Nuova Repubblica - anno V - n. 39 - 29 settembre 1957

4 1182) 'nuova--repubblica IL CONVEGNODij~ PSI fER L'IS'fRUZIONE PltOl~ESSlQN,ll~.t] __ ll.iione,ciò che si riveli frrea.li~zabile per le leggi stesse che regolano· Ja· Sua attività. Chiedèr~ è lecito e giusto, sta · bene. Ma·chiedendo, con il~possibilet }/jmpossibiJe non si otterrà nulla, come dimostrano le attuali trattative. Chie– dendo il p6s$ibi1e, anche a.tti·averso agitazioni, qualche cosa si otterrà. L'APPRENDISTA TO AZIEN DA LE Si afferma che la vecchia legge sull'apprendistato non ha dato risultati· perchè imponeva. troppi. oneri ·a~sicl1ra. tivi ai datori di lavoro. E' Jl)Olto 'probaQile, ma chi può sost.en' ere che, a"d es. nel settore cd ilo,· le cause non fos– sero an·cl~e··altre? Un~ cosa·è c~rt;: a· tre anni daila nuova lèi;ge.,· nonos'tantè che « i trol)pi o·nel'i assicurativi ai da– toci di 11U·orO ~ siano stati· elirrl~inati, troviamo nelle im– prese molti giovani in et.à sì di apprend.istat:o, ma soltanto di .4·URO LENCI L A SECONDA strada. per H conseguimento della qua– , ~ifica.professionale. -· dicevamo nel precedente arti– cplo - è l'apprendistatq. aziendale. Mentre l'Istituto professional~ di Stato i·ichiedo da parte del giovane, come abbiamo già spiegato, la: frequenza della scuola, il pagamento delle tasse, le spese per i libri, oltre ai posSessO deHa licenza cli sc·uola di avviamento pro– fessionale, il tirocinio di apprendistato non solo elimina quegli oneri, ma ·consente altresì di godere di un sia pur modesto salario. Condizione, questà, importantissima per 1a stragrande maggioranza delle giovani leve del lavo'ro: L'approvazione· della legge 19 gennaio l 955; n. 25 sulla regolamentazione dell'apprendistato, trovò consensi Praticamente unanimi. Dopo circa tre anni, dobbiamo convenire che la sua applicazione non ha dato i frutti sperati. C'è quindi qualche cosa che non va. 1 1 aluno spe– rava nel regolamento previsto dalla legge all'art. 30, ma si è tJ"attato purtrnppo di speranze inutili. Si può dire che gli organi ministeriali non hanno saputo adegua1·e la· legge alle e~igenze dell'industria nel rispetto degli interessi delle due part.i: lavoratol'i e datori di la– voro. Sarebbe stato preferibile, per le gl'andi attività pro– fessionali, legiferare per settori. Mctahneccanici, edili, al– berghieri, minatori e cavatori richiedevano norme ade– guate, tenuto conto del numero delle maestranze occupa– te e delle particolari condizioni di ogni singolo settore. Inoltre si sarebbe dovuta esaminare, anche sul piano euro– peo, l'opportunità e la possibilità di un'azione di coordina- L 9 ATTIVITA', i meriti ed i limiti degli « Amici del Mondo» sono ormai ben noti: di fronte ad una clas?e politica dirigente per lo più insensibile ai problemi di cui un moderno stato impone la soluzione, essi sono stati capaci di attirare l'attenzione su aJcune ,palesi deficienze e mancanze dell'azione governativa di questi ultimi anni. Si potrebbe dire che essi rappresen– tano una sorta di « classe politica di ricambio» e ci si potrebbe divertire a ripartire fra di loro gli incarichi governativi di una immaginaria ·maggioranza di cui facessero pai;te. Loro merito principale è stato quello di costituire, dalle colonne del settimanale romano, seb– bene con la brutta parentesi del '53, una specie di alter– nativa alla politica economica e finanziaria nell'ultimo quinquennio. Un « new-dealismo » modernamente conce– pito e convenieritemente adattato alle esigenze italiane costituisce la loro alternativa; un « new-dealismo » in definitiva che rappresenta una implicita condanna allo stanco e mal digerito liberalismo che ha caratterizzato la politica economica italiana dalla liberazione in poi. Del recente ·v Corìvegno degli « Ainici del Mondo», tenlltosi a Roma nel gennaio scorso, gli editori Laterza pubblicano con la consueta solerzia ed accuratezza le relazioni e i principali interventi (Mario Ageno, Eugenio Scalfar i, Tullio Ascarelli, Ernesto Rossi, A tomo ed elet– tricità, Bari, Laterza, 1957). A suo tempo parlammo da queste colonne in modo esteso del Convegno e non esi– tammo a prendere posizione sul problema allora - e pur– troppo ancor oggi - in discussione. Che, in termini sin– tetici, può essere così riassunto: considerato che lo svi– luppo economico è condizionato, in ogni paese, dalla esistenza di grandi quantità di energia, e tenuto conto che le fonti cosiddette « tradizionali » sono ormai in Italia in via di esaurimento, come deve essere discipli– nata la produzione di energia elettrica per via termo– nucleare, se è vero che l'unica possibilità che ancora ci rimane·, per vedei-e in un prossimo futuro la nostra eco– nomia al passo con quella di altri paesi oggi asSai più progrediti, è data appunto dall'utilizzazione pacifica della energia nucleare? La scelta è praticamente fra un regime di concessio– ni deli'uranio arricchito (che gli StaÙ Uniti sono dispo– sti a cedere al governo ita1iàno) a1le grandi industrie già padrone assolµte del settore, e un regime di mono– polio statale da costituirsi attraverso la creazione di un ente che si assuma, in proprio, il compito della produ– zione di energia elettrica per questa via. Il Convegno degli « Amici del Mondo » non ebbe dubbi in proposito e sollecitò « da parte del Parlamento - così dice la mozione conclusiva del Convegno stesso - l'approvazione di una legge che riservi ad un ente, ap~ positamente creato, la produzione di .energia elettrica per via nucleare e la preparazione ed il successivo trat– tamento dei combustibili nucleari speciali». ment-o tra i sistemi forrnativi sempre per categode profes– sionali. Niente ai percg1-ino. E' in discussione, in ordine 'ai prnb1enli connèssi alla. mano d'opera della GEOA, -uno 4::.sta– tuto eul'Opeo del minatore>. Statuti speciali sono in vigore in altri paesi per categorio e settori cli lavom aventi parti,– Colare -inipovtani.a nel quadro d~ll~ l'ÌSP.ettive eco.nomie ~nà-' zionali. Perchè questo non· poteva avv0nire anche nel no– &-tropaese! Non intendo qui entrare nel merito della legge 19 gen– naio 1~55, 11.25. Il ConYegno del PSI deve esaminare il problema genefale della istruzione proress.ionale o forma– zione professionale dei lavorntori. Quale «- patito :. dei. pro– blemi del settore edile, vorrei rivolgere. ai J'aPpl'esentanti del PSI in ·seno alla lì'lLLEA l'invito ad esser-e realisti. Non si può chiedere, i,.1 sede sindacale, sia pure ai fini del rinnovo del contratto di lavoro, l'inclusione di una norma che, per quanto di legge, è sbagliata. Mi riferisco all'art. 2 della legge 10 gennaio. Per convincersi, la FILLEA si chieda. che· cosa fanno i suoi rappresentanti in seno Agli organi istituiti in applica~ione dell'art. 54 del c.c.n.l. Essi stanno realfazando un sistema.formativo che è l'opposto di quello prévisto dalla Ìegge. E' vero che in alcuni casi (Ge– nova, Ferrara, ecc.) l'al't. 2 ha avuto attuazione, ma è , anche vel'O che nessuno si è preso la briga di conoscere com'e < garzoni ,·. ' :·Concludiamo j nostri modest.i e un po' ·frettolosi ap– punti. A i socia.listi del PSI ·presenti nelle diverse orga– nizzazioni di categoria spetta il ~.rnpito di t,1n .esame de1la regolamentazione dell'a!)prcndistato con l' iforimen.to alle particolari esigenze di ogni settore. Da que.stç:iesame ·potrebbero uscire indicazioni decisive per una 1ù1ova e più adeguata legge sull'appl'endistato in generale. conte– nente insieme quella regolamentazione che, pur essendo comune a tutti i settori professionali, offra maggiori pos– sibilità .di rispondenza specHìqa e quindi di attuazione· concreta; così da demandare ai cont1·atti collettivi di la– voro la parte di competenza e, nel caso che ci interessa, a dei Comitati regionali per l'apprendistato edile ·la ne. ccssa1·ia azione di coordinamento (un primo, piccolo passo, in sede sindacale, verso quegli organ.i regionali che, prima o poi, dovranno pur concretarsi, se la Costituzione non ha· da essere un pezzo di carta). quanto costa il sistema stesso. Se consideriamo che l'ap– prendistato è un rapporto di lavoro .(utilizzazione del- · l'opera dell'apprendista nell'impresa) nel quale è previ– sto· un 8ala.rio, dobbiamo esaminare questi dati di fatto pJ"ima di chiede1·e ad una impresa, la cui attività è emi– nentemente economica e pertanto in funzione della produ- Riassumendo, dunque: a) la scuola a tutti gli italiani fino al quattordicesimo anno di età; b) soluzione dei problemi specifici connessi alla legge sull'apprendistato. Il problema è grosso: dei comuni sino a 5.000 abitanti, nel sud d'Italia, ben 1'88 per cento è sprovvisto di corsi o scuole di avviamento professionale; di quelli fra 5.000 e 10.000 abitanti il 71 per cento; di quelli infine con più di 10:000 abitanti il 20 per cento. Ed è soprattutto in questi comuni che si fa la demo– crn.zia, che si salvano le Ubertà democratiche della nostra Repubblica. ATOMO ED ELEl'TRICIT A' due strade esistono, ma nel presentarle si doveva dar conto dello stato di eccessiva fluidità in cui si trovanq le ricerche che in tutto il mondo - non, purtroppo, in Italia - si vanno facendo. E' noto che questa impostazione ha dato luogo ad un'aspra· polemica tra i; giornali confindustriali e, più che altro, il Mondo, nella quale ha brillato per la sua quasi totale assenza la stampa di sinistra. Due progetti di legge sono già stati presentati: uno da parte gover– nativa (dell'ex ministro dell'industria Cortese) ed uno illustrato nel corso del Conv..,ggno a firma di La Malfa, Villa:bruna,. Lombardi. Ne esiste poi un terzo per ini– ziativa comunista che propone anch'esso la creazione di un ente statale, differendo tuttavia in alcune parti da quello degli amici del Mondo. La nascita e la storia dei tre progetti si pi1ò conoscere leggendo questo libro che viene ad arricchire la ormai famosa collana dei « Libri del Tempo». Questo non toglie che il Convegno « Atomo ed elet– tricità >> sia stato preparato egregiamente. Eugenio Scal– fari, anzi, nella sua introduzione ci dice che « vi sono state non meno di venti riunioni plenarie del gruppo promotore, oltre a moltissime riunioni di sottogruppi incaricati di redigere le singole relazioni >>. Ed è questo il primo caso· in cui una <( équipe politica ha lavorato in unità di intenti con scienziati, tecnici, studiosi, traendo profitto con assoluta obiettività della loro esperienza, e al tempo stesso dando a quell'esperienza un senso ed una direzione politica ». L'unico rammarico che oggi, a sette mesi di distanza dall'effettuazione di quel Convegno, vien da farè, è che purtroppo in Italia non si abbia ancora una legge che regoli l'utilizzazione della energia nucleare per fini pa– cifici. Nel frattempo però i gruppi privati, ed anche l'ENl. hanno iniziato trattative dirette con ditte ameri– cane fornitrici di reattori ad uranio arricchito. E' un segno preoccupante del nostro ritardo in questo settore. Ma gli <( Amici del Mondo>> anche a questo non poteva– no pensare: il loro merito principale sta nell'aver fatto presente all'opinione pubblica l'inderogabile scelta alla quale il governo italiano è sottoposto. Se poi quest'ul– timo non ha avuto ancora il coraggio di scegliere, è tutto un altro discorso. Un'attenta rilettura delle~ relazioni, tuttavia, ci fa individuare un difetto nel~'impostazione di quel Conve– gno. In esse, e principalmente in quella di Mario Ageno, si parla insistentemente di due vie che esisterebbero per utilizzare a scopi pacifici l'energia nucleare. Tutto que– sto è indubbiamente vero, ma è. anche vero che· allo stato attuale delle .ricerche la tecnologia è tutt'altro che giunta, in questo campo, ad un livello soddisfacente. Le IL PARTITO POPOLARE ITALIANO di E. PRATT HOWARD LA NUOVA JTALJA FIRENZE ITALO BERG.UIINI Edith Pratt Howard, che ha condotto con eccezionale diligen– za questa ricerca sotto la guida di Gaetano Salvemini, ofjre un contributo di prim'ordine alla comprensione di quel fenomeno, che si è poi rivelato uno det fatti centrali della società italiana: 1l cattolicesimo politico, l'organizzazione politica dei cattolici ed il loro peso nella formaztone e nello sviluppo dello Stato unita– rio. Nessun'altra opera consente come questa una conoscenza ap. profondtta e particolareggiata di quello che fu, nellti aua breve vlta, Il Partito Popolare Italiano (1919-1922). Ma è naturale che la .storia del PPI diventi uno specchio di eccezionale evidenza di tutta la società italiana nella crist gravissima che la .scosse fra la Jfne della prima guerra mondiale e l'avvento del fascismo. L'Autrice ha identificato molto bene le radici della ide6logta del PPI dal cattolicesimo sociale di Leone XIII alla Democrazia Cristiana di fine secolo. E 110n ha mancato di approfondire un problema, la cui attualità t evidente: quali sono stati i nessi ef– fettivi fra il Vaticano e le organizzazioni politiche dei cattolici? le encicliche papali, il favore o l'ostilit(J, delle sfere vaticane, quando ed in qual modo tnftutrono sulla evoluzione e sulla fine del PPI? Que.\tl problemi storici sono anche I problemi dell'Italia di oggi. Che cosa c'è di comune fra la Democrazia Cristiana e i precedenti esperimenti di organizzazione politica dei cattoltci ita– liani? e che cosa può dfrci la storia di questi tentativi per cercar· d'interpretare le direzioni verso cui si muove oggi il partito catto– lico, diventato ad.dirittura il centro motore della Stato post-fasci– sta? La lettura di questo libro potrà dare molte risposte a così pressanti interrogativt. · Volume del formato 13x 20, di pagg. XXIV•524, ln vendita a.I prez– zo di L. 2300.

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