Nuova Repubblica - anno V - n. 39 - 29 settembre 1957

2 ITALIA POLITICA I TORPORE DELLA VIGILIA S !AMO ormai entrati in quell'antivigilia elettorale, in cui nessun atto ha l'impegno che si denunzia; in cui le parti appaiono a momenti rovesciate, senza che si debba davvero credere che si tratti di un mutamento di fondo; in cui si parla per allusione, o per falsi scopi. La DC, ad esempio, deve, o meno, dichiarare sin d'ora i suoi alleati per la !ase postelettorale? Gonella ha soste– nuto che lo deve; Fanfani, che non lo può. Davvero Go– ne1la, il Gonella di Trento, vuole riconvogliare la DC sulla via delle alleanze centriste, e Fanfani, colui che prese le redini da De Gasperi, lo contrasta? E quale argomentazio– ne è più valida, quella della lealtà - Gonella - o quella del possibilismo - Fanlani? Non siamo, appuntq, così candidi da Credere realmente n questi rovesciamenti d'indirizzi. Essi non toccano il fondo della questione, ad ogni modo. E' accaduto piutter sto che Fanfani abbia fatto proprio quello « spirito di partito», qu'ella tesi dell'« essere se stessi», che sino a Napoli pareva la prerogativa di « Concentrazione», e di un certo numero di notabili. Svuotati, costoro, delle armi di diversione approntate contro Fanfani, sembrano ora puntare sull'eredità, che meglio essi custodirebbero, del degasperismo. E Fanfani, che pure ha la maggioranza del partito, sarebbe lui il diversionista. Lui che non sceglie, che attende, che si riserva qualunque direzione. In realtà, al punto cui le cose sono giunte, dinanzi alla dichiarata concorrenza elettorale, non si può logicamente chiedere oggi a Fanfani di impegnarsi per l'estate del '58. C'è anzi una sottile malizia, nel pretenderlo; essa consiste nello sfidarlo a mettersi sin d'ora contro il Vaticano, che non smette di denegare la conciliabilità di DC e PSI. Ora è chiaro che Fanfani potrà o non potrà « aprire >> verso il PSI: ma ha comunque bisogno di una obiettiva situa- LETTERE AL DIRETTORE ll comm,ssarw di turno TORINO, 17 settembre 1957 Caro Direttore, l'Avanti! del 13 settembre ha. pubblicato la notizia che l'on. Giuseppe Rapelli, vico presidente della Carnera, ba presentato al ministro del lavoro on. Cui una interl'Ogll.• zione e por conoscere so corrisponde a verità l'intenzione di nominare al posto di commissario dell'Alleanza Cooperativa 'rorinese, oggi ricoperto da Oreste Bertero, vecchio orga– nizzatore sindaca-le socialista, un ex fascista, già dipendente dello stesso organismo, ed oggi dirigente di un'azienda ven– ditrice cli generi alimentari che tenta così di avere il mono– polio nelle forniture della stessa ACT >. Si tratta deHa. più importante Cooperativa di Consumo d'Italia., l'Alleanza Coope1·ativa Torinese che gestisce 153 spacci alimentari, dei quali 83 a Torino e 70 nello maggiori città del Piemonte, ed 8 farmacie in 'forino, il cui ammon– tare di affari si avvicina a 5 miliardi di lire annue, e che ora per l'opera. svolta dal commissario che si vuole defene– strare è in vfa di rimarchevole aumento, unitamente al mi– glioramento del1e attrezzature degli spacci che da anni era stato trascurato. L'Alleanza Cooperativa Torinese è stata costruita ne] 1900 e sviluppata dagli operai sociali sti di ogni colore e di ogni tendenza., senza l'apporto anche minimo.di operai di tendenze democristiane. Semmai i giornali di tale tendenza. hanno combattuto l'AC'r appunto perché amministrata da element.i di sinistra, all'infuori si capisce dell'infausto vent-ennn.leperiodo fascista. Attualmente l'Alleanza. Cooperativa Torinese, ente mo• raie eretto durante il fascismo, è ammin.istrat.a, da un Com• missario straordinario governativo nominato appena da sette mosi dal ministro Vigorelli 1 e che éon la sua ope1•a. ha migliorato il movimento delle vendite; si vuole sostituirlo con persona. che dirige un'azienda cli Milano, presieduta dal fratello di De Gasperi, che si dice sia passiva. L'interrogazione dell'on. Rapelli, che mette in rilievo la gravità del provvedimento che il ministro sta per pren– dere, non è stata rilevata dai giornali italiani, ed è appunto per questo che nù permetto di sottopo1·Ja all'attenzione di Nuova Repubblica. L'on. Repelli, che t, un galantuomo, e eonosce vita e mira.coli della politica e degli uomini di Torino, con la sua interrogazione ha voluto certamente met .. kre un freno al malcostume che sta dilagando in tutta Italia. Gra. z.ie della pubblica~ io.ne e distinti saluti, Mario Perino zione parlamentare da presentare eventualmente alla· Curia come altrimenti insuperabile. (Da presentare alla Curia: perché qualunque cosa la DC faccia, dinanzi ad essa deve sempre giustificarsi). Nella fattispecie quindi, per paradossale che possa .apparire, il «laico» virtuale è Fanfani: non Gonella, che a Trento «spingeva» per ra– pertura a sinistra. Un altro episodio elettoralistico è tutta la insistente campagna contro la politica estera (e il mediorientalismo che vi è incluso) da parte degli atlantici ad oltranza. Dopo la dichiarazione di Dulles, che riconosce l'importanza degl'interessi italiani nel Medio Oriente, dovrebbe essere finita la levata di scudi di tutti coloro (dispiace dirlo: repubblicani compresi) che temono veder l'Italia sottrat– ta ai suoi impegni occidentali perché l'ENI ,ha .fatto un contratto (si vedrà· solo dai fatti, se conveniente o no) con la NIOC. Ma a ben guardare, e lo sappiano o no, co– loro che prdtestano contro il non-orientamento della nostra politica estera rappresentano un complesso di forze poli– tiche che temono di dover « passare la mano » ad altre. Chi, infine, ha appoggiato sinora l'indirizzo di inserimen– to italiano nello sviluppo del Medio Oriente? La DC, da Fanfani a sinistra, sotto la spinta ideale del « gronchi– smo »; e il PSI. Si tratta di forze diverse e divergenti, ma affini in una più ampia concezione di una politica estera di movimento. E' troppo giusto che i partiti legati alla destra economica, o quelli che hanno interesse allo statu quo, o quelli infine che temono una squalifica ideer logica della maggioranza, in una collusione DC-PSI - squalifica che corrisponderebbe però alla fine di ogni loro influenza - vadano a caccia di « obiettive » ragioni di cautela, di lealtà internazionale, di onore agl'impegni del trascorso decennio. Ma se è troppo giusto, è anche troppo chiaro: siamo ancora, o di già, dinanzi ad una grossa manovra elettorale (che significa, in parole povere, «sconfiggere» l'ENI. se non rivalutare la vecchia « Ve– sPa », e i rapporti DC-Confindustria?). Ma che cosa accade ormai che non sia da vedere elet– toralisticamente? Il diai:.io dei lavori della Camera, una faccenda, si direbbe, di ordinaria amministrazione, è tutt puntato su un fine solo: discutere, o non discutere, detpàtti agrari. A non discuterli, hanno interesse i comu– nisti quanto i liberali, i primi per svergognare la DC, i secondi per vantarsi di averglielo impedito. La DC stessa però non sa ancora scegliere il suo stesso interesse elet– torale in questo Settore: e lascia Zoli e Del Bo a trarsi d'impaccio dinanzi al rischio di un insabbiamento verger gnoso. E il dibattito su San Donaci? Certo la sinistra ha reagito all'impostazione governativa. Ma il punto più do– lente, e cioè che il governo presentasse come obiettiva la versione di autorità locali che hanno coperto l'arbitrio della polizia, vantando la concordia di fonti che escono tutte dal medesimo ceppo, questo punto non è stato rile– vato decisamente. C'era di che far nascere una grossa questione morale. Ma chi ha davvero interesse a solle– varla? Tutto sommato, l'interesse, forse, di tutti indistin– tamente i partiti, è 1) che il .governo Zoli resti in carica sino alle elezioni, e le faccia: tutti hanno fiducia che con esso vi sarà una libertà elettorale quale forse mai nel passato decennio; 2) che lo stesso governo Zoli (benché il presidente del consiglio ne vanti gli spediti progressi) operi il meno possibile: la DC, perché ogni azione gover– nativa troppo «orientata» le farebbe perdere i voti «pendolari» cui aspira; tutti gli altri, perché debbono pure battere la DC sulla sua incapacità di decisione e di movimento. Si dovrebbe, così, temere il paradosso di una campa– gna elettorale da felini: cautissima, tutta astuzie e pro– vocazioni, rimproveri e processi alle intenzioni. In realtà non sarà così, perché troppi fermenti si agitano. Nella DC, l'ambizione di costruire, o di promettere qualche cosa di clamoroso, per guadagnare l'agognata maggioran– za; nel PSI, la necessità di svolgere un indirizzo di auter nomia, che quest'ora gli consente, per caratterizzarsi di– nanzi ai comunisti e svuotare definitivamente il PSDI; presso i comunisti, per chiarire i termini della lotta sorda, ma dichiarata ormai, fra i residui stalinisti, il vellutato centrismo di Togliatti, le ansie di chiarezza della genera– zione più giovane. Questi elementi vivi della stagione elettorale non potranno tardare a manifestarsi. Il fatto è che la stagione elettorale è ancora torpida e immatura; in queste prime avvisaglie, si cerca solo di occupare dei punti di partenza: e tutto ne risulta falsato, esagerato o minimizzato. Ma un'altra ragione induce a credere che non durerà: il fatto che, in questo intreccio di s~ttigliezze, la pubblica sensibilità si addormenta e disinteressa. ·I partiti non potranno tollerarlo. bl,ADINO (182) DU(Jl'a repubblica I DISSIDEN'fl (continuaz. da pag. 1) articolato strumento unitario della sinistra; ma è anche vero che la realtà politica italiana indica questo obiP.t– tivo come di realizzazione certamente non facile né ra– pida. C'è un punto di passaggio, fra la fase di guida comunista (fronte popolare) e la iase di unità prole– taria a guida democratica, nel quale i socialisti devono prendere coscienza della propria funzione, ma non sono ancora in grado di esercitarla pienamente. In quc,'ito difficile passaggio, che è in atto, il problema dei socia– listi è certamente quello d'indicare alle masse oper;:i1e formule e soluzioni di problemi diverse da quelle a rui sono abituate dalla propaganda comunista; ma è anche quello di riprendere un contatto politico cosi con forze democratiche avanzate (laiche, non socialiste), come con masse cattoliche. Questo aspetto essenziale di 1ina politica socialista è forse quello che ha determi11ato delle perplessità nello stesso Giolitti: eppure, senza di esso non si creano neanche le condizioni per un.1 ri– presa d'iniziativa da parte socialista tale da poters! più tardi porre il problema di uno schieramento unitn!·io. Giolitti sembra preoccupato soprattutto che P PSI 5i mantenga su un terreno di classe, ma forse andrehbe approfondito l'esame dei rapporti fra classe e demGcra– zia, e chiarita la questione dei limiti di classe nell'm•ga– nizzazione economica della società contempora·.1ea. Quando t.:na parte dèl PSI cerca di approfondire il pro– blema dei rapporti fra Stato e Chiesa per dedurne, tma giustificazione di autonomia poìitica delle :nasse i.!atto– liche, cioè per rompere il connubio cattolice:simo-clt:r:– calismò che sta alla base della fragilità della democrazia italiana, esso non scivola « verso l'alleanza ùu?:a e 5:em– plice con la democrazia cristiana»; al contrario mi sembra, cerca di mettere in crisi ciò che c'è di anti– democratico e di reazionario nel concetto « ch'..esastlro:, della democrazia cristiana, cercando di liberarne g~i e1e-– menti democratici, per cointeressarli alla costruzior:.e òi un'alternativa di sinistra. La difllcoltà della politica del PSI sta appunto nel suo carattere bivalente: nella necessità in cui si trov.:: di mantenere e di rafforzare i legami con la •:lasse ope– raia, e nella necessità non meno impellente di aprirsi a tutte le esperienze democratiche, comprese queEe cat– toliche. Un'alternativa infatti non si formerà, sia pure col paziente lavoro di anni, se essa non presenterà pos– sibile la convivenza di una grande varietà :ii po:;iz1oni ideologiche, di vari settori di casse, di diverse-lenù~t"!ze e sfumature, in uno strumento unico, da tutti acceHa lo per fini ccmuni di lotta. Ed è essenziale che, fin d''lu ... la tollerar.za prevalga sul settarismo e il c;enso delle cose concrete dia allo sforzo ideologico la ·:arica rjvolu– zionaria e trasformatrice che spesso si ;pegne neHa ricerca esangue delle astrazioni e delle formule. TRISTANO CODIGNOLA ESPERIENZE E STUDI SOCIALISTI Scritti jn onore di U. G. lllondoll'o La figura di Ugo Guido Mandolfo, direttore di « Cri– tica Sociale>>, degno successore di Filippo Turati, è già, lui. vivente, nella storia del socialismo italiano. Il contributo di pensiero e di azione da lui dato a1le lotte politiche del proletariato per sessant'anni, senza mai chiedere per sé, ed anzi preferendo l'ombra di– screta e il silenzio sul suo nome, rimarrà come fon– damentale punto di riferimento, specie per i giovani. In occasione del suo ottantesimo compleanno, nel 1955, i suoi amici di « Critica Sociale» hanno. voluto ren. dergli onore chiedendo a socialisti di ogni corrente e di ogni scuola saggi e scritti ora raccolti in questo volume. Gaetano Salvemini e Rodolfo Mondolfo, Ignazio Silone e Piero Calamandrei, Lelio Basso, Ric– cardo Bauer, Guido Mazzali, Paolo Treves, Ludovico D'Aragona, Virgilio Brocchi, Luigi Dal Pane e nume. rosi altri hanno collaborato, tutti concordi, nel ren– dere omaggio a un uomo la cui vita è stata interamen– te dedicata alla difesa della libertà e del socialismo. Un volume, formato 20,5: 28, di pagg. XII-344 in \'endit.a al prezzo di L. 2500 LA NUOVAITALIA - FIRENZE

RkJQdWJsaXNoZXIy