Pattuglia - anno II - n. 2 - dicembre 1942

L L':\'GO il campo che altt·a, ersarono per giungere alle trincee, la terra era arsa in z.ollc giallinc, e i piedi ne :;cntivuno i groppi nel ca,o delle piante. Paolo procedeva diritto, senw badnre n ~ormrt che saltellava pe1· evitat·e i groppi. Il fct·vore che lo ave,a animato poco fu, ul pensiero di correre alle trincee, era svanito. Si senthn come s, uotnto, e le trincee non lo ullraevano più. Lo inquietm·a unu leggera scontentezza, e sarebbe ritornato volentieri indietro nel boschetto. Non s'irritavo con Norma, ma con sè. Perchè m evn voluto condurla alle trincee! Qui, nei compi, faceva ancora calcio; un caldo stagnante, basso. Il sole, sebbene al u·amonlo, incombeva ancora, obliquo; Paolo se lo scntivn, risso, alle spalle, sulla nuca. Nell'aria pesa, o l'afa dcli' intera giornata. Oalln terra spaccata e per il secco delle piante - le fogliC' del granturco erano giullc bruciale - si diffondeva, in <1uclla conca senza un nlito di brezza, lutto il caldo assorbito per ore e ore. Sotto i pie<li1 le zolle facevano male. Paolo ricordò il terriccio umido del boschetto 1 vicino ai tronchi, e la frescura che nvc\'a provato nell'n fCondarvi le dita. Allora lo colse il desiderio di sahre su quel pino gigantesco, sino in cima, l'ultima cima, come iwevn proposto Norma. Dondolarsi lassù, soprn un ramo, tra Podore amaro dello resina e la carezza pungèntc degli aghi. Gonfiò il peUo come 1>er respirare la brezza che nvevn sempre trovato lassù, tra le chiome sussur-ranti dei pini; e in quell'attimo rivide, quasi fosse dà'vvcro li in nlto 1 l'ureo del vallone col mare blu, sconfinato verso l'orizzonte e tutto rabbrividente di 1>iccole onde. Cli rimase un'espressione di sete che non conosceva. Era una sete d1arit1, di brezza marina; e. insieme, il desiderio di tufrarsi 1 di sprofondarsi in quel blu cupo del mare. C..nmminavn, adesso, un po' stordito. A un tratto, mentre costeggiava un canneto incespicò e urtò col gomito il braccio nudo di Norma, che sentì inaspettatamente fresco come s'clln uscisse da un cortile in ombra. - Uh! - lo Ieri un grido della bambina. che si staccò da lui - Come sono fonde! La vide precipitarsi oltre il canneto, ,·crso il campo delle trincee; in quella corsa, le gambe le balemwano nel sole. Gli crebbero i battiti del cuore, e desiderò di nuovo salire sul pino. Sarebbe stato bello arrampicarsi lassù assieme a lei. L'avrebbe lasciata salire per prima; rivide i suoi piedi scalzi, come li sollevavb. e li appoggia\'a cauta, di ramo in ramo. Si ricordò, anche, che una volta, tanto tempo addìetro. ella gli a"eva detto che le piaceva, quand'era sui pini, sentire tra le gambe il fresco dell1aria che veniva dal mare: per questo le teneva discoste, un piede <1ua e un piede là, sui due rami. Le tene, 1a discoi:,te; e la brezza le face,•a garrire come una bandiera In gonnella, stampandogliela addosso, bianca sopra le ginocchia brune. Come in un lampo, quel bianco gli r·idcstò un nitro ricordo. Un pomerig• gio, nel boschetto. mentre cercava Norma ch'era scomparsa senza dirgli nulla, a,e,a scorto nel cespuglio, sotto il muro di cinta, <1ualchc cosa che biancheggiava, c1unlcosa ch'era stata Jnsdata o nascosta là. Poco dopo, abanclo gli occhi allo scricchiolio di un ramo, aveva dsta la bambina in cima a un pino, ferma come per non farsi .-scoprire. - Non venir su! Non venir su! Lasciami! - s'era messa a gridare prima ancora che Paolo s'accingesse .a raggiun~erla. Non lo voleva disop1•0? Vi sali, rapido, con più gusto che mai. Nell'arrampicorsi, gelhl\'n di tanto in tanto un'occhiata in su: vide allorn che le gambe della bumbina erano tulle nude. No.rmn a,,eva tentato dapprima di tenerle unite, strette. di coprirle in qualche modo; poi, siccome Paolo non le diceva nulla. s'era rt,ssicuruta e a- ,,e, a cominciato n muo, crsi come se niente fosse. Sinchè restarono sull'albero egli non le fece alcuno scherzo; ma, appena furono discesi, corse \'erso il cespuglio per ·prendere le mutandine e mostrarle' cosi che s'ero accorto. Questo ricordo gli mise addosso un formicolio. •Chi sa se le toglie anche adesso, c1uondo s'arrampica da sola ..... l)eosò, e corse con lo S!iluardo alla bamP. A. QUARANTOTTI GAMBINI LE TRI-NCEE bina chè; impaziente, saltavo dentro e luo1 i dalla seconda trincea, vicino alla stalla delle mucche. Agitn\•a le braccin e gridin a: - Puolo, corri! Guido! Bruno! Venite, giochiamo! Vedendola agitarsi in quel modo, con gli occhi accesi, gli rincrebbe di non averla SOl'presa U giorno innanzi, qunn• do era salita sul pino più nito del bo• schetto. quello che egli non conosce,·a ancora. Si rammari<;ò, anche, di a\'crla lasciata poco prima così presto, dopo quel bacio troppo picColo. Norma tutta inrinmmata, (Onlinua,a a snltarc dentro e ruor1 dalln trincea, e a tratti (1uasi scompariva dietro il riparo formato dinnanzi alla bu('n dal cumulo della terra rimossa. - JJravi! Presto! Qui! Qui! Con me! - gri:lava a Guido e n Bruno clic stavano accorrendo dal cam1>0 sotto la stalla. l clue ragazzi si preripilarnno nella trincea della bambina. Seguì un ngilnrsi pazzo ,uno sparire e riapparire cli teste di bracciu di mani dietro il ripAro. - DiFcnditi! -L si udì ad un h·atto, e tre figure balzarono in piedi sul ciglio della trincea. Prima ancora di a\'er inteso. Poolo si senti investire da una gragnuola di groppi cli terra, sul 1>etlo Sl\lle braccia e sulle gambe. . - Non ho voglia! Smettetela! - stava per gridare 1qu(lndo un g1·oppo di terra gli chiuse la bocca, e gli 1>enctrò, sbriciolandosi tiepido, tra i denti. Udi una risata dei ragazzi. ì\lenu·e c1uella pioggia continuava, curvu1wos1 e stringendo gli occhi si precipitò , erso l'nltr·a trincea. ai Li.miti del canneto. - Vcd1·emo chi vincerà! - urlavano 1 ragazzi. Paolo raggiunse h, sua trincea, ,•1 saltò dèntro. In quella un groppo di terr.:11 1·ompendoglisi sul collo, gli si sbriciolò sotto la maglia, sulla pelle sudata, Ne sentiva il prurito; e scnti- ,,n, rra i denti, il sapore amaro fungoso della terra sciolti:1si dinnzi al contatto della saliva. La buca era poco profonda per lui e il riparo, davanti, troppo basso. Si chìnò a una nuova rnrfica di quei proiettili. Si riempi ambo le mani di terra, la strinse nei pugni per appallott~larla; si raddrizzò e, colto da un insolito furore, scagliò contro la trincea uvversnria prima un groppo, pol l'altro. :\'on udi, come uvcva speralo, alcun grido di dolore. Soltanto , ide, mentre, alzava il braccio pl'r scagliare il secondo g1·oppo, Norma ritta in piedi sul ciglio della trincea, più grande e inrrnmmata che mai, con le gambe nude e il vestito raccolto entro le mutundine, come un maschio. Coi suoi capelli corll e gli occhi accesi, scmbrnvl'1 duv,·cro un ragazzo. Le sue gambe snelle a1>"parivano adesso dure, robuste; e non più chiare dorate, sebbene ella Fosse illuminatn in pieno dal sole calante che le Faceva socchiudere gli occhi, ma più scure, brune. Dov'era la ragazzina esile, acconcliscendente, trop·po p:ccolu, che egli Q\ e• rn abbracciato poco fo nel boschetto? llnccolse altre due munate <Li terra, le compresse nei pugni; si rialzò, spiò i\orma: eccola! Scagliò con tutta la sua forza i due groppi cont.ro cli lei. Desideru\'a colpirla .. magari farle male, farh1 snnguina1·e. Er.1 unsante, tutto in sudore; stringeva i denti nel rialzarsi per scagliare i proiettili e nel riabasUGO CARRA': DANZATRICE (bronzo) Fondazione Ruffilli - Forlì sarsi per raccoglierne e formarne dei nuo,i. Tutto intorno, e su di lui, infuriava sempre più fitta la gragnuola. Mu più quei colpi erano dul'i e più lo aizza\'ano, lo eccitavano. A tn1tti udiva dietro di sè, lont{111issi1110,come la voce di un altro fiondo, il cinguettare sparso dei Fringuelli che do,·cvano essersi raccolti di nuovo sui pini nel boschetto. l\ori;na rlnpparvc fuori della trincea, in tutto. lu [igurl,, col braccio alzato. Riap-pm·vero anche Guìdo e B111no, e groppi piovvero. Paolo rispose scagliando tutto dò che aveva nelle mani. In quel momento egli non "edevn nitro, di fronte a sè, che le gumbe nude di Norma, tutte illuminale dal sole. Due gambe a1,tili, ma [ormatc solide, dalle cosce che uscirnno guizzanti dalle mutandine u.n po' piccole; e non se ne capacitava, perchè dn vicino, tulle le volte che gliele U\'Cvn "iste 1 gli erauo sembrate delicate, <1uusi esili, e la stessa impressione aveva riportato anche poco fa quando aveva stretto In bambina a sè. Il suo impelo, il suo furore, raddoppiò. Voleva assolutamente colpire la bambina, farle male. Sebbene quasi tut- :ti i groppi che lo raggiungevano fossero lanciati da Guido e da llruno, egli non rispondeva ud essi ma soltanto a Norma. Lottava con lei, ,·oleva colpire lei, soltanto lei; e le prendeva di mira le gambe. Attingeva le sue munizioni senza guardare, dove: ai J>rOpri piedi, dinnanzi a sè, fra la terra smossa che formava il riparo della trincea, fuori sul campo, dove capitava. Si sentiva le mani sempre più aride, mentrc aveva il corpo già tutto ,m1dido e lf\ terra gli penetrava dura sotto le unghie. Credette di trovare un 1>ò di refrigerio nella langhigUa nerastra di un nido di talpe, sul ciglio della trincea; ma ritrasse le mani insudiciate, con un brivido di sch.ito. Tuttavia tor• nò a insudiciarsele pur di scagliare, con gusto, un po' cli quella fangbiglia1 commistn n una manciata di ter1·a1 contro Norma; e questa volta prese di. mirn, inutilmente, il suo ,•iso, anzi In suu bocca. Vedeva allungarsi a poco a- poco al proprio fianco le ombre del canneto che aveva alle spalle. Il sole calava, un alito di brezza si ern levato, e le canne dondolavano piano, frusciando. L'ombra cominciava a dif!on• dersi. e tutto intorno, nella campagna, le cicale [rinivano sempre più ada• g·•o. Paolo, coi sensi desti, quHsi tesi, percepiva ogni rumore, ogni alito, ma come 1n sosno, come se ciò flvvenjsse vicino e insieme lontanissimo da lui. It suo fervore lo inveStiva tutto. Guardavn sempre Norma, mirava sempre contro di lei i e l'aveva colpita più volte. Anebbe voluto vincerla. 'fil'\Ccarln, riasoggcltarla a sè. Si indispettiva di non riuscire più a dominarla, a padroneggiarla come un tempo; ma sentiva, onche, per lei ribelle, un'ammirazione nuova. Ci fu una tregua, comparve sul prato, e andò a porsi proprio davanti allo trincea di Nonna, sotto il tiro di Paolo, la piccola Lena, la sorella scema di Guido e di Bruno. ~ Mentre Paolo dcsisCevn un momento dal suo bersaglio 1 e badava avidamente a rifornirsi <lei groppi di terru più grossi e più compatti, ammucchipndoli poi 1 pronti, da,•anti n sè, Guido si precipitò fuori daf riparo e portò vin in brnecio la bambina. che si mise u dibattersi e a strillare e impro\'visamente si <1uietò. - Chiudila in stallu! - gridò Xorma. Sbarazzatosi di Lena, Guido slava ritornando di corsa, quando apparve in mezzo al prato il cane Eros, senza che si capisse di dove fosse sbucu• to. Si buttò pazzamente festoso su Norma e Bruno, poi su Guido; e gli saltava sìno ulle spalle, abbaiandogli. Poi corse da Paolo. che si senti sul viso il suo alito caldo e umido; e poi anco1·a da Norma e dai ragazzi. Paolo s' impazientì. Voleva riprendere la lotta, subito. E gli seccava, anche, che Eros facesse tante feste a Nornu., e a Guido e a Bnrno. - Chi l'ha sciolto dalla catena? - gridò - L'avete sciolto ,·oi? Seguì un momento cli silenzio. Poi si ulzò tutto un clamore: - ~o, io no! Noi no! Se cr~namo qua! Paoio era indispet.tito. e lo invade,·a il timore superstizioso che succedessero malanni. A ogni uscita cli Eros seguiva qual13

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==