Nuova Repubblica - anno V - n. 39 - 29 settembre 1957

(182) nuova repubblica 3 LA CRISI VITIVINICOLA E I FATTI DI S. DONACI ROSSO A MEZZOGIORNO Sembra che tutto abbia contribuito a mortificare gravemente l'industria vinicola che pur aveva la possibilità di affer– marsi : come l'assoluta mancanza di misure da parte governativa per evitare le sofisticazioni più sfacciate che squalificano il .prodotto, come i balzelli e i guadagni degli intermediari per cui il vino giunge al consumatore ad un prezzo più che triplicato di GIOVANNI SCANNI L A· CRISI vitivinicola nazionale sta toccando punte di affari cosi insicuro, così provvisorio, attuarsi l'assun– molto alte nel Mezzogiorno d'Italia 1 specialmente zione del rischio da parte degli imprenditori? Com'èi:o~i,a ~o~~l: :::i:~e P~~rii;~1 :re~::t~ri~:l~~n:u;~~: 2) Oggi i problemi sono diventati più ardui, più state teatro di dimostrazioni ostili dei lavoratori contro difficili a risolvere. La finanza locale, attraverso le impo-– le autorità costituite; a s. Pietro Vernotico è stato dato ste di consumo sui vini, permette un'entrata ai bilanci l'assalto ad edifici pubblici, a Cellino s. Marco, a Tor- comunali abbastanza cospicua. Da qui la p.olemica Cer chiarolo i dimostranti hanno eseguito sbarramenti stra- l◊mbo-Andreotti, molto istruttiva: il primo chiede una dali; la polizia è sempre prontarriente intervenuta (con i quasi totale eliminazione dell'imposta di consumo sui • • vini; il secondo si chiede: « E poi? Con che cosa quadre- mitra) ed a S. Donaci sono morte tre persone: due uomm1. . b'l . J'? N d bb" • h ed una donna. ~anno. 1. 1 anc1 comuna 1. ». essun. u _ 10 pero c e una Perché la pacifica gente del Brindisino è scesa nelle ~ 1mpos1~10~e fi~cale su un genere _di cosi l~rgo c?nsumo piazze a protestare'? co~e 11 vmo· e, un~ v~:a e. propna anomaha sociale. In n q\lotidiano milanese Il giorno dell'll settembre an- ogni comll:ne d Italia ce. c.h1 non ~aga .le tas~e ~ome ~o– nunziava in prima pagina, con un vistoso titolo, che ~reb?e, donde 1~ necess1t:1 per gh enti locali d1 colpire « Agitatori politici hanno soffiato sulla miseria dei conta- Irrazionalmente 1 consumi. dini ». Si può anche ammettere che nella confusione si ~ ~azi~nza per l'i_mposte di consumo, _lacui abolizione siano introdotti dei mestatori politici; ma questi, se hanno o m1tigaz1one non _nso_lve:ebbe dà sola. il _pr~?lema .. Ma operato, hanno trovato un clima ideale per la loro azione. sono stat? le s~fisticaz1orn, le adu1t.er_az10m p1u sfacc1at: Cercheremo quindi ~di riassumere le ·ragioni profonde di a determmare il caos nel settor7 vm;colo. I ?onsumaton questi rancori cittadini eh~ esplodono nella protesta, nel- non sa~no che cosa bevono, se vmo d uva o vmo ottenuto l'assalto agli edifici pubblici, nell'incendio degli uffici da 8 fichibo dah catr~utbe,bb. t 'b ·t tifi d ll · t d · cons m em ra c e u o a ia con n m o a mor car.e una e e impos e 1 u 0 • industria che aveva la possibilità di affermarsi: il prote- 1) Il prezzO delle uve ha avuto una quotazione ridi- zionismo industriale oggi molto più consolidato di quanto cola nella prima fase della vendemmia; si è c<>munque non fosse avanti la prima guerra mondiale, la mancanza mantenuto molto basso in seguito e non risulta essere di misure per evitare fl~odi che squalificano il vino a van– affatto rimunerativo. Nelle aziende vinicole italiane si taggio di altri prodotti (birra, ecc.); il costo della vita, trovano invendute giacenze rilevanti di vino, dell'annata ch'è molto elevato e per di più in aumento, sicché al scorsa, nelle Puglie molti vinicultori non hanno ancora consumatore resta sempre meno da spendere per l'acqui– pagato i debiti dell'ultima ann.ata agraria. sto di beni come il vino, che al dettaglio non ha affatto Sembra di rivivere le giornate di miseria dei rasse- un prezzo basso. gnati contadini pugliesi nel triennio 1888-1890, quando le Infatti il vino, alla produzione, non supera le 40-50 loro paghe scesero a limiti inumani. Era il protezionismo lire al litro, ma tali e tanti sono i balzelli e i guadagni industriale del Nord che si faceva avanti e la viticultura degli intermediari e dei commercianti, che eSso arriva pagava il costo di quella pazzia distruggitrice del valore al consumatore ad un prezzo. più che triplicato. dei Prodotti agrari. Le classi sociali del Mezzogiorno, in La Starh.pa del 15 corr. riportava la testimonianza di seguito alla rottm:a delle trattative commerciali con la alcuni agr~}tori piemontesi sul prezzo al c~nsumo del Francia, erano ridotte alla miseria: esse dovevano sven- vino: un liifu"':.•è acquistato all'origine L. 50, viene maggio– dere aU'interno, per procurarsi il reddito necessario al- rato di lire 30 per la lavorazione; 20 per imposta media l'acquisto di prodotti manufatti e di beni capitali nazio- di consumo; 20 per utile al grossista; 40 per utile al det– nali a prezzi molto più elevati di quelli internazionali. tagliante. Fu questa la causa prima della depress-ione agricola del Che la crisi non sia da prendere alla leggera è dimo– Sud, che tendeva ad orientare la sua produzione in senso strato ampiamente· da questi dati: la vite, nel nostro paese, internazionale. (Gli stabilimenti vinicoli del Baresano, occupa una superficie di 3 milioni 850 mila ettari, di cui del Brindisino risalgono al decennio precedente al 1887, 1 milione e 800 mila circa a coltura specializzata, ed as– quando i vinicultori francesi preferirono i vini da taglio sorbe il 20% del lavoro agricolo. La crisi vitivinicola non pugÌiesi, piuttosto che coltivare di nuovo le loro viti di- ha dunque un carattere regionale, ma riguarda con forme strutte dagli attacc}_1ifilosserici). Purtroppo gli storici del- varie, e con interessi più o meno intensi, tutto i,l paese. l'economia ·italiana devono ricordare l'irresponsabilità dei In Piemonte, infatti, i vini hanno~Subìto fino ad un ri– deputati meridionali del tempo, che accqlsero la rottura basso del 50% rispetto all'annata precedente. In Puglia, delle trattative commerciali con la Francia al grido di però, la crisi è più acuta, mancando del tutto una tipizza– « Viva l'Italia». zione de·i vini, che interessa un mercato più ampio (quel- Furono così gettate le basi storiche della filosofia del1a Jo internazionale)_ I produttori pugliesi risentono oggi miseria nell'Italia del Sud. Come poteva formarsi una tutti gli effetti negativi: classe imptenditol'iale nuova, moderna, se si condannava a) di una politica economica generale (zona di scam– H Mezzogiorno a dipendere economicamente e politica- bio internazionale ridotta; reddito naziona1e pro-capite mente dal Nord'! Questa sia pur rapida introduzione appare oltremodo necessaria per comprendere la situazione odierna. Infatti i vini delle Puglie, a forte, gradazione alcolica, che formavano una larga corrente di esportazione verso Ja Francia, si indirizzarono - venduti a basso prezzo - verso il Nord Italia. Qui venivano sottoposti a un ulte– riore lavoro di trasformazione e di miscuglio (non par– liamo ancora di tip'.zzazione) per essere finalmente ven– duti sul mercato interno ed estero. Nelle Puglie era nato un considerevole numero di aziende a carattere artigianale e stagionale, chiamate sta– bilimenti vinicoli. Questi piccoli complessi economici di– vennero una specie di dipendenza delle aziende setten– trionali. Nel periodo della vendemmia incominciarono a scendere i ricchi commercianti milanesi, e· allora si con– statò una specie di adattamento alle vicende economiche di un mercato ristretto e malato come quello itali3.no . La mancanza di una qualsiasi resistenza contrattuale da parte dei vinicultori pugliesi, la deficienza di cantine adeguate per 'la conservazione del prodotto, la paura di non ven– dere e quindi la fretta di smaltire, la mancanza di capi– tali, la ristrettezza del mercato lasciato libèro dagli ope– ratori settentri_onali: queste le caratteristiche più salienti di siffatto fenomeno. Era più che logico che un mercato vincolato da inter– venti di operntori che lavoravano in una condizione di quasi monopolio rispetto ad una massa di produttori di– visi, incapaci di una qualsiasi organizzazione, dovesse ri– produrre una situazione critica, perché ogni raccolto ab– bondante non era più da salutare con gioia, ma da maledire. - Come poteva quindi essere concepita nel Mezzogiorno quell'opera di trasformazione moderna che •ha caratteriz– zato l'economia dei paesi evoluti, come poteva in un clima molto basso); b) di una inesistente· politica economica finanziaria specifica, rivolt.a al miglioramento ed alla tutela del pro– dotto. Si sono profusi miliardi a iosa in molte imprese anti– economiche che riescono a mantenersi in piedi solo in quanto han~o assicurate le Ve~dite sul mercato interno o perché ottengono 0nanziamenti massicci dallo Stato. Tutta l1Ita1ia ha una paurosa bardatura autarchica corporativa: viviamo zncora in pieno clima di battaglia del grano di rnussolinia~a memoria ed ogg•i, grazie ai prezzi politici di gran lunga superiori ai prezzi internazionali, lo Stato paga all'anno decine di miliardi d'interessi passivi agli istituti finanziatori degli ammassi per _giacenze di frumento invendute; paga enormj spese di conservazione alla Fe– derconsorzi. stipendi agli impiegati, ecc. Alla fine H con– sumatore italiano paga tutte le spese di questa pazza po– litica economica, facendo così arricchire diversi produttori cerealicoli che godono sensibili rendite, per il fatto che i loro terreni sono molto produttivi rispetto ai terre.ni margina1i i cui costi sono determinanti per }a fissazione dei prezzi d'ammasso; non c'è da meravigliarsi se alla fine deve sopprimere o ridurre il consumo del vino-! La viticoltura italiana doveva essere incoraggiata ed invece è stata maltrattata. Proprio nel Brindisino, qualche imprenditore ha rischiato investendo capitali per una produzione meno artigianale, ma il risultato è stato in genere disastroso. Poteva mai lo Stato pensare ad un set– tore vitale, che interessa tanta popolazione agricola ed è così importante per l'attività mercantile, se deve invece finanziare le gestioni antieconomiche più disparate, se deve tutelare i monopali privati che taglieggiano i consu– matori in mille guise? Cosa hanno combinato i nostri ministri dell'agricoltura nel campo delle sofisticazioni? Quali i provvedimenti per incoraggiare la creazione di enopoli per la produzione di vini tipici? Come si è procedutQ per tutelare il prodotto all'interno ed all'este-ro? Perché non si sono suscitate ed incoraggiate dniziative, e non si è creato un ambiente eco 4 nomico più efficiente'? Non è vero èhe i paesi esteri rifiutino di considerare nelle trattative il prodotto vino; è vero invece che hanno una giustificatissima diffidenza verso il vino italiano. E non è stato fatto da parte governativa in Italia nulla per dissipare questa diffidenza) grazie alla quale gli operatori seri incontrano enorme difficoltà nelle loro transazioni. Comunque il vino buono attraversa la cintura protet 4 tiva italiana; come è avvenuto, in questi ultimi anni, per il vino «Verdicchio)) dell'Anconetano, che si esporta rio~ te.volmente (rispetto alla limitata produzione) negli USA e in Svizzera (da 184 hl. esportati nel 1954 si è passatì nel 1956 a 456 hl., di cui il 70% diretto negli Stati Uniti). Una politica di vasta libeializzazione a,vrebbe .rrecato incalcolabili vantaggi al Mezzogiorno d'Italia l?d a tutto il paese e proprio nel settore viti1tinicolo avrebbe creato le condizioni di una maggiOre stabilità, che solo un grande mercato complementare a quello interno può dare. Attualmente le esportazioni di vino si aggirano sul 2,3% di tutta la produzione nazionale, ed in questo rap– porto percentuale 'l'iferito aLl'anno 1955 è compresa l'e~ sportazione di vermouth pa-ri ad un quinto d~l fatturato per l'estero. Modestissima entità se si confronta questo rapporto a quello massimo raggiunto nel secolo scorso per l'annata 1886-1887, allorché le esportazioni, cui contri– buivano in buona misura la Puglia baresana e salentina raggiungevano ben il 10% della produzione. Oggi le nostre esporti:i.zioni di vino sono appena un terzo di quelle che si registrarono nel 1887. E' evidente che se si vuole essere presenti nel mercato internazionale bisogna migliorare il prodotto, .Sembra quindi a'lquanto semplicistica l'affermazione del ministro delle finanze Andreotti, il quale, parlando il cosiddetto lin– guaggio reali~tico, afferma che occorre limitare le colture destinate a vigneti. · Egli non si è convenientemente soffermato su fatt.i molto elementari, come questi: :il vino dà dei cespiti a]Ja pubblica finanza; non prende nulla. dallo Stato, e tanto i terreni coltivati a viti che le aziende vinicole non hanno mai avuto privilegi di sorta, protezionismi e via dicendo, com'è invece accaduto per il grano, per lo zucchero e per altre produzioni industriali (meccaniche, navalmeccani– che, ecc.). 3) Oggi i cosiddetti ceti borghesi del Mezzogiorno si acco-rgono di aveé combattuto contro i mulini a vento; ferocemente reazionari contro i contadini e ~antro i loro sindacati, si sono l'@gatinell'ultimo decennio al carro della democrazia cristiana che non poteva difendere i loro in 4 teressi, perché è portavoce dei più disparati e strani inte– ressi il più delle volte in antitesi tra loro. Hanno soste– nuto contemporaneamente partiti di estrema destra per quella cieca paura che vede solo nella violenza la possi 4 bilità della salvezza, ed hanno combattuto lo- stato demo– cratico in luogo di potenziarlo attraverso la lotta, l'orga– nizzazione tenace dei propri interessi, svolgendo cioé il ruolo proprio di una classe dirigente. Dalle grandi lotte politiche che sì sono svolte in questo ultimo decennio il benpensante Qualunquista pugliese è stato virtualmente assente; tutta la politica ~onomica nazionale si è svolta come se. egli non esistesse. ANNECY - CECA - oggi Mercato Comnne, sono nomi od espres– sioni che non dicono nulla alla classe cosiddetta borghese meridionale, a questa classe di fannulloni cui la ferma polemica del Dorso attribuiva le sventure del Mezzogiorno. * L'IS1'11'U7'0 Nazio11alt per la Storia dtl M'ovimtnM dì Libuaziont in ltalia, ptrseg1u11do il 8UO proqramm« ,Ji valorizzazione e di incremento degli studi sulla Resistenza italiana, promuove quest'anno il suo terzo Convegno storico, che avrà per temo: .- M0;menti cruciali della politica deU« Resiste-nza nel 194~ ,., Il primo Convegno, tenuto nel dicemb·re 1952, flL i•pirato prevalentt:mente II problemi di metodologia.; il seco11do, ~e ebbe luogo nel dicembre del 1954, fu dedicato, in oniaggw ad un criterio di omogeneitti monografica, al 1943, com.e- af– l'anno critico della storia contemporanea d'Italia. Il prossimo Convegno, eh.e avrà la durata di due aior11i e .,arà temito a Torino nella seconda meta di novembre, COR• centrerà la discussione su. d·ue argomenti rappre.,entativi dei problemi politici che h.anno dominato l'anno 1~'4. La tr?tta• ziont: dei temi ,arà preceduta da una introduzwne dt:sttn.t« ad inquadraTe l'argomento nelle sue linee fondam.entali. I temi proposti. sono i seg·uenti: 1) La Resistenza di fronte al problema istituzionale (dal C(Hl.– r,resso di Bari al terzo ministero 1Jadoylio): !) I rapporti con gli Alleati e con il Governo di Roma e I• "miasi one al Sud ".

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