale•. Al riguardo basta leggere l'articolo 48 del testo coordinato del ddl. n. 6L2 nel– la stesura trasmessa all'aula del senato dalla quarta commissione (e le norme relative al consiglio d'ateneo da tale ar– ticolo richiamate) per rendersi conto del carattere innovativo di tale organo. Rilevo, inoltre, che non è pertinente richiedere la soppressione della figura dell'aiuto in quanto essa è inesistente nel progetto di legge in discussione e pertanto deve ritenersi di fatto abolita. Ho formulato le osservazioni suddet– te non già per assumere la non richie– sta difesa d'ufficio di una riforma certa– mente come tutte imperfetta, ma per precisare situazioni di fatto che vanno conosciute nella loro realtà. GIOVANNI !SETTI Genova ASPETTANDO GLI AUTORI U NA frase nel contesto dell'articolo •Aspettando gli autori• de di Po– tere • del gennaio 197,1,invita al dibattito attorno alla forma di teatro della quale l'articolo stesso tratta: il teatro dialettale genovese. 1In qualità di responsabili del Teatro Dialettale Stabile della regione ligure rac cogliamo molto volentieri l'invito, aperti come vogliamo essere a tutti d suggeri– menti ed a tutte le critiche costruttive che, da qualunque parte pervengano, aiu tino in qualche maniera questa forma d' teatro che, come l'articolista, consideria mo piuttosto importante. In sostanza pe rò, dovremmo dire che con questa nostra risposta il dibattito non si apre, perché ci troviamo, in linea di massima, abba stanza d'accordo con quanto viene espo-– sto nelle due colonne di stampa. Perché allora ci siamo dati la pena d prendere carta e matita? Oltre che pe ringraziare Mario 1Bottaro di una cos ampia sincera aderente e libera critica a nostro operato, per non perdere l'acca sione di portare a conoscenza di un pub blico più vasto alcuni particolari che, in qualche modo, ~ondizionano e quindi ral lentano lo svtluppo del n·ostro pro– gramma. Se è vero che riunendo in un unico or• ganismo tre diversi gruppi abbiamo raf– forzato la presenza del teatro genovese nella regione, è pur vero che siamo an– cora molto lontani dagli altri obiettivi: mo. duli espressivi e rappresentativi di otti– mo livello, testi che siano analisi di si– tuazioni reali ed attuali e non· solo pura evasione. Diciamo subito che gli elementi che co– stituiscono l'effettivo del Teatro !l)falettale Stabile sono forse tra 'l. migliori che oggi operano nel campo della prosa genovese, ma che... non possiamo fare di ogni erba un fascio. Tutti sono animati da grandis– sima passione, da buona volontà e da en– tusiasmo, ma non sempre queste qualità positiivissime sono direttamente proporzio. nali ad una corrispondente resa scenica di ciascun attore. E prima di parlare d'altro crediamo cosa importantissima che lo spettacolo, qualunque testo esso rap– presenti, sia, tecnicamente parlando, di elevato livello. ,Non si devono cioè notare squilibri Ira i vari interpreti e poiché non può più esi– stere • il mattatore• (il fen·omeno Gavi è finito e non crediamo se ne potrà ve– rificare un'altro) è la coralità dello assie– me alla quale dobbiamo tendere. E que- ~N/fi~~~e~~~o s~~b~~~~~ ;i~gii~:t~~ 10 fo:!z~~ ed è forse più lontano di quanto possa a tutta prima sembrare. Se •invece esistessero sovvenzioni e fogli paga la soluzione giungerebbe automati– camente. Sarà perciò solo col tempo, con l'inie– zione di nuove forze valide, con la mag– giore esperienza di tutti gli elementi., con un amalgama più completo di ciascun membro nell'unico organismo costituito, che si sfronderanno gli spettacoli di quel dilettantismo dopolavoristico che ancora ogni tanto fa capolino. Ci auguriamo di raggiungere l'obiettivo ~l più presto pos– sibile, e l'unico modo per realizzare que– sto punto è quello di lavorare e lavorare assieme. Il discorso dei testi •impegnati•, impor– tantissimo, ci pare ancora di là da venire. Infatti soltanto con un'organica molto ef– ficiente 'l. testi da realizzare non presen– teranno grossi ostacoli. ,Fino a oggi invece è necessario trovare un certo aiuto nei testi, e per noi e per il pubblico. ,11 teatro mancherebbe alla sua precisa funzione educativa se si limitasse ad elar– gire due ore di buorr umore, di evasione, di puro divertimento allo spettatore? Giu• stissimo. Ma noi, tanto per cominciare, saremmo già molto soddisfatti se riuscis– simo a far dimenticare sia pure per sole due ore i guai di ogni giorno a chi ha preferito dedicarci una parte del suo tempo. Ma siccome, onestamente. riconosciamo che, domani, non oggi, il nostro compito non dovrà fermarSi qui, e siccome le no– stre funzioni sono queUe di fare da col– legamento tra gli autori ed il pubblico, aspettiamo. ,Come dice il tltolo dell'arti– colo che ci ha dato la possibilità di esprimere qui le nostre opinioni: aspet– tiamo gli autori. MICHBL:E LATTANZIO TULLIO MA YER Genova

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