Ombre Bianche - anno III - n. 5-6 - febbraio 1981

i 9 famiglie venete nel Sudamerica 67 Questi opposti stati d'animo andarono via via afflosciandosi per vari motivi, per esempio: la curiosità nello scoprire come è fatta una nave, il cullarsi di questa sulle onde, l'ammirazione nel guardar la terra ferma allontanarsi, e non·per ultimo la facilità di nuove conoscenze e amicizie. Per tutte queste nuove scoperte e per altre che non stò a descrivere si passò que- .sta prima notte di viaggi dormendo molto poco. All'alba del mattino seguente, mentre si navigava, di nuovo salimmo sulla coperta della nave per rivolgere ancora una volta lo sguardo. alla nostra cara Italia, ìna tutto era sparito, soltanto si vedeva il sole e l'immenso mare. Si guardava stupefatti le bellezze del creato, e mentre- il sole si specchiava nell'ondular delle acque il cielo pareva ci dicesse "la fortuD-avi attende"; invece ahimè quanti disagi. Dopo 15 giorni di navigazione arrivammo al grande porto di Santos, porto principale del Brasile; ci hanno chiamati tutti in coperta, e, sbarcati dalla nave siamo saliti sul treno diretti n_egliuffici di emigrazione di San Paolo, dove rimanemmo per tre giorni in attesa della nostra destinazione. Il fiduciario del signor Barbosa cioè il Cinguetti, quando seppe che noi italiani eravamo arrivati, venne da noi e ci condus.se alla stazione centrale di San Paolo, chiamata "stazione della luce", dicendoci: ora salite su questo treno che con voi verrò pure io. · Disinvolto e sorridendo, sic~ro ormai di averci n·ellesue mani ci disse: non spaventatevi e.ari italiani, àbbiamo molta strada da percorrere, perchè la provincia di San Paolo è molto grande, addirittur.a vastissima, e la fattoria del signor Barbosa si trova nei confini. Noi tutti abbiamo prestato fiducia in lui, ed essendo anche di origine italiana abbiamo creduto opportuno seguirlo. Viaggiammo velocemente per 24 ore e .il cibo che ci hanno dato è stato un panino e due banane per persona. Mentre si viaggiava da San Paolo a Origno, in una carrozza vi era un signore che ci chiese: siete italiani voi?; si abbiamo risposto, .e costui ancora: è da molto tempo che siete qui in Brasile?; no, siamo appena arrivati; ah appena arrivati disse lui., sono pure io un italiano e scusatemi cari colleghi·dove.siete diretti?; noi ri- _spondemmo, andiamo a lavorare nel caffè del signor Lionetto Barbosa. Poveri italiani soggiunse costui, chi vi ha indirizzato in quel luogo, voi non lo sapete di certo ma costui che vi ha mandato, sicuramente vi ha traditi. Là esiste ancora la schi~vitù e anche la f~bbre.gialla, e come se non bastasse vi sono dei pericoli ancora maggiori; per esempio: belve che si trovano dappertutto. Voi andate ad abitare in mezzo alle foreste, mi fate compassione povera gente, e, state all'erta perchè il Barbosa è un uomo .da temere per i molti negri che ha ai suoi ordini, uomini che preferiscono uccidere uno piuttosto che fargli un piacere. Giunti alla stazione di Origno costui scese dal treno con noi, salutandoci e augurandoci buona fortuna. . ' Lo ringraziammo del suo avvertimento anche se ci aveva molto impressionaJo, ci consolammo però sperando che le sue parole fossero dette dall'invidia. Mentre B . oi utti e vamo uniti ad aspettàre, un signore, un tipo strano ci chiamò e disse: 1 o· t · e& O · ·

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