Ombre Bianche - anno III - n. 5-6 - febbraio 1981

34 Bruno Manghi Coloro che in queste settimane esaminano il caso Fiat sottolineano di questo fenomeno quasi unicamente lo stesso mondo operaio-giovanile, fatto di giovani che devono compiere operazioni di fabbrica essendo totalmente alieni rispetto alla fabbrica come valore. Contro. il padrone, i capi, contro la produttività ma anche radicalmente estranei a qualsiasi visione, rif armatrice o rivoluzionaria, che voglia esaltare ratto produttivo. Forse si esagera un poco in questa scoperta e stupore riguardante i giovani urbani-post-industriali. Si esagera soprattutto perché, nell'ansia di inventarsi un soggetto storico, si ignorano le moltitudini di giovani "tradizionali". · Il resto è fatto di almeno altre due componenti. Da un lato l'immenso mondo impiegatizio, orfano della Fiat e mai "adottato" dal sindacato, profondamente indeciso perché l'alternanza padrone - sindacato è in entrambe le sue potenzialità ostile. L'altra quella dell'operaio con famiglia, 8 - 10 anni di anzianità e anche di più, legato ad un lavoro piuttosto grigio e a un salario decisamente inferi ore alle attese di consumo e di sicurezza. Naturalmente tra questi operai i piemontesi - pendolari con legame al paese e ad altre fonti di reddito sono la zona meno inquieta, pur in una dimensione di vita dai costi altissimi. Quelli di città, d'origine meridionale, sono invece il fulcro di un associazionismo di sopravvivenza sostanzialmente estraneo sia alle strategie aziendali sia alle proposte strategiche del sindacato. Sono le tre faccie di un territorio sociale che cresce al di fuori di ogni consapevolezza collettiva, c4e cresce da solo e fisiologicamente quando crolla l'integrazione Fiat senza essere sostituita da altre proposte. Non è un mondo complessivamente violento, non è un mondo complessivamente d'ordine, non è un mondo percorso da un disegno di cambiamento. È una terra di nessuno che può ospitare valori qualsiasi, comportamenti contraddittori, privo comunque di una vitalità nel senso del progetto. Ma una terra solida perché contiene le risposte associative elementari per la sopravvivenza. Una zona di eterodirezione che non può scegliere i propri riferimenti. 6. La violenza e la disuguaglianza sofferta In questo ambito si collocano comportamenti "violenti" di natura diversissima. Chi opera la distinzione tra diverse forme di violenza ha ragione: in particolare tra la violenza progettata alla quale viene attribuito valore liberatorio e violenza di reazione che, al massimo, viene razionalizzata a posteriori per difendersi dalla violenza delle risposte. È tuttavia evidente che in un luogo ricco di violenze immedi_ate la violenza terroristica trova facilitazioni. Così come l'associarsi di immediata sopravvivenza, privo di una "teoria" delle solidarietà, facilita l'insediarsi di legami mafiosi. _ Di fronte a questi fenomeni bisogna ragionare utilizzando due schemi. 11primo si occupa in generale di cogliere la dimensione culturale della violenza BibliotecaGino Bianco·

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