Ombre Bianche - anno III - n. 5-6 - febbraio 1981

19famiglie venete nel Sudamerica 69 geva quella dei genitori, tanti interrogativi sorgevano in loro "abbiamo sbagliato accettare l'ingaggio?, cosa sarà di noi se le circostanze continueranno di questo passo a peggiorare?''. Proseguendo e sapendo quanto era grande la nostra buona volontà e lo spirito di adattamento, (dote di noi veneti) si sperava che tutto ciò avesse una giustificazione; sapevamo di essere si richiesti come lavoratori e almeno come tali ci promettevamo in futuro di essere rispettati e non beffeggiati e derisi come ora. Anche se attratti a pensare un futuro migliore e interrotti frequentemente da paurosi spari, il tempo lì trascorso sembrava non avesse fine, quante ore non saprei passarono. Finalmente a tarda notte in lontananza si scorse dalle fessure delle capanne, fatte di legno, dei lumicini che indicavano che forse là sarebbe stata la nostra dimora, come realmente lo era. Giunti alle così dette colonie ci fecero scendere e scaricare quel poco di materiale il più necessario che avevamo con noi. Noi tutti si stava ad aspettare che venisse qualcuno a designarci per ogni famiglia la propria squallida casa; non passarono molti 1ninuti che l'incaricato arrivò e assegnò ad ogni capo famiglia la propria spelonca (non si poteva chiamare abitazione) e consegnò dove mancava una lanterna a petrolio. Entrati in quelle sudice capanne disabitate, ci sentimmo rabbrividire nel vedersi in quelle miserie, privi di tutto e perfino senza una manciata di paglia pt::rpotere, dopo tanto tempo di tribolazioni del lungo viaggio riposare almeno quella notte.· l bauli principali nei quali vi era un po' di corredo necessario alla famiglia per coprirsi non erano ancora arrivati, e così qualche pantalone e camicia sono serviti da lenzuolo e coperta per varie notti. All'alba del mattino seguente si rivide la stessa persona, cioè il capo colonia. Questi, accompagnato da due conducenti di altreuanti carrozzoni, consegnò a ciascuna famiglia un solo tegame di ghisa. Porgendolo diceva "questo deve servirvi per il vostro necessario", facendoci capire che doveva servire per qualsiasi faccenda <li famiglia o di cucina. Alcuni vedendo che quel conducente se ne andava, ma dietro a questo ne stava arrivando un'altra, pensarono che chi aveva parlato fosse in vena d scherzare. Era veramente uno scherzo ma uno di quelli di pessimo gusto perchè il capo colonia disse ancora: c'è qui ancora altra roba per voi, e così dicendo ordinò ad un conducente di salire sul carrozzone e scaricare quella merce. Ci presentarono dei grandi zapponi con dei manichi di legno verdi, arnesi che dalla loro mole facevano impressionare; un po' coufusi un po' indecisi i genitori li accettarono senza discutere. In un altro carro che arrivò più tardi scaricarono delle tavole di legno. Dandoci queste assi il solito capo ci disse: quest'oggi il signor Barbosa mi ha incaricato di non 1., ~" 1d~rvi al lavoro perchè con queste tavole dovete costruirvi i letti delle vostre famiglie. Immediatamente venne fatta questa domanda: co1ne si fa con queste sole tavole 'l prepararsi i letti?; lui, cioè il capo colonia ci rispose: non vedete che qui viciBibliotecaGino Bianco

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