Ombre Bianche - anno III - n. 5-6 - febbraio 1981

76 Giqnni Murari Poi questi sgherri si nascondevano ai fianchi delle porte aspettando che noi si aprisse, mirando forse all'intenzione di uccidere qualcuno per spaventare gli altri. Noi italiani non meno astuti di loro, anche se quasi tutti eravamq senza armi da fuoco, armati solo di coltelli e accette, appena si udiva quel malizioso bussar, si scendeva dai letti, si impugnava quello che si aveva, e, in punta di piedi si andava all'uscio per spiare se fossero più di uno quei malintenzionati. Il nostro maggior timore era che buttassero giù le porte, cosa molto facile, ma forse anche per nostra e loro fortuna nessuno mai ci provò. Una domenica un italiano essendo in possesso di un vecchio fucile a bacchetta, e molto appassionato alla caccia, entrò da solo nella foresta. Avendo l'imbarazzo della scelta sulla selvaggina cercava la preda migliore da mettere nel carniere. Costui non conosceva il pericolo grande che vi era in quei luoghi, udì uno strano rumore al suo fianco destro·, fissò lo sguardo su quella direzione e vide una giovane tigre. Avere tra le mani un fucile pronto a sparare e trovarsi in quella circostanza il nostro uomo non ci pensò due volte, puntò il fucile e sparò l'unico colpo che ave~ va a disposizione. La giovane tigre che rimase gravemente ferita incominciò a girare velocemente su sè stessa, e cadendo a terra diede un acuto gemito e morì. Lui soddisfatto di quella bella caccia si avviò per prendersela, ma giuntovi vicino in un baleno apparvero davanti due grosse tigri corse in aiuto alla loro piccola. Lui vedendosi già perduto e non avendo il tempo di ricaricare il fucile, abbandonò l'arma e veloce come uno scoiattolo si arrarppicò su di un piccolo albero chiamando aiuto con quanta voce aveva. Le belve giravano attorno alla pianta come impazzite, lo guardavano in un modo che pareva lo invitassero giù, e non lasciarono quel posto finchè corsero in aiuto molti uomini. Vedendoli esse fuggirono. Lui sentendosi salvo e soccorso da molta gente scese, pallido in volto e tremante con un aspetto da sembare lui il ferito. Poi tirando un grande sospiro disse: sono felice di averla scampata bene. Accidenti a queste bestiacce, qui non è come in Italia, da solo non andrò mai più alla caccia. I soccorritori risero per quelle parole e presero la giovane tigre morta portandosela con loro. Nel villaggio molti corsero per vedere la bella preda, meravigliandosi della bravura di questo cacciatore. Il protagonista ancora impaurito raccontò l'accaduto e senza darsi tante arie ringraziò ancora quella brava gente che lo aveva tolto da una morte orribile, e per festeggiare l'accaduto decisero di togliere alla tigre la bella pelle, e dopo scielsero le carni migliori e la mangiarono in compagnia. In quelle terre dove il sole con i suoi raggi manda un calore soffocante noi bambini per giocare andavamo nei margini di una foresta che era molto vicina alle nostre abitazioni. Distava trenta metri circa. All'ombra di quelle antiche e robuste piante ci divertivamo un mondo a giocare e vedere certi uccelli di ogni razza e di una belleLza incredi bile. Le loro penne BibliotecaGino Bianco

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