Ombre Bianche - anno III - n. 5-6 - febbraio 1981

Il caso FIA T 33 Il sindacato non ha potuto sostituire lo sfacelo dell'associazionismo aziendale con una proposta associativa che desse alla lotta un sostrato di solidarietà e costruttività quotidiana. Se ne possono tentare molte spiegazioni. a) Risultano debolissime nella tradizione torinese le due grandi esperienze associative tipicamente italiane; quella cattolico-popolare di tipo lombardo-veneto e quella socialista padana. A Torino i salesiani sono stati nel dopoguerra una forte organizzazione ma non una vigorosa associazione, l'azione cattolica un fenomeno limitato. Ancor meno rilevanti in termini di penetrazione nella vita quotidiana sono stati fenomeni come l'alleanza cooperativa o le residue case del popolo. Con questo retroterra il sindacalismo risorgente non poteva che accentuare i connotati iper-teorizzanti, tipici della tradizione, e stimolati dal confronto angosciante col mostro Fiat. b) Il sindacalismo risorgente già doveva rompere culturalmente con le due tendenze sconfitte negli anni '50: quella dell'agitazione immediatamente politica e quella della collaborazione con un padronato votato al dominio assoluto. Era moltissimo scoprire e rivalutare la condizione operaia specifica, scoprire il fattore tecnologico ed organizzativo ... c) La presenza degli immigrati. meridionali è stata il fattore strategico della pri- · ma rivolta. Tuttavia nella Torino ostile ed invasa, le loro radici associative di famiglie e paese perdevano forza espansiva (avevano carattere difensivo) e non potevano diventare l'elemento centrale di un nuovo associarsi dentro e fuori la fabbrica. A questo si aggiunga che il sindacato è stato costretto ad utilizzare fuori della fabbrica quasi tutta la prima leva dei leaders del '68 senza peraltro cooptarne alcuno nel gruppo dirigente ristretto, rimasto fortemente "torinese". Per questa e per cento altre probabili ragioni il sindacato diventa per alcuni lo strumento adatto ad una lotta "definitiva", per i più una cosa da utilizzare ma sostanzialmente esterna al mondo dei rapporti informali. Il succedersi rapido dei delegati, schiacciati dalle dimensioni dello scontro ideologico o della complessità dei problemi generali, allarga il numero dei delegati che non sono interlocutori dei lavoratori se non in momenti precisi e limitati. Infine, come altrove ma con conseguenze più gravi, il consiglio diventa un "velo" che nasconde all'apparato i lavoratori comuni e che lo disincentiva ad un rapporto diretto. 5. Il resto Oltre all'azienda che controlla meno di un tempo la vita informale e al sindacato, forte nella vertenza ma debole associativamente, c'è un resto da indagare. Un resto che ha varie faccie. Oggi si insiste molto sui giovani che vivono l'esperienza Fiat come una ''dannazione a termine'', e che possono diventare protagonisti di specifiche forme di lotta anche fuori dell'azienda (il luglio del contratto in città). Così, si è sviluppato fuori del controllo Fiat, fuori del vecchio tessuto torinese ed anche fuori del sindacato un resto di rapporti, vita quotidiana associata, Bi · l i · · ~I · p; Mvivenza.

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