Pattuglia - anno II - n. 2 - dicembre 1942

- Dàcci una mano! Che guardi? - mi rimpro\'crò l\lnrco che non era slalo p~rco di molleggi dut'antc la cavulcnta, dal luogo dell'appuntamento al nascondiglio della barca. Si era fallo più insistente, anzi, notando il mio impaccio nel tirare il cavallo per la ca- ,ezza Fino al piolo cui m.:1ldcstrr1mente lo legai. ~li dava fustidio ~hu-co . .'.\:onsopportavo i .s,uoi occhi verdi; ma pil, di tutto mi disturbava il non poter leggere dietro allo sbarramento della loro fissità. Gelidi erano, senza esprcssione 1 sotto le ciglia rade e le palpebre tumelatte. Accresceva ancor~, la mia ìnquicluclinc il parlottio alle mie spalle. A- ,,e,·o colto [rammenti di discorso fra Marco e uno che chiamavano il Vecchio per lu precocità della chioma brizzolata in contrasto con ·i lineamenti giovanili e crudeli del \'Olto. - E se e.i trt1disce? - ~on mi sfogge - disse ì\larc:o. Volgevo le spalle. ma ct·u come se uvcssi davanti quei rreddi occhi \'Crdi e le labbra di Marco che si sollev.:1- , ano per mettere in mostra gli incisivi, act11ninnti e potenti, da lupo, Vinsi il turbamento prodotto in mc da quelle parole e mi accostai pc1· aiutarli a tirare fuori la barca dagli sterpi che la celuv,rno. - 'fon così! - e um, mano rude nli spinse - Si tiene quussù, in alto, a c1uesto modo. Spicciati! Portammo l'imbarcazione '"erso il mare. Due s'erano tolte le scarpe cd erano andnli con la prua sostenuta nltn, sopra le teste ,·crso l'aperto, immergendo i piedi nell'ucqua. I.o sçnfo si cullm a dolCCmcnte; piccole rughe lo schiaffe,:tgiavnno. La luna non si vedeva più sollo le nubi che nvnnzuvnno lente e c'era sempre più buio e ,>iù nero d'attorno. La zona nella quale ci trovavamo era deserta e per chilometri e chilometri ali' ingiro non si alzavano case, il terreno era arido e stepposo, rotto da chiazze di curdi. ulti e spinosi. Lontano. arrumpicato sulle rupi, un paese oscillava le luci come lnmp11de vcnczianC' mosse dal ,·ento e sotto si 1•ifrangeva la risacca con biancore di spume. A,·c,·amo sistemnto nel!' imbarcazione t sacchi impermeabili e Marco era curvo sul motore, a dargli l'av,·io. lnlanlo gli uomini parlottavano fra lorn, ma io non rius('i,·o a trovare parole :ìdattc a rompere la diUiclenza. - I h1i pau1•a? - chiese il Vecchio u un i·ag:.,zzo dal ,·olto smagrito e 1rnllido. - P;mru? - rise - A nei \'Oluto vedere le quella notte iillc prese con quei rigli cli p ..... - Ne ho visto molte uneh' io, ra• gozzo. Fu una notte cli quelle che la mia tesla si ridusse com'è ora. - Non d.ico nulla, io. So solo che l'altra "olla mi sono di,•ertilo. Spararono che noi non ci -5i era accorti. di nulla. 1 vigliacchi! - Lo so io come fanno - disse lro, un ometto torchiato, gli occhj inlossi-rli nel grasso - C'è sempre chi è pronto a tradire. Tu prepari lutto, disponi ogni cosH a temr.o. Gli uominj partono. Nessuno dovrebbe saperne nulla. nulla; mu a( ritol'no ti accolgono le fucilate. Poi leggi sul giornale « I.a polizia spara contro i contrabb,inclicri ... Vigliacchi! La motobarcu si era messa in moto e tagliava il mare con sussulti licvij ai margini della spaccatura aperta dalla prua, come una grande ferita, <lnnza- \'ano minuscole fosforescenze, grr1nclli di luce, che si disperdevano nel buio 1 tra\'olti in rapida COl'SH. - Sono vigliacchi - rinfor7,Ò il rt1gazzo e sputò disgustato. - lo non la penso così - disse it Vecchio - Si tratta cli ca1>irc. Anche c1uclli della poli7,i1.1 hanno figli. l'\lolte bocche in casn, come noi. Ognuno nel mondo pensa a sè. Soltanto a sè... Non gli passa per la zucca che cosa significhi lo parola uccidere, morire. ;\lon crede, in <1ucl momento, che dictt·o a. quel morto ci sono bocche aperte di bambini che hanno Fame e pian• g:uno. Vede soltanto se stesso, i figli. icnt.1all1·0. Attende da anni l'a\'anza .. mento; ha i capelli grigi cd è sempre là, u penare con la pocu paga. Ven, derc non si vende. Ha paura di p(>rdcrc tutto. Ed ceco venire l'occasione. I con~ trabbandicri sbi:1rcano, coglierli sul fatto, arrestarli, -.sequestrare lo merce, è una G A R 8 A L U O M A B u s s TRllllERSllTll operazione normale. Allora simulano l'aggressione; sparano. -< Hanno opposto resistenza-. dicono. E attendono In promozione. - Parli .....:.Marco si \'Olse e lo gmll'dò col suo occhio assente e freddo - come se nOn fossi dei nostri. - Scnti 1 ragazzo - disse il Vecchio dovresti conoscermi, clo1>0 tanto lavoro fatto insieme. Almeno mc ... - aggiunse. -il suo sguardo mi cereavu nella notte e abbrividii - Ce1·co cli comprendere come è fatto il mondo - concluse. - Uasla con <1uesti discorsi - tagliò Marco. Non si udì più che lo scia~ruattio dell'uc<1ua contro la chiglia e H fremito nervoso clelP imbarcazione. Gli uomini si sedettero sui paglioli, chi a gambo incrociale, chi allungalo con la schieni1 appoggi::tta rtlla panca, chi si distese tutto e, le b:·accia sotto il capo, chiuse gli oéchi ccrcand·> di prendere sonno. It buio era sempre più fondo. Luci nllc nostre spullc non se ne scorgevano pi.ù e 6oltanto la pip~, del Vecchio gli illuminava a lralti le rnghe agli angoli della bocca e il naso nUilulo. - Spegni! - é,'Tidò Marco - Vuoi che ci vedano? Tornò tutto silenzio. Seduto sulla pnnchina di poppn, mi al,banclonavo all'onda .informe dei pensieri e sentivo salire nl mio cer\'cllo, lenta, una ebbrezza insolita. La miu giacca era umida e nd ogni sussulto della barca m' in, estiva qualche spruzzo. Entrammo nella nebbia. Si 1rnviga\'a da molto; mi pareva eia sempre. Guardai l'orologio, ubbassandomi sotto il capo di banda nell'accendere la lmnpa- <lina tascabile. Un guizzo di luce balenò sul corano del motore. - Spegni! - urlò Murco. ma non si volse. Non risposi, qunsi la sua voce mi lossc pel'venuta dj molto lontano. Due ore nncorn per arrivare. Due ore, due ore... il ritornello cantava dentro di mc. l'vlonotono. Piacevoli brfrjdi di Fre<l- <lo mi attra,·crsarono. L'umiditù era intensa1 la nebbia sempre più Fitta. Son vede\'o a un metro di distanza, soltnnto, sollevando lu tesla verso l'nlto, intuivo entro ~• un latteo biancore la sera della lunu. La presenza dei compagni era viva per il resviro di tuluno, per un 1·aschiamento cli gola, per un colpo di tosse. Queste presenze divenlavuno vashi segni di vitu che giungevano da molto lontano e che non incide,,.:ino mcnomamente la crisalide sofrice e imbottita che In nebbia mi creava intorno, isolandomi e straniandomi da tutto <1uant6 mi circondavu. Eru quello un viaggio strnor<linuio, simile a quello dei sogni dcli' infanzia. E mi finge\'O figure, r!1tti, pHesi, '"olti di uomini. Dietro alle palpebre chiuse le visioni si sue• cedevano ininterrotte in una cornice fantasmagorica, mentre i miei vestiti si impregnavano sempre più d'acqua e snlscdine e il vento leggero della corsa clrntavn alle mie orecchie. Mormora\'O sottovoce, quasi in ieratico balbettumento, nomi, parole insolite. E lu ebbrezza era ~empre 1>iù piena e completa. A tratti riaprivo gli occhi, ma non vedevano nullo: tali quelli dei sonnambuli.. Forse li riaprivo a tratti eguali, perchè inconsciamente una parte della mia mente --sillabavn numeri, come accade di fare pcrchè il tempo tra• scorrn nell'attesa. Poi 1 d' improv"iso, \"C• devo per dav\'ero. Ma soltanto un latteo grigiore. Anche la sagornn cur,•a di Marco m'era cclnta. Ero solo. Solo sul mare immenso, verso un'isola sconosciuta, verso la felidtà a lungo vagheggiata. Così, per pensieri sempre più confusi e incerti sopraggiunse il sonno. Un fischio rauco, lacerante. mi risvegliò. Non compresi nulla da-pprima. Poi, u pochissimi metri, una sagoma nera, enorme, passò ,·elocc. Hotolammo gli uni sugli altri, açqua penetrò dalle murate. rummo fradici. - Porci! Porci! - era la voce di Marco, rorsennat.a - Navigarc a luci spente! Fru urla e Dcstemmic, mentre la bm·- ca ballavo furiosamente, ci riusci alzarci e riprendere i nostri posti. Quando suardai in giro la nave era scomparsa e 11ondn lontana non scotevu più l'imbarenzione che proseguiva sicura nella nebbia, sotto la guida cli Murco che si era aggrappalo al volante e non a, eva mollato. M'ero tolto la giacca e ne strizzuvo l'acqua quiindo mi colpi ht voce elci Vecchio: - Manca Sl-cfono! Allora lu barca si l'ermò e dentro di me, al suono di quella voce fredcla e pacala, mori In paura fisica, bestiale, che mi ave,a tenuto per qualche attimo. L:na paura simile a quella del bambino che s'm·, cntura di notte per un bosco o penetra in una stanzt1 buìa ove s'agiti una tenda moss;1 dn1 vento. Tastoni ci riconoscemmo. - Sterano! Ehi, Stcfanoo! .. Le voci si spacc.:tvano e cadevanu nel mare dopo aver battuto conlro la spessa muraglia di nebbia. Uscivano djspcralamente dai nostri ·petti, quasi in esse rosse 1·ipostn tuUa ia nostra vitalità. La motobarca rifece una pm·tc ciel cammino, non so c1uantc ,·oltc e i nostri ,·olti erano tesi a scrutare invano il nero elci mure. - Bisogna calmarsi e capire - disse il Vecchio, dopo un lungo silenzio. - l\fo non possiamo lasciarlo cosi! - ttrlò Iro e lu sua voce aveva di pianto. - Bisogno abituarsi ulla vita - tor• K LI PAOLO BELLI, DISEGNO Fondazione Ruffilli - Forlì nò a scntenziure il Vecchio. Tornammo tuttavia u scrutare il mare. l volti erano sporti sopra il ca1>0 di. banda, le mani aggrappate, dure, bluustre per il freddo. Non so c1uanto tempo perdemmo a vagurc in quella maledetta nebbii:1. Sempre più bagnati e stanchi. - Ora st1rete convinti che è inuti• le -- parlò Marco. - Ma non possiamo lasciarlo - 1>iagnucolò il ragazzo - Non possiamo! - e d.iede in un isterico pianto. Si avvicinò a Marco: - In nome di Dio, cerchi.:1mo ancora! - Gli stava vicino, dritto, gli occhi sbarrati. - Non h~, i nervi n posto - disse 0 1\'lnrco. Lo prese per la giacca e con la destra lo colpi al mento. Il ragazzo si accasciò con un grido. - Qui comando io - disse aneoru Marco e riprendemmo la rotta. Il ragazzo· gemeva e si strorinavn la faccia con la palma. Gli altri tacevano. ~larco s,·itò l'opertura del sc1·batoio e vuoto l'ultimo bidone di benzina. lo ero rimasto fermo al mio posto, rip1'CSO dalla paura fisica di pocanzi. Pensieri mozzi mi traversavano e, come lampi nel buio, 1>arolc di riprovazione. La nebbia ero pili densa ora e fini gocciole ritte si attaccnvnno alla mia roba e mi imperlavano la barba. Una umidìtù che raddensava il fiato come in burfi di fumo. Avc\'o l'impressione di navigare \'Crso un ignoto orribile; quasi fosse l'ultimo mio viaggio. Tutta la rniu vita passata era distonte; corno se fossi ,·ccchio cli secoli. Quale valore 1>olen1 U\'erc per mc? Che vnlc questo sangue che scorre nelle mie vene? questi muscoli? questo pensiero? Come in febbre cantilenavo parole di disperazione. è so quanta fu la durata di quel tempo. lnfinc la fatica ebbe il soprav\'ento e mi nssopii. Allora nel mio spirito cm nlcarono orrendi sogni e sempre torna\'a l'immagine di mc in ruga sot.to l' impressione di un pericolo imminente, cui uv~o la certezza di non potermi sottrarre. Mani di ghiaccio, ferree, ·mi prendevano alla golu e io non face,•o un moto, restavo li., indifeso, in attesa della fine. Quando riaprii gli occhi, stanco d 1una mortale stanchezza, nll'orizzonte t1ppnri\"a una tenue e triste luce. Appena sfumata di un rosa grigiastro. Intorno mure, limilato da cortine di nubi e di neb.bia. L'acqua era dj piombo, liscia. levigata, e la scia che si s1rnccavn sotto l'impulso dello pruu, uve\'a il colore li,•ido dell'acciaio. I compagni erano desli, a ca1>0 basso, silenziosi. Uno mastica\'a svogliato uno ~alleltn. Li contai credendo a un sogno calti\"o, ma Stefano moncova "cramente. Non parlai, nè alcuno mi rivolse la pnrola; lo mano luUata ncll'acc1ua cho era tic1>ida, mi perdevo a osscrvnro le gocce filtranti fra le dita, come strane semènzc. - Ci siamo, fra poco, - disso il Vecchio. f. la voce aveva un tono disumano, staccato. Aguzzai le ciglia e di rra la nebbia intravvidi un biancore che fu sempre più netto e preciso. Era una spiaggia e la risacca le tesseva smcrlettnture di spuma. Quando l'ummo più vicini, osservai che era lunga qualche chilometro, deserta 1 cosparsa di rena sottile per breve tratto e poi, d'un subito, cespi di tamerici, arrestati dal solco di un torrente conta·o il quale si impcnnuvnno le acc1ue ciel mare. Portammo la barca nel follo, svogliali e silenziosi. Calpestammo coi piedi ossi di seppia, conchiglie, batuffoli setolosi, simili alle crisalidi di certi bruchi. fradice alghe odoravano di jodio. Da terra gemevano monotone le tortore e gt·acchiavano le cornacchie. Camminammo dietro n Marco che procedette sicuro fra le frasche, fino a una capanna di pescatori. - Mi aspetterete qui - disse Marco. - Tu non ti muovere - e si rivolse a mc. Quindi dispar\'e col suo passo strascicato. Mi distesi a rianco di una caldaia di rame, da bollire il pesce e presi sonno. GARIHALDO MARUSSI 15

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