Ombre Bianche - anno III - n. 5-6 - febbraio 1981

La v,w e la morte, il bene e il male 57 Religione, almeno come la vivo io, non equivale a fatalismo. Anzi, proprio perché ti dà il senso profondo della relatività delle cose, Lidà la forza per modificarle. Non ci sono più assoluti, eccetto Dio, Certo, queste sono convinzioni mie personali, che gli altri possono benissimo non condividere. Però, io mi chiedo, quelli che non danno risposte come le mie, quali altre risposte possono dare che siano altrettanto valide per sostenere una giustificazione dell'esistenza? 11benessere, la comodità, il consumo? Fra l'altro, sempre osservando i miei figli, mi vien da pensare che consumano tutto così velocemente, da un giorno all'altro, che non so neppure se ci provano gusto. Mi ricordo ai tempi nostri cosa significava desiderare una cosa. Era quasi più bello il desiderio che il possesso della cosa. Adesso hanno tutto e subito. Manca loro quella pausa che una volta era riempita dal desiderio di avere. Così consumano tutto, con eccezionale velocità, senza digerire. Consumano tutto, anche la morte. È una situazione che mi fa paura. Non dico che i valori tradizionali fossero quelli giusti, ma riscoprirne di nuovi, inventarne se non ce ne sono, mi sembra indispensabile. Contadini e operai: fatalità e previdenza O.B.: Molti di noi hanno più volte detto che la gente, anche i compagni di reparto, si son fatti dell'accaduto un'idea di fatalità. Il concetto di fatalità sembra preso di sana pianta dalla cultura contadina. Un pastore è in mezzo ad un campo, cade un fulmine e lo uccide .. Non c'è nessuno con cui prendersela. È un caso, una fatalità. In una realtà industriale la logica si muove secondo linee di causa ed effetto. Il caso non dovrebbe esistere. Il fatto che il discorso della fatalità tenga ancora sembra che dipenda dal fatto che questi operai conservano in maniera anacronistica una mentalità contadina. Hanno la tuta operaia, 1na la testa contadina. C'è quindi un giudizio di sfasamento. Secondo me è vero solo in parte. Mi sembra cioè che questo sia uno scompenso necessario, per permettere di vivere una realtà contraddittoria. Tento di spiegar- . m1. Mi sembra eh.e il sentimento che muove la classe operaia, i lavoratori salariati in genere, sia quello della ricerca della sicurezza. E quindi della previdenza. Ognuno di noi sa con esattezza quante ore lavorerà la prossima settimana, quante settimane lavorerà il prossimo mese, quanti mesi lavorerà il prossimo anno. Sa quando gli toccano le ferie,. sa il luogo nel quale le passerà con la famiglia. Sa infine quanti anni lavorerà prima di andare in pensione. La classe operaia ha sempre sviluppato questo sentin1ento di previdenza. Tant'è che le prime organizzazioni operaie non sono state il sindacato o il partito, ma le Società di Mutuo Soccorso che dovevano organizzare la previdenza operaia. È talmente forte questo sentimento che ne è stata fatta un'istituzione poderosa: la Bi . M.-e A . . an CO

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