Nuova Repubblica - anno IV - n. 5 - 29 gennaio 1956

(95) nuo~a repubblica (IJopo tud,y /,11cia110, A.1wstasia e simili, è S/(l/() (Dis. di Di110 lloscbi) ri.~J>edito IUtlia dugli U.S.:t .loe :ldoni.~) AffiUo o prestito? Spettacolo e riti popolari di LUDOVICO ZORZI R ECE)JSENDO S\I questo stesso giornale. l; StQria del fol/,;lore in lt'u.ropa di CinSeppe Cocch1ara (Nuo– •a Repubblica., n. 19 del 17 luglio 1955), lament~– vurno che nel trattato dello studioso siciliano, per rnolti aspetti. esauriente, uno spazio troppo esiguo fosse riservato all'analisi dei rapporti tra le tradizioni pop-alari e lo svi– luppo delle _forme sceniche. A colmare questa lacuna viene 01·a la poderosa monografia di Paolo Toschi espressamente dedicata. a Le origini del teatro ituliano, -eh~ E_inaudi pub– blica in questi giorni nella stessa « Collez!one di s'tudi re– ligiosi, etnologici e psicologici »: Dal 1891, in cui appàrve la seconda. e definitiva edizione delle O,rigi'IJ, içl.el teat-ro -italiano, di Alessandro D'Ancona, nessun'altra opel,'.a con lo stess? titolo,. che si proponesse nelle linee gcne1;ali IO stesSo problema," era vénuta a sosti– tuirla. Le Origini- della poesia drammatica italiana di Vin– cenzo De Bartholomaeis, venute in luce nel 1924 e ripub– blicate èon poche varianti essen1tiali nel 1951, circoscrive\'..;t– no l'indagine (coi.ne -indica il titolo) alla storia del nostro teatro sacro e ai rapporti tra ·poesia e dra1,11ròa nell'età mediev8le. L'atteggiamento del Toschi nei confronti delle tesi del D'Ancona, informate a un determinismo rigido e meccanico, conforrì1e "alle teorie evoluzionistiche· allora di 1lloda, era noto da t_empo; e nella introduzione•al presente volume egli adduce le attenuanti dell'ardor giova.nile di un « te1nperamento formatosi in clima· toscano, anzi fio- 1·entino » (il Toschi, romagnolo, ha compiuto i suoi studi a }?irenze sotto la scuola del Rajna e· del _Barbi) per miti– gare il tono eccessivamente brusco e polemico da 1ui as– sunto per smantellare _}e posizioni del D'Ancona e pale– sarne l'ipsufficienza e l'astratto schemati8mo. Il rroschi fonda infatti la propria ricerca su concezioni che rinnovano dalla base i primi capitoli della storia del teatro italiano. Il principio fondamentale, che trova nel corso dell'opera costante dimostrazione, è che tutte le form~ drammatiche da cui si sviluppa il no1;1troteatro hanno la ]oro prima e unitaria origine nel rito: nascono cioè come i momenti essenziali e più significativi di cerimonie reJi– giose. Anche la commedia e, in genere, quello che si suole. chiamare teatro profano, h~ avuto all'origine, secondo il ,Toschi, un carattern sacro, né più né i;neno come il dramma cristiano; solo che la nascita è avvenuta nel mondo ri– tualistico della religione pagana. Questo « teatro profano l) (anch'esso, dunque, di origine sacrale) è antecedente al teatro cristiano, continua a vivere anche nel lungo pe– riodo del predominio di questo, e si prolunga fino ai nostri giorni; nel suo grembo nasce e prospera la stagione tea– trale, Ja traclizione teatrale in tutte le sue forrne, e noo:i solo per le classi popolari, ma per tutta l'.:"società. italirina'. Lo studio del Toschi, proprio nella complessa organicità. dei problemi sollevati,· appare quanto mai suggestivo e -in– teressante. L'origine delle forme sceniche non è pili .dedotta dalle astratte categorie dei «generi:. drammatici, ma 1·i– tagliata e ricostruita attraverso il tessuto di .foste, èeri– ~uonie e tradizioni popolari che costituiscono,. nei .primi se– coli, l'unico fenomeno apparentabile alla •«rappresentazio– ne.» e allo «spettacolo». Il nostro te.atro - osserva il Toschi - « ha.la sua culla nella vita tradizionale del nostro popolo, e particolarmente nelle grandi feste annuali e stagionali di rinnovamento e di propiziazione ,1 cui p:nte– cipa l'intera societ.\ dag1i strati JJÌÙ nmili agli aristocratici, anche se con 'fo1·me sempfft più differenziate quanto pili grande si fa la disfanza fra. i due indici di cui.tura e di condizione di vita. Feste come Capodanno, Carnevale, Ca.– lendjmaggio Jer ric01.·dare ·1e maggiori, in cui più chiara si è consen,\a 8:- ia derivazione dagli antichi ,·iti pagani, o altre come Natale, Epifania, Pasqua, dove è altrettanto pa– lese l'origine cristiana, anche se poi vi si i·itrovano, più o meno bene assimilate, forme delle fost8 preesistenti, han– no avuto e tuttora conservano un carattere comune (ora più o meno riconosci lito) : $Ono feste di l'Ìhnovamento, di propiziazione per il nuovo ciclo di tempo (anno o shigione) che da esse. prende inizio» (pp. 7-8). La visione organica e strutturale che il 1 1 oschi traccia con efficace limpidità nel capitolo introduttivo traspare al– tresl dalla scelta e dall'ordinamento .,.che egli ha ,saputo imprimere alla vastiSsima male1·ia.. Da un sintetico esame degli elementi co111uni delle forme spettacolari del rito (la processione, il canto lirico; la narrazione, la danza, ecc.), 1a sua ricostruzione passa allo studio comparativo dell9 origini del teatro comico e del teatro epico,.· riconducendole entrambe ai culti della fertilitè). e ai riti -propi;,,iatorii. Entro questo disegno, esposto nèi primi ca.pitoli del libro,'– si susseguono accurnte indagini particolari: sui riti-spet– tacoli connessi alle celebrnzioni del Carnevale, sulle forme drammatiche derivate dai riti nuzia]i 1 sulle personificazioni stagionali, sulle origini liturgiche e devo~ionali del teatro cl·istiano, dagli « uffizi drarnmatici » alla « sacra i-appresen– tazione ». Un cenno a parte merita il capitolo dedicato alla genesi demoniaca delle nostre maschere prfocipali, da Ar- 1ecchino a Zanni a Pulcinella: questione già anticipata. dal Toschi nel suo saggio Gl·i elementi follclo1·ici nella com– niedia dell'arte, apparso nella rivista Arena (Roma, apr.– s~tt. 1953, p. 55 sgg.) e seguito da repliche polemiche di altri studiosi. Anche in questa controvei·sia si è visto come le disparità di giudizio dipendano assai spesso da una sostanziale diversità. d'impostazione critica del problema. Esemplificando, si potrebbe dire che fino ad oggi gli studi intorno all'evoluzione delle nostre forme sceniche si sono svolti secondo hn metodo «verticale», di semplice dedu– zione da ·schemi precostituiti. Il merito del Toschi è di aver rimesso in predicato e spesso demolito gran parte delle vecchie formule, affrontando gli stessi problemi da nuovi punti di vista, e sopratt~tto disc·utendoli secondo un me– todo che vorremmo dire «circolare», ossia rnaggiol'mente organico e comprensivo, dove i dati più diversi sono ?nessi a contributo e reciprocarnente integrati. L'opera del Toschi dimostra ]a costante e latga parte– cipazione di tutto il popolo italiano nelle sue cfr•..-erseclassi - le popolai-i non meno che Je aristocratiche - al forl)1arsi di• una tradizione teatrale che per varietà e bellezza di espressioni, per o_riginalità. e forza di irnpulsi e di influssi può reggere il confronto con quella di qualsiasi altro paese cli Europa .. 1'ale partecipazione continua ad operare anche nei periodi di maggiore fioritm·a della nostra civiltà tea– tfale; e una. prosecuzione in questo senso della ricerca ini• z.iata dal Toschi, attraverso le più mature espressioni della commedia· come· organismo scenico, potrebbe condune a risultati non !Jleno appassionanti. 7 • L'Assi i ROMA- BERLINO N EL GilJDrCÀRJ.D·questo v~lume di Elisabeth Wiske– mann (L'a.sse Roma-Berlino, Firenze, La Nuova · Italia, 1955) non è pet· certo possibile prescindei-e dal considerarne attentamente il sottotitolo - storia dei rapporti fra Mussolini e Hitler - in quanto esso vale di pei· sé a precisarne i limiti e l'interesse. E' infatti !acile osserva.re · come sia Sempi-e scarso, nel volu_me, il riferi– mento delle relazioni italo-tedesche al quadro più ampio· della politica generale europea e mondiale; e c6me man– chi, in esso, un e'same minu:;,.ioso e dettagliato dell'evolu– zione di quelle stesse relazioni. Ne conseguo~o alcune im– precisioni e incompletezze di giudizio, fra le quali si pos– sono ricordare: 1) l'asserzione che la campagna di Etiopia sia stata una mossa di Mussolini diretta contro .la Ger– mania., là dove, in effetti, la mossa era stata la «. politica di- Stresa» e l'Etiopia il pagamento che il «duce» ne avrebbe preteS'o dagli occidentali; 2) l'attribuzione a Hi– tler dell'iniziativa per un'alleanza militare fra il suo paese e l'Italia, mentfe in realh't il pi-imo progetto fu per una alleanr,a a tre, e provenne dagli ambienti militari giappo– nesi; 3) la limita.ta considerazione rivolta ai tentativi americani per tenere l'Italia fuor·i dal conflitto (non es-. sendo sufficiente, a d,ncene l'idea, 'l'indagine effettuata snlla missione ,velles, menti-e una più approfondita va– luta..-,ione cli quei tentativi avrebbe permesso un più esatto giudizio sulla politica mussoliniana nel periodo). D'altra parte occorre ricordare che l'opera è del 1948 e non poteva avere Ja precisione di alcune monografie po– steriori. E comunque, altro era il suo intendimento: essa intendeva esaminare e controllare le varie fonti documen– tarie e memorialistiche esistenti, e inquadrarne le più ap– pariscenti risultanze in modo tale da da1·e un'idea ge– nerale di quel che furono~ nell'insierne, i rapporti fra i due dittatori, integrando sempre la storia diplomatica con rindagine di quei particolari cli colo.l'e necessari a definire l'individualità di un uomo politico, e indispensabili, so– vente, per spiegare nna cel'ta politica, specie nel caso di l'egimi dittatoriali. A ciò il volume riesce ottimamente. Esso ci conferrna così la figura d-i un Mussolini « nevro– tico», che sa~rifica l'Aust-ria all'amicizia della Germania na~iona.l•socialista, quando pu1·e la sua posizione era tale da poter egualmente contare, per forza di cose, su quel– J'arnicizia (infatti, Ja rinuncia alla politica anti-Anschluss data, in realtà, dal tempo dell'accordo austro-tedesco del- 1'.II. luglio 1936, promosso da Mussolini in un'epoca ap• punto in cui si era dimostra~o che la Germania aveva tutto da gnada.gnare dall'intesa con Pltalia). La W. nota ebe Mussolini ben avvertiva, a quel tempo, i pericoli del– l'hitlerismo; non considera però a sufficienza le ragioni che po!{sono averlo indotto a cedere egualmente sulla que ... stione austriaca. Queste ragioni, probabilmente, si chia,. mano avventura spagnola, la quale, peraltro, è a sua volta solo spiegabile come manifestazione di quella megalomania ·del « dnce » che tutto questo volume ben pon'tl in chiaro; fotto è, comunque, chP, dal tempo deJJa· Spagna Musso•. lini diviene succube del Fi.ihr·er, nonostante certe azioni di– vct·sive miranti a studiare po:-1sibilitlt di accordi con Fran .. eia e Gran Bretagna. Egli crnclette che. 1e democrazie_ fos• sero veramente imbelli (ed esse non furono prive di re– sponsabilità nel farglielo credere) e si illuse, '°quanto a Hitler, di poterlo controllai-e e contenere; in realtà fu da questi tenuto all'oscuro di ogni suo progetto e solo chia– mato a convalidare azioni alla cui preparazione- non aveva in alcun modo cont1·ibuito. Cercò di vendicarsi met– tendo in opera gli stessi sistemi e produsse, fra l'altro, l'infausta guerra contro la Grecia: una !naggiore inco• scienza e meschineria non potrebbero immaginarsi in un uomo politico f. Occorre anche dii-e che la nostra diplo– mazia ben poco seppe fare, per· suo cçmto, per correggere le storture della politica mussoliniana; ~ nol1 se ne 'capi– sce, quindi, la difesa che ne accenna 1a \V., quando il suo stesso volume conferma che ben raramente i diplomati~~ accreditati a Berlino seppero anticipare e corretta.men.te valutarè le intenzioni del'nazismo (ben-altra fu, ad esem– pio, la perspicacia dell'ambasciatore a. Mosèa., Rosso, non però tenuta in gran cale n. PalaY-;-;oChigi). Un altro rilievo che· si può muovere alla ,v. è la sua netta presa di posizione in l'.avoi-e del principio degli « in– teressi permanenti» co111eelemento di giudizio del~a. sto– ria diplomatica: sinceramente a noi sembra che gh mte– ressi cii ciascun paese varino col mutare delle situazioni poliUche economiche e militari (basti pensare al capovol– gimento di prospettive, e quindi di interessi, determinato dalla bomba atomica). Del resto non era necessario insi– stere sulla notazione dei motivi permanenti di contrasto fra Italia e Germania per far risaltare- la loro alleanza. come frutto dei rapporti personali fra due uoOllni: infatti tutto il volume in questione serve ottimamente. a preci– sare gli elementi inazionali che furono al fondo di quel– l'alleanza, senza necessità di accentuarli col ricorso ad un artificio polemico. . . • Queste osservazioni non vogliono comunque snunmre 1 rne1·iti di un lavoro serio e intélligente che si legge volen– tieri e con interesse anche da parte di non profani del• l'argomento. Pra questi meriti, uno non si può ·tacere, per il significato particolare che riveste in un'opera che soprat– tutto era diretta al pubblico inglese: ]a esplicit_a denuncia delle responsabilità della monarchia, l'acuto giudizio ne– gativo sull'opera del goYerno Badoglio, definita « timida _e dilatoria», e la_ precisa. e chiara valuta.z~one de_ll~ ~s1a· stenza e del contributo dato dalle forM popolan 1tahane nella lotta per rovesciare il fascismo. Dal. che si conferma correlativamente una volta •cii più, che a riacquistare di– gnità di fronte' al mondo il nostro ·paese ha cominciato dall'epopea della guerra. partigiana. FRANCO RAVA'

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