Ombre Bianche - anno III - n. 5-6 - febbraio 1981

54 F. Bozzini e A. Castegnaro padrone con cui prendersela. Però anche questa è morte e sta lì a ricordarmi che il morto potrei ess~re io. La coscienza netta della presenza della morte come fatto possibile oggi per me lascia indifferente il mio modo di vivere, le scelte quotidiane che ho fatte, faccio e posso fare? Solo un grande sforzo di rimozione può farmi tirar avanti nonostante tutto. La vita continua, dicevate. È sacrosanto, ci mancherebbe altro. Ma quali sono le operazioni che dobbiamo fare perché la coscienza della morte non distrugga tutte le piccole certezze che ci aiutano a campare? Anch'io sono convinto che esista un'attività di rimozione per cui uno cerca di accantonare quello che non riesce a tollerare. Muoiono gli altri, non muore lui. Tutti la pensiamo così, fino a quando non ci tocca. E quando toccherà a me io saprò che gli altri stan ,pensando che la faccenda non ~i riguarda. Gli esempi di rimozione sono infiniti. Tempo fa si pensava di mettere nel reparto, sul luogo dell'incidente, una targhetta che ricordasse i due_compagni morti. È stata messa una croce. Ma la targhetta con i nomi avrebbe avuto un significato diverso da questo simbolo anonimo. E la proposta è stata lasciata cadere. Avrebbe ricordato troppe cose. C'è quiridi, e non a caso, questo tentativo di accantonare il problema. Però la cosa più importante mi sembra quella di capire come noi ci abituiamo a questa sifuazione, perché la assorbiamo e ci adattiamo. lo son rimasto molto colpito dal fatto che, nonostante l'incidente, non abbiamo avuto la forza di ribaltare questa maledetta situazione. Molti benpensanti, ma anche molte persone del popolo hanno reagito stizzite alla lettura del nostro comunicato, del resto molto misurato, alla fine della messa. Su questo vale la pena fare una riflessione. Probabilmente sulla morte esiste una rimozione che supera·il°livello individuale, una rimozione collettiva. Di alcune morti non si parla, di altre si costruisce un'accettazione rassegnata. Si parlava prima degli incidenti sul lavoro, degli incidenti stradali o, più allucinante ancora, dei morti per cancro. La faccenda funziona come per i morti per terrorismo. Si finisce per abituarvisi. È ·uno scotto da pagare per continuare a vivere come ci piace, come tutto sommato scegliamo di vivere. Ma, nel caso di incidenti come il nostro, non c'è rimozione che tenga. Urio viene messo violentemente di fronte alla cruda realtà. Ci si trova dentro a livello personale, Ognuno di_noi, bene o male, dopo l'incidente si è posto in maniera diversa nei confronti dei problemi della fabbrica. O.B.: Uno di noi diceva prima di essere riuscito velocemente a riacquistare freddezza emotiva e chiarezza di giudizio quando si è imposto di gestire il momento collettivo della discussione. Non vi sembra che anche la scelta di un livello sindacai-politico dal quale affrontare queste vicende emotivamente coinvolgenti sia di fatto un momento di rimozione dell'impatto dirompente che esse possiedono se gestite puramente a livello umano, soggettivo e personale. Se ti fossi trovato di fronte a questi due cadaveri senza poterne dare la colpa a nessuno, senza il B . o 1 m .ito di,-~.·= 1 ~~,,J///,.~n=enllia stessa rabbia politica,. ne saresti rimasto paraI I eca ·

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==