Ombre Bianche - anno III - n. 5-6 - febbraio 1981

68 Gianni Murari Ci condusse in un magazzino dove ci hanno dato da mangiare riso con cavoli, riso molto cotto che sembrava della colla. Per condimento della minestra, nei cavoli vi erano delle grosse tarme che sembravano dei bachi da seta, e al posto del formaggio vi era della manioca secca grattuggiata (è una qualità di patata di forma lunga che si trova in quei posti). Molti di noi nel vedere i piatti ripieni di quello strano formaggio, ancor prima di assaggiarlo abbiamo detto "guardate quanta abbondanza c'è qui di formaggio, speriamo che continui sempre così''. Il desiderio che continui sempre così cambiò im1nediatamente dopo l'assaggio, dove sorpresi si disse: cosè questa porcheria?. Questa farina bianca aveva un sapore molto nauseante, cosicchè anche quelli che al primo ostacolo erano disposti a passarci sopra, ora malgrado la fame e anche un buon stomaco nessuno mangiò più. Alcuni disprezzando quel cibo così ordinario, uscirono per cercare quel famoso Cinguetti. Le ricerche però furono vane e così rientrarono per comunicare agli altri che non avevano trovato nessuno. Origno era l'ultimo paese della provincia di San Paolo, tra il detto paese scorre un fiume che si chiama Panema, il quale divide la provincia di San Paolo da quella del Paranà. L'8 Marzo 1923 al di là del fiume apparvero 12 carrozzoni trainati ciascuno da 6 muli. Solo guardarli facevano rabbrividire. Mentre noi si guardava, si avvicinarono quei conduttori e ci chiesero con un linguaggio incomprensibile: siete voi gli italiani? Tramite gli interpreti ci siamo capiti e ci hanno fatto salire su quelle carovane, partendo al galoppo fino al di là del fiume che divideva le due provincie. Attraversata la provincia di San Paolo procederono lentamente sapendo ora di essere nel loro territorio e sicuri di averci nelle loro mani. Mentre si percorrevano quelle strade circondate da immense foreste vergini si sentivano i versi di richiamo o di lotta fatti da belve che ancora non conoscevamo. I conducenti di detti carrozzoni che camminavano di fianco ai propri muli, ogni tanto sparavano dei colpi di pistola o carabina per mettere in fuga e disperdere le belve. Dopo chilometri e chilometri di cammino le foreste si vedevano sempre più fitte; lo spavento cresceva in noi e si pronunciavano spesso queste parole: Dio ci salvi, dove ci porteranno questi briganti!. Essi, vedendo che noi italiani eravamo terrorizzati ridevano a squarciagola e parlavano tra loro, e noi nulla si capiva. I carrozzoni erano coperti con dei teloni sostenuti con degli archi di legno e fissati nelle sponde con dei sipò (legami selvatici), e il dondolio su quelle piste battute per le grandi carreggiate che facevano le pioggie torrenziali provocava lo slegamento degli archi e il telo ci cadeva coprendoci sotto. I conduttori in queste occasioni ridevano in un modo incontenibile. I bambini piangevano e spesso dicevano: mamma mamma voglio aridare a casa mia, ma dove erano le nostre case!. Alla disperazione dei bambini, io compreso che allora avevo 9 anni, si aggiunBibliotecaGino Bianco

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