Nuova Repubblica - anno II - n. 17 - 10 settembre 1954

6 GRUPPI al lc,u,,r,, DIREZIONE • li Comilulo Direltivo del Mo– vimento surà co1n•ocato a Firenze nei giorni 18 e 19 p. v., per un un,pio esun1c della situazione. L'ordine del giorno sarà trasmes– so a don1icilio. Tuili i con1pagni men1bri del Direttivo sono viva- 111ente pregati di non 1nancare. * Nel mese di luglio, durante il suo soggiorno a Parigi e per incarico della segreleria nazionale, il com– pagno Andrea Fagiuoli prese con– tatto con ·alcuni esponenti della si– nistra indipendente francese, e pre– cisamente con Jacques Nantet e Jean Arthuys. Il 19 agosto, cogliendo l'oppor– tunità offertagli da un viaggio in Italia, ~- Jean Arthuys, segretario di redazione del quindicinale Libé– rateur, organo del « Centre d'action des gauches indépendentes > (C.A. G.I.), si intrattenne a Verona con i compagni Dean e Fagiuoli in lungo e assai cordiale colloquio. Dopo uno scambio d'idee sulla situazione politica generale e d'in– formazioni intorno alla fisionomia dei movimenti democratici di sinistra francesi cd italiani, vennero esami– nate le possibilità di una collabora– zione tra la sinistra indipendente francese e il nostro movimento. VENEZIA Il 18 luglio u.s. si riunl a Venezia un Convegno veneto del M.A.S., con la partecipazione di delegati delle provincie di Venezia, Verona, Udine, Padova, Vicenza e Rovigo. Presente anche il compagno Mazzoli di Reggio E. Il gruppo di Belluno aveva inviato la propria adesione. La Direzione era rappresentata dal compagno Dean. Al termine dei lavori, che si pro– trassero con ampio dibattito fino al tardo pomeriggio, fu votato il se– guente o. d. g.: e li Convegno Interprovinciale tri– veneto di U.P. e A .S., riunito in Venezia il 18 luglio 1954, udita la relazione del compagno Dean, della Direzione Centrale, sulla situazione attuale del Movimento e in particolare sui rapporti con gli altri gruppi aderenti ad U.P.; ritiene opportuno mantenere e or– dinare con tali gruppi vincoli di na– tura federativa, basati su di un co– mune atteggiamento socialista>. Fu anche deliberata la costitu– zione di un comitato interprovinciale veneto con sede a Venezia. SIENA La Questura di Siena ha proce– duto alla e diffida > dei nostri com– pagni Lucaccini e Corsi, per pre– teso millantato credito nei confronti dell'on. Saragat: e ciò a seguito di disposizioni pervenute direttamente agli uffici della questura senese dalla Presidenza del Consiglio. Sull'incre– dibile episodio, riferiremo più am– piamente nel prossimo numero. MOLFETTA Un Sindacato Autonomo di net– turbini, cioè di lavoratori della net– tezza urbana, è nato a Molfetta a seguito della frattura della Lega Co– munista, di cui costituivano la cate– goria più solida. Il Sindacato Auto– nomo ha aderito al locale Gruppo di Unità Popolare. Desideriamo far giungere a questi nuovi compagni il fraterno benvenuto di e Nuova Re– pubblica,. BENEVENTO Un importante Gruppo di A. S. ha annunciato la sua costituzione in questi giorni in provincia di Bene– vento, e particolarmente a Cerreto Sannita, per opera dei compagni Musco e Cusenza. Per conto della Direzione del Movimento, il com– pagno Finocchiaro prenderà prossi– mamente personali e diretti contatti col Gruppo. SINDACATI CON MACCHIA E PAURA Caro direttore, da un compagno, operaio presso la Società Larderello, ricevo una lettera a parziale modifica di un brano del mio articolo e Triste realtà della Lar– derello > (N. R., n. 14, del 20 luglio 1954). Ringrazio sinceramente questo compagno, lieto che le conclusioni da lui tratte concordino con le mie. PIETRO BIANCONI e Per quanto riguarda la situazio– ne delle maestranze della Larderello, le cose stanno cosi: nel 1949 fra i sindacati e la Società Larderello ven– ne stipulato un accordo sindacale in virtù del quale ai Lavoratori veniva corrisposto un premio d'integrazione da 2400 a 3500 lire. Poiché l'orien– tamento dell'industria andava e va sempre verso la produzione elettrica, non era giusto che il rapporto di la– voro fosse regolato da istituti relativi alle industrie chimico-farmaceutiche. Venne cosi disdetto l'accordo e chie– sto il passaggio alle aziende elettriche di tutto il personale dipendente. Gli industriali opposero a ciò un catego– rico rifiuto e proposero un migliora– mento del contratto aziendale. 1 sin– dacati commisero un primo errore ad accettare la presenza alle trattative dei lavoratori delle Centrali non ap– partenenti alla Commissione Interna, né al Direttivo sindacale, il che si- gnificava non solo aperta sfiducia verso i dirigenti sindacali, ma evi– dente speranza di concludere le trat– tative a favore dei lavoratori elettrici. E, se si susseguirono riunioni a riunioni, ciò era dovuto al fatto che gli industriali non intendevano, al– lora, suddividere lo stabilimento in tre settori diversi. Cosicché, mancan– do un punto d'intesa, si arrivò agli scioperi del 1951 (a cui parteciparo– no la quasi totalità dei tecnici), in conseguenza dei quali venne paraliz– zata l'attività dell'industria. Certa– mente qualcuno propose alla parte industriale quale era il tallone di A chi/le dei lavoratori; sta di fatto che apparve sull'Album dell'Azienda una comunicazione che dictva essersi riunito il Consiglio di Amministra– zrone della Società Larderello e aver stabilito di riconoscere il con– tratto degli elettrici ai dipendenti del S. Elettrico, quello dei metanieri ai sondisti, mentre tutti gli altri lavo– ratori rimanevano inquadrati nel set– tore chimico. Tanto bastò per far fallire lo scio– pero nelle centrali. I sindacati furono chiamati a Roma a trattare, e dopo avere pubblicamente assicurato il pers{male che non avrebbero mai ac– cettato un simile aborto, tornarono, sia pure con la coda bassa e il muso ciondoloni, con il famigerato accordo in tasca. Senza commento>. NUOVA REPUBBLICA LA PAROLA AI COMPAGNI DOBBIAMO USCIRB DALLO STATO fJLLIMBNTJRB di Olovannl Borghesi Ospitiamo volentieri questo scritto del compagno Giovanni Borghesi, che fu - a suo tem1>0- tra i più attivi c5poncnti del P.S.U. Anche se non possiamo souoscriverc al cento per cento le affc1mazioni conte– nute in questo articolo, ci sembra ch'csso indichi delle prospettive meritevoli di di– scussione. (N.d.R.) L A politica, in fondo, è come la strategia militare. Se un popolo agguerrito e forte perde una guerra è segno che invece di condottieri ha avuto solo dei trombettieri. Se un partito che ha larghi consensi nella popolazione invece di procedere in– nanzi nelle conquiste perde terreno e si frantuma è segno che è stato diretto da... trombettieri. Un partito, come quello socialista, che ha per meta la trasformazione della società della quale critica e la struttura e il funzionamento, deve essere in grado, sempre, di saper co– gliere tutte le congiunture favore– voli - o da solo o mediante utili alleanze - per conquistare posizioni solide sulla via che si è prefisso di percorrere. Dev'essere anzitutto uni– to, composto cioè da tutti coloro che professano la stessa ideologia anche se - come è inevitabile - vi s-iano fra i suoi componenti diver– genze sulla tattica contingente. L'uni– tà dev'essere- sostenuta e potenziata da un severo controllo sui propri iscritti onde rafforzarne la prepara– zione culturale, Selezionarne le ca– pacità e infrenarne inesorabilmente le ambizioni. Dov'é oggi tale unità? Tutti i tentativi di riunificazione sono stati finora duramente ostacolati da cia– scuna delle frazioni che socialiste si chiamano. Eppure non c'è altra via per uscire dallo stato fallimentare in cui siamo. Ma chi sono coloro che si debbono riunire? I socialisti e solo i socialisti onde non avere ancora fra i piedi o i filocomunisti o gli innamorati del formalismo democratico borghese. A questo punto la chiarificazione -assume gli aspetti di una linea di demarcazione di assoluta urgenza. Sembra che la politica socialista abbia perduto il senso dell'autonomia do– vendo, come per fatalistica coerci– zione, o indentificarsi con la politica comunista o adattarsi alla politica, democristiana. Non si riesce a capire perché l'opposizione alla classe capi– talistica italiana e internazionale deb– ba suonare sempre all'unisono con l'opposizione comunista, così come non si capisce perché una politica che voglia evitare il totalitarismo di marca sovietica debba costringerei il partito socialista a entrare nella santa alleanza del capitalismo inter– nazionale contro il comunismo. Questo suonare all'unisono o con i comunisti o contro i comunisti Pa; lesa la mancanza di una seria poli– tica socialista da parte dei partiti che di socialismo fanno spendila. E palesa altresi - cosa che a noi sembra ancor più grave - una deformazione dello spirito socialista. La storia insegna che la succes– sione delle ere non avviene dovunque con identità di forme. La Rivolu– zione francese, che segnò la fine sto– rica del feudalesimo, non si propagò, con i principii del 1789 e con il Codice 11apoleonico, in tutto il mon– do, con assoluta identità di istitu- zioni democratiche, e il capitalismo, che quei principii e quel Codice legalizzavano, non si sviluppò in mo– do uniforme e, conseguentemente, non propiziò ovunque quel progre– dire del « Quarto Stato > il quale, organizzandosi sempre di più, il protagonista cialista. e proletarizzandosi sarebbe poi divenuto della nuova era so- Contrariamente alle previsioni dei profeti del Socialismo, la rottura fra il terzo e il quarto Stato è avve– nuta nei paesi dove il capitalismo, non avendo raggiunto un alto grado di sviluppo e non avendo dato piena attuazione ai principii de/1'89, im– pediva la libera evoluzione degli isti– tuti economici, sociali e politici. Era perciò inevitabile che i popoli slavi prima, e quelli asiatici recentemente, dopo aver debellato con la rivolu– zione i regimi nei quali i « Diritti dell'Uomo» non ammorbidivano la tirannia dei terrieri, degli industriali e dei colonizzatori, non sapessero - noi diremmo non pote.ssero - dar vita a istituzioni permeate di vera democrazia. D'altra parte il mondo capitalistico aggredwdoli con truppe mercenarie e combattendoli con tutti i mezzi ha ingigantito in essi il sospetto, la diffidenza, l'istin– tivo totalitarismo, impedendo, o, per lo meno, non facilitando il sorgere - sia pure tardivo - di quei me– todi di convivenza umana - sont.– mariamente contenutti nella formu– la: lib;rtà nel rispetto della legge - la cui conquista costò fatiche e sangue per lunghi secoli. Noi socialisti dell'Europa occiden– tale, che vestiamo panni usciti dalle fabbriche capitalistiche confezionati con un Clrto spirito democratico borghese, duriamo fatica - e di questo ci rendiamo conto - a ca– pire quella che è una realtà storica esteriormente difforme dal nostro abito spirituale ma sostanzialmente conforme alla rivoluzione del Quarto Stato. P; vero - come è stato det– to - che non basta abolire la pro– prietà privata per fare il socialismo, ma è anche vero che senza l'aboli– zione della proprietà privata il so– cialismo non si incomincia a fare. Nei paesi slavi e orientali il socia– lismo dovrà perfezionarsi, ma le basi fondamentali ci sono; nei nostri paesi - che si sogliono chiamare liberi - sotto la veste democratica permane intatta la struttura capita– listica con tutte le sopra e le sotto strutture. Possiamo avere partiti so– cialisti più o meno forti., più o meno in collaborazione al potere o alter– nantisi al potere - come in I nghil– terra - ma la struttura della so– cietà resta pressoché immutata. La deformazione dello spirito so– cialista è tutta in questa duplice forma di daltonismo politico che giunge all'aberrazione di miscono– scere l'importanza storica ed il va– lore del fatto rivoluzionario come propulsore della spinta verso il socia– lismo o di divenire succubi del par– tito comunista. li partito socialista italiano, sia pure con la formula e non aderire e non sabotare la guerra >, restò immune nel 1915 dal contagio bel– lico in un conflitto mondiale geno• rato dalle rivalità egemonie/re di dui gruppi di Slffli capitalistici, e de– nunciò la falsità della propaganda • dell'Intesa tendente a dimostrare che la vittoria avrebbe dato a tutti i popoli /a liber/il di disporre di se stessi ecc. ecc.; oggi il socialismo de– mocratico si è associato alle potenze capitalistiche per dar vita al Patto atlantico e alla CED che sono orga– nismi che con il socialismo anche democratico non hanno nulla a che vedere. Tutto ciò, che è manifesta– mente o subdolamente espressione di offesa o difesa del mondo capi– talistico, dovrebbe essere e restare rigorosamente estraneo alla politica dei partiti socialisti, altrimenti si rischia, come si sta rischiando, di diventare pedissequi di una politica - tutta capitalistica - che nega alla Cina il diritto di essersi libe– rata dal dispotismo di un merce– nario come Ciang-Kai-Shek, e al– l'interno del nostro paese, di re– stare irretiti nella politica della De– mocrazia cristiana la quale resta e resterà sempre legata agli interessi di uno dei più potenti stati capita– listici del mondo: la Città del Va– ticano. Dall'altra parte il P.S.l. associan– dosi in tutto alla politica comunista ha commesso il grave errore di non tener conto della psicologia e del– l'immaturità del popolo italiano in un'epoca in cui, crollata disastrosa– mente una dittatura, il socialismo democratico si presentava, sotto tutti gli aspetti, come il solo possibile cen– tro di attrazione di tutti gli spiriti assetati di libertà e di giustizia. * Noi diciamo che è ora di capire il male che si è compiuto e che è ora, anche, di provvedere d'urgen– za a raggiungere i seguenti obiettivi di carattere interno: 1 °) riunire tutti i socialisti in un partito indipendente e demo– cratico; 2°) lanciare un programma di governo che, attuando la Costitu– zione, porti la classe lavoratrice a divenire progressivamente la prota– gonista della vita italiana. 3°) patrocinare sulla base del suddetto programma la costituzione di una LEGA DELLA DEMOCRAZIA LAJCA, senza esclusione aprioristica di alcun partito laico che a tale pro– gramma aderisca; 4°) rif2re o tentare di rifare l'unità sindacale con indirizzo clas– sista. Abbiamo detto LEOA DELLA DE– MOCRAZIA LAICA, perché, per le ra– gioni cui abbiamo accennato, un partito fondato sulla religione catto– lica è il primo e forse il maggiore ostacolo all'affermarsi del socialismo. Naturalmente nella LEGA DELLA DEMOCRAZIA LAICA ci potranno es– sere anche i comunisti se accette– ranno il programma di governo. E quale dovrà essere l'indirizzo della politica estera? Quello della pace fra i popoli comunque gover– nati. P; di facile comprensione che solo l'Internazionale socialista demo– cratica, con i governi che riuscirà a conquistare, assicura e garantisce il massimo dell'intesa pacifica con i pani governati dai comunisti. Non c'è altra via! Solo il socia– lismo democratico può compiere la mediazione fra oriente ed occidente. Altrimenti è la guerra, cioè - co– munque la si provochi e la si giusti– fichi - l'impresa antistorica • crimi– nale di distruggere il socialismo anche a costo di sconquassare tutta l'umanità. GIOl',lNl\1 BORGJIF.SI

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