Ombre Bianche - anno III - n. 5-6 - febbraio 1981

Bi Rappresentare un lavoro frammentalo e diviso 39 gure che compaiono usualmente nelle opere d'arte ud realisn10 socialista e di quello fasci sta e che hanno sullo sfondo solide, grandi fabbriche di mattoni e ciminiere sempre fumanti. Nel sindacato infatti, malgrado l'introduzione receine di formule propiziatorie che tendono ad evocare giovani, donne, handicappati, tl lavoratore maschio "nel fiore dell'età" e, possibilmente di 4 ° e 5° livello costituisce un po' il centro di un sistema tolemaico alla cui periferia transitano episodicJ1e meteore che non riescono ad entrare mai nell'orbita di gravitazione dì quel centro immobile. Ma se, mantenendo la metafora dell'universo, ci si avventurasse innazitutto a concepire tutti gli uomini che hanno un contratto di lavoro dipendente come altrettanti ''soli'' di pari dignità, forse ci potremmo poi accorgere che, intorno ad essi, ruotano pianeti e satelliti sconosciuti eppure tutu legati da uno scambio fra lavoro e denaro. E forse, mettendo insieme le forze ~i potrebbe anche costituire un'astronave - che potremmo battezzare riforma organizzativa - e cercare di esplorare qualche "buco nero" del tutto inimmaginabile e scoprire, anche lì, le tracce di quello scambio ineguale, sempre più ineguale e sempre più anomalo. Ma il sindacato "realista e pragmatico" com '-è, sta bene atlaccato alla terra, di giorno si illude che in cielo; e non sempre, c'è solo la luna e si limita a riguardare con qualche colpevole desiderio il cielo stellato, quando non preferisce addirittura augurarsi che sia sempre oscurato dalle nubi più fitte per non avere neppure questa fastidiosa tentazione. Se ora usciamo dal tunnel della metafora, si può dire con qualche fondatezza che l'orizzonte del lavoro salariato avvolge una molteplicità tale di figure sociali da rendere il sindacato una grande esperienza minoritaria. Infatti, in una situazione in cui solo i sindacalisti a tempo pieno (forse) svolgono un'unica attività e gli intrecci fra vita e lavoro s1 1noltiplicano, il sindacato continua a maneggiare modelli associativi di incredibile rigidità organizzativa e di assurda rozzezza contrattuale. Lo studente delle scuole superiori che, al mattino, va a scaricare casse al mercato ortofrutticolo, poi va a scuola e nel pomeriggio per tre ore fa il disegnatore in uno studio tecnico; il pensionato che la mattina tiene la contabilità alla grande edicola e il pomeriggio sostituisce, clandestinamente n1a sistematicamente, il raccoglitore di prodotti lavorati a domicilio; la donna casalinga che, nel pomeriggio ha organizzato, soprattutto per permettere ad altre donnè di lavorare, un dopo scuola privato autogestito; sono tre lavoratori che il sindacato, programmaticamente, ignora; così come rimuove realtà assai più corpose e ingombranti: i lavoratori delle piccole aziende, gli eterni apprendisti, le cento figure del precariato industriale diffuse nel territorio o localizzate nel sistema dei vicoli della grande città meridionale. Tutelare il lavoro, dunque. Ma quale? È perché solo quello che ci consente di avere un padrone riconçscibile e che ha convenienza a riconoscerci? E centralità della èlasse operaia non può voler dire. anche centralitc1.di un lavoro dai contorni più indefiniti e sul quale qualche ardito teorico si sta esercitando per trovare un ltr attri uto · regiativo da preporre al glorioso "proletariat"? Giacché o concessivo.

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