Nuova Repubblica - anno II - n. 17 - 10 settembre 1954
4 VERSO LARIPRESA ~ " CCOCJ riavviati, ormai, alla ripresa politica autunnale, Un anno fa, J l'Italia credeva di riposare tra le braccia dell'on. Pelta. La nostra bor– ghesia se ne sentiva dolcemente don– dolata, e noi ci facevamo dei nemici, prevedendone, in alcuni ambienti di buona educazione, la rapida caduta. Ma Pella doveva scivolare sulla sua stessa debole piattaforma di centro– destra: non dovevano servirgli le alza– te d'ingegno di una miope politica estera, calcolata a scopi estremamente mediocri di politica interna. Quest'an– no, la « rentrée » si verifica ancora su temi di politica estera, ma quanto più ardui, in fondo, di quelli agitati dal commercialista di Biella. Eppure, se c'è un elemento giusto nell'analisi che la sinistra fa in queste settimane della politica generale italiana, ci sem– bra questo: la stima, la fiducia che il Paese può ancora nutrire in un governo che si suole presentare senza alternative, è basata sulla sua ca– pacità di affrontare finalmente la po– litica estera. Non siamo qui per dire che questo compito sia facile. Non vorremmo nep– pure sollevare la questione (che pure andrebbe, in minore, toccata) degli uomini. Nulla ci ha persuaso sinora della genialità dell'on. Piccioni, nel presentarsi come mediatore, o idea– tore di nuove procedure, al momento della tormenta della CED, che fu, in realtà, il momento di Bruxelles, ben più che quello di Parigi (a Parigi si è votato non sulla CED, ma sulla CED dopo Bruxelles: attendersi dalla Assemblea che sconfessasse la diplo– mazia francese quando questa era or– mai sulla difensiva, e in pieno peri– colo di isolamento, è un sogno da cedisti; e può venire in mente solo a chi non conosce i francesi). Non si tratta dunque tanto di uomini: se Sa– ragat, il più probabile successore, sa– lisse alla poltrona di Piccioni, per esempio, si troverebbe dinanzi alle medesime difficoltà, ma non sappia– mo se, per inventiva e fantasia, le af– fronterebbe meglio. Chi ha presente che i socialisti democratici italiani non hanno mai avuto alcuna politica propria sulle questioni europee, non potrebbe ripromettersi molto di nuovo. No: a nostro avviso, la politica estera italiana riguarda l'intero governo, ri– guarda i partiti di governo, i loro gruppi parlamentari, i loro centri di studio 1 i loro 1 se li hanno, trust di cervelli. Tuttavia dobbiamo ancora ricono– scere, che di vedute nuove 1 negli am– bienti del quadripartito, non riuscia– mo a scorgerne. In fondo è già qualche cosa leggere, tra tanta incertezza e vacuità, che il vicesegretario del Par– tito Liberale, l'avvocato Giampiero Orsello {una giovane figura già nota, malgrado la breve carriera politica, per essere stata immessa a quel posto dalla sinistra liberale, ed averlo con– servato malgrado la secessione del suo gruppo dalla Direzione del Par– tito: esempio indubbio di fedeltà al proprio ufficio), pensa che con Bruxel– les, e con il voto dell'Assemblea Na– ziale di Parigi, nulla o quasi nulla deve, mutare; che i frutti del lavoro europeistico compiuto debbono ad ogni costo essere conservati. L'avvocato Or– sello non legge probabilmente i gior– nali, altrimenti avrebbe notato che quello che è mutato, dopo Bruxelles, sono le pretese del governo tedesco; che Adenauer giunge persino a pro– porre ancora la ratifica della CED· alla Camera Italiana, quando il go– verno italiano l'ha già affermata, or– mai, improponibile. Ma, detto que– sta, sappiamo almeno che, dei quattro partiti, uno, che non è neppure il più modesto, ha idee chiare. Il progetto dei liberali è di conservare i frutti, che non esistono più, di una politica che non si può fare. E' una sorta di aventinismo in politica estera, che no– bilita chi lo pratica. Come utilità nazionale, non occorre insistervi, è meno di zero. -Al punto in cui siamo, è certo che la politica estera italiana potrebbe tut• tavia essere più efficiente che non è il talento dell'avvocato Orsello. Ricomponiamo rapidamente il qua– dro. La Francia ha respinto la CED. La proposta, cui ancora sembra indul– gere Adenauer, di una CEO a cin– que, non ha senso, Il Governo italiano ha già preso posizione negativa su questo punto, ed è un gesto che segnamo volentieri al suo attivo. Del resto, è chiaro che • Adenauer stesso non vi crede. Aden– auer chiede il riarmo illimitato della Germania: quando si dice disposto a subire le restrizioni « derivanti dalla continuazione della politica europei– stica», sa di non offrire niente, o meglio sa benissimo di ricattare la Francia, nel punto della •sua maggio– re sensibilità e debolezza. Oggi come oggi, la Francia non può riabilitare la CED per accogliere le buone di– sposizioni tedesche a limitazioni di riarmo. Se lo facesse, rovescierebbe l'intera sua politica estera. Si domanda dove e come trovare la classe diri– gente francese adatta a questa ope– razione. In queste condizioni, esiste, se non . ci inganniamo, una tesi molto chiara: è quella del senatore americano Wiley, e certo di una parte dell'opinione USA, di riarmare illimitatamente, nel– la NATO, la Germania. Nessuno può dire se questa sia anche la tesi pre– cisa ~el Dipartimento di Stato. Che esso voglia il riarmo tedesco, non è un mistero; se lo voglia illimitato o meno, non si può sinora chiaramente decifrare. Probabilmente lo preferireb– be ancora limitato; ma è difficile trova– re il congegno limitatore. In secondo luogo, esiste certo una posizione d'opinione inglese che non intende ancora lasciar andare le cose su questa' china. E' una china perico• losissima, perché il riarmo illimitato della Germania significa l'immediato incremento del riarmo dell'URSS e dei satelliti, cui verrebbe ad offrirsi il più plausibile pretesto per una. politica di ulteriore irrigidimento. E' singolare a questo proposito, che, mentre si è venuti rimproVerando ad ab1111da11tiam alla Francia di aver sacrificato, ai suoi interni contrasti, una politica estera bell'e pronta, quella della CED, non si pensi affatto, in Italia, a rimpro– verare alla Germania di avere, come alternativa alla CED, solo la proposta effettiva del proprio riarmo illimitato, che è una sicura provocazione all'Unio– ne Sovietica. Solo la Gran Bretagna, ci sembra, si è posta alla ricerca di nuove formule di riarmo limitato tedesco. Non è detto affatto che queste formule non siano determinabili se non nella CED. Stati nazionali, con eserciti nazionali, (continuazione dalla 3• paq.) nale. Furono investiti dai C.L.N. centinaia di Sindaci comunisti, crea– te diecine di Cooperative, occupa– ti e controllati migliaia di Uffici, di Enti, di Amministrazioni Pub– bliche. Il laico od il clericale, investito di un incarico amministrativo, am– ministrava nel proprio interesse o nell'interesse di una cerchia limi– tata. Il comunista avvertiva l'esi– genza più larga della creazione di una base. Gli amministratori comu01st1 hanno sperperato miliardi nelle ge– stioni precedenti o immediatamen– te successive alle amministrative del '46. Le Cooperative di lavoro, di produzione o di consumo comuni– ste, le Camere del Lavoro diven– nero strumento potentissimo di pe– netrazione elettorale; organizzate in modo pessimo (le cronache po– trebbero fornire una casistica in– teressante delle appropriazioni in– d.ebite di amministratori di Coope· rative comu!liste, a danno dei consoci), furono fornite, a spese dei contribuenti, di mezzi ingen– tissimi. Si ebbe una maggiorazione sistematica di costi degli appalti, della mano d'opera impiegata, del– le forniture. I tassi di maggiora– zione vennero assorbiti dalle Se– zioni e dalle -Federazioni comu– niste. In quegli anni cq11 i! d~ n.a.ro NUOVA REPUBBLICA possono impegnarsi a limiti del proprio riarmo, su base diplomatica, anziché -sotto quello che sarebbe stato l'illu– sorio controllo della Assemblea della CED. Tutto sta, però, a vedere se la Gran ..Bretagna è disposta a fare il passo che solo è utile a questo scopo: quello di impegnarsi direttamente in un'alleanza europea, e ad assumere una iè"4ership che, per la sua impar• zialità, potrebbe essere accettata da tutti. Nell'ambito di tale alleanza, e cioè di una ripartizione di compiti di– fensivi, la Germania potrebbe accet• tare senza diminuzione di prestigio quelle limitazioni che sono congruenti alle sue funzioni, ed alla sua condi– zione di frontiera col mondo d'oltre– cortina. Il riarmo illimitato della Ger– mania significa invece, salva l'ipo– tesi della guerra di riunificazione, la fine di ogni tentativo di riunificazione tedesca. Può fare l'Italia qualche cosa in vista di questa soluzione? Secondo noi, può farlo. E' ovvio che la prima mossa utile sarebbe quella di con– cludere al più presto la questione di Trieste, che ci rende difficile eser– citare una qualsiasi influenza sulla politica internazionale. Ma ancora tra– scinandosi questa, l'Italia dovrebbe af– fiancarsi èon deciso calore alla poli– tica inglese, ponendo però ben chiara la spiegazione di questa politica: tanto l'Italia è disposta ad impegnarvisi, quanto è disposta l'Inghilterra. Bisogna bep tenere presente che malgrado la scarsa efficienza della• nostra politica estera, può far comodo a Londra che esista nel campo della « piccola Euro• pa ». un paese, che non è poi l'ultimo, a sostenere una politica di riconcilia– zione tra Francia e Germania. L'er– rore che ci sembra si stia invece com– piendo nelle nostre sfere ufficiali è quello di darsi l'aria di credere che Londra voglia esattamente le stesse cose che Washington, con la sola dif– ferenza che il Foreign Office vi mire– rebbe per gradi; cioè la piena sovra– nità politica e militare di Bonn. In questo modo, non si fa che facilitare la formazione di un asse Bonn-Was– hington, con pericoli che bisogna sa– per prevedere sin d'ora. La ripresa autunnale della politi– ca italiana, avviene, se non erriamo, sotto il segno di questi problemi. O il Governo Scelba è in grado di fron– teggiarli, ed esso avrà ancora il re– spiro che è normale gli sia accordato dalle condizioni della nostra politi– ca interna. O non li fronteggerà, e non si lamenti poi del suo declino. Ogni ora politica presenta una scala di ur• genza delle que~tioni sul tappeto. Quel– le di politica estera, oggi, primeggiano, e non tollerano vacuità, disorientamen• to di idee, e ritardi di concezione e di esecuzione. GLI ANNI FACILI pubblico venne creata la struttura organizzativa del P.C. meridionale. La mia esperienza diretta può relazionare sulle vicende ammini– strative di un Comune di 56.000 anime. Sindaco comunista. Furono spesi oltre 700 milioni di sovven– zioni dello Stato in lavori straor– dinari. Per la massima parte ser– virono a scalpellare improduttiva– mente i lastroni della pavimenta– zione stradale. Si costituirono Coo– perative di Lavoro comuniste, che capitalizzarono patrimoni di die– cine di milioni. Il servizio di Net– tezza Urbana, gestito dal Comune, elargl paghe eccezionali ai nettur– bini che, costituiti in Cooperativa, finanziarono per lungo tempo la Sezione locale del P.C.I. Il segre– tario della Camera del Lavoro, assunt_o come dirigente del Frigo– rifero Comunale, si vide assegna– re uno stipendio da ingegnere capo della Montecatini; costui si re– cava in frigorifero solo nella ore di ozio per firmare su pezzi di carta straccia mandati di pagamen– to, che servirono ad accumulare milioni di spese inutili; tutti gli attivisti comunisti si fermarono ne– gli uffici del Partito, ma riscossero i contributi settimanali elargiti dai fondi «pro-disoccupazione». Ancora oggi la struttura base dell'elettorato comunista di questo Gliinteressi della " Nazione ,, ' PREFICHE ALL'INGR S . UL• cadaverino della C.E.D., soffocata nel grembo di una mitica Europa da/I' infanticida Mendès-France, tutte le prèfiche dell4 stampa nostrana si sono get– tate ululando e torcendosi in una frenesia collettivd senza termini di paragone. Certo, il mestiere di pre– fica, sopravvissuto in regioni del Mezzogiorno, è da qualche tempo entrato a far parte del folclore nazionale, gli effetti coreografici e canori essendo tali da far piangere perfino i mostri che assicurano l'usci– ta dell'ultima edizione dei pomerig– gio. Pensate al coro imponente che onorò la morte della legge-truffa; alla ridda dei capelli danzanti sul motivo del « cinico baro >; · e tut– tavia, oggi, quel coro ci sembra. quasi un belato di montoni, a mi– surare, nonché l'affermarsi di un rito, i progressi compiuti nella tec– nica della innologia funebre e prez– zolata. Mai si vide, a memoria d'ita– lica prole, un cosi profondo e or– chestrato cordoglio; nemmeno al tem– po delle flautate canzoni dello < scet– tico blu >, progenitore, secondo l'immagine di alcuni nostri penni– vendoli, del signor M endès-France; e nemmeno, che è tutto dire, quan– do i nostri footballisti giacquero, le smaglianti divise nel fango, sotto il tallone di gente una, volta mercenaria. Scusate, amici, che avete trepi– dato e ancor trepidate e sincerissi– mamente, come pochi, per le sorti di una Europa davvero libera e arbitra dei suoi destini, scusate que– sta prosa macabra e immaginifica. E solo un tentativo, ahimé quanto vano!, d'illustrare lo spettacolo di disperazione, la pii, rabbrividente la più fantasiosa, con cui si ~ volute ac– compagnare la povera C.E.D. nel– l'oltretomba degli archivi dipl~ma• tici. Del resto, giudicate voi: sÌllmo riusciti a registrare alcune note altis- Comune è rappresentata dai nettur– bini, dagli scalpellini e dai cento vitelloni plebei, sostituiti oggi dai clericali nel beneficio di un sussi– dio irregolare. Un'opera dunque spregiudicata, di organizzazione ex novo di un apparato politico. Nel momento immediatamente successivo all'armistizio i comuni– sti ebbero f!el Mezzogiorno un ruolo di effettiva egemonia poli– tica e sociale. Fu quella la fase di accumulo e di i~postazione. Fu quella insomma la fase vera di inserimento dei comunisti nella vi– ta del Paese e dello Stato. Oggi i comunisti beneficiano solo della incapacità politica delle altre forze del Paese; allora furono costretti a superare nel Mezzogiorno una condizione preconcetta di ostilità, in un ambiente socialmente tanto arretrato ed a tal punto privo di una forza intellettuale progressi– sta, da non concedere margini di alcuna specie alle possibilità co– muniste. Rt;:R\m~o Fl~O()tlll,\RO 1 La interpretazione crociana del tema epurazione contribuì non poco al fallimento di quell'azione e ala fa. scistizzazione della base liberale. 2 Il Ragghianti interpreta molto efficacemente in alcune lettere ospitate nel volume « Una lotta nel suo cor– so» (Neri Pozza '~4) l'aspro giudizio della Resistenza non comunista su al– cuni di questi atteggiamenti. sirize di quel coro, dominando sulle altre la voce della prefica Caudana. Edizioni Nazione Sera, 28 agosto 1954 (« La Francia nel suo brodo~, fondo). « La speranza che egli [Mendès– France] venisse mandato a farsi be– nedire, come un [....... ] rompiscatole, si è rivelata, purtroppo, priva di fondamento >. « ... di questa isterica Francia di Mendès-Francc... gli europei hanno piene le tasche. In un suo lucido articolo, Massimo Caputo proponeva l'altro giorno di lasciarla cuocere nel suo brodo. L'idea è eccellente. Si ricaverà in tal modo dalla Francia di Mendès– France, un « consumè > da servire all'Europa ancora libera nella sua ora estrema: il famoso « brodo delle undici> che i nostri antenati beve– vano u·n attimo prima di morire >. Mendès-France, chi è costui? « Un uomo convinto di essere dotato di un'eccezionale fermezza di carattere solo perché, nella tragica faccenda dell'Indocina, ha saputo strapparsi con energia le bretelle, ultimo so– stegno dei suoi calzoni >. La prefica Caudana, già socialista, di poi ingrassatasi con le briciole di mille banchetti, è un segno dei tem– pi: tempi in cui la polemica, anche violentissima, è sostituita da fiotti di bava e urla di suini al macello. All'indomani dell'armistizio in Indo– cina, la stampa «indipendente>, che fino a quel m.omento, sulla linea dei Guerriero della nostra Epoca, aveva chiaramente incitato alla guerra; riconobbe, sia pure a denti stretti (e con residue eccezio– ni, tipo Awcnire d'Italia e Resto del Carlino), che il signor M endès– France se l'era cavata con onore. Ebbene no, oggi ci si autosmenti• sce di nuovo: Mendès-France, da buon gallo, si è abbandonato sul let– to del nemico oittorioso, con intli– cibile voluttà. Anche in questo am– miriamo la superiorità della stirpe romana, che con i suoi Cesare si è abbandonata.t è vero, ma sul letto del • nemicq vinto; forse il re di Bitinia o il Cancelliere Adenauer. Di cui, dunque, è giusto condividere l'altezzosa ammonizione: faremo a meno di quelli invertiti! (E, dopo, venga pure il diluvio). Nel frattempo, la stampa bene informata continuerà a meravigliarsi dei successi comunisti. !tEltCUZIO LIBRI E PROBLEMI Nei prossimi nurneri, parle– remo di: ADAMS, Il diritto costituziorra– le americano; BECKER, Democrazia moderna; CALAMANDREI, Proce,so e democrazia; DEUTSCHER, La Ru,sia dopo Stalin; GUERRINI, Il movimento· ope-· raio enipolese; LONGO, Sulla via dell'irr!u~re• zione n.azional~; SCOTELLARO, Corrta,lirri ,le/ Sud; SECCHIA, I comurristi e l'irr– surrezione, (1943-1945).
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