Ombre Bianche - anno III - n. 5-6 - febbraio 1981

66 Gianni Murari che si temeva finire in pasto alle belve. Dopo otto mesi di poco mangiare e duro lavoro si era sempre oiù miserabili per colpa loro. f • Il racconto di allora un bambino che partecipò a questa impresa, raccontata ora da autore · Le famiglie partecipanti alla tragedia sono le seguenti: cinque perugine e diciannove venete. Le cinque perugine si chiamavano: . ' Ferata Mimmo - Merendoni Sabatino - Nizzi Sabatino - Piga Giuseppe - Tozzi Sabatino. Le famiglie venete si chiamavano: · · Boaretto Carlo - Bolognese Pietro - Cavatton Stefano :.·Consolaro Pietro - Chilese Pietro - Colombara Giacinto - Colombara Guido - De Marchi Giovanni - Facciali Guerrino - Guariento Rizieri - Mion Gaetano - Matiazzo Alessandro·_ Nicolini Guido - Nicolini Silvio - Nogara Guerrino~ Orcelli Angelo - Sacchetto Angelo - segue un capo famiglia di nome Giuseppe detto Ortolano (lo chiamavamo così, non so però se sia il suo vero cognome) dei quali non ricordo le giuste generalità, e la famiglia Murari Anselmo la quale famiglia ha pensato di commemorare i tristi giorni vissuti in Sud America, particolarmente quei duri e primi òtto mesi trascorsi nella provincia del Paranà. Tutto cominciò il 6 Febbraio 1923quando un certo Cinguetti di origine italiana venne in Italia mandato da un grande ~atifondista di nome Lionello Barbosa. Compito del Cinguetti era di cercare dei lavoratori. Le tante promesse fatie lusingarqno le 24 .famiglie su citate. ' · Noi poveri operai abbiamo creduto opportuno emigrare in quel Paese, dove con la speranza e con la nostra buona volòntà si potevà migliorare le nostre condizioni di vita. L'accordo raggiunto era di sistemarci nella provincia di San Paolo, invece ci portarono nella provincia del Paranà. · Il giorno 15 déllo stesso mese ricevemmo l'ordine con la data della parten'za. La sera del giorno dopo la mia famiglia partì dalla nostra casa lasciando parenti e amici tristi e addolorati, promettendo di ritornare se la fortuna ci avesse aiutati. Il giorno 18 dello stesso mese, a Genova porto dell'imbarco famiglia per famiglia abbiamo dovuto fare il bagno e poi siamo stati sottoposti ad una visita medica per essere idonei all'imbarco nella nave francese di nome Bendoza. Alle ore 16 dello stesso giorno tutti allegri e contenti siamo finalmente saliti sulla nave, e, appena ebbero terminato il carico la sirena diede l'ordine della pattenza. Noi imbarcati siamo corsi in coperta per dare un arrivederci ai nostri parenti e amici e un ultimo saluto alla nostra cara Patria. Un'allegria mista a cqmmozione regnava un po' in tutti noi. BibliotecaGino Bianco

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