Nuova Repubblica - anno V - n. 39 - 29 settembre 1957

8 OPINIONI E CON'l'RAS1'1 LA SCUOLA INFRANTUMI D ALLA LIBERAZIONE ad oggi, sulla scuola, è stato detto e scritto molto. In compenso è stato fatto così pooo che è diven~ato titolo di gloria, per il governo, il poter proclamare che spno state _istituite nuove classi, e che l'istituzione di nuove classi ha reso possibile l'assunzione di nuovi insegnanti. Siccome in Italia il senso della misura e il senso del ridicolo hanno sempre fatto difetto, non c'è da meravigliarsene. Ma dopo dodici anni di promesse clamorose di riforme, di riunioni di tecnici, di esperimenti tanto costosi quanto inutili di dotte dissertazioni fatte per dare l'impressione che q~alcosa di serio si stesse per fare, qualcuno comin– cia a spazientirsi. . Inoltre, qualcuno comincia ad averne abbastanza d1 sonLir piagnucolare sull~ sorte dei t anti pove ri ragazzi umiliati e offesi da quei barabba che, installa.ti sulla cat. ted.ra, imperversano con la pretesa di ottenere un risultato dalle loro fatiche. C'è molta brava gente che si è accorta della crisi della_ scuola italiaÌla. Il perchè di questa crisi, è ben visibile, ma, di solito si_ finge di non vederlo. E' molto più comodo lasciare ~i dottr-inari più o r_neno interessati, ai sostenitori deHa scuola privata ed ai genitori dei somari, il compito di orientare l'opinione pu_bblica su di un falso sc9po. I~ questo, almeno, c'è coere~:tia. Infatti, nel nostro feli~e paese, non è la politica un ab"uso dell'arte c~e~falso sc?po_? Così continueremo all'infinito a sentir discettare d1 1·1~ forme. di nuovi ardi'tissimi ffietodi pedagogici, di pove1·i fanciulli perseguitati, e magari a riunirci per Compilar~ Ol·dini del giorno (generalmente vibranti) al1o scopo di dare un maggior contenuto ai cestini della cart.a straccia.. Ma qualcuno· comincia a se~carsi. El;>~e~e lasciamo}~ fare. Non riuscirà, forse, mai a farsi intendere. Come si_ sa, l'uovo di Colombo ;non ha avuto fol'tuna i~ Italia. Siamo troppo intelligent.i, noi italiani, per comprendere Ciò che è ovvio. . Cosicchè sarebbe una p rova di buon senso il , nO!l dire ciò che 0ccorre1•ebbe fa.re. Un po' perchè sotto sotto lo sanno tutti, un po' perchè si t~atta di una cosuccia trpppo_ banale per l'efoquio fiorito dei nostri oratori e ~e penne percgl'ine dei nostri dottrinari e pubblicisti. Occorre, inol– tre tenere nel dovuto conto che vi è una energica collu. sio~e tra Senitori ·di somari e avversari della scuola di stato. Conì.e la mettiamo? Voglia.mo tentare di avanzare timida.m_ente )a grande proposta? Proviamo. C'è il caso che qnalcnn-0 la prenda sul serio. Ebbene: accantoniamo ·oyni sugger-irnento riguardante la scuola, -{inchè non sarà risolto il problema·· dell'edilizia ~colastica. Vedrete quanto diventeranno carine, accoglienti, suffici~nti le nostre scuole quando non vi saranno più isti– tuti ad inca5tro (due o tre scuole nell'edificio che prima non riusciva ad ospitarne una) ; doppi e tl'Ìpli tumi; classi ·con quaranta alunni e più; scuole senza presidi e segre– tarie (le chiamano sezioni staccate);· lezioni di educ~zione fisica f: !enza palest1·e; scuole (quasi tutte) p1·ive di aule epecia.li' per le lezioni di materie scientifiche, canto corale, disegno, ecc. Ecco l'uovo di Colombo. Ma nessuno 1 ahimè, vorrà tneÙerlo in piedi perchè è più facile - si dirà - scrivere art.icoli che reperire i fo_ndi per «riformare> (?) la scuola sul serio. Ebbene, se è così, se è scritto che il nostro « po. polo di navigator·i, di santi e di guerrieri > debba essere consacrato all'ignoranza, si abbia il coraggio civile di di• chianu·lo e la si smetta .di abusare di certi metodi. In un~ nota pubblicatami nel n. 23 dello scm·sq anno di NH. ebbi occasione di affermare che il problema della scuola è un problema politico e che può essere ris~lt~ sol– tanto da polit.ici. Già. Perchè la scuola militante si è rive. lata incapace di autoa.intarsi. Lo dimostra. il fatto che, sul piano sindacale, continua a votare bovinamente per i candidati di parte guelfa. Anche adesso, dopo l'« opera– zione Gronchi >, tramata alle spalle del Presidente per provocare il fallimento dell'ultima azione sindacale, gli umori non sono cambiati. Vi è solo un maggiore assen– teismo. ?Ifa ciò non 'prova tm11a. O meglio, prova che la scuola militante non si è accorta che qualunque governo confessionale 1 italiano o straniero, non avrà altra preoccu– pa1;ione che que1la di potenziare la scuola confessionale a scapito di quella di stato. In questi ultimi. anni, vi sono stati conflitti politici in Francia e in Olanda, imperniati sul finanziamento della scuola confessionale. Nel Belgio, L'ECO DELLA STAMPA UFFICIO DI RITAGLI DA GIORNALI Il RIVISTE Direttore: Umberto Frugluele lllllano, V!a G. Compagnoni 28 Corrisp, Casella Postale 3549 TeJegr, · Ecostampa· (182 l nuova repubblica La sconfitta del culturame i democristiani locali hanno provocato persino gravi disor. dini. Si t.ratta di fatti gi-av.i, talvolta c1am01·osi che però non hanno per nulla alteralo la stupefacente serenità in– teriore dei nostri docenti. Si legge su La Stam'Pa del 15 agosto u. s. : « i m-i nistri dell'intorno e dei lavor.i pu bblici,. in armonia con la pon. tificia commissione" cen tra.le per l'arte sacra, avrebbero pro• disposto un programrr~a per la- coStru'l,ion~ di nuove chiese. • di case canoniche. 1 1 ali richieste anunonterebbero già ad oltre seimila>. Così nei nostri ministeri si parla della. spesa di oltre settecento ,nilim·di come di una semplice spesa di ordinaria amministrazione. Per l'occasione l'Italia non è più• un .paese povero. Natut'almente non inte.ndo discutere tali spese, tanto l}iù che s0no convinto che il «. paese po– vero:. possa permettersi il lusso di seimila chiese, più,. seimila nuove scuole, più' seimUa. nuovi ospedali, coSì come .ha potuto perrnettersi il lusso di _pagarsi costosis– sime •gi.1eTree dit.tatute. Provo semplicemente amarezza e disgusto dinanzi a chi è pro_!lto a sv.irilir.zarsi piuttosto che a rinunciare. al prop1·io spirito conformista ~d ai p.ropri comodi. Niente di male se non discutesse la costnudone delle seimila chiese per r-agioni.·di fede religiosa. Ma esso teme soltanto di essere t_)oicostre.tto a. çli~ cut.e.re« anche> la costruzione di scuole e palestre e ospedali. Almeno avesse il pu 1 dore. di non pi.aghucolare sulle bécciature degli· scolari e sull'incomPrensione degli educatori! N ON SARA' mai ricordato abbastanza che -il denaro s.i trova sempre quo.ndo riguarda proposte che si risolvono in finan?.iamenti indiretti dellà~cuola p'rivata (vedi 1:)orse di studio). Il denaro n~::m si trqva mai quando lo Stato deve assolvere ai suoi obblighi verso la scuola pubblica. Non solo; ma il governO ·giunge persino a distruggere ciò che già esiste 1 come sta facendo coi beni dell'ex•CIL. A pro– posito della sistemat.ica a.:.done di progressivo annienta. mento di tale imponente patrimonio a va.ntaggio Bi sa bene di chi, vi fu qualche timida azion e individuale in parlamento; ma. i part.iti laici, come ta.li , brillarono per il loro sostanziale disinteresse. Una volta di più ~i do,·e avere il coraggio di ammettere che la DC lavora sul velluto. La scuola di stato vedrà ore sempre peggiori e non tanto per l'impegno impiegato dalla DC nel sempre maggiore pot.en• ziamento della:. scuola. prjvata, quanto per l'insuflìcienza politica di chi avrebbe, il dovere di difendere le preroga,.– tive dello stato repubblicano. Le diScussioni non sono man. cate, ma s empre sul terreno scelto da11a DC. Non esiste un'azione concerta.ta sul problema- fondamentale dell'edi– lizia scolastica; nulla è stato tentato per far cessare il regime commissariale della Gioventù Italiana·; non si sa per quale rag.ione il corpo dei Giovani Esplorato1:i Nazio. nali, cretto in ente morale, debba essere condannato a mo. rire d'inedia. menti-e soltanto, quello degli Esploratori Cut. tolici debba beneficiaJ'e del coricrelo o.ppoggio dello Stato, e cosi via. Ho esposto uno degli aspetti negativi del cosi detto mondo laico, che incidono anche su problemi squisita. mente politici come quello della confluenza di UP nel PSI. Questo partito non ba ancora dimostrato di avere Ja cap acità necessaria per mobHitare un fronte repubbli– ca.no. Non si sa ancora. bene so, nel pensiero dei dirigenti socialisti, l'~ alternativa socialista», nella vita politica del paese 1 debba avere più peso dell'« apertura a sinistra». « Apertura a sinistra», in parole povere, significa Al– leanza con-la DO. Cioè alleanza del debole col forte. Noi, conterranei di messer N.icolò, dovremmo sapere che chi sceglie un alleato troppo potente si consegna ad un pa• drone. Non si vede come, in tali condizfoni, il PSI possa ·aoterminare un orientamento nelle altre formazioni poli. tiche laiche e galvanizzare quei milioni di elettori, i quali, se perdurerà qnost'aurB. di inc'ertezz.a, voteranno DC o PCI col gesto stanco dei rassegnati. ALESSANDRO BRENDA CONCEZIONE CRITICA DEL SOCIALISMO LIBERTARIO (conti.nuaz. da pag. 7) stato elaborato secondo un metodo aprioristico, fa de– generare il socialismo e lo fa -cadere nelia metafisica. Quando si fa dipendere la. soluzione della questione so– ciale dal solo elemento economico, non si fa altro che della metafisica in quanto volutamente s'ignora che la questione è e resta questione essenzialmente inorale. Assurdo è voler spiegare i fatti storici ricorrendo all'ipotesi della tra– sformazione dei modi di produzione, come assurdo è considerare le istituzioni sociali come funzioni e moda– lità dell'organizzazione economica. Ridurre la questione sociale a lotta fra due classi antagoniste è un contro– senso. La lotta di, classe è qualcosa d'artificioso ed in– consistente; la lotta non è tra le classi ma fra gruppi spinti da differenti idealità e. qpposti sentimenti, gruppi che, nella , battaglia Q dopo, finiscono col comporsi, per poi disfarsi e via di seguito. E _ciò perché gli uomini non vivono di solo pane: essi arriano la giustizia e la libertà più della vita stessa. Gli interessi dei gruppi, benché non concordi, non sono mai, nel perisiero del Merlino, antagonistici. Se il socialismo vuole avere un ruolo positivo nella fori-nazione dell'umanità, deve ri~ nunziare allél lotta di classe, per farsi portatòre nella lotta sociale del· contributo del principio di solidarietà. « Il socialismo è il fine cui mirano i socialisti di tutte le scuole, e consiste nella eguaglianza di tutte le coh• dizioni come base· deWindipendenza deg1i individui e dell'armonica loro cooperazione per il benessere sociale». Rimane dunque_ alla base della concezione merliniaha una profondissima esigenza liberale. In fondo, ciò che Merlino drammaticamente s'ente è che la società in tanto ha un senso in qù.anto è fatta a misura dell'uomo, del– l'individuo singolo. Con questo non vogliamo dire che Merlino stia fra il demagoiiismo anarchico di Kropotkine e lo pseudo-socialismo del totalitarismo marxista. Merlino va più ·oltre: « Il socialismo da dottr-inario e meta.fisico ch'è ancor oggi, deve diventare pratico, positivo - il primo ha fatto il suo tempo -, consacriamo al se– condo l'opera nostra e il nostro ingegno». Ed aggiunge: « ... Il comunismo... [significa] lQ status quo toltone il capitalista, ed aggiuntavi la burocrazia >>. E concludeva: « Il socialismo non è oggi un movimento di classe, non è più né operaio, né piccolo borghese, né industriale, né agrario, né settentrionale, né meridionale, né esclusiva– mente economico né politico, ma è integrale: è io sbocco comune dei movimenti progressivi di tutte le classi da tutte be di.rezioni deUa vita». Per finire sentiamo il. bisogno di dire qualcosa a pro– posito di quanto il Venturini scrive sul Croce. Ci di– s'piace che due studiosi dell'obiettività di Venturini e Masini abbiano scritto « di avere il diritto di additare in Benedetto Croce il maggior responsabile del silenzio che si è fatto per tanti anni nella cultura italiana attorno al nome e all'opera di Merlino». Uno sguardo alla scheda anagrafica del Merlino ed un altro a11a storia del revi– sionismo economico ed ai saggi sul materialismo sto. rico avrebbe evitato una siffatta stortura. Ché 1 come ha osservato con acutezza Garosci, il Croce « nel revisier nismo vide il proprio revisionismo, che era quello di un pensatore filosofico, e non un moto che aveva profonda motivazione politica. Merlino gli sarà sembrato un eclet– tico fa Bulferetti anche] e quindi un confusionario. Ma la critica del Merlino per essere popolare e non giu– stificata in termini filosofici, non ... [è] perciò meno se– ria e significativa». GIOVANNI BUSINO

RkJQdWJsaXNoZXIy