Ombre Bianche - anno III - n. 5-6 - febbraio 1981

30 Brun_o Manghi quiste della FLM evoca una "mezza verità". Se si trattasse solo di questo la strada .è tracçiata: al sindacato tocca resistere conservandosi un1 margine di diplomazia, convergendo sulla proposta aziendale di eliminare alcune mele ·bacate come monito. Se poi le cose si facessero dif fici-linon resta che con vagliare le forze in una vertenza aziendale la più popolare possibile; trovando infine un accomodamento tra sviluppo della produttività e potere sindacale. · Secondo me le cose non stanno così, gli attori in causà sono molteplici, ·1a rivalsa Fiat non è strettamente antisindacale. Condivido cioè la tesi secondo cui la Fiat si ritiene costretta a riconquistare il controllo della rete.informale delle relazioni tra lavoratori. Questo mondo di relazioni non coincide col sindacato se non in minima parte: esso va ripreso in mano dall'azienda t!1e, se necessario, è disposta a coinvolgere nello scontro il sindacato e i ·suoi p9teri. L'impero Fiat sino a metà degli anni éinqùanta reggeva sulla capacità di ricondurre quasi totalmente all'azienda e alla sua gerachia le relazioni informali che accompagnano la vita dei lavoratori in fabbrièa. Questa presa è stata incrinata~ infine travolta: il sindacato, inteso come movimento, è stato lo strumento principale della svolta, ma non ha potuto c0,struire un mondo d(relazioni informali ed. associative contrapposto e nuovo. Ciò che è nato risulta largamente fùori dell'influenza sindacale, usa il sindacato senza farne parte in termini quotidiani .. Sia chiaro, sarebbe ridicolo sostenere che gli organizzatori sindacali e i militanti protagonisti dagli anni 60 e dei primi anni 70 potevano far più e meglio. . Ciò non toglie nulla alla constatazione che lo scontro non è tra Fiat e sindacato principalmente, bensì tra Fiat ed una re.te semi-culturale e di rapporti che influenza fortemente il clima della fabbrica. Le "mele bacate'' esistono, esistono comportamenti terroristici, esistono aree mafiose. Ma il problema è prima di tutto quello di capire quali sono le condizioni che premiano quei comportamenti. In caso contrario si finisce o per dichiarare guerra a tutto ciò che si muove, sotto il prof_ilo umano-politico e sociale, fuori delle linee gerarchiche; oppure- per disegnare la situazione in termini mitologici e generici (scontro di classe, repressione antisindacale). Invece quello che ti raccontano i delegati, i sindacalisti, qualche gionalista, induce verso un quadro immenso di comportamenti devianti sia rispetto alla filosofia aziendale sia anche rispetto al sindacato e alla stessa sinistra politica. Tanto è vero che ciascuno denuncia a larghe mani terroristi, spie, provocatori, mafiosi, sabotatori. Ma in qualche modo l'immenso e testardo mondo Torino - Fiat protegge e riproduce. ' Di tutti gli schemi interpretativi il più patetico è certa1nente quello che attribuisce a provocatori e a ingranaggi demoniaci tutto quanto accade. Mi sembra invece che la sfida sia davvero aperta, ma che sia quella tra quanti si disputano· la capacità di diventare il punto di riferimento associativo ll) dei lavoratori - persone destinati a vivere lunghi anni nel complesso Fiat e nella regione che lo circonda. ed alimenta. BibliotecaGino Bianco

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