Ombre Bianche - anno III - n. 5-6 - febbraio 1981

78 Gianni Murari qualche passo e con rabbia continuò: me li ai mangiati anche quelli di ieri, ·m,aora me la paghi. · Certo il suo Angelo Custode, non saprei chi altrimenti feèero allontanare quella grossa tigre. Il ragazzo vedendosi solo ritornò anche· lui con noi suoi compagni che lo attendevamo molto impauriti fuori dalla foresta, e deridendoci disse: avete visto se l'ho fatta fuggire quella maledetta, siete voi che-avete tanta paura e scappate come lepri! . Noi rispondemmo che avevamo sì tanta paura 1 e· che inoltre non lo avremmo più seguito in .altre simili aventure; fate pure a meno proseguì lui offendendosi, dei conigli come voi .non possono cacciare. · Ritornammo mogi mogi alle-nostre capanne, dove ai famigliari qualcuno raccontò la tremenda scena che ci aveva visti involontarianiene protagonisti. Anche se pochi parlarono dell'accaduto con i genitori, a saperlo lo furono tutti perchè le nostre mamme si parlarono tra loro; sicchè quelli di noi.ragazzi che miravano ad evitare il castigo, lo ricevettero maggiore perchè oltre all'aver disubbidito non contribuivano col loro tacere a rendere pubblico il pericolo delle belve che anche di giorno frequentavano luoghi così tanto vicini alle nostre case. Il castigo è stato duro e doloroso, però è servito ànche a farci scomparire il desiderio di andare a· catturare gli uccelli. · Quello stesso giorno udii dal papà mio che lo,stava raccontando alla mamma, che aveva sia lui che gli altri ucciso molti serpenti più degli altri giorni, però il più temibile e spavèntoso era stato un grosso serpente boa che poteva essere lungo circa sei metri. Questo veniva dalla foresta con la' testa alzata dal suolo più di mezzo metro, e strisciava velocemente. Q'uel grosso rettile diceva, ci ha fatto venire la pelle d'oca; la mamma chiese: non l'avete ucciso?; come vuoi e con che cosa averlo ucciso!, fortunatamente dopo il suo-passaggio non l'abbiamo più visto, e guardinghi abbiamo continuato a lavorare. Ricordo che mio papà proseguiva raccontando: sembrava una giornata veramente insolita quella di quest'oggi, e difatti dopo un'ora dallo spavento del serpente sentimmo l'abbaiar di tanti can~che velocemente venivano verso di noi inseguendo un leopardo che faceva certi salti che.mettevano paura. Noi impauriti si diceva l'un con l'altro; perfino qui nel caffè vi è pericolo delle bestie, oltre a quello dei serpenti velenosissimi. Poveri noi ha detto la mamma, (quante volte ho sentito ripetere queste parole) come si fa .a non pensare che qualcuno qui in questi posti andrà a finire sotto gli artigli di qualche belva o morso da questi serpentacci?. E come se non bastasse c'è ancora qualcosa che aggrava su di noi,. per esempio, qualche pugnalata o qualche proiettile di questa brutta gente. Maledetto quell'uomo di nome Cinguetti che ci ha traditi in questo modo, così tanto male abbiamo fatto noi al mondo per pagarla così a caro prezzo e conoscere la schiavitù proveniendo da un Paese libero e civile?. L'unica speranza nostra qui in terra è legata ad un uomo, speriamo-almeno che si concluda a lieto fine e in breve tempo, e che a tutti questa grande gioia sìa per.,. messa di godere. BibliotecaGino Bianco

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